        Il mondo delle motociclette &egrave; vasto. Ogni anno decine di nuove moto vengono presentate ed entrano a far parte di un mercato sempre in fermento. Ci sono modelli che performano meglio su un mercato piuttosto che su un altro e altri progetti realizzati per soddisfare i gusti di piccole nicchie di appassionati.E poi ci sono loro, che da un punto di vista commerciale hanno rappresentato un buco nell'acqua ma che sono di fatto ottime moto che si distinguono per praticit&agrave;, prestazioni o innovazione. Vi facciamo un breve elenco di quelle che secondo noi sono le pi&ugrave; palesi dimostrazioni di immeritato insuccesso degli ultimi 15 anni:  Husqvarna TR650 Terra Honda CTX700N La Naked italiana pi&ugrave; sottovalutata La Naked straniera pi&ugrave; incompresa La Sportiva carenata pi&ugrave; sottovalutata &egrave; italiana  Husqvarna TR650 Terra  Questa moto presentata nel 2012 ha avuto poco successo per due motivi: il primo &egrave; sicuramente da attribuire alla propriet&agrave; di BMW che, in quegli anni, aveva investito sul marchio svedese in modo un po' troppo approssimativo realizzando un bel buco nell'acqua e costringendo l'azienda a rivendere il marchio (a KTM) nel giro di brevissimo tempo, mandando in pensione tutti i progetti realizzati su meccanica bavarese.&nbsp; Di fatto la TR650 Terra &egrave; spinta da un monocilindrico derivato da quello montato sulla F650GS, capace di 58 CV e 60 Nm di coppia che qui vengono espressi in modo molto vivace grazie a un'impostazione da enduro dual leggera e semplice. Una moto che oggi definiremmo "mulo", capace di portare un po' ovunque e di fare anche il gravoso la voro di daily commuter, con una discreta attitudine all'avventura. Fu capostipite delle nuove enduro stradali semplici ed economiche, ma estremamente concrete.&nbsp; Il secondo motivo del suo fallimento &egrave; legato proprio a questa sua natura di monocilindrica intelligente in un mondo che badava sempre pi&ugrave; all'immagine e aveva come riferimento assoluto in Europa la R1200GS. La moto giusta al momento sbagliato, possiamo dire, che se fosse stata presentata 10 anni dopo avrebbe di sicuro riscosso il successo che meritava. &nbsp; Ci teniamo a citare il pi&ugrave; sfortunato membro di una famiglia di successo come quella delle Honda 700 con cambio DCT. Honda CTX700N&nbsp;  Era il 2015 quando la CTX700N entr&ograve; a far parte del listino giapponese, sull'onda del successo delle ben pi&ugrave; note NC700 e Integra. L'impostazione telaistica e meccanica era la stessa, ma in questa versione &egrave; stata declinata in versione cruiser con spazio per bagagli e un cupolino protettivo che richiama la grande viaggiatrice della famiglia, la Gold Wing.&nbsp; Un look di sicuro personale, ma forse un po' sgraziato e decisamente non in linea con i gusti degli europei, che hanno sempre apprezzato le moto custom e cruiser unicamente se con linee classiche. Potremmo anche citare l'incertezza dell'utenza per la presenza del DCT su una cruiserina di potenza ridotta (48 CV, guidabile con patente A2), ma &egrave; un problema che di questi tempi non molti motociclisti si porrebbero, essendo di fatto un ottimo sistema soprattutto per il commuting quotidiano. Anche la sorellona della serie CTX1300 (su base meccanica Pan European) fu un flop. Per molti si tratta di una serie da dimenticare.... ma per noi &egrave; una serie da riscoprire. &nbsp; Aprilia Mana 850  Quando si parla di moto incomprese o che avrebbero meritato di pi&ugrave;, &egrave; facile arrivare a citare l'Aprilia Mana, una delle pi&ugrave; celebri rappresentanti della categoria delle "sfigate". Questo progetto bicilindrico di cilindrata medio/alta con trasmissione automatica CVT si era sviluppato su due fronti: uno motociclistico con - appunto - la Mana e uno scooteristico con il Gilera GP800/Aprilia SRV850.&nbsp; &Egrave; nella versione a forma di moto, per&ograve;, che questo esperimento a due ruote ebbe pi&ugrave; senso, perch&egrave; la Mana era un concentrato di comodit&agrave; (con il finto serbatoio portacasco) e di piacevole dinamica di guida, nonostante la trasmissione a variazione continua necessitasse di un po' di adattamento, ma era affidabile e valida soprattutto nell'utilizzo quotidiano. Essendo presentata nel 2009, possiamo definirla la capostipite delle moto automatiche, quindi anche una pioniera dei tempi che sarebbero arrivati. Peccato sia nata troppo presto per essere capita. &nbsp; BMW R 1200/1250 R  La serie R-R di BMW ha una storia lunga che mette le basi nei primi anni delle maxinaked turistiche, iniziata in parallelo con la dinastia GS e arrivata ai giorni nostri senza mai sparire dai listini, attraverso tantissime cilindrate e un discreto successo soprattutto fra i '90 e '00 con i modelli R 1100 R. Purtroppo, per&ograve;, l'ultima declinazione della serie R 1200 R presentata nel 2015 ha da sempre vissuto un po' nell'ombra della sorellona avventurosa e non ha mai rubato i cuori degli appassionati. Ed &egrave; un peccato, perch&egrave; la scelta di mettere un anteriore con forcella a steli rovesciati (e non Telelever come GS e precedenti versioni R-R) ha dato una dinamica da vera turistica sportiva a questa moto che ora rappresenta la migliore scelta con Boxer per chi ama l'assetto stradale e le performance su strada, non soltanto da viaggio.L'ancora meno venduta RS &egrave; una scelta per chi rimpiange le sport touring di un tempo. Il vero difetto di questa moto? Forse l'essere la sorella meno sexy di una primadonna come la GS. &nbsp; SuperSport, o SS, &egrave; una famiglia di moto leggendaria nata nel 1972 per portare sulla strada le moto vincenti in pista del marchio bolognese. Ducati Supersport 939/950  Negli anni questa sigla ha assunto varie sembianze, come la gloriosa "faro quadrato" degli anni '90 e le bellissime, ma un po' sottovalutate, versioni disegnate da Pierre Terblanche nei primi anni del nuovo millennio. Un po' su questo filone, la Supersport di ultima generazione (nata nel 2017) ha vissuto nell'ombra delle molto pi&ugrave; celebri Panigale, e la sua stessa natura "di compromesso" fra una stradale e una sportiva ha messo dubbi a pi&ugrave; di un ducatista. In realt&agrave;, la moto &egrave; un gioiellino nella guida stradale. Sviluppata sul telaio Monster e dotata prima del motore 939 e poi 950 (con il restyling del 2021), ha colpito pi&ugrave; per la sua caratteristica di "wannabe Panigale" che per il suo vero valore, ovvero una versione pompata e affinata per la guida stradale della serie Monster. Purtroppo il nome che porta &egrave; forse stato la sua condanna, oltre ad essere uscita in un periodo nel quale le sportive stradali non se le calcolava nessuno.Adesso, forse, le cose potrebbero andare diversamente con la rinascita di questa categoria! E voi che moto aggiungereste a questa breve ma intensa lista di sfortunate?        

Ci sono moto di grande carattere e valide dal punto di vista tecnico e dinamico che, una volta uscite dalla fabbrica, sono state velocemente dimenticate

Top5: le moto più sottovalutate degli ultimi 15 anni

        In mezzo a numerosi successi, qualche moto "sfortunata" la si trova sempre. Non esiste marchio, tra quelli pi&ugrave; noti, che non abbia avuto a che fare con un flop di mercato, rimettendoci finanziariamente ma anche a livello di immagine. Una categoria che comprende molte sportive, ma anche moto fuoristradistiche, e non solo.Compiamo un piccolo viaggio nel tempo, e andiamo a scoprire le 10 moto pi&ugrave; famose ad aver rappresentato un flop di mercato, seppure - pensiamo - non per chiss&agrave; quali demeriti. Spoiler: le italiane non mancano. MOTO E PASSIONE: VIVA I "CATORCI" E CHI SE NE PRENDE CURA &nbsp; 10. Husqvarna Nuda 900  Iniziamo dai freddi climi scandinavi. Chi se la ricorda la Nuda 900 di Husqvarna? Antesignana dell'odierna BMW F900R (la Casa svedese all'epoca era di propriet&agrave; del costruttore bavarese), ma meglio equipaggiata e (per alcuni) pi&ugrave; bella esteticamente, la Nuda 900 si basava sulla F800 ma pi&ugrave; grande, con 105 cv di potenza e freni Brembo. I numeri non le hanno dato ragione, ma c'&egrave; chi &egrave; pronto a scommettere che oggi avrebbe dato del filo da torcere a modelli come la KTM 790 e 890. &nbsp; 9. Harley-Davidson XR1200  Un progetto audace, quello della XR1200, guidato dalla filiale europea di Harley-Davidson, per costruire una moto dalle prestazioni idonee per soddisfare i gusti dei centauri europei, ma ispirata alla leggendaria XR750 da pista. La XR1200, nel 2008, fu per&ograve; un fiasco, soprattutto negli Stati Uniti.Nel 2010 segu&igrave; una generazione aggiornata, con sospensioni multiregolabili migliorate, che non fece molto meglio e l'intero progetto fu abbandonato nel 2012. Un vero peccato: non era infatti una cattiva moto, ma i 90 cv di potenza erano effettivamente pochi per soddisfare gli "assetati" di prestazioni, senza dimenticare il peso, ritenuto eccessivo. &nbsp; 8. Buell 1125 CR  Rimaniamo nell'universo Harley-Davidson con Buell, ambizioso sogno di Erik Buell, con la sua 1125CR, super naked dalle prestazioni elevate e dallo stile distintivo. Una moto che non ebbe mai una vera possibilit&agrave;, venduta tramite i concessionari Harley, e che rappresent&ograve; un vero e proprio flop. &nbsp; 7. Suzuki B-King  Uno dei passi falsi pi&ugrave; famosi nella storia del motociclismo di serie, la Suzuki B-King era stata presentata come la versione hyper naked della Hayabusa. Ma quando il modello raggiunse i concessionari nel 2007 - addirittura sette anni dopo essere stata presentata per la prima volta come concept - la potenza era stata notevolmente ridotta a 164 cv. Veloce per l'epoca, e pur avendo alcune caratteristiche interessanti come lo scarico prominente, molti la etichettarono come una semplice naked elaborata in maniera non ottimale. Ma forse fu lo stile ardito a decretarne l'insuccesso al botteghino. &nbsp; 6. Yamaha MT-01  Rimaniamo in Giappone, con una delle moto meglio realizzate e allo stesso tempo pi&ugrave; incomprese dei primi anni 2000, ovvero la capostipite della famiglia Masters of Torque di Yamaha. La MT-01 era inizialmente un concept che la Casa di Iwata aveva messo in produzione nel 2005. Spinta da un potente bicilindrico a V da 1.700 cc, inserito in un grande telaio completo di sospensioni multiregolabili, freni radiali e altri componenti di elevata qualit&agrave;.E allora, qual era il problema? Non furono pochi coloro che la descrissero come lenta e insoddisfacente, prepotentemente pesante e costosa, per cui pochi... si sedettero in sella. Per fortuna di Yamaha, il resto della gamma MT, arrivata qualche stagione pi&ugrave; tardi, ha regalato ben altre soddisfazioni. &nbsp; 5. Honda CB1000 "Big One"  Una delle grandi quadricilindriche pi&ugrave; famose (e sfortunate sul mercato) degli anni '90: la Honda CB1000 "Big One" del 1992. Una moto che all'epoca fall&igrave; poich&eacute; era troppo costosa e probabilmente in anticipo sulle mode e sui tempi. Ma era anche ben messa a punto, grintosa e fluida grazie al suo quattro cilindri raffreddato a liquido della CBR1000F. Una roadster sorprendentemente maneggevole. &nbsp; 4. KTM RC8  La tanto attesa versione superbike del grande bicilindrico a V di KTM &egrave; stata afflitta da ritardi, &egrave; stata finalmente lanciata nel 2008 ed &egrave; stata un tale fallimento da essere cancellata nel 2015. La RC8 ha sofferto di una tempistica sbagliata, essendo stata costruita con l'intenzione di competere nel mondiale SBK. Tuttavia, un cambiamento nei regolamenti mentre era in fase di completamento ha fatto s&igrave; che non sarebbe mai stata competitiva, annullando cos&igrave; la sua ragione d'essere. Ciononostante, la RC8 fu un prodotto abastanza solido e dalle buone doti di guida, e da allora per&ograve; ha conquistato un seguito di culto. &nbsp; 3. Moto Morini 1200 Granpasso  Sul podio, inseriamo solo italiane. E partiamo con la 1200 Granpasso di Moto Morini. Una enduro sportiveggiante, maneggevole, divertente, prestazionale e versatile. Tanti complimenti purtroppo non suffragati dai numeri di vendita. La sua erede X-Cape 650, tuttavia, sta ricompensando con gli interessi l'attuale casa di Trivolzio. &nbsp; 2. Aprilia RST 1000 Futura  Aprilia non ha mai fatto ampio uso dell'architettura V4, e qualora da Noale decidessero di sforzarsi in tal senso... potrebbero fare il tentativo di rendere giustizia alla RST 1000 Futura, un modello di breve durata (2001-2004) dotato del motore della RSV Mille. Una maxi tourer veloce, pratica, molto pi&ugrave; vicina a una moto sportiva rispetto alle sue rivali di mercato. Ma aveva anche un aspetto molto particolare, e non era da tutti elogiata per il comfort. Elementi sufficienti a dirottare i gusti dei motociclisti verso altri marchi. &nbsp; 1. Ducati Sport Classic  Al primo posto mettiamo la famiglia Ducati Sport Classic, delle moto in anticipo sui tempi. Riproposte oggi su un mercato fiorente come quello delle roadster dallo stile r&eacute;tro, avrebbero detto la loro. E invece, questi modelli al massimo possono spuntare fuori su qualche annuncio dell'usato.Borgo Panigale lanci&ograve; la gamma Sport Classic per la prima volta nel 2005, inizialmente con la Paul Smart Limited Edition carenata, ma anche con la 1000 Sport non carenata ma pi&ugrave; economica. Entrambe erano bicilindriche a V raffreddate ad aria da 992 cc e 92 cv. La GT biposto arriv&ograve; un anno dopo. Tutte moto brillanti. Il problema era che non vendevano. La Sport venne biasimata per la scomodit&agrave;, la Smart era considerata troppo costosa, la GT meno bella. Nel 2010 Ducati moll&ograve; il progetto. Peccato.       

Sportive, enduro, tourer, americane, giapponesi e anche italiane: in questa speciale classifica dei modelli pi&ugrave; "sfortunati" per numeri di vendite, ce n'&egrave; per tutti i gusti

Moto e flop di mercato: la top 10 a cui mancò fortuna e non il valore

Quello che nel presente viene ignorato, in futuro potrebbe valere moltissimo e, nel caso delle due ruote, scatenare un&rsquo;asta a cifre inimmaginabili. &Egrave; esattamente questo che &egrave; successo alla&nbsp;Gilera CX, esemplare fuori produzione da una trentina d&rsquo;anni, che &egrave; ricomparso adesso sul sito Catawiki in vendita al miglior offerente.    Venduta a cifre astronomiche  Un modello praticamente mai usato, per la moto prodotta nel 1991 dalla Casa italiana - e produttivamente morta nel 1993. Su Catawiki &egrave; comparsa una CX 125cc che, il 5 settembre, &egrave; stata venduta per una cifra superiore ai 10.000 euro. Veicolo praticamente nuovo, sul contachilometri sono registrati appena 6 km percorsi. La caratteristica della CX era il&nbsp;design, realizzato da Marabese, nettamente diverso rispetto alla moda race replica del periodo. Spiccava per il&nbsp;cupolino prolungato in avanti e dalle due prese d&rsquo;aria laterali che ricordavano le soluzioni adottate dalle GP con le prime carenature negli anni &#39;50-&#39;60 e dove Gilera fece scuola. Inoltre vantava sospensioni monobraccio, sia posteriore che anteriore, e ruote a sbalzo con cerchi lenticolari.  Prestazioni notevoli    Motore monocilindrico a 2 tempi capace di 30 Cv, con un picco di velocit&agrave; di&nbsp;163,4 km/h: un vero bolide, in livrea blu scuro con sigla CX in rosso. Morale: conservate con cura ci&ograve; che avete, non si pu&ograve; mai sapere quanto varr&agrave; in futuro. Anche se, ad onor del vero, molti collezionisti gi&agrave; sanno da tempo quanto possano valere certi &quot;gioiellini&quot; anni &#39;90.    Qui la nostra prova:  Rewind, Gilera CX 125: lo squalo che venne dal futuro 

La ottavo di litro prodotta per soli due anni, fino al 1993, aveva un design fuori dal comune che al periodo le&nbsp;cost&ograve; caro e &nbsp;fu un flop. Ora, invece, viene battuta all&#39;asta a cifre da capogiro

3 risultati per 'flop'

Top5: le moto più sottovalutate degli ultimi 15 anni

Moto e flop di mercato: la top 10 a cui mancò fortuna e non il valore

La rivincita della Gilera CX 125: dal dimenticatoio a oggetto di culto