Quel gran genio del mio amico…

Quel gran genio del mio amico…

Quando il lavoro diventa passione, “staccare” è impossibile.

 

Federico Garbin

20.06.2017 ( Aggiornata il 20.06.2017 17:40 )

Quando ho un po' di tempo vado a trovare il mio amico Pino nel suo garage. È a 10 chilometri da casa mia e per raggiungerlo faccio una strada tutta curve appoggiata sulla frastagliata costa della riviera ligure di Levante. Il più delle volte lo trovo indaffarato a smontare qualche motocicletta, di quelle vecchiotte, di quelle fatte di ferro e cromo.
Lui, Pino, queste motociclette le smonta davvero per scovare, all'interno degli anfratti più nascosti dei motori, se c'è qualcosa di sbagliato o di migliorabile.

 

L’UOMO DEI MIRACOLI - Quel gran genio del mio amico Pino è uno di quelli che con il cacciavite in mano fa miracoli. A studiare le due ruote ci ha passato una vita fino a quando il mondo non ha cambiato direzione, fino a quando i meccanici non sono diventati dei dottori in camice bianco, lesti nel cercar risposte attraverso i loro insipidi strumenti diagnostici. Quando questo è successo, il mio amico Pino ha pensato di ritirarsi dal lavoro, dalle difficoltà di uno stato al quale devi spiegare che se lavori meno di prima è perché le cose sono cambiate, non perché ti sei convertito alla furfanteria, all'ombra dei sessant'anni.

Quel gran genio del mio amico…

Quel gran genio del mio amico…

Quando il lavoro diventa passione, “staccare” è impossibile…

 

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CHIUDERE? SI FA PER DIRE - Ma i lavori, quelli che si fanno con passione, ti rimangono dentro, diventano parte della tua vita, ti inseguono anche quando hai deciso che, forse, è ora di andare a guardare i cantieri con le mani intrecciate dietro la schiena. Persone come Pino le mani intrecciate dietro la schiena non le sanno tenere. A meno che non stiano pensando al motivo per cui un bicilindrico borbotta più del dovuto. Ma un bel giorno è arrivato il momento di tirar giù la saracinesca. Quella saracinesca con appiccicati ancora i vecchi adesivi "Servizio Ducati"- "Usa olio Castrol" o "elaborazioni Andrea Pinasco". Dietro quei vetri erano rimaste le moto accumulate nel corso degli anni: alcune curate e funzionanti, altre usate ancora oggi per correre nelle gare in salita (si, fa anche questo il mio amico Pino) e altre lasciate lì, in attesa di tempo, di idee e di voglia.

LAVORARE SULLE SUE “BELLE” - Ora quel tempo, quelle idee e quella voglia, ci sono. Così, tra una cosa da fare e l'altra (perché a star fermi si fa la ruggine), in un garage uguale a tutti gli altri, quel gran genio del mio amico ora, finalmente, si dedica alle sue “creature”. Io, che amo le vecchie motociclette di ferro e cromo, ogni tanto prendo su la mia vecchia Cagiva e percorro quei dieci chilometri di strada tutta curve, adagiata sulla frastagliata costiera ligure di Levante, e vado a trovarlo. Dietro alla saracinesca di un garage qualsiasi, con la sua tuta verde, indaffarato a smontare qualche sua vecchia motocicletta, c'è il mio amico Pino. Vederlo lavorare mi emoziona, ora come prima: sentirlo parlare di lucidatura di condotti, di getti, di bobine… mi  riempie il cuore. 
Allora sto lì un po' con lui, magari smonto qualcosa anche io, chiacchiero e cerco di imparare qualcosa. E sotto sotto spero anche: spero che un giorno mi farà provare quella moto che sta laggiù, dietro le altre coperta da un telo “il mio gioiellino”.

 

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