Gare clandestine e lockdown: quando la strada diventa un circuito

Gare clandestine e lockdown: quando la strada diventa un circuito

Approfittando delle strade deserte, troppi incoscienti hanno organizzato gare illegali di moto per battere record di velocità. Sicuri di voler andare all’ospedale proprio adesso?

Redazione - @InMoto_it

12.05.2020 ( Aggiornata il 12.05.2020 16:55 )

Durante questi mesi di lockdown e quarantena in casa abbiamo sentito di numerose violazioni alle norme in vigore anti coronavirus. Ogni categoria, a suo modo, ha sofferto le restrizioni: i motociclisti, in particolare, hanno dovuto tener ferma la propria moto in garage, si sono presi cura di lei ma non hanno potuto sfruttare la bella stagione per farsi un giro. Se in tanti hanno avuto senso civico, rispettando le regole, molti altri hanno approfittato delle strade deserte per trasformare l’asfalto nella cornice di gare clandestine.

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Qualche triste esempio

La velocità è un richiamo forte. Chi, in queste lunghe settimane, non ha sognato di salire in sella e godere di quell’adrenalina unica? Ma è forse giusto mettere a repentaglio la propria vita e quella degli altri perché le strade sono meno circolate? Alcuni circuiti italiani stanno riaprendo: è quello il luogo ideale per dare prova della propria maestria.

Un cattivo esempio che ha fatto il giro del web è la gara di corsa clandestina avvenuta qualche settimana fa nel quartiere di Scampia. Il video ripreso da alcuni cittadini ha fatto il giro della rete scatenando numerose polemiche. Ma a farsi beffa delle regole e della sicurezza ci sono anche gli statunitensi. Le Forze dell’Ordine hanno fermato tanti incoscienti, come l’uomo che si è schiantato su un muretto dopo essere stato cronometrato a una velocità di oltre 190 km/h.

I rischi

In questo periodo gli ospedali stanno lavorando senza sosta e i malati, per fortuna, stanno diminuendo, ma il virus circola ancora, specialmente in quei lunghi corridoi. Andare incontro a un incidente e finire in ospedale proprio adesso rischia di diventare una lama a doppio taglio. E, soprattutto, è un’opzione facilmente evitabile. Basta andare in moto con responsabilità, nei limiti attualmente concessi.

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