Rewind, Yamaha TDM 850: e fu la moto totale

Rewind, Yamaha TDM 850: e fu la moto totale

Telaio e ruote da stradale, sospensioni a lunga escursione e manubrio alto, nel 1991  aprì un’era oggi al massimo del suo fulgore: l’era delle moto “crossover”

30.06.2020 11:05

 

UN NUOVO CONCETTO

I risultati di quel progetto si notavano da subito nella guida: la TDM era comoda, affatto affaticante anche dopo lunghi percorsi, con il plus di avere tra le gambe un oggettino che guizzava sciolto tra i tornanti. Ecco palesarsi il concetto “crossover”.

Un concetto che nelle stagioni successive conobbe affinamenti. A partire dal 1996 quando in Yamaha si decise per un primo restyling. La carrozzeria venne sostanzialmente rivista: la parte anteriore adottò un diverso disegno del doppio faro, che passò da due parabole tonde ad una più aggressiva coppia di “occhietti” che facevano capolino nella parte inferiore del compatto frontale.

Le linee generali ne risultavano morbide ed aggraziate, con il codino minimalista che mantenne i tratti della prima serie. Aggiornamenti arrivarono anche alle sospensioni con una forcella da 43 mm (prima erano 41mm) di diametro; il cambio vide una rivisitazione dei rapporti in terza e quarta marcia. Il motore mantenne lo schema precedente, ma con i perni di biella sfalsati di 270° in luogo dei precedenti 360°. Il telaio rivisto nel passo (-5 mm) portò ad avere una moto più compatta che, al pari di un abbassamento del baricentro, esaltava le doti di maneggevolezza.

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