La pubblicità delle moto: dal machismo di un tempo al politicamente corretto

La pubblicità delle moto: dal machismo di un tempo al politicamente corretto

La malizia è negli occhi di chi guarda o noi motociclisti abbiamo peccato di machismo? Come sempre la verità sta nel mezzo. La motocicletta è libertà, questo la salverà da ogni accusa

Nicolò Bertaccini

19.09.2022 11:07

PUBBLICITà PROGRESSO?

Se ripercorriamo alcune campagne pubblicitarie del passato credo che in questo periodo di estremo politically correct abbiamo fatto la classica operazione di buttare via il bimbo con l'acqua sporca. La motocicletta, in quanto simbolo di ribellione, anticonformismo, libertà si è caratterizzata con pubblicità molto provocanti, cariche anche di messaggi. Se ripercorriamo la storia della pubblicità delle moto troviamo alcune campagne geniali per innovazione e altre molto forti da un punto di vista comunicativo. Le leve legate al prodotto sono molto forti ed offrono materiale molto accattivante. L'ideale della moto era già di per sé facile da comunicare. La moto era lo strumento ideale per provare a rompere dei tabù, per forzare certi messaggi. Ci sono pubblicità di Moto Guzzi, Lambretta e Gilera, risalenti a oltre cinquantanni fa, in cui troviamo fanciulle alla guida di motociclette e scooter a rivendicare la loro libertà, la loro indipendenza. La moto era il mezzo perfetto per accompagnare queste conquiste e la comunicazione funzionava.

Dopo questi primi decenni c'è stato sicuramente un cortocircuito che ci ha portato a calendari opinabili e campagne in cui il ruolo della donna era far crescere il livello di desiderio percepito nell'immagine. Moto più donna in abiti succinti uguale desiderio a livelli massimi. Rompere i tabù, forzare la società si è evoluto nel mostrare culi. Questo è quello che avremmo dovuto contrastare, avremmo dovuto voler tornare ad una campagna in cui l'eventuale presenza di una donna fosse riconducibile a messaggi coerenti con la moto: libertà, ribellione, anticonformismo. Invece, quando siamo stati messi davanti all'evidenza di campagne sessiste, presi dalla foga di dover smaltire i sensi di colpa abbiamo partecipato attivamente a buttare via il famoso bambino con l'acqua sporca.

  • Link copiato

Commenti

InMoto in abbonamento