        In occasione della 45esima edizione di Arte Fiera che si terr&agrave; a Bologna dal 13 al 15 maggio, Scrambler Ducati esporr&agrave; l&rsquo;opera &ldquo;Citt&agrave; del desiderio&rdquo; di Michelangelo Barbieri. L&rsquo;installazione &egrave; una rivisitazione della Scrambler Icon che esprime i pilastri fondamentali della visione artistica dell&rsquo;artista, come le forti emozioni, la gioia di vivere e la libert&agrave; di espressione.  DUCATI DESERTX E AUDI RS Q E-TRON, PROTAGONISTE IN SARDEGNA Nuovi equilibri Come Picasso, Barbieri riprende tutti gli elementi della moto e li riordina in un caos che genera nuovi equilibri. Ad ogni sezione della moto viene data un&rsquo;importanza particolare, mentre una particolare luce viene sprigionata da ogni frammento come fosse una sorta di &ldquo;casa&rdquo; e che Barbieri identifica come la &ldquo;Citt&agrave;&rdquo;. L&rsquo;installazione si trova negli spazi dello Scrambler Ducati Food Factory di Bologna in via Stalingrado, 27/6 dal 12 al 30 maggio e rientra nel programma delle opere visitabili nell&rsquo;ART CITY e Arte Fiera. Dal 3 giugno al 10 luglio inoltre, l&rsquo;opera sar&agrave; esposta anche al Museo Ducati di Borgo Panigale. DUCATI, APPUNTAMENTO IL 7 MAGGIO CON IL RADUNO WE RIDE AS ONE       

L&rsquo;opera, realizzata per lo Scrambler Ducati Food Factory, &egrave; una delle installazioni presenti all&rsquo;ART CITY di Bologna e Arte Fiera

Scrambler Ducati, una “Città del desiderio” a Bologna

        A Birmingham, Alabama, all'interno del complesso del Barber Motorsports Park, &egrave; nato il Barber Advanced Design Center, creato dal Barber Vintage Motorsports Museum con lo scopo di formare i creativi (delle due ruote) del futuro: uno spazio di lavoro di design industriale con la possibilit&agrave; di collaborare con diversi designer provenienti da tutto il mondo, ispirati dalle moto del passato. Il primo progetto del neonato centro sar&agrave; quello di riportare in vita nientemeno che la Ducati Supermono. Ducati Supermono, la storia di una icona raccontata da Pierre Terblanche Introdotta nel 1993, la Supermono venne disegnata da Pierre Terblanche per partecipare alla Sound of Singles, competizione riservata alle 500cc e 600cc dotate di monocilindrico. Prodotta fino al 1995, la Supermono nacque dall'esperienza di Ducati in SBK e Formula TT, con un motore parente stretto del Desmo 4 valvole della 888 ma senza cilindro verticale: 78 e 81 cavalli le potenze che riusc&igrave; a sviluppare la sportiva di Borgo Panigale. Che, 30 anni dopo, sta per rinascere grazie al Barber Advanced Design Center, che si avvaler&agrave; della collaborazione dello stesso Terblanche, che torner&agrave; cos&igrave; a "metter mano" a quello che viene considerato il suo capolavoro.  NUOVO LAYOUT, STESSO "MONO" "Il layout e la costruzione della moto saranno nuovi - spiega Terblanche a proposito del prototipo della moto, gi&agrave; realizzato, anche se non ancora funzionante -. I progressi nei sistemi progettati su CAD, la pi&ugrave; recente lavorazione CNC e la prototipazione rapida additiva migliorata (stampa 3D) hanno semplificato e accelerato il processo di progettazione. Queste tecnologie ci permettono di realizzare soluzioni progettuali che prima non erano possibili". La nuova Supermono si baser&agrave; ovviamente sul suo iconico monocilindrico, ma sono previsti clamorosi aggiornamenti. Per scoprire la nuovit&agrave;, bisogner&agrave; attendere venerd&igrave; 8 ottobre 2021, data in cui il BADC presenter&agrave; ufficialmente il concept. La domanda &egrave;: lo vedremo in produzione? Moto e design (Parte 1), le Ducati che hanno lasciato il segno       

A ridare vita alla monocilindrica del 1993 ci ha pensato il Barber Advanced Design Center, in Alabama, con la collaborazione di Pierre Terblanche, il designer originario del modello

Nuova vita per la Ducati Supermono? Terblanche al lavoro su un restyling

La storia italiana si mescola con quella del Barber Vintage Motorsports Museum e del celebre Pierre Terblanche nel primo episodio delle Design Series del museo americano su YouTube. La protagonista di questo appuntamento online &egrave; stata l&rsquo;iconica Ducati Supermono.    Terblanche, storia della Ducati  Pierre Terblanche &egrave; l&rsquo;architetto, l&rsquo;ideatore e il realizzatore di numerose moto uniche, ma soprattutto la sua fama &egrave; arrivata nel periodo sotto l&rsquo;ala di Ducati: Hypermotard, Multistrada, MH900E, 999 Superbike e la Supermono sono i modelli per i quali &egrave; stato responsabile della progettazione e della creazione.  Super... leggera da 75 Cv  La Supermono &egrave; un&rsquo;edizione limitata ad appena 67 esemplari, oggi &egrave; un gioiello da esposizione o da asta al miglior offerente. Il motore monocilindrico da 550 cc con distribuzione bialbero in testa, 4 valvole per cilindro e sistema desmodromico scaricava 75 Cv a 10.000 giri/min con un peso di appena 118 kg. Il telaio a traliccio e le sospensioni Ohlins ne facevano una delle moto 4 tempi pi&ugrave; agili di sempre. &nbsp;  La numero 39  Nel video, Terblanche spiega al designer Brian Case i processi che portarono al prodotto finale, la numero 39 della produzione datata 1993 e oggi immacolata, con zero chilometri sul tachimetro e ospitata dal Barber Museum. Una chicca storica che non pu&ograve; non far gola agli appassionati delle due ruote.    MV Agusta riporta a casa un raro modello da corsa degli anni &lsquo;50 

Nata per correre&nbsp;tra le Supermono era spinta da un monocilindrico Desmo di&nbsp;75 Cv per soli 118 kg di peso. Il designer si racconta&nbsp;per conto del Barber Museum dove la moto &egrave; esposta

Ducati Supermono, la storia di una icona raccontata da Pierre Terblanche

Cortese e corretto, ma chiaramente animato da una fortissima voglia di fare tutto ci&ograve; che pi&ugrave; lo appassiona, George W. Barber &egrave; l&rsquo;uomo che tutti noi sogniamo di diventare un giorno. Settanta e qualcosa anni, businessman del profondo Sud degli States, tutto ci&ograve; che ha fatto nella sua vita &egrave; stato un successo, diventando una figura chiave nella rinascita della sua citt&agrave;, Birmingham, oggi una specie di Detroit del sud.  A lui si deve soprattutto la nascita del Barber Vintage Motorsports Museum (e del parco a tema che c&rsquo;&egrave; attorno), che ospita quella che si pu&ograve; forse considerare la miglior collezione al mondo di motociclette. Barber &egrave; uno che chiacchiera volentieri con chi condivide la sua grande passione per il mondo dei motori. &quot;Sono sempre stato un patito di auto e moto, ma la prima cosa che ho guidato era il furgone del latte dell&rsquo;azienda di famiglia: facevo le consegne per tutta l&rsquo;estate e nelle pause scolastiche. Poi, a vent&rsquo;anni, nel 1960, ho potuto iniziare a correre in auto&quot;.  Ed &egrave; stato un pilota vero: 63 corse vinte negli anni &rsquo;60, guidando soprattutto Porsche...    &quot;Preparavo le mie macchine da solo, ero diventato un meccanico esperto. Poi nel 1970 mor&igrave; mio padre e si chiuse la mia carriera, perch&eacute; dovevo seguire l&rsquo;azienda di famiglia a tempo pieno. Cos&igrave; cominci&ograve; anche la collezione, il tutto grazie ai nostri camion del latte. Ne avevamo di molto vecchi, si faticava a trovare i pezzi di ricambio e stavamo per chiudere l&rsquo;officina interna che li riparava. Ma l&rsquo;uomo che ci lavorava mi sugger&igrave; che poteva occuparsi anche di moto, e restaur&ograve; per me una Victoria Bergmeister del 1952. Vedendola nel suo splendore, iniziai a pensare che ogni motocicletta &egrave; un&rsquo;opera d&rsquo;arte, e dal 1981 iniziai a comprare vecchi modelli da restaurare, ponendo le basi della collezione&quot;.  A che ritmo?  &quot;Arrivai velocemente attorno alle cento moto. Mi divertivo molto, mi incontravo e discutevo con altri collezionisti. Col tempo iniziai a pensare a una collezione ancor pi&ugrave; ambiziosa, addirittura la migliore al mondo...&quot;.  Dove teneva tutte quelle moto?  &quot;All&rsquo;inizio usavo una struttura che avevamo in citt&agrave;, ma che presto divenne troppo piccola. Mi serviva pi&ugrave; spazio, e nel 1994 scoprii questo sito su cui siamo adesso: era di propriet&agrave; pubblica, e lo comprammo&quot;.  E per prima cosa ci costru&igrave; sopra un circuito...  &quot;In origine doveva essere solo una piccola area per collaudi e test. E con la pista arriv&ograve; anche il museo, in tempi molto simili: apertura del circuito nel 2002, del museo l&rsquo;anno dopo. Come ex pilota mi sono divertito tantissimo nella realizzazione del tracciato, coinvolgendo vecchi campioni come John Surtees, Dan Gurney, Carroll Shelby. Credo ne sia uscita una grande pista, molto tecnica e spettacolare&quot;.  &nbsp;  L&#39;eccellenza, niente di meno  Conosceva bene John Surtees?  &quot;Siamo diventati amici fin da molto prima della realizzazione della pista. Anni prima, volevo comprare delle MV Agusta, lui era il pilota che con quelle moto ci aveva vinto sette titoli Mondiali e mi diedero il suo numero. Quando lo chiamai ero spaventato: e invece fu una bella chiacchierata, e alla fine comprai una moto da lui, e altre pi&ugrave; avanti da altri. John poi venne qui a vedere la collezione, e ci incontrammo varie volte a Daytona. Sulla moto lui era come un ballerino, una sorta di Baryshnikov su ruote: potr&agrave; non piacerti il balletto, ma ti impressiona lo stesso. La prima volta che l&rsquo;ho visto mettere in moto a spinta, stare in piedi su un poggiapiedi per poi girare al volo la gamba e sistemarsi in sella, diventando tutt&rsquo;uno con il mezzo per accelerare via, rimasi a bocca aperta. Si capiva all&rsquo;istante che quello era un campione del mondo&quot;.    Per il design del Barber Museum, dicono vi siate ispirati al Guggenheim di New York. &Egrave; cos&igrave;?  &quot;Veramente la mia ispirazione &egrave; stata un banalissimo parcheggio del centro di Birmingham! Si guida in circolo per le rampe a spirale, per salire o scendere di piano... Ho pensato che si poteva fare la stessa cosa pi&ugrave; in piccolo per le persone, e mi piace l&rsquo;idea che camminando su un piano inclinato si possa buttare un occhio su livelli diversi. Da noi le moto sono raggruppate seguendo un filo logico. Ad esempio la Bimota Tesi &egrave; vicina alla 888 Ducati Superbike, che ha lo stesso motore. Abbiamo un settore esclusivo per le Yamaha da corsa, ci sono praticamente tutte dal loro primo giorno a oggi. La mia idea era di non avere una sezione per ogni Casa, ma di associarle per tipo di moto, spingendo il visitatore a confrontarle&quot;.  Nel 2017 avete aperto una nuova ala del museo, aumentando del 50% la superficie espositiva. Ma &egrave; vero che avete altre moto che al momento non sono in mostra?  &quot;S&igrave;, abbiamo circa mille moto in esposizione ed altre cinquecento in magazzino, e le ruotiamo. E continuiamo ad aggiungerne&quot;.  Passa molto tempo al museo?  &quot;S&igrave;, mi piace moltissimo. Ci vengo a met&agrave; pomeriggio, quasi tutti i giorni. Mi diverte conoscere visitatori dai posti pi&ugrave; remoti del mondo, e sono felice che il museo sia diventato un&rsquo;attrazione turistica&quot;.  &nbsp;  Padre di motociclette  Non &egrave; strano, stare qui a fare un po&rsquo; da padre di questa enorme famiglia di motociclette?  &quot;&Egrave; esattamente cos&igrave;. Ma la parte pi&ugrave; bella &egrave; quando il museo chiude, tutti vanno via, e io mi ritrovo a camminare da solo tra queste moto. E loro mi parlano. In particolare quelle che sono state cavalcate da campioni del mondo, o da persone che ho conosciuto. Ognuna ha qualcosa da dire, &egrave; una sensazione indescrivibile&quot;.  C&rsquo;&egrave; qualche storia particolare legata alle sue moto?  &quot;Ad esempio sulla Vostok del 1960, una delle due 500 da Grand Prix di fabbricazione russa che abbiamo qui. La comprai molto tempo fa, quando eravamo ancora nel pieno della guerra fredda. Feci una telefonata a un funzionario di Mosca, che alla fine della trattativa sulla moto mi chiese se per caso ero interessato anche all&rsquo;acquisto di un Mig 25 Foxbat, cio&egrave; un jet da caccia supersonico, in servizio ai tempi per l&rsquo;aviazione sovietica!&quot;.  Chiederle quale sia la sua moto preferita immagino sia come chiedere a un padre quale dei suoi figli ama di pi&ugrave;...  &quot;Be&rsquo;, ci fosse un&rsquo;emergenza salverei la MV Agusta mondiale di John Surtees, per il rapporto speciale che avevo con lui. Anche Giancarlo Morbidelli &egrave; un caro amico, e abbiamo una bella sezione dedicata alle Morbidelli&quot;.    Anche il suo circuito sembra diverso da tutti gli altri.  &quot;Volevo che fosse un posto per famiglie. Mi sono messo nei panni dello spettatore: perch&eacute; stare tutto il giorno fermo su una tribuna di cemento, o di tubi metallici? Meglio andare in giro e vedere la corsa da altre angolature, e infatti c&rsquo;&egrave; in servizio permanente un tram-navetta che sposta le persone in sei-sette punti diversi del parco. Passare una giornata qui deve essere una esperienza positiva; in altri circuiti si vedono spesso spettatori ubriachi o comportamenti folli, non qui&quot;.  &nbsp;  Cifre da capogiro  Anche l&rsquo;idea di costruire qui un circuito, alla lunga si &egrave; rivelata un successo?  &quot;Alcuni anni fa dicevano che grazie al circuito &egrave; stato generato un indotto di circa 1,5 miliardi di dollari, riversato sulla citt&agrave; di Birmingham e lo Stato dell&rsquo;Alabama. Ora dovremmo essere attorno ai 2 miliardi. E diamo lavoro a un sacco di gente di qui&quot;.    Pu&ograve; darci un&rsquo;idea di quanto &egrave; costato creare tutto questo?  &quot;Preferisco non dire nulla e lasciare che gli altri provino a indovinare&quot;.  Che bilancio personale fa di questa esperienza?  &quot;Quelli del Guinness World Records hanno detto che questo &egrave; il miglior museo di motociclette al mondo, e mi basta: sono felice di aver contribuito a crearlo&quot;.  Photocredits| Hawkins, Edge, Barber 

George W. Barber, miliardario americano, ha messo su un museo che viene definito il migliore del mondo. Ci racconta come &egrave; nato e cosa contiene, e perch&eacute; vale la pena visitarlo

Il Barber Museum: ecco il tempio dei motori

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Non c'&egrave; voluto molto a Scorpion-Exo ha imporsi nel mercato dei caschi: merito di prodotti di ottima fattura, giusto prezzo e design accattivante. Ecco quindi l'ultimo nato: si chiama EXO 2000 AIR ed &egrave; dedicato agli appassionati pi&ugrave; sportivi. La calotta &egrave; in fibra, la chiusura a doppio anello, ha la predisposizione per il sistema "Tears-Off" e lo sgancio rapido della visiera. La forma della calotta &egrave; stata studiata in galleria del vento e il sistema di bloccaggio della visiera permette una sostituzione rapidissima. Sar&agrave; disponibile in 4 colori e nell'esclusiva grafica "Bautista", disegnata da Drudi Performance e marchiata GO&amp;FUN. Il forte pilota spagnolo sar&agrave; infatti anche l'anno prossimo testimonial Scorpio Exo insieme a Barbera, a Louis Rossi, Terol, De Angelis, Kallio e Folger (nella categoria Moto2) e Tonucci, Iwema, Masbou, Miller e McPhee nella Moto3.  &nbsp;

Il nuovo Scorpion-Exo dedicato ai motociclisti pi&ugrave; sportivi

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