Elefantentreffen: un viaggio da fare

Elefantentreffen: un viaggio da fare
Cose da fare in moto: l'Elefantentreffen. Ecco il racconto di un nostro affezionato lettore

Redazione - @InMoto_it

05.02.2014 ( Aggiornata il 05.02.2014 18:34 )

Pubblico qualcosa sul nostro sito o sulla pagina Facebook e so che è solo questione di attimi. Prima o poi il commento o il "mi piace" di Nicolò Bertaccini arriva. Lo aspetto a tal punto, ormai, che sono diventato un suo fan. Perché Nicolò, oltre che affezionato lettore, sincero appassionato e lodevole buongustaio, è anche un'ottima "penna". Questo è l'antefatto. Il fatto è che, insieme ai suoi amici del gruppo "Motociclisti da Tavola", ha deciso di lanciarsi in quella che per molti motociclisti è l'Avventura. Parliamo ovviamente dell'Elefantentreffen. Questo è il suo racconto: tutto per noi. Godiamocelo. Federico Garbin L'ELEFANTE DI NICOLO' "Elefantentreffen 2014. Ecco fatto, ci siamo riusciti. L'idea è nata ad Aprile dello scorso anno, è cresciuta fino a diventare una missione e, infine, è diventata realtà. Perchè andarci? Non sono un amante dei raduni, delle grandi masse di gente, sono più uno da piccoli gruppi e grandi mangiate. Però l'Elefantentreffen è molto di più. Si dice spesso che le moto sono un gioco per bambini adulti, ecco l'Elefantentreffen è Gardaland. Ricordo che quando mia moglie mi ha detto perchè ci volevo andare ho risposto, assumendo una espressione alla Sean Connery in James Bond, “perchè no?”. E' freddo, è sporco, non hai più vent'anni, sei cagionevole, non succede nulla se non stare in una cava, per arrivare fai tutta autostrada. Ho capito due cose: mia moglie non subisce il fascino di James Bond. Razionalmente aveva ragione. Però quante altre occasioni avevo di fare una boiata simile nella vita? Ok, non vorrei sembrare troppo drastico ma l'Elefantentreffen è una roba seria. Ecco, la molla è scattata quando mi sono reso conto di quanto fosse serio. A me la moto piace perchè è un gioco serio, mi piace perchè bisogna usare la testa, perchè c'è da studiare, da imparare. L'Elefantentreffen mi dava la possibilità di giocare seriamente senza sentirmi un disadattato (almeno non troppo). Quindi ho studiato, ho contattato, ho rotto le balle, ho coinvolto, ho programmato, ho riprogrammato, ho rivisto un'ultima volta il programma. Poi il giorno è arrivato. L'Elefantentreffen lo prendi come arriva. Prima regola, si contano le volte in cui ci si prova e le volte in cui ci si riesce. Arrivare non è scontato. Noi quest'anno siamo stati fortunati: ci siamo fatti più di mille chilometri sotto la pioggia, un centinaio sotto la neve e solo pochi chilometri con un noiosissimo sole. Mamma mia. Non pensavo di bramare la pioggia in moto come quando ho passato il Brennero. Molti, come sempre, sono stati respinti dalle Alpi, noi abbiamo avuto la fortuna di affrontare il momento peggiore nel momento della giornata migliore: fortuna dei principianti. Comunque, il viaggio è andato e tutto sommato molto meglio un viaggio bagnato ma una buca in condizioni perfette che non il contrario. Quindi sul viaggio mi sento di dare un unico consiglio: non sottovalutatelo, prendetevi tempo per farlo e state sereni, arrivare non è affatto scontato. Cioè, stiamo parlando di fine Gennaio e delle Alpi, mi risulta che Annibale avesse fatto di conto per capitare sulle Alpi con la bella stagione, per dire. La cava è un paradiso, è il campo base di una grande tribù. Cioè lì è pieno di motociclisti. Avete presente quando conoscete qualcuno, magari al lavoro, e poi per un caso scoprite che lui è motociclista. Due domande per capire se è uno vero o se ha uno scooter che usa in tangenziale e poi la vostra considerazione verso di lui cambia. Cambia perchè fa parte della tribù. Ecco, l'Elefantentreffen è l'annuale ritrovo dei membri di questa tribù. Io non so se ci tornerò ma ogni motociclista dovrebbe provarlo "once in a life". E' appartenenza, condivisione, avventura, è ancestrale e primitivo e ci solletica la parte più antica del cervello, quella che si è sviluppata quando giravamo con pelli di animali e lance, quella di quando eravamo genuini. E' guardare gli altri e vedere gente che ha preso la cosa seriamente come te, che ci ha messo lo stesso impegno. In fin dei conti avete mai visto un bambino quando gioca? E' la massima espressione di serietà e di impegno che possiate trovare in una forma di vita. Non esiste nulla di più serio che giocare. Noi ci siamo ritrovati a passare la serata con due ragazzi Polacchi coi quali abbiamo condiviso fuoco, legna, carne, dolci, sigari e alcol. Tutta sera a goderci il bivacco, i fratelli (sì perchè quando è freddo e soddisfi i bisogni che sono alla base della piramide di Maslow non stringi amicizie ma fratellanze) che passavano a salutare, gli altri bivacchi, i fuochi. Insomma, non succede molto, non ci sono sexy bike wash, spettacoli di drifting, miss maglietta bagnata o altri eventi tipici da raduno. Qui è tutto ad un livello superiore, c'è il bello di esserci, di stare seduti e respirare con lo stesso respiro della buca, sentire le risate, gli urli, le sgasate. Andare all'Elefantentreffen, per me, è dormire in buca, è abbandonarsi alle difficoltà del campeggio libero e godere della generosità degli altri, dello stare assieme. Un ultimo consiglio, prima di andare cercate qualcuno che c'è stato, fatevi incantare dai suoi racconti e chiedete consiglio. Ogni partecipante ha accumulato una piccola esperienza che potrà esservi utile. Infine ricordate: fate molte foto, vi aiuteranno a far passare il lunghissimo intervallo fino al prossimo Elefante." [gallery ids="4052,4051,4050,4049,4048,4047"] Nicolò Bertaccini  

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