Un salto di Serena sar&agrave; la prima immagine che immortaleremo del nostro viaggio in California. Un salto davanti a quel cartello, a dirla tutta nemmeno troppo bello, che ben rappresenta il nostro stato d&rsquo;animo dopo aver percorso 150km di highway che ci hanno portato al confine tra Oregon e California. Non curanti delle raccomandazioni del boscaiolo, all&rsquo;ultimo distributore di benzina dell&rsquo;Oregon, che aveva raccomando prudenza sulla 199, scendiamo gi&ugrave; dalle colline regalandoci qualche bella piega malgrado la moto stracarica.    Sulla costa ritroviamo la 101 e la spiaggia del &lsquo;Del Norte Coast Redwood State park&rsquo; fa da sfondo alla nostra seconda foto californiana. Ci fermiamo in un supermercato compriamo qualcosa da mangiare e mentre siamo fuori a sedere su una panchina un gruppo di ciclisti, attratti dalla nostra moto, si ferma a chiacchieare. Mike, un ex dipendente dell&rsquo;esercito che lavorava in una base in Germania, riconosce la targa europea e ci riempie di domande. Io faccio altrettanto per saper cosa spinge un gruppo tanto eterogeneo di persone a voler percorrere i circa 2000km&nbsp; della HW101 in bicicletta. Alla fine ci regalano un gelato e un abbraccio segno della complicit&agrave; che ci lega nel voler viaggiare su due ruote.  Al Lady Bird Johnson Grove incontriamo per la prima volta le sequoie giganti del Redwood National Park. Camminiamo&nbsp; con rispetto in mezzo ad alberi che hanno visto gli ultimi 2000 anni di storia ma sar&agrave; solo un anticipo di ci&ograve; che riusciremo a vedere nell&rsquo;Humboldt Redwood State Park appena 70km pi&ugrave; a Sud. Arriviamo in campeggio tardissimo, ma, come ricompensa, i nostri vicini di tenda Bob e Davie ci regalano un paio di birre fresche dopo averci visto scaricare tutta l&rsquo;attrezzatura dalla moto.  Al mattino ci rendiamo conto di aver dormito in mezzo alle sequoie, tra scoiattoli che scappano in ogni direzione sotto un celo terso. Percorriamo il breve sentiero in cui impariamo come i giganti si riescono a sviluppare solo in determinate condizioni atmosferiche e geologiche. Le loro piccolissime foglie catturano il vapore che sale dall&rsquo;oceano trasformandolo in gocce che annaffiano continuamente il terreno loro vicino. Capiamo l&rsquo;importanza degli incendi spontanei che ripuliscono il sottobosco facendo germogliare i semi dei nuovi alberi e lasciando filtrare la luce. Gli alberi possono vivere anche 2000 anni, raggiungere i 95metri di altezza e superare i 9 di diametro. Ma se non fosse stato per l&rsquo;impegno dei primi ambientalisti del &lsquo;900 avrebbero rischiato di sparire tanto era la richiesta del loro legno per l&rsquo;edilizia della nascente America. Fortuna volle che il legno non fosse cos&igrave; adatto alle travi delle case ma che venisse sfruttato solo per cancellate, porte e finestre. Ben presto anche l&rsquo;opinione pubblica si convinse della follia di abbattere questi alberi.&nbsp; Oggi tutta la zona &egrave; parco naturale ed &egrave; l&rsquo;unica al mondo ad ospitarli.  Percorriamo la fantastica Avenue of the&nbsp; Giants, 45 km di curve e saliscendi immersi nella foresta di sequoie. Qui vivono oltre la met&agrave; dei 100 alberi pi&ugrave; grandi al mondo. Il confronto con la nostra dimensione &egrave; impietoso. Ci fermiamo, li abbracciamo, sappiamo che il loro benessere &egrave; anche il nostro. Sentinelle del nostro tempo che hanno visto scorrere gli ultimi due millenni di storia.  San Francisco - Sar&agrave; una ripida salita su una collina la prima immagine che ci accompagner&agrave; verso San Francisco. Un vento fortissimo che sposta Africa malgrado il pesante carico e che abbasser&agrave; bruscamente la temperatura di 10&deg;C rispetto al caldo pomeridiano dell&rsquo;autostrada. Poi il primo enorme pilone che apparir&agrave; subito dopo il tunnel e le tre corsie in cui le macchine sfrecciano alle 70mph consentite. Ed &egrave; proprio in quei momenti in cui ti vedi sopra al ponte che &egrave; diventato dall&rsquo;anno della sua apertura, nel 1936, simbolo di una citt&agrave; che ti chiedi se davvero sei tu a guidare o se stai solo sognando.  Il Golden Gate lo puoi vedere nei film, nelle serie televisive o al telegiornale ma niente di tutto ci&ograve; dar&agrave; l&rsquo;impressione della maestosit&agrave; e della grandezza di quest&rsquo;opera di ingegneria. Insieme al Bay Bridge &egrave; l&rsquo;unico collegamento con la terraferma che porta in citt&agrave;.  Ogni giorno centinaia di migliaia di veicoli vi transitano per e da San Francisco, ed oggi ci siamo anche noi. A sinistra scorgiamo lo skyline di Downtown e l&rsquo;isola di Alcatraz. Pochi minuti e siamo dentro al Golden Gate Park. Attraversiamo tutta la citt&agrave; subendo i continui stop di decine di semafori. Dormiremo a Berningam dove parenti della famiglia di Serena ci ospiteranno.  Luciano &egrave; emigrato qui nel &rsquo;49 da Torre del Lago e dopo una vita di duro lavoro ora &egrave; attorniato da 5 figli e tanti nipoti. Una delle tante storie di emigrazione europee che hanno contribuito a costruire gli Stati Uniti come li conosciamo oggi. E&rsquo; bastata una telefonata per tornare a sentirsi ospiti desiderati, come gi&agrave; accaduto nel nostro viaggio, sfamati da Sandra che ben ricorda le lezioni culinarie da brava figlia di mamma siciliana.  Passiamo due giorni a esplorare la citt&agrave; che sorge su i luoghi che i nativi frequentavano molto prima della scoperta dell&rsquo;oro del 1848; scoperta che diede il primo impulso alla crescita di tutta la baia. Il treno metropolitano BART ci porta direttamente a Union Square piazza che prende il nome dalle manifestazioni unioniste che si tennero qui durante la guerra di indipendenza e che oggi &egrave; sede dei negozi di lusso che passiamo poco curanti.  E&rsquo; bello vedere i cable car girati a mano pochi passi pi&ugrave; in l&agrave;; questi particolari mezzi di trasporto devono essere trainati da corde per superare le dure salite sui 50 e pi&ugrave; colli su cui sorge San Francisco. Mezzo di trasporto pi&ugrave; utilizzato dagli abitanti fino alla nascita dei filobus e alla diffusione di massa della automobili oggi sono una delle attrazioni turistiche pi&ugrave; fotografate della citt&agrave;. Automobili che riempiono le strade della citt&agrave; anche in questo Sabato pomeriggio; sfreccianti mustang, vecchie Chevrolet e moderne Tesla sembrano sfidarsi ai semafori cittadini.&nbsp; Ci perdiamo in Chinatown tra botteghe, pescherie e ristoranti e ci richiama alla realt&agrave; il suono di una banda che passa seguita da un corteo funebre. A North Beach entriamo nella City Light Book libreria e casa editrice che contribu&igrave; al diffondersi della cultura beat in citt&agrave; grazie al fondatore e poeta Ferlinghetti. Risaliamo il fianco di una delle colline pi&ugrave;&nbsp; ripide della citt&agrave; cercando di catturarne la pendenza con qualche foto. Scendiamo fino al Fisherman&rsquo;s Wharf dove sembra ormai smarrito lo spirito di citt&agrave; portuale e turisti in cerca del gadget perfetto riempiono i negozi. Il vero spettacolo ce lo offrono i breacker che ballano a ritmo Hip-Hop e funk compiendo acrobazie e raccogliendo applausi e dollari dal pubblico entusiasta. Al pier 39 conosciamo la colonia di leoni marini che ha scelto questo angolo della citt&agrave; per stabilirsi verso la met&agrave; degli anni &rsquo;80. L&rsquo;amministrazione cittadina scelse di spostare le barche e costruire nuove chiatte galleggianti per aumentare lo spazio a loro disposizione.  E&rsquo; di domenica mattina che scopriamo l&rsquo;aspetto pi&ugrave; profondamente latino della citt&agrave;. A mission i graffiti sulle saracinesche dei garage ricordano le proteste degli anni &rsquo;70 delle comunit&agrave; dell&rsquo;America del Sud contro le politiche statunitensi in America centrale. La tradizione dei murales &egrave; poi continuata grazie alla cultura sub urbana Hip Hop e alle decine di gruppi nati in questa&nbsp; citt&agrave;.&nbsp; &nbsp; Predicatori in Spagnolo urlano nei megafoni il richiamo a una delle mille chiese presenti in citt&agrave;. Castro e Haight sono il cuore della San Francisco tollerante, aperta e alternativa. In Hight street tutto vuol ricordare la Summer of love del &rsquo;69, dei movimenti pacifisti e della rivoluzione culturale. Per la gioia di Serena vengo risucchiato da Amoeba Music&nbsp; uno dei pi&ugrave; grandi negozi di dischi, CD e DVD che abbia mai visto; per chi &egrave; cresciuto come me con il&nbsp; suono della west Coast in cuffia non basterebbero giorni interi a sfogliare album per riuscire a&nbsp; trovare l&rsquo;introvabile. Malgrado l&rsquo;efficienze dei mezzi pubblici non resistiamo a lasciare la moto in garage; troppo forte la tentazione di piazzarla sotto il Golden Gate Bridge. Peccato che il ponte giochi a nascondersi dietro la nebbia, come succede per buona parte dell&rsquo;anno, e pur avendo pazienza di aspettare e cambiare lato la sua vista completa risulter&agrave; praticamente impossibile.&nbsp; Ennesima riprova del microclima che si viene a creare per le correnti fredde dell&rsquo;oceano che incontrano l&rsquo;aria calda della baia. Nascono cos&igrave; estati che per molti giorni possono essere pi&ugrave; simili al nostro autunno . Non &egrave; cos&igrave; passate le colline che circondano la citt&agrave; e non &egrave; cos&igrave; nemmeno nella soleggiata Napa Valley: estati secche e caldissime si alternano a inverni piovosi con notti fredde . Se a questo sommiamo il terreno fertile delle colline e la volont&agrave; di viticoltori (soprattutto immigrati Europei) di portare la cultura del vino in California ecco che nasce una collezione di vini ormai pluripremiati alle varie competizioni mondiali. I 38 gradi pomeridiani fanno da sfondo al castello in stile toscano ricostruito su queste colline anche se tra macchine di lusso e turisti vestiti tutto punto ci sentiamo poco a nostro agio. Ci rifugiamo nella valle di Sonoma dove le cantine hanno ancora un richiamo alla cultura contadina e gli storici vigneti disegnano curve che sembrano inseguire il profilo della strada. Spostandoci poco pi&ugrave; a Sud ci ritroveremo a San Jos&egrave; dove vi &egrave; la pi&ugrave; alta concentrazione di aziende High Tech del mondo. Google occupa un intero quartiere che si pu&ograve; girare con biciclette colorate come il famoso logo, mentre nel museo che racconta la storia del computer ripercorriamo l&rsquo;ultimo secolo di evoluzione della tecnologia che ha cambiato per sempre il nostro modo di vivere. Saranno le ultime immagini della famosa Baia prima di tornare alla natura incontaminata della costa.  Highway California 1:Big Sur - 160km di strada a picco sull&rsquo;oceano Pacifico tra scogliere, spiagge e elefanti marini. Basterebbe&nbsp; dire questo per avere un&rsquo;idea di cosa sia la costa californiana in questo tratto. La pi&ugrave; scenica delle strade con vista sull&rsquo;Oceano che abbiamo seguito in questo viaggio inizia poco dopo Monterey e prende il nome di Cabrillo Highway. Il Bixby Creek Bridge&nbsp; che ci introduce alla parte pi&ugrave; emozionante del percorso ha piloni che scendono a picco a pochi metri dall&rsquo;acqua prima che una serie di curve ampie ci porti al punto panoramico sulla spiaggia di Little Sur. Le onde si rompono su scogli a centinaia di metri dalla riva e il vento mi rende difficile tenere la moto ferma per far fare qualche scatto a Serena. Fino a Big Sur non un distributore, n&eacute; un hotel o semplicemente un posto dove fermarsi, ma solo condor che ci volteggiano sulla testa e nebbia che impedisce allo sguardo di vedere l&rsquo;orizzonte sull&rsquo;immenso oceano. Scendiamo a Pfeiffer beach un striscia di Sabbia di due km interrotta solo da da colate vulcaniche nere come la pece in cui si sono create finestre dove le onde si rompono schiumose. Osserviamo intere famiglie che faranno giornata in questa spiaggia per noi troppo ventosa e fredda per restare sotto il sole con il costume.&nbsp; Preferiamo continuare a viaggiare lungo la striscia d&rsquo;asfalto per vedere nuove insenature dall&rsquo;alto dei 200 e pi&ugrave; metri di scogliera. Ad un tratto la strada scende e spariscono gli alti dirupi; siamo alla fine di questa parte del sogno californiano. Ma c&rsquo;&egrave; ancora tempo per stupirsi; sdraiati sotto il sole pomeridiano gli elefanti marini sembrano essere non curanti delle centinaia di umani che affollano gli spazi creati per ammirarli. Sembravano estinti per colpa dell&rsquo;uomo che li cacciava nell&rsquo;800 per il loro prezioso olio. Agli inizi degli anni &rsquo;90 alcuni biologi scorsero degli esemplari su questa striscia di sabbia. Oggi, dopo un programma di protezione integrale della zona, questi buffi mammiferi sono tornati a popolare il Pacifico dalla costa del Canada fino a quella del Messico. Prendono il sole, si litigano il posto e alcuni sembrano non trovare pace. Da l&igrave; la magia della HW1 sembra svanire; la costa si fa piatta, la strada torna ad essere una larga Freeway che coincide con la ben pi&ugrave; trafficata 101. Le acque diventano calme anche grazie alle Channel Islands e a largo si possono avvistare le piattaforme di estrazione del petrolio che deturpano il paesaggio in modo irreversibile. Dormiremo vicino a Santa Barbara in un lussuoso campeggio tanto distante da quello spartano e immerso nella natura di Big Sur.  Foto a cura di Serena Baroncini 

<p>Il viaggio di Francesco e Serena prosegue e a bordo della loro Honda Africa Twin affrontano le strade maestose del sud ovest degli USA</p> 

North West America Crossing, California: seconda parte

Ore 4:45: suona la sveglia. Oggi &egrave; il giorno che sogniamo da quasi un anno, da quando abbiamo deciso di voler fare questo viaggio. Salutiamo la nostra citt&agrave;, Pontedera, che ancora dorme, mentre non nascondiamo l&rsquo;emozione per l&rsquo;inizio di qualcosa che abbiamo sognato e voluto in modo cos&igrave; forte.  MONOTONIA DELL&#39;INDISPENSABILE VOLO - Tre ore di strada sotto una pioggia battente sono un buon test per le nostre nuove divise che reggono bene acqua e umidit&agrave;. Facile trovare l&rsquo;uscita che ci porta a Cargo City dell&rsquo;aeroporto di Fiumicino; la pioggia non ci molla mentre cerchiamo l&rsquo;agenzia che ci dovr&agrave; consegnare il certificato di spedizione di merce pericolosa n&eacute; quando entriamo nella zona di carico dello spedizioniere.  Gli eventi del weekend: La Thuile, Castel di Tora, Canterano e Monteleone d&rsquo;Orvieto  Tolto il cupolino, staccata la batteria, girati gli specchietti la nostra moto Africa Twin CRF1000 &egrave; pronta per essere lasciata; la rivedremo al di l&agrave; dell&rsquo;oceano tra un paio di giorni. Insieme a lei viaggeranno anche i caschi e tutte le borse, mentre con noi rimaranno le attrezzature fotografiche, il laptop e le poche cose utili per le prime due notti.  La prima la passeremo a Fiumicino, la seconda vicino a Montreal, dopo un&rsquo;interminabile volo durante il quale confermeremo l&rsquo;idea che questo mezzo di trasporto sia l&rsquo;antitesi del viaggiare. Con l&rsquo;aereo infatti ci si ritrova da A a B passando per i &lsquo;non luoghi&rsquo; aeroporti, tra pasti di plastica e film visti ad intermittenza tra una dormita e l&rsquo;altra.    Arriviamo a Dorval, periferia residenziale di Montreal. Alle tre e mezzo locali il nostro cervello si rifiuta di dormire e, tra una pensata e l&rsquo;altra, Serena sbianca perch&eacute; si ricorda di aver lasciato la mia PATENTE INTERNAZIONALE a casa. Arrabbiarsi servirebbe a ben poco; iniziamo a cercare informazioni su internet e pare che in Canada e in buona parte degli stati che attraverseremo negli USA sia riconosciuta la patente italiana.  TURISTI A VANCOUVER - Vancouver ci accoglie sotto la pioggia, che sembra perseguitarci da un continente all&rsquo;altro. L&#39;Africa Twin CRF1000&nbsp;&egrave; appena atterrata ma dobbiamo attendere circa un&rsquo;ora prima che la scarichino. La vediamo arrivare su una pedana di ferro spostata da un muletto. E&rsquo; cos&igrave; impacchettata che la riconosciamo solo dagli adesivi sulle borse.  L&rsquo;emozione &egrave; fortissima: tutto questo non &egrave; un sogno, ma la realt&agrave;! Iniziamo a rimontare le parti che avevamo smontato a Roma, quando ci rendiamo conto che nel trasporto &egrave; caduto il bullone che permette di fissare il polo positivo alla batteria. Difficile a crederci ma Mark, il carrellista che ce l&rsquo;ha portata, ritrova il dado sulla stessa pedana della spedizione. Saltiamo di gioia: possiamo davvero partire.  Entriamo in citt&agrave; attraversando il Grandville Bridge e superiamo il False Creek, l&rsquo;insenatura che contribuisce a rendere questa citt&agrave; cos&igrave; particolare. Abbiamo due giorni per esplorare la citt&agrave; e riorganizzare le nostre menti prima di percorrere la rotta verso il grande Nord. Vancouver &egrave; strettamente legata all&rsquo;Asia e la dimostrazione la abbiamo quando passeggiando per il centro ci ritroviamo di fronte all&rsquo;arco che segna l&rsquo;inizio di Chinatown. Non &egrave; raro sentir parlare di questa citt&agrave; come la Hong Kong d&rsquo;America per via dei tanti abitanti dell&rsquo;ex colonia britannica che sono emigrati qui dopo l&rsquo;annessione con la Cina.  Per chi scrive, per&ograve;, la vera bellezza della citt&agrave; &egrave; racchiusa nelle visioni che si hanno dall&rsquo;incredibile oasi dello Stanley Park sullo skyline di South Vancouver. Il parco &egrave; un&rsquo;isola interamente ricoperta dalla foresta pluviale in cui si possono osservare persino i coyote. In questa rigogliosa natura gli abitanti amano correre, pattinare, sfrecciare con biciclette super tecnologiche, giocare a Baseball o semplicemente sdraiarsi su un prato a fare picnic e la sensazione &egrave; di trovarsi a decine di km dal traffico, comunque ben regolato, della citt&agrave;.&nbsp;  Il giorno seguente lo dedichiamo alla ricerca delle ultime attrezzature da campeggio che ci serviranno durante il viaggio. Cerchiamo inoltre la concessionaria Honda &lsquo;Carter Motosport&rsquo; che dovr&agrave; ricevere le gomme ANLAS e le parti di ricambio che Herman Coleman di Foolbore part ci invier&agrave; a prezzo speciale grazie al contatto che Davide di Anals Italy &egrave; riuscito a trovare.  La giornata &egrave; calda e la curiosit&agrave; ci spinge fino a English Bay. Sembra incredibile, &egrave; come essere su uno dei nostri litorali. Bastano 22&deg; per far riversare migliaia di persone su queste strisce di sabbia davanti alle fredde acque del Pacifico.&nbsp;La sera lo Skytrain ci porta nuovamente a Downtown dove ammiriamo la bellezza della piazza che ospitava la sede della fiamma olimpica dei giochi invernali del 2010 illuminata magistralmente e che ha per sfondo i grattaceli di West End. Salutiamo Vancouver pensando al viaggio on the road che ci aspetta da domani.  SEA TO SKY HIGHWAY - Imbocchiamo la Highway 1 fino all&rsquo;incrocio con la 99, una delle strade pi&ugrave; famose della British Columbia. La &ldquo;Sea to the sky&rdquo; Highway porta in soli 120km dalle sponde dell&rsquo;oceano pacifico a Whistler, localit&agrave; in cui si sono svolti i giochi invernali del 2010. Si tratta di una vera e propria autostrada a 4 corsie che ha tutte le caratteristiche del percorso da sogno di ogni motociclista. Fatto curioso: da queste parti le Highway sono frequentate da decine di indomiti ciclisti che sfidano le impervie pendenze per allontanarsi dalla citt&agrave;. Cartelli ricordano di condividere la strada con loro e ci viene da ridere, per non piangere, pensando a cosa accade ogni volta che a casa nostra ci alleniamo in bicicletta.  Un ragazzo con una Ducati ST3 riconosce la nostra targa italiana e ci avvicina incuriosito. Io gli faccio subito i complimenti per la sua moto e lui vuol sapere tutto del nostro viaggio. Ci salutiamo scambiandoci i contatti mentre altre decine di motociclisti vanno e vengono per fare benzina, mangiare qualcosa e scambiare quattro chiacchiere. Inutile dire che tanti di loro hanno Harley-Davidson dei pi&ugrave;&nbsp; diversi modelli ed anni di produzione.  HIGHWAY 16 YELLOW HEAD - La mattina seguente, complice il caldo del pomeriggio precedente, decidiamo di partire con abbigliamento piuttosto leggero sotto le nostre divise. Pagheremo caro questo errore patendo freddo per buona parte dei primi 250km lungo la HW 97, strada che non ci invoglia a soste fotografiche e che scorre velocemente fino a Prince George dove deviamo verso ovest sulla HW 16 &ldquo;Yellow Head&rdquo;. Montiamo la tenda accanto al fiume Bulkey che ci ha accompagnato scorrendo accanto alla Highway per buona parte della giornata. Intere famiglie circondano un&rsquo;enorme barbecue condividendo una cena regale.  La mattina seguente ci sveglia la luce del sole e aperta la tenda ci rendiamo conto della meraviglia del luogo che ci ha ospitato; dietro di noi il fiume, davanti montagne a perdita d&rsquo;occhio. L&rsquo;aria piacevolmente frizzante ci d&agrave; energia per smontare e caricare la moto. Edward, un signore che ha osservato ammirato le operazioni, ci ferma. E&rsquo; prodigo di consigli per il nostro viaggio e ci fornisce informazioni sul comportamento da tenere nel caso in cui trovassimo alci o orsi lungo la strada.  Raggiungiamo Prince Rupert ben prima dell&rsquo;imbarco del traghetto e ci organizziamo per le provviste per i due giorni di navigazione chiacchierando con gli abitanti incuriositi di vedere una moto Italiana, la nostra Africa Twin CRF1000, i primi di giugno da quelle parti.  WELCOME IN ALASKA - Di tutte la autostrade degli USA, l&rsquo;Alaska Marine Highway &egrave; l&rsquo;unica che si percorre in battello costeggiando la striscia di terra, chiamata Inside Passage, che dall&rsquo;Alaska scende in Canada.&nbsp;Durante i due giorni di navigazione avvistiamo le prime aquile dalla testa bianca, alcune megattere giocare nella baia del porto, le foche saltare e l&rsquo;infinita costa rimasta immutata nei millenni. La cosa che pi&ugrave; ci colpisce &egrave; la vastit&agrave; delle foreste e la bassissima densit&agrave; di abitanti. Durante i 1500km di navigazione incontriamo solo 4 centri abitati: Wrangell, Pitsburg, Skagway e la capitale Jenau non connessa via terra verso altre citt&agrave;.  Skagway &egrave; porto turistico per le navi da crociera ed &egrave; un&rsquo;introduzione folcloristica a quello che rappresenta, e ha rappresentato, l&rsquo;Alaska durante la corsa all&rsquo;oro. Edifici in stile Far West sono rimasti in piedi o ricostruiti, ma al posto dei vecchi empori o dei saloon da sparatoria, ci sono ogni sorta di gadget per turisti. Basta allontanarsi poco dalle strade vicino allo scalo per trovare qualcosa di autentico con le case di legno circondate da piccoli giardini e bambini che, vestiti in modo estivo malgrado i 15 gradi, girovagano felici con le loro biciclette. Davanti ad ogni casa una bandiera americana per ricordarci che ci troviamo nel 49-esimo stato della confederazione.  Noi percorriamo la mattina seguente questa incredibile strada che sale dal golfo dell&rsquo;Alaska fino ai circa 1000 metri del passo. Sembra di essere a 3000 metri per la neve copiosa che ancora occupa le vette e il freddo pungente. D&rsquo;obbligo la foto al cartello che indica il confine tra Canada e Alaska, ma forse pi&ugrave; interessanti sono i cartelli che descrivono le condizioni disumane in cui cercatori di fortuna e operai costruttori della ferrovia vivevano all&rsquo;inizio del &lsquo;900.&nbsp;  Ad ogni incrocio tra due o pi&ugrave; Highway sorgono cittadine che oltre al proprio nome portano l&rsquo;appellativo di &ldquo;junction&rdquo;; la prima che incontriamo &egrave; Haines Junction che sorge ai piedi della catena montuosa del Kluane National Park. Qui, pi&ugrave; che in ogni altro luogo che attraversiamo, si pu&ograve; capire perch&eacute; lo Yukon &egrave; definito &ldquo;largen than life&rdquo;. Solo in questo parco ci sono decine di ghiacciai che ancora non sono stati nominati e non basterebbe una vita intera per riuscire ad esplorarli.  Giunti a Destruction Bay, ci rendiamo conto che non esiste un vero e proprio centro abitato, ma un unico motel che ci consentirebbe di montare la tenda per 15 dollari nelle piazzole bordo strada riservate ai caravan. Non ci piace questa soluzione, e torniamo indietro verso il piccolo campeggio situato sulle sponde del lago. Siamo in una zona in cui il transito degli orsi &egrave; costante, quindi ci &egrave; consentito campeggiare in tenda solo all&rsquo;interno di un recito elettrificato e riponendo tutto il cibo dentro box ermetici.  Sono le 11 di sera e la luce &egrave; ancora alta; sembra un sogno addormentarci lungo le placide rive di questo specchio d&rsquo;acqua. Chiss&agrave; se stanotte passeranno a trovarci gli amici orsi.  Foto a cura di Serena Baroncini 

<p>Il racconto di Francesco e Serena, protagonisti di un viaggio on the road in sella alla loro moto Africa Twin CRF1000. Ecco il primo estratto del loro incredibile &#39;diario di viaggio&#39; attraverso gli stupendi paesaggi selvatici di Canada e USA</p> 

Northwest America Crossing: il viaggio - Prima parte

Le prime suggestive immagini del viaggio di Francesca e Serena, che in sella alla loro moto sono partiti per un incredibile e affascinante viaggio on the road in mezzo ai paesaggi selvatici di Canada e Stati Uniti

3 risultati per 'northwest america crossing'

North West America Crossing, California: seconda parte

Northwest America Crossing: il viaggio - Prima parte

Northwest America Crossing: le foto del primo giorno