In Giappone grande attesa per l&rsquo;arrivo dell&rsquo;Urban SuperBike, lo scooter made in Italy da 125 e 200 cc

Italjet Dragster: arriva a maggio, in oriente è boom di ordini – FOTO

Dal 1959 tanti modelli di Casa Italjet hanno scritto pagine di storia delle due ruote e ora il nuovo scooter Dragster 125 e 200 &egrave; gi&agrave; diventato un &lsquo;must have&rsquo; prima ancora di uscire sul mercato.     La prestigiosa rivista americana di economia Forbes International ha definito l&rsquo;Italjet Dragster come uno dei 5 scooter &ldquo;da guidare nel 2020&rdquo;, a conferma che lo storico marchio italiano continua ad essere apprezzato nel mondo per i suoi prodotti innovativi e all&rsquo;avanguardia, che puntano ad osare e anticipare il futuro.&nbsp;  L&rsquo;Oriente vuole Italjet  In particolare, in Giappone sale l&rsquo;attesa per l&rsquo;arrivo dell&rsquo;Urban SuperBike di Italjet: da Italjet fanno sapere che sono decuplicati gli ordini dall&rsquo;importatore giapponese.  &ldquo;Le richieste che ci arrivano dall&rsquo;Estremo Oriente sono in crescita esponenziale&rdquo;, ha detto Sandro Caparelli, Sales &amp; Marketing Manager di Italjet Spa. &ldquo;Il Giappone &egrave; attualmente uno dei mercati con maggior potenziale per il nostro business. Considerato l&rsquo;interesse suscitato dal nostro nuovo modello, il nostro importatore ha decuplicato gli ordini rispetto alle previsioni iniziali.  &ldquo;Per Dragster, l&rsquo;export giocher&agrave; un ruolo fondamentale. Il 90% della produzione sar&agrave; infatti destinata ai mercati stranieri, con Giappone, Germania, Regno Unito, Taiwan, Corea, Indonesia e Filippine ai primi posti.     &ldquo;Nei prossimi mesi, porteremo il Dragster nelle pi&ugrave; importanti fiere di settore, come il &ldquo;Tokyo Motorcycle Show&rdquo; a Tokyo a fine marzo, l&rsquo;IIMS Indonesia International Motorshow&rdquo; a Jakarta e &ldquo;Vive la Moto&rdquo; a Madrid ad aprile&rdquo;, aggiunge Sandro Caparelli.  Esaurita l&rsquo;edizione limitata  &ldquo;Pensare che un Paese come il Giappone, patria delle due ruote, impazzisca per il nostro Dragster ci rende davvero orgogliosi e il riconoscimento a livello mondiale ottenuto tramite l&rsquo;autorevole rivista Forbes conferma che siamo stati capaci di offrire un mezzo con caratteristiche tecniche e di design uniche&rdquo;, ha dichiarato con soddisfazione Massimo Tartarini, Presidente e CEO di Italjet Spa. &ldquo;Ma il Giappone &egrave; solo la punta dell&rsquo;iceberg: il Dragster &egrave; atteso in ogni parte del mondo. Infatti la serie First Edition di 499 unit&agrave; numerate e certificate proposta in anteprima ai fan del Dragster &egrave; ormai sold out, con prenotazioni da oltre venti nazioni diverse. Ormai l&rsquo;attesa sta per finire: la produzione di Dragster inizier&agrave; a maggio&rdquo;.   Top 5: gli scooter pi&ugrave; venduti in Italia nel 2019&nbsp;  &nbsp; 

Presto in vetrina il nuovo Drgaster di Italjet. Intanto in Giappone ordini decuplicati e grande attesa per l&rsquo;arrivo dell&rsquo;Urban SuperBike&nbsp;da 125 e 200 cc

Italjet Dragster: arriva a maggio, in Oriente &egrave; boom di ordini

A Imola con i &#39;cinquantini&#39; che hanno segnato un&#39;epoca. Sul tracciato dell&#39;Autodromo Enzo e Dino Ferrari rivivono gli anni &#39;90 grazie a variopinte livree ed anche al sound, quello del motore 2 tempi

Un giorno da leoni: a Imola con gli scooter 50 anni '90 VIDEO

L'anno scorso lo abbiamo visto come prototipo. A questo Salone di Milano, invece, l'azienda bolognese ha portato la versione definitiva 

EICMA 2019, Italjet e il suo nuovo Dragster: FOTO

Prodotto in tre serie e dotato di un&#39;estetica particolare e ricercata, il Piranha era indicato per il fuoristrada

Italjet Piranha 50, FOTO

Dopo i modelli da fuoristrada datati 1967 e denominati Trail, seguiti l&rsquo;anno successivo da quelli con la denominazione Trial, nel 1969 l&rsquo;Italjet presenta un modello completamente nuovo che chiamer&agrave; Piranha.    Se gi&agrave; il marchio si diversificava dalla concorrenza per il telaio dei suoi Mustang con la doppia culla che passava sopra il motore, con il Piranha os&ograve; ancora di pi&ugrave;, proponendo un telaio oltremodo singolare. Praticamente in questo caso la culla superiore passa dietro al gruppo termico in una conformazione triangolata, con il motore a sbalzo fissato anche attraverso la testa. Questo sar&agrave; un tratto distintivo che verr&agrave; mantenuto per tutte e tre le serie del modello.  LA PRIMA SERIE, IN EFFETTI, dura pochissimo tempo ed &egrave; contraddistinta da una livrea monocromatica arancione e da un corto sellino monoposto. Molto presto verr&agrave; sostituita dalla seconda serie &ndash; la pi&ugrave; diffusa &ndash; con una elegante livrea bicolore arancione e bianca ed una sella pi&ugrave; lunga. All&rsquo;epoca il Piranha costava 154.000 Lire, ed era uno Scrambler pensato per un fuoristrada leggero ma, come tutti i prodotti Italjet, dotato di componentistica di buona qualit&agrave;. Il motore era il conosciuto e collaudato P4S della Minarelli che, con il carburatore Dell&rsquo;Orto UA19S della versione &ldquo;Export&rdquo;, sviluppava 4 CV a 7.000 giri. La ciclistica contava su una forcella idraulica, ruote da 17&rdquo; al posteriore e da 19&rdquo; all&rsquo;anteriore, mozzi in alluminio, cerchi in acciaio e pneumatici tassellati.  L&#39;ESTETICA, INVECE, era contraddistinta da un serbatoio dalla forma ovoidale e da una semplice ma intrigante grafica. Il modello non ebbe la schiera di appassionati che, invece, poterono vantare altri modelli Italjet, ma come tutti i modelli del marchio &egrave; sempre apprezzato dai collezionisti. Nel 1973 arriver&agrave; la terza serie, con lo stesso telaio e un&rsquo;estetica completamente rinnovata e pi&ugrave; moderna, ma a conferma delle sue attitudini &ldquo;soft&rdquo; mantiene ruote da 17&rdquo; e 19&rdquo; con il pneumatico anteriore scolpito anzich&eacute; tasellato. 

Prodotto in tre serie e dotato di una componentistica di buona qualit&agrave;, all&#39;epoca il Piranha costava circa 150mila Lire&nbsp;

Italjet Piranha 50, lo scambler d&#39;epoca per il fuoristrada

Nella produzione Italemmezeta, i cinquantini sportivi saranno per alcuni anni sinonimo stesso del marchio. Nel 1962 appare il disegno di un motorino a tre marce motorizzato Minarelli con un aspetto sportivo e un telaio con elementi misti in tubo e lamiera stampata, diverso da tutta la concorrenza.  L&rsquo;ANNO DOPO IL MEZZO &Egrave; REALE ed &egrave; presente in catalogo con il nome di Ital Jet (staccato). Il telaio e la linea sono molto fedeli al disegno dell&rsquo;anno prima e sono previste due versioni: una, denominata Ital Jet De Luxe, monta uno strano cupolino in plexiglas. L&rsquo;altra, denominata semplicemente Ital Jet, monta addirittura una carenatura. La versione &ldquo;Export&rdquo; montava un carburatore Dell&rsquo;Orto a vaschetta laterale da 17 mm e dichiarava una potenza di 3 CV a 8.400 giri/min.  IL MODELLO IN SEGUITO SI EVOLVE e viene infine identificato con il nome di De Luxe mentre, seppure la ragione sociale dell&rsquo;azienda fino al 1967 resti Italemmezeta, il nome presente sul serbatoio dei prodotti della casa bolognese sar&agrave; Italjet (tutto attaccato) e il logo dell&rsquo;aereo stilizzato sostituir&agrave; la testa di cavallo che era il simbolo della Italemmezeta. Con continue migliorie il modello De Luxe rimarr&agrave; in listino per circa sei anni.  IL CAMBIAMENTO PI&Ugrave; RILEVANTE &egrave; stato il passaggio dalla motorizzazione Minarelli P3 a tre marce al modello P4 e P4 S a quattro velocit&agrave;. Inoltre, sulle ultime versioni, &egrave; presente anche l&rsquo;esclusivo freno anteriore a 4 ganasce con prese d&rsquo;aria dinamiche marchiato Italjet.  LE RUOTE DA 18&rdquo; hanno i cerchi in acciaio e i pneumatici previsti di primo equipaggiamento erano da 2,25 x 18, con il posteriore scolpito e l&rsquo;anteriore rigato Il De Luxe ultima serie ha tutto quello che un tempo si richiedeva ad un cinquantino sportivo: una bella linea contraddistinta da tratti esclusivi, un motore capace di buone prestazioni, una buona componentistica e il carisma dato da un nome blasonato quale l&rsquo;Italjet era in questo settore.  LE PEDANE CON I COMANDI erano presenti in posizione standard, e in pi&ugrave; sul forcellone erano presenti altre due essenziali pedane predisposte per una guida pi&ugrave; sportiva (nel nostro esemplare il proprietario, come era prassi comune ai tempi, ha eliminato le pedane standard e spostato i comandi di cambio e freno su quelle arretrate solidali al forcellone).  L&rsquo;ULTIMA SERIE MONTAVA IL MINARELLI P4 S con un carburatore Dell&rsquo;Orto UA 19S. Con il suo rapporto di compressione di 10:1, il motore sviluppava circa 4,5 CV e lambiva la soglia dei 9.500 giri/min, consentendo punte velocistiche prossime ai 90 km/h. 

Nata nel 1960 dall&rsquo;ingegno di Leopoldo Tartarini, la Italemmezeta - che in seguito diventer&agrave; Italjet - sforn&ograve; dei &ldquo;cinquantini&rdquo; tra i pi&ugrave; esclusivi ed originali dell&rsquo;epoca

Italemmezeta De Luxe, il capostipite

Italemmezeta De Luxe - LE FOTO

Ventitr&eacute; anni dopo, il ritorno. Uno degli scooter pi&ugrave; amati e desiderati di un&rsquo;intera generazione, torna ad essere ammirato. E&rsquo; allo stand Italjet del Salone di Milano che il Dragster fa bella mostra di se&rsquo;: rinnovato nella meccanica, pi&ugrave; tecnologico ma fedele a se stesso nelle linee e pronto a far sognare una nuova generazione di ragazzi.    SCOOTER NUDO - A saltare all&rsquo;occhio, ovviamente, &egrave; l&rsquo;immancabile telaio a traliccio con piastre in alluminio pressofuso, vera e propria &ldquo;firma&rdquo; Italjet per questo modello. Sotto, &egrave; fissato un propulsore monocilindrico, che pu&ograve; essere scelto nelle motorizzazioni da 125 o 200 cc (15 e 20 i cv di potenza). Tra le caratteristiche rimaste invariate, il manubrio &ldquo;nudo&rdquo; alla vista, il monobraccio anteriore (in alluminio lavorato a CNC) con ammortizzatore idropneumatico e molla regolabile e il serbatoio posizionato sotto la (stretta) pedana per centralizzare le masse. Come in passato, il sottosella &egrave; privo di spazio per riporre il casco.  ARRIVERA&#39; IN ESTATE - A cambiare &egrave; il codino: ora e rastremato e filante mentre prima era pi&ugrave; &ldquo;pesante&rdquo; e ingombrante. Arriver&agrave; nei concessionari la prossima estate. I prezzi? 4.500 euro per il 125, 4.800 per il 200. 

Al Salone di Milano, la Casa bolognese ha tolto il velo alla versione moderna di uno scooter che ha fatto epoca

Italjet Dragster, torna la voglia di anni Novanta

Italjet Dragster: le FOTO

A guardarli oggi fanno sorridere. Sono tornati prepotentemente alla ribalta, fanno gola agli appassionati e a molti ricordano la propria giovent&ugrave;. Non hanno niente in comune con gli scooter affidabili e saturi di plastiche che oggi siamo abituati a vedere, ma chi era adolescente in quel periodo se li ricorda come il passo obbligato per l&rsquo;ingresso nel mondo delle moto: spavaldi, veloci e con un carisma che spesso superava quello di tranquille motoleggere destinate ai sedicenni. Tra i modelli &ldquo;Export&rdquo;, oggi ammantati da un&rsquo;aura da romantici fuorilegge il Mustang Veloce di Italjet era uno dei pi&ugrave; desiderati.  IL MUSTANG VELOCE viene presentato al pubblico nel &rsquo;66, ha forme molto slanciate e il serbatoio ricorda quello delle contemporanee Aermacchi sportive, ma estremizzato al massimo. Per il periodo 1966/67 il telaio &egrave; lo stesso del precedente Mustang SS e le livree disponibili spaziano tra blu/oro, rosso/oro e altre versioni meno diffuse. Due anni dopo la sua presentazione il modello subisce un restyling completo e le colorazioni saranno solo due: quella pi&ugrave; appariscente in rosso/bianco con fregio nero sul serbatoio, e quella pi&ugrave; sobria in nero/argento.  UNO DEI DETTAGLI DA CAPOGIRO &egrave; il freno anteriore a quattro ganasce con prese d&rsquo;aria dinamiche marchiato Italjet. Oltre al telaio di nuovo disegno, rinforzato sull&rsquo;attacco del forcellone e modificato nel sottosella, il serbatoio ha il tappo di rabbocco ora dislocato sulla destra, inoltre dispone di una nuova grafica e di ginocchiere in gomma. Diverso anche il disegno del portaoggetti e della sella.  IL MOTORE MONTATO sul Mustang Veloce &egrave; il Minarelli P4 SS, che dispone di dettagli pi&ugrave; performanti rispetto al P4S, come l&rsquo;albero motore a conformazione tonda (non pi&ugrave; a mannaia) e la biella con gabbia a rulli anche sullo spinotto. Il Mustang Veloce era cos&igrave; in grado di sviluppare 5 CV a 9.500 giri e superare i 95 km/h. Naturalmente, oltre ai tanti kit di elaborazione disponibili all&rsquo;epoca, c&rsquo;era un esercito di &ldquo;tecnici&rdquo; autodidatti che si prodigavano per superare abbondantemente la soglia delle tre cifre.  ANCHE L&rsquo;ESTETICA di questo modello veniva spesso alterata. Una delle modifiche pi&ugrave; in auge era il montaggio del sellino del Mustang SS che ben pi&ugrave; si uniformava al serbatoio tondeggiante cui spesso venivano tolte le ginocchiere. Altre modifiche soventi erano l&rsquo;abbassamento dei manubri sulla piastra inferiore e l&rsquo;eliminazione di soffietti e gusci sulla forcella. L&rsquo;estetica sar&agrave; di nuovo modificata nel &lsquo;70, ma non avr&agrave; il successo e l&rsquo;attrazione del precedente modello. 

C&#39;era un tempo in cui il sesso era sicuro e le moto erano pericolose. I 50ini di una volta appartengono a quell&#39;epoca: grintosi, colorati e spavaldamente sopra le righe

Italjet Mustang Veloce 50, in cima alla lista

Ancora oggi, a oltre mezzo secolo di distanza, per molti dire Italjet equivale a dire Mustang &nbsp;

Italjet Mustang SS 50: foto

Presentato nel 1965 e dotato di un serbatoio diverso da tutti i suoi competitors, contraddistinto da dimensioni superiori e da due tappi &ndash; uno per il rabocco carburante e uno che ospitava il tachimetro &ndash; il Mustang SS della Italjet viene dapprima proposto con il Minarelli P4 a termica tonda e subito dopo con li P4 S dalla termica squadrata. Per l&rsquo;estero &egrave; stata proposta anche una serie in numero minore con motore Sachs a 5 marce. La versione esportazione a volte veniva pubblicizzata anche con il nome di Cobra SS.    Il suo creatore, l&rsquo;indimenticato Leopoldo Tartarini, non ha mai temuto di osare. L&rsquo;impatto estetico &egrave; forte (soprattutto grazie al contrasto tra il rastremato sellino e l&rsquo;enorme serbatoio trattenuto da un cinturone) e ha carisma da vendere. I cerchi sono in alluminio e su alcune versioni lo sono anche i parafanghi.&nbsp;    TELAIO A DOPPIA CULLA - Questo modello &egrave; il primo Italjet ad usufruire del distintivo telaio a doppia culla superiore che - con ulteriori modifiche &ndash; negli anni a seguire equipagger&agrave; tutta la saga di dei Mustang &nbsp;della casa bolognese (ad esclusione dell&rsquo;ultimo modello denominato New Mustang 70, che non aveva niente da condividere con le precedenti sportivissime versioni) .    Il freno anteriore &egrave; a quattro ganasce con prese d&rsquo;aria finte, ma sulle ultime versioni dell&rsquo;SS (1967) verr&agrave; montato anche il bellissimo mozzo con prese d&rsquo;aria a periscopio presente sul successivo Mustang Veloce. Il motore P4 montato sull&rsquo; SS dichiarava un rapporto di compressione di 10:1 e una potenza di 4,2 CV a 9.500 giri/min, cos&igrave; da portarlo a ridosso dei 90 km/h.&nbsp; Questo inconfondibile modello &egrave; stato proposto con pi&ugrave; grafiche: in rosso - rosso e argento - nero e argento. La versione in nero/argento con le ginocchiere e i contorni dei bocchettoni in nero raggrinzante &egrave; sicuramente quella pi&ugrave; conosciuta. 

Italjet Mustang SS 50: &ldquo;puledro&rdquo; tricolore

Leopoldo Tartarini, padre dell'Italjet ci ha lasciato. Il ricordo di un incontro Suona il telefono: &ldquo;Federico, sono Leopoldo. Volevo ringraziarti per l'articolo e rinnovarti l'invito a casa. Vorrei che la vedessi, casa mia, &egrave; un po' particolare. Ci facciamo una grigliata, invitiamo anche Lucia (Voltan, all'epoca collega a Motosprint) e ci divertiamo, vedrai.&rdquo;.  Erano tre mesi fa. Inutile dirvi che per una cosa o per l'altra questa grigliata non si &egrave; mai fatta.  Appassionato. Ecco come definirei Tartarini. Appassionato senza limiti e senza schemi. Non di moto, non solo. Appassionato alla vita. Quando mi ha raccontato del suo viaggio intorno al mondo con l'amico Giorgio Monetti l'ha fatto con una semplicit&agrave; e una dolcezza che mi hanno spiazzato. Come fosse la cosa pi&ugrave; naturale del mondo: &ldquo;Sai&rdquo;, diceva, &ldquo;quello che volevo fare era innanzitutto uscire da Bologna, poi chiss&agrave;. Ho chiesto se qualcuno voleva venire con me, e Giorgio ha detto-io!-&rdquo;.  Elegante: ecco la prima cosa che ho pensato stringendogli la mano Mi ha fatto sedere davanti ad un'enorme scrivania. Si &egrave; posizionato affianco a me e ha iniziato a raccontare la sua storia.  Tartarini bambino su &ldquo;minimoto&rdquo; inventate dal padre, Tartarini pilota ufficiale, l'incidente, i sidecar, il viaggio, l'Italemmezzeta, l'Italjet. Tartarini alla porta di Brandeburgo con l'auto e un motore MZ nel bagaglio, alla ricerca di un partner commerciale perch&eacute; &ldquo;volevo fare qualcosa di nuovo, e di mio&rdquo;.  Poi i successi della Italjet: i cinquantini che hanno fatto sognare prima la generazione di mio padre, poi la mia. Io avevo un Formula 50 e fantasticavo sul Dragster; mio padre sulla Vampire. Dietro questi sogni adolescenziali, i pi&ugrave; belli e puri, c'era quest'uomo seduto al mio fianco, appoggiato ad un'enorme scrivania.  Ah la vita. Oggi Leopoldo Tartarini ci ha lasciato. Rimpiango di averlo incontrato solo una volta. Ma che bello che &egrave; stato.  Grazie di tutto.  Vi ripropongo la parte finale dell'intervista che mi ha rilasciato. E' quella dove pi&ugrave; si capisce la persona che era.&nbsp;  Questa voglia di inventare, cambiare, &egrave; sempre stata la sua forza. Si pu&ograve; dire che hai sempre inseguito le tue idee...  Avevo voglia di innovare, non tiravo ai grandi numeri e non prevaleva mai il calcolo economico. Avevo voglia di fare, di cambiare, di mettermi in gioco. Cercavo il consenso, pi&ugrave; che il denaro. Feci tante moto, anche per gli altri. Non ce la facevo nemmeno io a stare dietro a me stesso.  Credo, anzi sono sicuro, che la tua inventiva ti sia sempre stata riconosciuta. Tartarini &egrave; un personaggio molto romantico del mondo moto  Ho sempre inseguito i miei sogni: il giro del mondo, le corse, fare moto.... Ho fatto molte cose nella mia vita...  Dimmi una cosa: pensi che potrebbe esistere un Tartarini oggi?  Per me si. Guarda anche l'ultima Grifon, quella del 2000.... secondo me &egrave; pi&ugrave; attuale adesso che quindici anni fa., quando l'ho fatta. Tutt'ora io ne ho di idee...&nbsp;  Secondo te l'evento che ha cambiato la tua vita &egrave; stato il viaggio?  Si perch&eacute; nel viaggio si pensa... Devi capire che si facevano dieci, dodici ore di guida al giorno. Non voglio fare l'Archimede Pitagorico ma non ho cercato di inventare solo nel mondo moto, anche nelle bici... anche casa mia &egrave; una cosa un po' strana, molto piacevole.  Qual'&egrave; la realizzazione di cui vai pi&ugrave; fiero?  Difficile dirlo perch&eacute; sono i momenti che hai vissuto nel farla che ti danno soddisfazione, non tanto quando va sul mercato. E' tutto l'iter prima.. andare a cercare un motore...Quando sei li che pensi cosa fare dormi tre ore per notte...  Hai mai dormito pi&ugrave; di tre ore per notte?  (Ride, si alza, mi mostra le moto).  Cos&igrave; voglio ricordarlo.&nbsp;  Ciao  Federico Garbin  

Leopoldo Tartarini ci ha lasciato oggi, all'et&agrave; di 83 anni. Era il padre dell'Italjet. Il ricordo di un incontro

Ciao Leopoldo 

Negli anni &rsquo;60 la bolognese Italjet di Leopoldo Tartarini ebbe un incredibile successo. I maggiori consensi con il Mustang SS ed il Mustang Veloce  &nbsp;  &nbsp;  Nata come Italemmezeta nel 1959, gi&agrave; nel &rsquo;62 l&rsquo;azienda fondata da Leopoldo Tartarini aveva in catalogo un cinquanta sportivo denominato Italjet, nome che pi&ugrave; tardi diventer&agrave; ragione sociale del marchio, mentre il suddetto modello prender&agrave; il nome di De Luxe. Questo modello, proposto inizialmente a tre marce, contraddistinto da un telaio misto in tubi e lamiera stampata e da un avvenente serbatoio con protuberanze sulla parte inferiore, sub&igrave; una continua evoluzione, fino ad essere proposto in versione carenata e infine con quattro marce comandate a pedale. Parallelamente al De Luxe, nel &rsquo;65 verr&agrave; proposto un nuovo modello sportivo di forte impatto, che nel giro di breve tempo diverr&agrave; il modello di riferimento del segmento: il Mustang SS. Utilizza il nuovo telaio a doppia culla superiore, che diventer&agrave; una specie di marchio di fabbrica per la Italjet, ma il suo tratto pi&ugrave; identificativo &egrave; senza dubbio l&rsquo;imponente serbatoio, stretto e squadrato, con due tappi, uno per il rabbocco di carburante e uno con incastonato il tachimetro. In mezzo, sul dorso, un cinturone traforato lo lega al telaio, come sulle moto da corsa. Alcuni ritenevano sproporzionate le misure del serbatoio, ma i pi&ugrave; lo trovavano affascinante, inoltre era diverso da ogni serbatoio presente sul mercato e quindi unico e riconoscibile. Dotato di motore Minarelli P4, l&rsquo;SS veniva proposto con delle pedane montate sul forcellone, oltre a quelle standard, con il freno anteriore a 4 ganasce (con prese d&rsquo;aria finte) e con i cerchi in alluminio (ci sono state anche versioni che montavano perfino i parafanghi in alluminio). Nel &rsquo;66 arriva la prima versione del Mustang Veloce, stessa ciclistica ma estetica molto pi&ugrave; filante e dotato di un meraviglioso freno anteriore a 4 ganasce con prese d&rsquo;aria vere a periscopio.    Due anni dopo arriva la seconda serie del Veloce, che va a sostituire in listino sia la prima serie che l&rsquo;SS. L&rsquo;anno prima era stato tolto dal catalogo anche il De Luxe, che nella sua ultima versione condivideva il freno anteriore del Veloce. Il nuovo Mustang Veloce incarnava ed evolveva alla grande lo spirito dei suoi predecessori e fu un vero successo. Non aveva pi&ugrave; i cerchi in alluminio, ma disponeva di un nuovo telaio pi&ugrave; performante, sapientemente irrobustito nella zona dell&rsquo;attacco forcellone e montava il Minarelli P4 SS che, con il carburatore da 20 mm &Oslash; di serie, gli consentiva di superare i 90 km/h. La versione pi&ugrave; bella e diffusa prevedeva il telaio rosso vivo e parafanghi e serbatoio bianco, quest&rsquo;ultimo con ginocchiere e decalcomania a mezzaluna nere, ma &egrave; stato anche proposto con telaio nero e serbatoio e parafanghi color alluminio. Una delle modifiche pi&ugrave; frequenti su questo modello &ndash; oltre all&rsquo;immancabile marmitta a spillo &ndash; era l&rsquo;eliminazione dei soffietti e della schermatura sulla forcella e il montaggio della piccola sella del Mustang SS che ben si intonava con la linea tondeggiante del serbatoio. Doveroso menzionare che dal &rsquo;65 al &rsquo;68 l&rsquo;Italjet ha proposto anche un altro 50-60 cm3 sportivo denominato Vampire. Nato esclusivamente per le competizioni, dove ha avuto un buon successo, &egrave; stato alla fine pubblicizzato anche in versione stradale, con fanale, luce posteriore e portanumero, ma non sembra che sia stato realmente commercializzato (o lo &egrave; stato in maniera irrisoria). Del &rsquo;70 l&rsquo;ultima serie del Veloce, con forcella idraulica, parafanghi in inox e fanale tondo. Il gruppo sella-serbatoio non sar&agrave; per&ograve; accattivante come quello del suo predecessore, che rimarr&agrave; uno dei cinquantini pi&ugrave; belli e desiderati di quegli anni.

35 risultati per 'italjet'