Facilit&agrave; di guida, dotazione tecnologica, meccanica semplice ma efficace. E soprattutto, il prezzaccio. Sono gli ingredienti delle nuove naked cosidette&nbsp;entry level, una categoria che fino a poco tempo fa era considerata buona giusto per i neopatentati o poco pi&ugrave;, ma che oggi &egrave; qualcosa di diverso. Oggi le naked entry level possono essere la moto definitiva, anche per motociclisti esperti. Perch&eacute;? Col passare del tempo hanno decisamente alzato la famosa asticella delle prestazioni, rimanendo per&ograve; sempre sotto il tetto dei 10.000 euro, una sorta di soglia morale oltre la quale si entra in un&rsquo;altra categoria. Non &egrave; facile per le aziende progettare queste moto: da una parte c&rsquo;&egrave; lo stringente limite del prezzo, dall&rsquo;altra c&rsquo;&egrave; comunque una clientela molto esigente.  Ora scopriamo come sono fatte e i valori che hanno fatto registrare al banco prova (oltre che sulla bilancia), mentre per la prova vera e propria trovate tutto sul numro di InMoto di ottobre.&nbsp; E occhio: arriver&agrave; la video-comparativa!  CONFRONTO A RUOTE FERME TRA LE NOVIT&agrave; VISTE nel 2023  Abbiamo messo a confronto le principali novit&agrave; di questo segmento cos&igrave; effervescente: c&rsquo;&egrave; la Honda Hornet, un nome che ritorna in una forma tutta nuova e che ha gi&agrave; fatto molto bene essendo la naked media pi&ugrave; venduta in Italia in questa prima met&agrave; del 2023; la Suzuki GSX-8S, una novit&agrave; assoluta che sfrutta una piattaforma meccanica inedita. La KTM 790 Duke, moto che era sparita dai listini con l&rsquo;arrivo della 890 ma che &egrave; tornata per proporsi come la versione economica, e infine la CFMoto 800NK, naked che sfrutta la piattaforma della Duke ma che si differenzia per diversi particolari, soprattutto elettronica ed estetica. Ma come scopriremo, non solo. Ah... sono tutte depotenziabili per la patente A2, un bel plus.    &nbsp;  Honda CB750 Hornet    Partiamo dalla Hornet, una delle moto che ha fatto pi&ugrave; discutere, soprattutto i motociclisti che possedevano la &ldquo;vera&rdquo; Hornet a 4 cilindri. Le sue linee sono frutto della collaborazione tra i reparti Honda R&amp;D di Italia e Giappone: il serbatoio &egrave; ispirato alla forma dell&rsquo;ala del calabrone. Il motore &egrave; un bicilindrico parallelo di 755 cc, architettura utilizzata da tutte queste moto, con fasatura a 270&deg;, quindi scoppi cosiddetti irregolari. Ha misure di alesaggio e corsa di 87 x 63,5 mm, quindi decisamente superquadro. Al nostro banco ha fatto segnare circa 87 CV a 9.430 giri e 71 Nm a 7.200 giri; da notare che rispetto alle concorrenti esprime il meglio di s&eacute; agli alti giri, e questo si riflette anche sulla guida.  Per quanto riguarda la ciclistica, la Hornet sfrutta un telaio a diamante in acciaio con telaietto saldato e sospensioni non regolabili a meno del precarico del mono, che lavora attraverso un sistema di leveraggi. La corsa utile &egrave; di 130 e 150 mm. Ne conseguono quote ciclistiche piuttosto agili, parliamo infatti di un interasse di 1.420 mm e di un cannotto inclinato di 25&deg;. Per aumentare ancora di pi&ugrave; la sensazione di agilit&agrave;, Honda ha scelto di equipaggiarla con uno pneumatico posteriore 160/60, l&rsquo;unica di questa comparativa. Il peso si avvicina al dichiarato, perch&eacute; sulla nostra bilancia la Hornet ha fatto segnare 191 kg col pieno, che &egrave; di 15,2 litri. L&rsquo;elettronica &egrave; davvero completa e comprende acceleratore Throttle By Wire, controllo di trazione che funziona anche da anti-wheelie, mappe e freno motore, tutto regolabile attraverso 4 Riding Mode. Il quickshifter per&ograve; &egrave; optional e ovviamente raccomandatissimo (circa 300 euro).  Quanto costa?  Costa 7.990 euro ma con i vari pacchetti il prezzo sale parecchio (ci sono manopole riscaldabili, borse laterali morbide, pedane sportive senza gommini&hellip;).    &nbsp;  Suzuki GSX-8S    Per la Suzuki troviamo il classico look da naked da sparo giapponese, che per&ograve; grazie ai due fari a LED sovrapposti richiama le altre moto del marchio. Anche in questo caso c&rsquo;&egrave; un bicilindrico parallelo ma qui la cilindrata &egrave; di 776 cc. A differenziarlo maggiormente da quello Honda sono le misure caratteristiche: 84 x 70 mm, che lo rendono leggermente meno superquadro. E al banco si vede: ci sono 76 CV a 8.400 giri giri e 72 Nm a 6.750 giri, ma numeri a parte se si guarda la curva di erogazione si vede chiaramente che la Suzuki raggiunge prima il picco.  La ciclistica si basa su un telaio a traliccio in acciaio, unito a un lungo forcellone in alluminio, mentre la parte ammortizzante si basa su un mono regolabile nel precarico e una forcella a steli rovesciati non regolabile. In questo caso abbiamo quote ciclistiche leggermente pi&ugrave; aperte: l&rsquo;interasse &egrave; di 1.465 mm e il cannotto &egrave; aperto di 25&deg;. Anche nel caso della Suzuki il peso rilevato si avvicina al dichiarato: circa 200 kg col pieno, che &egrave; di 14 litri, contro i 202 della scheda tecnica; valore comunque pi&ugrave; alto della comparativa. A livello di elettronica ci sono il&nbsp;controllo di trazione regolabile su 3 livelli e 3 mappe, ma niente Riding Mode.  Quanto costa?  Suzuki offre un pacchetto completo di tutto, anche di quickshifter, a un prezzo di 8.990 euro. Tra gli accessori ci sono anche le manopole riscaldabili e le borse laterali morbide.    &nbsp;  KTM 790 Duke    Per KTM, il nome Duke significa molto perch&eacute; &egrave; stata la prima moto da strada dell&rsquo;azienda austriaca. Quella di oggi &egrave; una naked dalle forme spigolose e taglienti, non a caso &egrave; chiamata dalla stessa azienda &ldquo;lo scalpello&rdquo;. Quando fu presentato, il bicilindrico KTM era un gioiello di ingegneria e ancora oggi &egrave; un riferimento. Si tratta di un bicilindrico parallelo, 799 cc, che utilizza due contralberi di equilibratura. &Egrave; molto compatto e al nostro banco ha fatto segnare 90 CV a 7.800 giri&nbsp;e 82 Nm a 6.600 giri. Il telaio &egrave; un tubolare in acciaio al quale &egrave; appeso il motore che contribuisce quindi alla rigidit&agrave; complessiva; il telaietto &egrave; in alluminio, l&rsquo;impianto frenante prevede due dischi di 300 mm e pinze radiali, le sospensioni sono WP Apex con forcella senza regolazioni e il mono &egrave; infulcrato direttamente al forcellone ed &egrave; regolabile in estensione e precarico. L&rsquo;escursione delle ruote &egrave; notevole, 140 mm davanti, 150 dietro, mentre le quote sono aperte: abbiamo infatti un interasse di 1.475 mm, mentre il cannotto &egrave; inclinato di 24&deg;. La Duke d&agrave; l&rsquo;impressione di essere leggera gi&agrave; solo a guardarla e in effetti lo &egrave;: 187 kg sono un valore di assoluto rilievo e la eleggono come la pi&ugrave; leggera del gruppo.  A livello di elettronica &egrave; la pi&ugrave; completa di tutte, prima di tutto perch&eacute; &egrave; l&rsquo;unica, con il Tech Pack optional, a utilizzare una piattaforma inerziale a 6 assi per il controllo di trazione e l&rsquo;ABS Cornering. Nel pacchetto poi sono inclusi anche anti-wheelie, launch control e tre diverse mappe, oltre all&rsquo;immancabile quickshifter e all&rsquo;MSR, sistema che aiuta la frizione antisaltellamento nelle staccate pi&ugrave; incisive. Tutto questo si regola attraverso i Riding Mode preimpostati.  Quanto costa?  Uno dei motivi per cui KTM fa produrre la sua 790 in Cina &egrave; per essere aggressiva con il prezzo, e si vede: costa 8.990 euro, anche se aggiungendo i due pacchetti che servono per avere tutta l&rsquo;elettronica ne servono altri 800 circa. Volendo c&rsquo;&egrave; anche il cruise control.    &nbsp;  CFMoto 800NK    Produzione cinese, forme italiane: come tutte le ultime CFMoto, anche la 800NK &egrave; disegnata in Italia dallo studio Modena40, di fatto ormai il reparto R&amp;D dell&rsquo;azienda. &Egrave; aggressiva, ben curata, e soprattutto non assomiglia a nessun&rsquo;altra moto. Il motore come detto &egrave; quello della Duke, un bicilindrico di 799 cc con sequenza di accensione sfalsata di 75&deg;, come il mostruoso V2 della Super Duke. Anche in questo caso i valori sono da riferimento: 91 CV a 9.600 giri e 76 Nm a 6.650 giri rilevati alla ruota. La cinesina riprende anche la ciclistica della Duke, ma alcune differenze ci sono. Il telaio &egrave; identico, un tubolare in acciaio, ma le sospensioni sono delle KYB completamente regolabili (l&rsquo;unica del confronto), con la forcella che ha steli di 43 mm e il mono senza leveraggi. Entrambi hanno una corsa utile di 130 mm, quindi leggermente meno della Duke. Ne consegue anche un interasse inferiore, 1.465 mm, anche per via del differente forcellone.  Il serbatoio &egrave; di 15 litri, uno pi&ugrave; dell&rsquo;austriaca, e anche per quanto riguarda i freni abbiamo dischi di diametro maggiore, 320 mm, lavorati da pinze radiali J.Juan. Il peso invece non &egrave; da riferimento: 194,2 sono i kg rilevati dalla nostra bilancia. Uno dei settori dove la NK si differenzia maggiormente dalla Duke &egrave; nell&rsquo;elettronica, sviluppata da CFmoto. Niente controllo di trazione o anti-wheelie, qui ci sono 3 mappe e il cruise control (di serie sull&rsquo;Advanced: discorso valido anche per il quickshifter). Curiosamente c&rsquo;&egrave; anche una piattaforma inerziale ma non &egrave; utilizzata per sistemi di controllo del motore o dell&rsquo;ABS.  Quanto costa?  Non sar&agrave; l&rsquo;unico punto a suo favore, ma il prezzo della CF &egrave; senza dubbio un bell&rsquo;incentivo: la Advanced costa 7.990 fino al 30 settembre (poi 8.490 euro).&nbsp;    Top 10: le migliori naked 2023 per patente A2 

Non sono pi&ugrave; soltanto moto per neopatentati, ma mezzi in grado di soddisfare anche palati pi&ugrave; esperti. Abbiamo messo a confronto le principali novit&agrave; di questa stagione. In attesa di capire come vanno scopriamo come sono fatte

Naked a meno di 9.000 euro: confronto al banco e sulla bilancia

        Dal debutto a Eicma 2022, la nuova Honda Hornet ha riscosso un buon successo. Bene sul mercato, piazzandosi prima tra le naked nei primi mesi dell&rsquo;anno nuovo, ma anche premi, come il Red Dot Design Awards (assegnato anche alla Honda Transalp). Insomma, il calabrone vola. Non sorprende quindi che marchi del settore si interessino a questo modello, come SW Motech, che per la Hornet 2023 ha realizzato uno specifico kit borse. La gamma borse I modelli PRO di SW Motech si caratterizzano per essere pratici e semplici da montare, di solito basta applicare la borsa, con un po&rsquo; di pressione, sull&rsquo;anello metallico fissato sul serbatoio. Per la Hornet ci sono ben 10 tipologie a disposizione, che la rendono adatta quindi anche a giri fuoriporta nel weekend. Tra i vari modelli PRO c&rsquo;&egrave; l&rsquo;imbarazzo della scelta, a guardare bene. Anzi, versioni come il PRO Daypack non necessitano neppure dell&rsquo;anello per essere montate sulla moto. Ci sono poi il PRO Yukon WP, impermeabile, e tutta la serie di borse posteriori, che vengono sistemate in posizione diversa, come il PRO Rearbag, che sfruttando il suo fondo ricurvo si adatta alla forma della sella del passeggero, dove pu&ograve; alloggiare. Serve invece una piastra di adattamento per fissare al portapacchi Street-Rack la borsa PRO RackPack, realizzata in nylon balistico. Non mancano, ovviamente, misure differenti (la gamma di borse posteriori ha un volume che va da 8 a 65 litri, in base alle diverse esigenze). E ancora, troviamo le valigie laterali Urban ABS e le borse impermeabili SysBag WP, da montare sfruttando i portapacchi SW Motech, con un semplice attacco a tre punti. Al portapacchi Street-Rack, invece, si pu&ograve; fissare il bauletto Urban ABS, con spazio da 16 fino al 29 litri. HONDA DAY, APPUNTAMENTO A MISANO PER I FAN DELL'ALA DORATA       

Il brand di accessori per moto ha realizzato per il calabrone una gamma di valigie e bauletti: 10 modelli diversi per ogni necessit&agrave;&nbsp;

Honda Hornet, all’avventura con le borse SW Motech

        La vespa Cuckoo, conosciuta con il nome di Vespa Smeraldo per via della sua colorazione verde, &egrave; un insetto killer parassita. Nonostante le sue caratteristiche, il suo colore cangiante e splendente &egrave; stato fonte d'ispirazione per il costruttore Louis Karsenbarg, che ha trasformato una Honda Hornet 600 F in una caf&eacute; racer chiamata Cuckoo Hornet. Honda: debutta in Giappone la CBR 400 R MATERIALI RICICLATI DI ORIGINE VEGETALE Realizzata il pi&ugrave; possibile con materiali riciclati, Karsenbarg ha addirittura contattato l'azienda portoghese Corkor - produttrice di portafogli e accessori vegani - per creare una sella personalizzata utilizzando una speciale pelle di sughero di origine vegetale, stesso materiale che compone i manubri. Molte altre componenti della motocicletta, inoltre, sono stati realizzati tramite alluminio riciclato e vinile.  Certo, ci sono anche elementi pi&ugrave; tradizionali: gli indicatori e la luce di stop sono a LED, l'ammortizzatore posteriore &egrave; targato &Ouml;hlins, scarico Spark e serbatoi Rizoma che vanno a sostituire le unit&agrave; di plastica in dotazione di serie alla Honda Hornet. Karsenbarg stesso ha poi tenuto a mostrare attraverso un breve video le prestazioni della sua caf&eacute; racer.&nbsp;             Visualizza questo post su Instagram  Loud pipes save lives?  : @edoffer &bull; #caferacer #caferacersofinstagram #cafesofinsta #sparkexhaust #hondahornet #cb600f #pipeburn #loudpipessavelives Un post condiviso da  Louis Karsenbarg (@louiskarsenbarg) in data: 8 Giu 2020 alle ore 10:50 PDT            

Creatura del costruttore Louis Karsenbarg, si tratta di una Hornet realizzata con materiali riciclati e di origine vegetale: il nome &egrave; ispirato dal colore abbagliante della vespa Cuckoo

4 risultati per 'honda hornet'

Naked a meno di 9.000 euro: confronto al banco e sulla bilancia

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Honda Cuckoo Hornet, la café racer di smeraldo

Ducati Monster 796 - Honda Hornet - KTM 690 Duke - MV Agusta Brutale 675 - Triumph Street Triple 675