È in questo periodo che parte della produzione e della ricerca e sviluppo per i prodotti di fascia mediobassa viene spostata in Cina e affidata a CFMOTO. All’inizio si tratta di sole 20.000 moto della piattaforma 790, un numero piccolo in confronto alle oltre 200.000 motociclette prodotte a Mattighofen e alle 150.000 monocilindriche realizzate in India da Bajaj. Nel frattempo le notizie sui problemi di Pierer Mobility iniziano a circolare e il titolo, quotato nella borsa svizzera, crolla. Per questo e per un maggiore ricorso ai finanziamenti, gli interessi salgono da 19 a 67 milioni, e il Gruppo deve aumentare le riserve di capitale. Inoltre, per tranquillizzare gli investitori, annuncia il lancio di nuovi modelli.
Nel primo semestre del 2024 le vendite di tutti i brand continuano a calare (-21,2%), tranne quelle di MV Agusta che partiva quasi da zero e di CFMOTO, di cui KTM è distributore per quasi tutta Europa. Anche le biciclette calano del 23%. Perciò il fatturato di tutto il Gruppo scende quasi di un terzo e gli indici vanno in negativo. La spiegazione ufficiale è la ristrutturazione del settore bici che ha richiesto 75 milioni di euro, ma non si capisce da dove derivi un debito complessivo che è dieci volte più grande. Ad ogni modo, con le vendite in contrazione, la contromisura è quella di aumentare i margini, quindi concentrarsi sulle moto più costose e alzare i prezzi. Bisogna anche ricordare che KTM produce tra le montagne, con i problemi di logistica che ne derivano, e che ha un alto costo del lavoro.
Tuttavia non si capisce perché sia stato affrettato l’acquisto del pacchetto di maggioranza di MV Agusta, che costa “solo” 45 milioni di euro (35 milioni cash e 10 di quote acquistate da Pierer) ma comunque porta a un aumento del debito. Dopo questa operazione il patrimonio diminuisce del 20% e la liquidità viene dimezzata, ma al 30 giugno 2024 il Gruppo “si considera in una situazione finanziaria solida” perché conta sulla fiducia delle banche e delle riserve, tanto che crescono anche gli investimenti: da 151,7 milioni nel primo semestre 2023 a 169,6 milioni nello stesso periodo del 2024.
Ma le cose continuano a peggiorare, perché è impossibile tagliare i costi di produzione, le vendite continuano a calare – il 2024 si chiude a 292.000 moto, cioè 80.000 in meno del 2023 – e aumentano le promozioni per sostenere le concessionarie. Il risultato è che per giugno 2024 il debito raddoppia, passando da 775 milioni a 1,5 miliardi di euro, mentre in sei mesi viene bruciato mezzo miliardo a livello di cassa. Nonostante i conti siano estremamente preoccupanti, KTM si comporta come l’orchestra del Titanic e a EICMA 2024 presenta 22 nuove moto. Peccato che pochi giorni dopo porti in tribunale la richiesta di ristrutturazione del debito. Il perché di questa deflagrazione non è confermato, ma pare che dipenda da una grande fornitura di Bajaj, che aveva prodotto 130.000 moto per la Casa austriaca e le aveva inserite nel bilancio in una sola tranche. Il resto, come abbiamo visto, è storia recente e il futuro di KTM sarà scritto da un nuovo gruppo dirigente, che non ha più nulla a che fare con il precedente.
4 di 4
Link copiato