        Conosciamo bene le qualit&agrave; dell'essere motociclista e dell'avere una passione cos&igrave; forte per l'oggetto moto. Ci sentiamo parte di una grande famiglia, possiamo scoprire il mondo da un punto di vista coinvolgente e possiamo godere del piacere della guida in sella, fra curve pennellate su strade fantastiche e aria fresca dritta in faccia. La connessione con il mezzo &egrave; fondamentale per godere di queste esperienze meravigliose e possiamo sfruttarla anche per andare anche oltre. Connessione con la natura e con s&egrave; stessi Abbiamo gi&agrave; parlato della percezione della moto come estensione del corpo e del piacere psicologico che possiamo trarre da un rapporto cos&igrave; stretto tra uomo e macchina. Si tratta di qualcosa di molto particolare che va a stimolare la produzione di ormoni del piacere (serotonina, dopamina e altri) e ci aiuta a scaricare lo stress attraverso un'attivit&agrave; divertente e appassionante.&nbsp; In poche parole il nostro corpo, grazie allo strumento meccanico, si espande verso l'esterno aumentando la capacit&agrave; di percepire lo spazio e tutto quello che ci circonda, connettendoci con la natura e portando a un enorme beneficio psicologico. Ma se proiettassimo questa espansione non verso l'esterno ma verso l'interno, alla ricerca di un contatto pi&ugrave; profondo con il nostro essere, potremmo sfruttare la moto per conoscerci meglio e scoprire aspetti della nostra sfera emotiva che non avevamo mai incontrato finora.  Ego e Io, la moto ci aiuta a riconoscerli Nella vita di tutti i giorni filtriamo tutto quello che ci accade attraverso il nostro Ego, ovvero quella personalit&agrave; che si impone e giudica cosa sia meglio e cosa peggio secondo le nostre convinzioni, convenzioni, cultura e contesto sociale. L'Ego esiste perch&egrave; influenzato dal mondo esterno, ci aiuta spesso a proteggerci dai pericoli "filtrando" cosa &egrave; giusto e cosa &egrave; sbagliato, ma allo stesso tempo ci tiene distanti dal nostro "io" pi&ugrave; profondo, dove risiede quella che &egrave; la nostra verit&agrave; autentica. Per fare un esempio, se scegliamo una facolt&agrave; universitaria perch&egrave; spinti dal desiderio dei nostri genitori o dalla possibilit&agrave; di trovare lavoro dopo gli studi, &egrave; l'Ego a spingerci verso quella decisione, ma forse quello che veramente avremmo voluto fare &egrave; tutt'altro e la risposta sta nell'io, che in quest'occasione &egrave; stato zittito e messo da parte. E pu&ograve; accadere per il lavoro, per le relazioni, per la casa, fino alle piccole scelte quotidiane. Come posso allontanarmi dall'Ego e riconnettermi con il mio Io?&nbsp;La moto ci viene in aiuto insegnandoci principi di psicologia che ci aiutano a riconoscere le due cose e a separarle, per avere la possibilit&agrave; di entrare nel profondo di quello che davvero vogliamo. Lo fa in una maniera molto semplice, mettendoci nella situazione ideale per sviluppare la consapevolezza necessaria.  &nbsp; Mettere in pausa l'Ego Quante volte abbiamo sentito dire che andare in moto serve a "staccare la spina" dalle preoccupazioni e dagli stress di tutti i giorni? In una dimensione quasi meditativa, ci concentriamo sull'impartire comandi con le mani e con i piedi, sullo spostamento del corpo e del mezzo nello spazio svotando il cervello e provando una sensazione di pace. Quella sensazione &egrave; esattamente il momento in cui l'Ego viene messo in pausa, smettiamo di giudicare e di subire il giudizio del mondo esterno, ma ci uniamo alla natura che ci circonda e ci sentiamo meglio con noi stessi. Quando guidiamo la moto stiamo facendo un'attivit&agrave; esclusiva che non ha altri scopi se non quello del godere del momento presente, esattamente come la natura che non ha alcuno scopo preciso ed &egrave; perfetta nella sua spontaneit&agrave;. In natura non esiste passato e futuro ma solo il "qui e ora".&nbsp; Quando siamo immersi in questa sospensione dell'Ego siamo naturalmente pi&ugrave; connessi con il nostro corpo e possiamo concentrarci su noi stessi facendoci delle domande, chiedendoci per esempio cosa stiamo provando, cercando di percepire perch&egrave; lo stiamo provando e come queste sensazioni influenzano le nostre emozioni.&nbsp; Parliamoci come faremmo con un amico fidato Instauriamo un vero e proprio dialogo con noi stessi, ponendoci delle domande concrete anche a voce alta sotto al casco, e sar&agrave; come rivolgersi direttamente all'Io pi&ugrave; autentico: "come stai?", "cosa provi in questo momento?", "cosa ti rende felice?", "cosa ti da rabbia?", "ti senti solo?" e via dicendo, fra una curva e l'altra, come una chiacchiera sincera con un amico a cui vogliamo bene. La moto ci permette quest'apertura verso noi stessi proprio perch&egrave; difficilmente - nella vita quotidiana - riusciamo a mettere in pausa l'Ego e staccarci fisicamente e psicologicamente dalla societ&agrave; e dalle preoccupazioni. Una domanda dopo l'altra, una sensazione dopo l'altra avremo la possibilit&agrave; di capire genuinamente se siamo felici della nostra vita, e connettendoci con le emozioni e con la parte pi&ugrave; autentica del nostro essere aumenteremo la nostra autostima e l'amore che proviamo per noi stessi.&nbsp; Come tanti motociclisti dicono, viaggiare in moto &egrave; il miglior modo per ritrovare s&egrave; stessi, e allora sfruttiamo questo splendido strumento, dato che ne abbiamo la possibilit&agrave;.  La moto come estensione del corpo: il concetto di uomo-macchina       

La moto &egrave; un divertimento e uno sfogo, ma possiamo sfruttarla anche per entrare in contatto con il nostro lato pi&ugrave; profondo e imparare ad amarci e ad apprezzare tutto ci&ograve; che abbiamo intorno

La moto, strumento per connettersi e conoscere se stessi

La passione per le moto e i mezzi meccanici &egrave; qualcosa di cos&igrave; semplice e immediato che non lascia spazio a molte domande. Le moto ci piacciono perch&egrave; ci piacciono, non c&#39;&egrave; tanto da girarci attorno. Ma se proprio vogliamo andare oltre, alla fonte di questa profonda attrazione, bisogna mettere in campo ricerca, studi e scienza, dalle teorie evoluzionistiche (come raccontato qui) fino all&#39;antropologia e alla psicologia. Oggi vi parliamo della percezione del nostro corpo e di come i nostri movimenti, legati a quelli della moto che cavalchiamo, si espandano nello spazio e nel tempo potenziando, di fatto, le nostre capacit&agrave; di individui.  Lo spazio periperipersonale  Introduciamo un po&#39; di teoria, necessaria a inquadrare il ragionamento. Siamo individui dotati di un corpo fisico che occupa uno spazio distinto da quello che ci sta intorno, che possiamo definire come spazio personale. Tutto quello che sta al di fuori del nostro corpo &egrave;, invece, spazio extrapersonale. Ma all&#39;interno di quest&#39;ultimo c&#39;&egrave; anche lo spazio peripersonale, ovvero quello che noi riusciamo a raggiungere con il movimento del nostro corpo e ci permette di interagire con elementi che stanno nel perimetro massimo dell&#39;estensione dei nostri gesti.&nbsp;  Se utilizziamo strumenti che potenziano le prestazioni del nostro fisico, anche lo spazio peripersonale pu&ograve; espandersi. Per esempio, se usiamo l&#39;aspirapolvere per togliere le ragnatele dagli angoli del soffitto, in quel caso i nostri gesti arrivano dove le sole braccia non riescono, grazie a un supporto tecnologico-meccanico. Esperimenti condotti con alcune scimmie, hanno mostrato come in brevissimo tempo hanno imparato ad utilizzare un rastrello per allargare il loro spazio peripersonale e avvicinare del cibo posto in lontananza, dove le sole braccia non sarebbero mai potute arrivare.  Seguendo il ragionamento, forse avrete gi&agrave; capito in che modo le moto si possono inserire. Quando siamo in sella, il nostro spazio peripersonale si espande. Comandando la motocicletta, riusciamo a percepire l&#39;asfalto, e le ruote ci trasmettono feedback fisici necessari a capire se siamo in pericolo o meno. Intervenendo sul mezzo con i nostri comandi, possiamo modificare le condizioni dello spostamento del nostro corpo nello spazio-tempo, che senza il supporto dello strumento meccanico non potrebbe muoversi a quella velocit&agrave; e con quella precisione.    &nbsp;  Il concetto di Uomo-macchina  La moto diventa a tutti gli effetti un&#39;estensione potenziata del corpo, perch&egrave; tramite lei &quot;sentiamo&quot; quello che da soli non potremmo. E per il principio di adattabilit&agrave; che &egrave; proprio della nostra specie, siamo capaci di imparare velocemente come governare il mezzo e usarlo nella maniera pi&ugrave; efficiente possibile per avere il massimo risultato dalla nostra interazione.  Certo, non &egrave; immediato: la prima esperienza in moto &egrave; terrificante, non si comprende immediatamente il senso di equilibrio, non ci si fida dell&#39;aderenza e del peso, ma in breve diventiamo cos&igrave; padroni dello strumento che guidare la moto non richiede pi&ugrave; sforzo mentale o muscolare. Diventiamo un tutt&#39;uno, un uomo-macchina dalle enormi potenzialit&agrave; grazie al controllo intelligente del pilota e alla propulsione della meccanica.  Tutti i motociclisti, prima o poi, si trovano a pensare qualcosa del genere: &quot;oggi in moto &egrave; stato grandioso, sembrava un&#39;estensione del mio corpo&quot;. Se siete capaci di riconoscere la sensazione, sapete anche capire il ragionamento di cui sopra, e capire che la moto non &quot;sembra&quot;, ma &quot;&egrave;&quot; a tutti gli effetti un&#39;estensione meccanica della nostra persona, e questo spiega anche perch&egrave; poi riusciamo a provare sentimenti sinceri verso qualcosa che non &egrave; biologico, ma che esalta la nostra natura umana.    L&#39;amore per le due ruote? Le nuove teorie evoluzionistiche lo spiegano 

Avete mai provato la sensazione di essere un tutt&#39;uno con la vostra moto, come se il vostro corpo si estendesse anche alle parti meccaniche del mezzo? La scienza spiega perch&eacute;&nbsp;accade e perch&egrave; amiamo cos&igrave; tanto sentirci cos&igrave;

La moto estensione del corpo? Il concetto di uomo-macchina

        Vi siete mai chiesti da dove arriva questa infinita passione per le moto? E' una cosa che abbiamo dentro, probabilmente da quando siamo nati, ed &egrave; parte della nostra essenza. Siamo attratti in modo magnetico dai mezzi che si spostano nello spazio, dalla tecnologia che li spinge e dal piacere di guidarli, ma perch&egrave; proviamo queste sensazioni? C'&egrave; una spiegazione logica? Gli studi evoluzionistici ci aiutano, e vale la pena prenderli in considerazione per capire meglio chi siamo. Siamo "scimmie artificiali" Partiamo dal principio, quello vero: l'uomo &egrave; diventato quello che &egrave; ora grazie all'utilizzo degli oggetti. Quando eravamo poco pi&ugrave; che scimmie, 2,2 milioni di anni fa, abbiamo scoperto che con le pietre potevamo aprire le noci e uccidere gli animali, e da questo momento l'evoluzione sub&igrave; una brusca accelerata. Ci sono altri animali, per&ograve;, che utilizzano oggetti per procurarsi cibo e provvedere alla propria sicurezza, cosa ci rende cos&igrave; speciali? Secondo recenti studi di archeologia, quello che ha causato un netto distacco fra certi ominidi e altri primati (che sono rimasti tali) &egrave; non tanto la scoperta dell'uso degli oggetti, ma quella di utilizzarli come strumenti per costruirne di altri. Ad esempio usare una semplice pietra affilata per costruire un bastone appuntito per pescare. Questo cambia un po' la prospettiva e mette sul piatto la teoria che il genere Homo sia diventato tale non perch&egrave; ha scoperto il fuoco o perch&egrave; ha iniziato a lanciare le pietre, ma solo dopo l'invenzione dei primi oggetti complessi. In sostanza, non siamo noi ad aver creato la tecnologia, ma &egrave; la tecnologia ad aver creato l'Homo Sapiens, e questo &egrave; il ragionamento alla base della teoria della "Scimmia Artificiale", sostenuta dall'archeologo Timothy Taylor.  &nbsp; Siamo capaci di legarci affettivamente con gli oggetti Seguendo questo ragionamento, possiamo dire che siamo una razza che porta la tecnologia dentro di s&egrave;. Siamo legati geneticamente agli oggetti e alla complessit&agrave; dei meccanismi che ci permettono di vivere meglio, di spostarci nello spazio e di avere relazioni con gli altri individui della nostra specie. Non viviamo la tecnologia come semplice parte della nostra vita, ma siamo emotivamente coinvolti quando utilizziamo e osserviamo le macchine che abbiamo creato, tanto da sviluppare affetto e legame profondo verso qualcosa di non senziente. C'&egrave; chi, in passato, ha sviluppato un legame profondo con telai, carri, o strumenti per la stampa dei libri. Oggi tantissime persone nel mondo hanno un rapporto speciale con l'informatica e l'elettronica e c'&egrave; chi - come noi - ama le moto e i mezzi di trasporto a motore. Senza dubbio tutti gli individui su questo pianeta hanno connessioni pi&ugrave; o meno palesi con gli oggetti, e quello che lega un motociclista alla sua moto &egrave; la stessa identica radice che lega un pescatore di una trib&ugrave; dell'africa subsaariana alla sua barca, o un appassionato di letteratura ai suoi libri. Quando qualcuno vi rivolge una critica del tipo: "ma perch&egrave; sei cos&igrave; fissato con le moto? Sono solo dei pezzi di ferro", provate a chiedergli quali sono le sue pi&ugrave; grandi passioni e se riuscirebbe a viverle senza gli oggetti e la tecnologia che ci sta dietro?  Ducati Streetfighter V4 Lamborghini: matrimonio elitario        

Perch&egrave; amiamo cos&igrave; tanto gli oggetti meccanici e perch&egrave; otteniamo benessere psicologico quando guidiamo? La possibile risposta va cercata indietro nel tempo, all'inizio dell'evoluzione dell'uomo, ed &egrave; per certi versi sorprendente

L'amore per le due ruote? Le nuove teorie evoluzionistiche lo spiegano

        Quante volte abbiamo sentito dire da chi non &egrave; motociclista: "mi piace, ma mi fa paura". E' comprensibile, siamo esseri viventi fragili sparati ad alta velocit&agrave; su un mezzo di metallo, completamente esposti agli elementi e con tessuto e plastica come unica protezione. Chi non &egrave; appassionato pensa che il piacere di guidare una moto non valga il rischio di potersi farsi male o di perdere la vita, e la paura &egrave; pi&ugrave; forte della voglia di provare certe emozioni. Chi, invece, vive la passione della moto al 100%, vince facilmente la paura? Non proprio, anzi, la paura &egrave; un elemento fondamentale. Paura e ansia sono necessarie, in moderazione La psicologa Dianne L. Chambless, professore all'Universit&agrave; della Pennsylvania e studiosa dei disturbi dell'ansia, ci spiega bene come funziona: "La paura esiste per un motivo e le fobie che ci portiamo dietro hanno tutte una base evoluzionistica. E' normale avere paura delle altezze, si pu&ograve; cadere da una rupe, dei serpenti perch&egrave; ce ne sono di velenosi e del rifiuto della nostra comunit&agrave; perch&egrave; siamo animali sociali per genetica. Le paure esistono per proteggerci, sono un segno di allarme e se questo si dovesse spegnere &egrave; un grosso problema. Chi ha paura della moto &egrave; perch&egrave; sa che sono pericolose". Anche i motociclisti conoscono il rischio e perci&ograve; provano paura, ma per la grande passione e divertimento che provano, riescono a controllarla e a gestirla. La dottoressa infatti spiega che "la paura genera ansia, e quando l'ansia &egrave; presente in moderazione ci aiuta a performare al meglio: se non ne abbiamo nemmeno un briciolo siamo distratti e demotivati, se invece ne abbiamo troppa siamo bloccati e non riusciamo a compiere l'azione. Abbiamo sempre bisogno di un pizzico d'ansia per affrontare le nostre passioni al meglio".  &nbsp; Il motociclista &egrave; in costante equilibrio fra paura e sicurezza Se la psicologia non dovesse bastare, ci aiuta anche la spiritualit&agrave;, che mette radici nel passato dell'umanit&agrave; ben prima che la scienza studiasse i nostri comportamenti. La filosofia taoista, nata in Cina pi&ugrave; di 3000 anni fa, ha da sempre messo l'accento sui dualismi che contraddistinguono gli esseri umani: se non esistesse la paura, non saremmo capaci di identificare nemmeno la sicurezza, dato che pu&ograve; esistere solo in funzione di un suo opposto, che il nostro cervello e la nostra anima mettono costantemente a contrasto. La vita dell'uomo &egrave; un continuo altalenare fra gioia e dolore, luce e buio, amore e odio, forza e debolezza. E cos&igrave; il motociclista riesce a trovare il punto di equilibrio fra paura e sicurezza, fra ansia e divertimento, portando tutto ad un piano di naturalezza e gioia di vivere che solo gli opposti in armonia fra loro possono garantire. Il Tao &egrave; il simbolo alla base di questo pensiero, e riassume perfettamente questo concetto: il nero &egrave; negativo, il bianco &egrave; il positivo, si dividono in parti uguali e si mischiano assieme, nel bianco vive il nero e nel nero vive il bianco, &egrave; l'equilibrio cosmico che manda avanti il mondo. Il taoista usa la meditazione come aiuto per mantenere l'equilibrio fra gli elementi. Inconsciamente i motociclisti tengono questo bilanciamento costante dentro di loro ogni qual volta salgono sulla moto e ne traggono tutti i benefici di divertimento, passione e armonia con il mondo. Non a caso alcuni psicologi definiscono l'effetto del guidare la moto come "meditazione attiva".  Perch&egrave; ci piace guidare la moto?       

La motocicletta &egrave; uno strumento pericoloso, eppure preferiamo correre il rischio pur di vivere la nostra passione. In questo apparente paradosso c'&egrave; la ricetta della felicit&agrave; e della vitalit&agrave;, confermata da evoluzione, psicologia e... filosofia taoista

Moto, tra paura e passione: la ricetta per sentirsi vivi

Siamo nel 2021, ci stiamo lentamente lasciando alle spalle la peggiore pandemia mondiale dal dopoguerra, e la voglia di ricominciare a vivere normalmente &egrave; enorme. Il settore delle due ruote &egrave; in boom e molti stanno impazzendo in cerca di una moto capace di riportare felicit&agrave; e libert&agrave;. Si leggono i test, si parla con gli amici e con il concessionario, si cercano informazioni sullo storico di un modello, si sta ore sui portali di usato, e ci si fa un&#39;idea di quella che pu&ograve; essere la scelta giusta... forse.  TOP 8: le moto adatte a chi ha problemi di &quot;centimetri&quot;  Il ruolo dell&#39;Ego  Provate a cercare &quot;come scegliere la moto&quot; su Google. I risultati sono tanti e praticamente tutti si basano su consigli concreti su come valutare budget, esperienza, gusto e qualit&agrave; del mezzo. Tutti suggerimenti validi, ma che non tengono in considerazione un altro aspetto importante nella scelta, ovvero l&#39;allenamento mentale necessario a capire se quello che stiamo scegliendo &egrave; veramente quello che vogliamo.&nbsp;Non &egrave; il semplice consiglio di scegliere anche con la testa e non solo con il cuore a fare la differenza, ma &egrave; capire come la nostra testa ragiona e come dirotta le nostre scelte.  La psicologia ci viene in aiuto con uno degli argomenti fondamentali delle neuroscienze, il concetto di Ego che Sigmund Freud ha spiegato bene nelle sue ricerche di psicoanalisi e che da millenni &egrave; tema centrale nelle filosofie orientali. Secondo lo psicologo tedesco, l&#39;Ego &egrave; quel meccanismo di autodifesa che costruiamo lungo tutta la nostra vita e che funziona come &quot;maschera&quot; del nostro carattere per tenerci alla larga da comportamenti potenzialmente pericolosi. Educazione, moralit&agrave;, convenzioni sociali ed esperienze di vita creano un &quot;doppio&quot; che guida le nostre scelte e lo fa spesso in modo opposto a quello di cui il nostro &quot;io interiore&quot;, quello sincero e autentico, avrebbe bisogno.    Nella scelta della moto questi meccanismi si attivano. La moto &egrave; un mezzo pericoloso e la nostra testa cerca di spingerci verso soluzioni razionali ma che sono fin troppo influenzate da aspetti esterni: la moglie/il marito o la famiglia che si preoccupano per noi, gli amici che ci intortano con le loro moto e i loro discorsi, la nostra stessa convinzione che una possa essere pi&ugrave; giusta di un&#39;altra per caratteristiche che neanche noi conosciamo bene. Le moto si possono studiare, ma non possiamo vederle, toccarle e provarle tutte per dire di avere gli elementi per una scelta ponderata al 100%.  Non facciamoci fregare da noi stessi  E&#39; per questo che quando abbiamo in mente di farci la moto nuova, dobbiamo il pi&ugrave; possibile separarci dall&#39;Ego, liberare la mente e fare un lavoro interiore importante per andare alla radice della nostra passione. I consigli dobbiamo ascoltarli, ma poi dobbiamo relazionarli a noi e non prenderli come rigidi dogmi. Serve liberare il pi&ugrave; possibile la mente e lasciare a casa tutti i pregiudizi, pensare che stiamo spendendo dei soldi per comprare qualcosa che ci fa stare bene, e non uno strumento che ci inserisce in una particolare categoria o gruppo sociale.&nbsp;  A conti fatti &egrave; tutto molto difficile e anche chi &egrave; un esperto motociclista pu&ograve; incappare nella scelta della moto sbagliata, influenzato dal periodo o dall&#39;ambiente che lo circonda. Viviamo in un mondo che ci bombarda di stimoli, dove la societ&agrave; agisce in modo profondo sui comportamenti delle persone e dirotta le nostre scelte con tecniche di marketing sempre pi&ugrave; attente ad andare nel profondo del nostro Ego. Quando scegliete la moto, allora, provate a pensare a tutto questo e a cercare di essere meno influenzati e pi&ugrave; influenti, ne v&agrave; della vostra vera felicit&agrave; in sella alla moto perfetta per voi e non per l&#39;immagine che date di voi.    Top5, usato: moto che cresceranno di valore nei prossimi anni (Parte 4) 

Che sia nuova o usata, la scelta della moto &egrave; guidata da istinti poco razionali, ma che devono essere gestiti in modo efficiente per non fare errori di valutazione su mezzi che poco si sposano con il nostro stile di vita

5 risultati per 'psicologia'

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