Quel famoso tubo di scarico di cui vi parlavo ha preso tutta un'altra forma. Metterci d'accordo su quale aspetto dargli è stato più difficile del previsto: chi voleva passare sotto al motore, chi mantenere un aspetto vagamente simile all'originale, chi metterlo sotto la sella. Come potete immaginare, e vedere, ha vinto chi sosteneva l'ultima ipotesi.
Qualche metro di tubo in acciaio inossidabile, alcune lastre dello stesso materiale e tanta pazienza: Aldo è riuscito a dargli le giuste proporzioni ed un aspetto che ha convinto tutti.
L'abbiamo messo in posizione e costruito una paratia (che altro non è che un pezzo di una gettoniera di un videogioco da bar, opportunamente sagomata e modellata) per inziare a separarlo dal sottosella: non è mai piacevole sentire qualche cosa che brucia proprio li sotto. Si tratta del primo passo: il lavoro per isolare il calore sarà ancora lungo.
Ora dobbiamo pensare al collettore di scarico. La discussione si invola verso fantasie inenarrabili.
Io e Michael discutiamo: qui la su giù.
Aldo scompare per due giorni.
Non ci arrivano che vaghe notizie da casa sua. Ogni tanto un messaggino. “Studio”.
“Studiiiii??????”
Si: il set di filiere di cui vi raccontavo l'altra volta non è l'unica cosa che si tramanda di generazione in generazione nella sua famiglia. Ci sono anche libri, appunti e attrezzi. Saper piegare un tubo era ed è un'arte, e come tale si passa di padre in figlio. Il “manuale del tubista industriale” non è l'unica lettura nella quale si immerge. Studia la dinamica dei gas di scarico all'interno di un motore di questo tipo, calcola la lunghezza dei collettori. E si rimette al lavoro.
Al nostro arrivo troviamo tutto questo.
E' stato il momento in cui abbiamo capito che tutto, o quasi, si può fare. In un piccolo garage e con qualche attrezzo. E soprattutto con la giusta compagnia.
Tra pochi giorni vi faccio vedere come è diventato il sottosella...
Federico Garbin
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