Rewind, Yamaha YZF-R1 04-06: grinta da vendere

Rewind, Yamaha YZF-R1 04-06: grinta da vendere© Archivio InMoto

A metà anni 2000 la sportiva di Iwata subì una prima radicale svolta trasformandosi in un mezzo decisamente efficace in pista. Motore e telaio rivisto, e linee da infarto per la R1 che debuttò in SBK

26.03.2021 17:38

MENO STRESS TANTO SPRINT IN PIù

Ma, senza dubbio, l’aspetto più gratificante riguarda ciò che la nuova maxi ipersportiva è in grado di offrire dal punto di vista dinamico. Ovvero la facilità ed il limitato impegno richiesti alle andature rilassate, sui percorsi ricchi di curve, dove grazie alle ottime caratteristiche di maneggevolezza l’impegno richiesto risulta davvero limitato. Iniziando a forzare con l’acceleratore, la “musica” non cambia anche se bisogna mettere in bilancio una maggiore reattività dell’avantreno che comunque non peggiora più di tanto la precisione di guida, pure in presenza di eventuali sconnessioni dell’asfalto.

Così, con l’R1 ora potrete togliervi lo sfizio di fiondarvi in curva oppure di danzare nei repentini cambi di inclinazione, bene assecondati dal rigore e dalla precisione con cui questa moto mostra di tenere senza sbavature la traiettoria impostata. E se capita di esagerare, di farsi prendere un po’ troppo la mano (destra) dall’acceleratore? In questi casi anche con innestati i rapporti lunghi, assieme a copiose scariche di adrenalina, sentirete lo sterzo alleggerirsi ed il pneumatico anteriore “pelare” in continuazione l’asfalto sotto quella inesauribile, prorompente spinta che si sprigiona dal potentissimo propulsore quadricilindrico a venti valvole Yamaha.

MATURAZIONE

Diversamente dalla prima versione l’attuale R1, avvicinandosi al limite, non è più così ostica da condurre, il classico cavallo imbizzarrito impossibile da domare anche per i piloti più esperti. È maturata tanto, si è evoluta nella giusta direzione e grazie anche all’adozione (per la prima volta) dell’ammortizzatore di sterzo le eventuali sbacchettate vengono nella stragrande maggioranza dei casi digerite o smorzate senza troppa difficoltà. Globalmente si rimane soddisfatti In qualsiasi caso però si può sempre fare affidamento sul fantastico rendimento dell’impianto frenante che vede la generosa coppia di dischi all’avantreno sfoderare tanta potenza e progressione di intervento, come pure abbondante modulabilità. Il tutto debitamente gestito dalla pompa radiale che, a prezzo di un limitato sforzo per la trazione, sopporta bene gli sforzi prolungati senza denunciare cedimenti.

CHE MOTORE!

Il nuovo quadricilindrico Yamaha è caratterizzato da una cupa, gasante tonalità allo scarico, che emerge prepo- tentemente ad ogni colpo di acceleratore, cui corrisponde tanta potenza e grinta. Rispetto alla versione precedente sembra migliorato sotto tutti i punti di vista, pur non risultando un portento ai bassi regimi. Gira già con una discreta regolarità a partire dai 2-3000 giri, ma senza impressionare; per sentire un significativo impulso nell’erogazione bisogna aspettare i 5000 giri. Oltre questa soglia il tiro si irrobustisce di colpo intensificando verso i 7-8000 giri dove si avverte distintamente quella inesauribile spinta che porta l’ago del contagiri ben oltre i 14.000 indicati dallo strumento. In quest’ultima fase conviene dosare con progressione l’apertura dell’acceleratore, per cercare di tenere quanto più possibile la ruota anteriore attaccata all’asfalto.

La frizione si è rivelata all’altezza della situazione (a dire il vero non guasterebbe la presenza del sistema antisaltellamento...) e i tecnici hanno anche debitamente migliorato il cambio, in termini di spaziatura e sotto il profilo della funzionalità. Così, ad ogni cambio di marcia, è veramente contenuta la caduta di giri, e un bel passo avanti è stato fatto sotto il profilo della rapidità e precisione degli innesti sotto sforzo.

Rewind, Yamaha YZF-R1 '04 FOTO

Rewind, Yamaha YZF-R1 '04 FOTO

Nel 2004 la supersportiva di Iwata segnò un importante balzo in avanti nel design e nelle prestazioni. Forme affilate, motore da 172 CV e nuovo telaio (oltre al doppio scarico sotto sella), consegnavano una, sportiva grintosa nel look sino al midollo. Meno "stradale" rispetto al passato, ma decisamente più efficace nell'utilizzo in pista, questa versione segnò il debutto anche in SBK della R1.

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