Ritorno del motore a due tempi? L’idea di van Rooyen

Ritorno del motore a due tempi? L’idea di van Rooyen

L’ex pilota di Formula 1, adesso ingegnere, ha inventando il CITS, un 2t indipendente dal basamento che abbatte le emissioni e rispetta gli standard attuali

Redazione - @InMoto_it

08.07.2020 14:20

Nonostante il motore a due tempi abbia moltissimi estimatori, da diverso tempo è il motore a quattro tempi a essere più diffuso. Dalla sua le quattro corse del pistone per ogni ciclo, e valvole che sovraintendono alle varie fasi, garantendo un bel vantaggio sul pur prestazionale cugino a 2 Tempi. Questo schema, tuttavia, detiene un posto speciale nel cuore di appassionati e piloti, ed è per questo motivo che l’ex pilota di Formula 1, ed anche ingegnere, Basil van Rooyen si è messo al lavoro, inventando un motore a due tempi pulito utilizzando il basamento di una Suzuki 800 e i cilindri e le testate di un motore Rotax.

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Abbattere le emissioni

Il risultato è un motore a due tempi indipendente dal basamento (CITS, Crankcase Independent Two-Stroke) il cui più grande merito è quello di impedire la lubrificazione a perdere, così da soddisfare gli attuali standard sulle emissioni, da sempre un grande limite del 2T. Testato e collaudato numerose volte, il CITS sembra essere - da quanto dichiarato - più potente, efficiente e anche economico (e pure più silenzioso) di un motore a quattro tempi, nonostante peso e dimensioni minori. Ma com’è possibile tutto ciò? Il motore di van Rooyen impiega una coppa dell'olio che normalmente troviamo su un 4t per eliminare l'utilizzo della miscela a perdere in camera camera di combustione. Il sistema utilizza l'iniezione diretta con una valvola di bypass rotante che sostituisce la farfalla dell'acceleratore convenzionale che minimizza le perdite per pompaggio e garantisce la gestione progressiva della potenza.

Il consumo di olio è inferiore del 95%, con un rapporto di compressione tre volte superiore a quello di un 4t.

Impieghi futuri

Van Rooyen ha grande fiducia nel suo CITS, tanto da considerarlo un ottimo candidato per la mobilità futura, meglio addirittura dei motori elettrici, e per rivoluzionare diversi mercati: “In particolare il motore fuoribordo, il veicolo ibrido plug-in (PHEV) e il mercato elettrico industriale per generatori di backup di grandi ospedali o piccole case e pompe idrauliche portatili”. L’ex pilota, inoltre, è alla ricerca di possibili investitori a Melbourne, in Australia per una soluzione che, con la giusta dose di sviluppo, potrebbe trovare applicazioni anche sulle due ruote. 

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