Carabinieri motociclisti: sacrificio e passione al servizio dei cittadini

Carabinieri motociclisti: sacrificio e passione al servizio dei cittadini

Tra le professioni legate al mondo delle due ruote, è tra quelle con maggiore fascino e attrattiva, ma richiede anche determinazione e abilità specifiche. Siamo stati in un reparto di eccellenza della Capitale per scoprire come si diventa: carabinieri motociclisti

20.10.2020 12:43

Spedite nel traffico, e capaci di raggiungere luoghi impervi; ma anche idonee a trasportare equipaggiamenti ingombranti e dispositivi complessi: per le forze dell’ordine, le moto rappresentano da sempre uno strumento privilegiato per il controllo del territorio e la lotta alla criminalità; e non è un caso, quindi, che i carabinieri le usino da oltre cent’anni.
Quella dei motociclisti, tra le specialità dell’Arma, la si può considerare quasi una “professione nella professione”. Un’attività, che alle mansioni istituzionali di tutela dell’ordine, somma il fascino di una vita su due ruote, con un diktat di base imprescindibile: occorre possedere capacità e doti di controllo del mezzo fuori dal comune, per poter far fronte a situazioni estreme, complesse, e talvolta imprevedibili. 
Non un mestiere per tutti, quindi. Al fine di comprenderne al meglio ogni aspetto, e le modalità di accesso, siamo stati ricevuti presso la caserma Podgora di Roma, dove è d’istanza la sezione Carabinieri Motociclisti della Capitale. Un reparto inserito all’interno del Nucleo Radiomobile comandato dal tenente colonnello Domenico Baldassarre, che ci ha guidati in questo affascinante viaggio, alla scoperta di un lavoro pericoloso, ma anche ricco di soddisfazioni.

ENTRARE NON È SEMPLICE

La cosa che colpisce subito, camminando tra gli uomini del reparto (circa un centinaio, a Roma, tutti appassionati di moto anche fuori dall'orario di lavoro) è il rapporto strettissimo con il mezzo assegnato. Oltre ad utilizzarlo in servizio, si occupano di mantenerlo pulito, in ordine e in perfetta efficienza. E non manca chi, alla sua fidata compagna di lavoro, finisce persino col dare un nome.
Ma come si fa ad entrare in questo particolare mondo? Prima di tutto è necessario superare il concorso da carabiniere, dopodiché ci si abilita alla guida delle due ruote e si può accedere ad un’interpellanza, presentando domanda per i reparti dell’Arma che prevedono il servizio in moto: come ad esempio, la relativa sezione del Nucleo Radiomobile di Roma, o i nuclei radiomobili che si trovano in tutta Italia, nelle sedi di comando intermedio, o presso i comandi provinciali.
Le richieste sono sempre molto numerose, soprattutto da parte del personale più giovane - ci spiega il tenente colonnello Baldassarre - un tipo di attività bella e interessante, perché, oltre ai compiti di polizia, si svolgono anche servizi di scorta d’onore ai capi di stato, e servizi di rappresentanza in occasione di summit internazionali; oltre, naturalmente, a trascorrere gran parte della propria giornata in moto”.

GUIDARE BENE NON È SUFFICIENTE

Un lavoro, quindi, particolarmente appassionante e attrattivo, ma il colonnello precisa subito: “attenzione, però, occorre essere consapevoli anche delle innumerevoli difficoltà che lo accompagnano. Per utilizzare le due ruote in servizio, si devono possedere caratteristiche fisiche e psicologiche ben precise. Perché svolgere attività di pronto intervento in moto, in città complesse come Roma, Milano o Napoli, non è uno scherzo. Non basta essere abili in sella. Abbiamo avuto casi di ragazzi, anche abilitati alla guida motociclistica, che una volta arrivati al reparto si sono resi conto, davanti alla realtà delle cose, di quanto fosse complicato il servizio: gestire, in situazioni operative o di emergenza, un mezzo che con gli equipaggiamenti (armi, giubbotto antiproiettile, abbigliamento tecnico e tutto il resto) supera i 300 chili, non è affatto semplice. Non si tratta di guidare la moto, ma di lavorare, con la moto. Basta immaginare quante sollecitazioni e  stress psicologico comporti un inseguimento sulle strade trafficate di Roma; senza mai sapere, inoltre, chi ci si può trovare davanti. Non è una cosa per tutti”.

Proprio per questo è fondamentale l’attività di addestramento. Una volta accertata “sulla carta” l'idoneità psico-fisica attitudinale, si giunge al reparto, dove si partecipa ad appositi corsi addestrativi predisposti dal comandante. Una sorta di periodo di prova in cui avviene un’ulteriore selezione. Innanzitutto, si verifica l’abilità nella gestione della moto attraverso esercizi di di guida, di equilibrio, di controllo dei pesi; poi vengono valutate anche capacità di concentrazione e di reazione: bisogna dimostrare di essere in grado di far fronte anche a situazioni impreviste e imprevedibili. Al termine di questa fase, il comandante del reparto decide se assegnare o meno l’idoneità all’aspirante carabiniere motociclista. Chi non supera il corso, rientra al reparto di appartenenza.

ECCELLENZA ITALIANA

I corsi - ci viene spiegato - si articolano in una fase teorica, che comprende elementi di viabilità, di meccanica e di dinamica dei mezzo; e una sul campo, in cui le nozioni vengono messe in pratica. Una parte fondamentale riguarda le tecniche di gestione della moto al limite, quindi velocità elevate e ostacoli improvvisi. Per questo tipo di addestramento si effettuano appositi esercizi in pista. Ne abbiamo di due tipologie: una dove si svolgono prove di equilibrio, slalom stretto, panic stop, passaggi tra i birilli; l’altra dove si effettuano prove a velocità elevate, simulando diversi scenari operativi, anche sul bagnato”. 

Durante la spiegazione veniamo incuriositi dalla figura dell’istruttore, e scopriamo con piacere che quelli dei carabinieri motociclisti (non molti al momento, ma l’Arma sta investendo per formarne di nuovi, anche in collaborazione con la FMI) rappresentano una piccola grande eccellenza italiana, molto apprezzata all’estero. Non di rado, infatti, vengono appositamente richiesti dalle polizie straniere per specifiche attività didattiche e addestrative, anche in condizioni gravose. Uomini di elevata esperienza, passione, e sorprendenti capacità.

COME SI SVOLGE IL SERVIZIO

Passiamo ora a capire come si svolge la “giornata tipo” in un reparto come quello del Nucleo Radiomobile di Roma. I turni sono sempre programmati in anticipo, quindi il carabiniere, per prima cosa, verifica l’approntamento della moto: equipaggiamento, armi, apparati radio, tutto ciò che gli occorre. Una volta accertata l’idoneità del mezzo, dopo un breve briefing col comandante di squadra, si esce. I compiti vanno dal pattugliamento delle aree, secondo il piano di controllo del territorio, alle chiamate del 112, e ovviamente all'azione di iniziativa, nel caso in cui si riscontrino reati. Il servizio ha una durata, di regola, di sei ore; ma capita, talvolta, di dover prolungare il turno, soprattutto in caso di scorte alle personalità, o summit.

Il Nucleo Radiomobile di Roma - ci spiega il tenente colonnello Baldassarre - si occupa della scorta e della viabilità del Presidente del Senato, con un’aliquota dedicata; quindi sono sempre gli stessi militari a seguirlo ovunque, nei suoi spostamenti. Oltre a questo, per qualsiasi capo di stato in visita ufficiale in Italia, i carabinieri motociclisti svolgono funzione di scorta d’onore (anche al Papa, quando va in visita ufficiale al Quirinale). Un genere di attività in cui nulla è lasciato al caso. Durante la scorta, si usa per lo più una formazione a cuneo e l’ufficiale si posiziona sempre nei pressi della portiera dell’auto, dove si trova la personalità scortata. Chi è davanti, invece, detta l’andatura, secondo un calcolo preciso di velocità e percorrenza, per coprire il tragitto prestabilito, nel tempo prestabilito, secondo quanto previsto dal cerimoniale. Un’attività complessa, frutto di uno specifico addestramento”.

PRENDERSI CURA DEI MEZZI

Tanti veicoli in organico, infine, necessitano di adeguata manutenzione, che viene effettuata direttamente nell’officina del reparto. Un’altra sfaccettatura delle professioni legate alle due ruote all'interno dell’Arma: i carabinieri “meccanici”, addetti alla cura dei mezzi, frequentano corsi di aggiornamento continui, anche presso le Case fornitrici, durante i quali imparano ad intervenire su ogni aspetto della moto.

Sono meccanici, ma anche motociclisti. Conoscono il mezzo, capiscono subito se qualcosa non va e sanno sempre come intervenire. Sono in grado di smontare completamente una moto, sistemarla, e rimontarla alla perfezione, in un attimo,” conclude il colonnello Baldassare; che non cela una comprensibile, e più che giustificata, nota d’orgoglio per i suoi ragazzi.

  • Link copiato

Commenti

InMoto in abbonamento