        Sebbene siano state soprattutto le quattro ruote le protagoniste del 45&deg; Motor Show di Bangkok, ha fatto parlare di s&eacute;, e molto, Felo Tooz. Si tratta di una moto elettrica che vanta l&rsquo;autonomia pi&ugrave; alta mai vista: ben 720 km con un ciclo di ricarica. Le caratteristiche della moto elettrica con pi&ugrave; autonomia  Felo Tooz &egrave; prodotta dal colosso thailandese Smartech, da anni nel settore con moto, scooter e bici elettriche. La tourer, di dimensioni assolutamente generose, permette di percorrere lunghi tragitti senza preoccuparsi dell&rsquo;autonomia (la batteria pu&ograve; passare dal 20% all'80% in appena 20 minuti con la ricarica Type2, come dichiara il costruttore) e, quindi, consentire ai motociclisti un&rsquo;esperienza completa di viaggio. Per quanto riguarda le prestazioni, Felo Tooz pu&ograve; raggiungere una velocit&agrave; massima dichiarata di 200 km/h. Da segnalare, la funzione Vehicle to Load o V2L che permette di utilizzare la batteria della moto per alimentare altri dispositivi. La dotazione della nuova tourer elettrica comprende un ampio display TFT da 12&rdquo; con sistema di navigazione integrato, oltre a una telecamera a 360&deg;, l&rsquo;ABS e il controllo di trazione. Una moto da viaggio a tutti gli effetti, considerato che c&rsquo;&egrave; pure la possibilit&agrave; di convertire una delle valige laterali in una borsa frigo da otto litri. Nessuna notizia, al momento, sul suo debutto nel mercato. Attendiamo aggiornamenti. HARLEY-DAVIDSON, LIVEWIRE LANCIA UN NUOVO MODELLO ELETTRICO FUTURISTICO       

Prodotta dal colosso thailandese Smartech, la tourer permette di percorrere lunghi tragitti e una ricarica rapida. Ecco i numeri

Felo Tooz, la moto elettrica con autonomia da record

        Si parla molto degli ADAS, i sistemi elettronici di assistenza dei guidatori: ormai sono immancabili su tutti i veicoli, e in troppi li vedono come una panacea. Sicuramente aiutano, ma hanno anche delle zone d&rsquo;ombra, come ha evidenziato uno studio pubblicato il 6 settembre. A realizzare la ricerca ha pensato il CMC (Connected Motorcycle Consortium), un consorzio nel quale collaborano le principali case motociclistiche, i produttori di sistemi elettronici per veicoli e diversi atenei. Il titolo del lavoro &egrave; &lsquo;PTW Conspicuity&rsquo;, che sta per visibilit&agrave; dei mezzi motorizzati a due ruote. Leggendolo ci hanno colpito le slides relative ai test che vedevano le auto munite di ADAS avvicinarsi in marcia alle moto.  Pericolo investimento per i motociclisti! Facendo avvicinare un&rsquo;auto a una moto ferma, la vettura ha dato un allarme tardivo al conducente nel 44% dei casi. Ma ci&ograve; che &egrave; peggio &egrave; che in un altro 24% dei casi non lo ha minimamente avvisato n&eacute; ha frenato. Percentuali che sommate danno un errore grave nel 68% dei casi! Va meglio quando l&rsquo;auto si avvicina a una moto che viaggia pi&ugrave; lentamente. In questo caso i mancati allarmi sarebbero l&rsquo;8% dei casi. Che per&ograve;, se il guidatore non &egrave; attento e non interviene, probabilmente equivalgono ad altrettanti investimenti. Sintetizzando le criticit&agrave;, il CMC indica che le moto vengono viste tardi quando l&rsquo;auto si avvicina loro (o viceversa), quando non sono al centro della corsia di marcia, ma magari sono sul lato di questa. E a volte non vengono viste quando seguono a distanza un veicolo pi&ugrave; grande. Come il caso della moto che segue un camion e la cui figura resta sempre all&rsquo;interno di quella ben pi&ugrave; voluminosa e lontana del mezzo pesante.  Il cruscotto della Ducati Multistrada dotata di Adaptive Cruise Control  Guai a fidarsi troppo dell&rsquo;elettronica Per capire qualcosa in pi&ugrave; abbiamo contattato il Prof. Sergio Savaresi, docente di controllo automazione dei veicoli al Politecnico di Milano, noto per guidare il gruppo di ricerca che ha recentemente vinto l&rsquo;Indy Autonomous Challenge. Savaresi &egrave; un&rsquo;autorit&agrave; nel settore dell&rsquo;automazione dei veicoli, ma con il suo gruppo ha anche collaborato con molte case motociclistiche. Lui a memoria ci ha citato Aprilia, Piaggio, Ducati, MV Agusta e KTM, ma &egrave; importante che per la Ducati abbia seguito proprio lo sviluppo del Blind Spot Radar, il sistema montato sulla Multistrada. &ldquo;Oggi non esistono piloti automatici &ndash; ci dice aprendo la conversazione -. Il livello di automazione comprabile oggi &egrave; il cosiddetto 2, con il quale il guidatore deve sempre monitorare, e non &egrave; previsto che si possa distrarre&rdquo;. E continua: &ldquo;il problema &egrave; un uso scorretto, che parte dalla cattiva interpretazione dell&rsquo;ADAS come pilota automatico, piuttosto che come assistente alla guida, quale realmente &egrave;&rdquo;. Il salto tecnologico importante lo si far&agrave; con il livello 3 di automazione, &ldquo;con il quale &ndash; dice Savaresi - potr&ograve; legalmente inserire il pilota automatico e disingaggiarmi dalla guida, magari leggendo il giornale pur rimanendo davanti al volante, perch&eacute; avr&ograve;, ipotizziamo, 10 secondi per reingaggiarmi. Solo a quel punto si potr&agrave; veramente discutere se l&rsquo;autopilota avr&agrave; commesso o meno un errore&rdquo;. In questo discorso si inserisce anche la tecnologia utilizzata dal produttore dell&rsquo;auto. Perch&eacute; l&rsquo;Advanced Cruise Control pu&ograve; funzionare con tre tipi di sensori: il radar, la telecamera o il Lidar, un raggio laser molto raffinato, e costoso. E allora ci sono auto che hanno il radar e altre, come ad esempio la Tesla, che hanno solo le telecamere. In fin dei conti, anche noi guidatori umani ci affidiamo unicamente alla vista quando guidiamo. Ma forse il nodo &egrave; che siamo iperspecializzati in questo, e capaci di cogliere e processare tantissime informazioni dall&rsquo;ambiente circostante. Un qualcosa difficilmente riportabile nel programma di un computer deputato a riconoscere gli ostacoli sulla strada. Potrebbe funzionare meglio il radar? &ldquo;Il problema &ndash; dice il Prof. Savaresi - &egrave; che la traccia radar di una moto un pochino decentrata rispetto al centro della carreggiata &egrave; sicuramente pi&ugrave; debole di quella di un&rsquo;automobile. Quindi si tratta di mettere delle soglie. Questi algoritmi vedono l&rsquo;intensit&agrave; di segnale e valutano se &egrave; sopra soglia o sottosoglia. E non c&rsquo;&egrave; niente da fare, ci sono degli oggetti piccoli che pi&ugrave; facilmente finiscono sotto soglia e oggetti grandi che pi&ugrave; facilmente vanno sopra soglia. Uno potrebbe dire tu tieni la soglia bassa, cos&igrave; vedi la moto in qualunque posizione. Ma poi si generano fenomeni di falso positivo, e il veicolo fa delle frenate inutili quando non c&rsquo;&egrave; nulla da evitare. Il salto di qualit&agrave; lo si far&agrave; con il livello 3, per il quale siamo tutti concordi che bisogner&agrave; adottare un sistema multisensoriale, con radar, telecamere e Lidar&rdquo;. Quando arriver&agrave; il livello 3? Per ora siamo al corrente che esistono solo un paio di modelli Mercedes, che su alcuni ben definiti chilometri di autostrada tedesca, e solo fino a 60 km/h, possono operare come livello 3. Quindi in situazioni di traffico congestionato e Start&amp;Stop. &ldquo;Manca ancora qualche anno, perch&eacute; ci sono molti aspetti di regolamentazione e di assicurazione da smarcare. Sempre tenendo conto che la vera sfida saranno i livelli 4 e 5. Ma prima forse bisogner&agrave; superare anche qualche altro problema&rdquo;. Di che tipo? &ldquo;La tecnologia dell&rsquo;auto autonoma oggi sarebbe gi&agrave; in grado di essere mediamente pi&ugrave; sicura di un guidatore umano, ma culturalmente non accettiamo l&rsquo;errore dalla tecnologia. Viviamo in un mondo di automobilisti che guardano il telefonino, e a volte schiacciano la gente. Ma non concediamo l&rsquo;errore alla tecnologia, la vogliamo perfetta. Anche se numeri alla mano si potrebbe gi&agrave; dimostrare che sarebbe pronta a far scendere il numero degli incidenti. &Egrave; un po&rsquo; un paradosso che dovremo affrontare&rdquo;.  A che servono le moto senza pilota? Parliamo di moto. Con il suo gruppo sappiamo che sta conducendo una sperimentazione su una moto elettrica ad alte prestazioni senza conducente. Che ricaduta pu&ograve; avere questa ricerca? &ldquo;La moto &egrave; un oggetto molto instabile, e pu&ograve; diventare complicato controllarla anche per chi ci sa andare. A oggi poi non esiste l&rsquo;equivalente motociclistico dell&rsquo;ESC, l&rsquo;Electronic Stability Control. Con la tecnologia di guida autonoma della moto si potr&agrave; sicuramente accelerare molto questo sviluppo, perch&eacute; si potranno fare tanti esperimenti senza l&rsquo;uomo a bordo. Che &egrave; la parte critica. Per le auto &egrave; facile, ci si mette in un piazzale, e al limite il collaudatore si gira, ma non succede nulla. Per le moto si rischiano highside e lowside. Quindi il pilota automatico di fatto diventer&agrave; un grosso aiuto per lo sviluppo di queste tecnologie di assistenza alla stabilit&agrave;&rdquo;. &ldquo;Poi c&rsquo;&egrave; il filone dell&rsquo;entertainment e dello sport. Nelle auto gi&agrave; nei prossimi 10 anni inizieremo a vedere le sfide uomo contro macchina. Magari anche nelle moto. Senza contare che questi sistemi potrebbero essere utilizzati pure come coach in pista. Ovviamente non ha invece alcun senso togliere il pilota dalla moto. A meno per&ograve; di applicazioni come, che so, il servizio di trasporto di pacchi, il postino, per il quale si potrebbe usare uno scooter autonomo&rdquo;.       

Uno studio ha dimostrato che i sistemi elettronici di assistenza alla guida delle auto, nel 68% dei casi non vedono o vedono troppo tardi una moto ferma sul lato della strada. Abbiamo approfondito l&rsquo;argomento con il Prof. Sergio Savaresi, del Politecnico di Milano

Pericolo, gli ADAS delle auto non vedono le moto!

        Nel 2030 cambier&agrave; il modo in cui vengono testati i veicoli autonomi: i test di sicurezza Euro NCAP includeranno ora anche i motociclisti. E sebbene sia difficile credere che questi ultimi non siano gi&agrave; stati presi in considerazione durante i test di sicurezza, &egrave; positivo notare come uno dei principali enti di controllo dei veicoli al mondo stia finalmente prendendo in considerazione le due ruote. YAMAHA INVESTE NELLA GUIDA AUTONOMA: LA VEDREMO ANCHE SULLE MOTO? Dal 2030 test in ambienti e condizioni reali La notizia dell'inclusione dei motociclisti arriva in concomitanza con la pubblicazione da parte di Euro NCAP della Vision 2030: a Safer Future for Mobility, progetto che illustra come potr&agrave; essere migliorata la sicurezza stradale nei prossimi anni. A partire dal 2030, i test di prevenzione delle collisioni per i veicoli autonomi inizieranno a includere pedoni, ciclisti e, per la prima volta, moto e scooter. Anche gli scenari utilizzati da Euro NCAP durante i test cambieranno, abbandonando i test di laboratorio per passare a una vera e propria simulazione di ambienti e condizioni del mondo reale. Analisi efficienti anche in caso di maltempo Uno dei principali punti di discussione &egrave; il dibattito sulla capacit&agrave; del veicolo autonomo di "vedere" una motocicletta: un aspetto che &egrave; stato messo in discussione dopo una serie di incidenti mortali che hanno coinvolto auto che utilizzavano la suddetta tecnologia. Le analisi si svolgeranno ora in condizioni meteorologiche diverse, un aspetto fondamentale in alcuni incidenti. Il problema &egrave; che in caso di maltempo, nebbia e pioggia battente, ad esempio, alcuni sistemi basati su telecamere non riescono a riconoscere gli utenti della strada pi&ugrave; piccoli, come moto, bici e pedoni. Si spera che questo nuovo metodo di test contribuisca a evidenziare alcuni di questi difetti. INCIDENTI STRADALI IN ITALIA: NEL 2021 AUMENTANO LE VITTIME IN MOTO       

A partire dal 2030, le analisi di prevenzione delle collisioni Euro NCAP inizieranno a includere pedoni, ciclisti e, per la prima volta, motociclette e scooter

Veicoli a guida autonoma, i test di sicurezza coinvolgeranno anche le moto

        Sono sempre di pi&ugrave; le aziende al lavoro sulle auto a guida autonoma e sebbene per il mondo delle due ruote questa nuova tecnologia non sia ancora vista troppo di buon occhio, ci sono marchi che vogliono spingersi oltre e tentare. Come il caso di Yamaha, che ha nella societ&agrave; Eve Autonomy (finanziata appunto dal Marchio giapponese) la principale possibilit&agrave; di sviluppo della guida autonoma. I progetti di Yamaha Andiamo con ordine. Per il momento, Eve Autonomy sta lavorando soprattutto sui veicoli a quattro ruote, implementando in via sperimentale il suo servizio di trasporto automatizzato Eve Auto in uno stabilimento Panasonic in Giappone&nbsp;che costruisce frigoriferi, distributori di bevande e altri tipi di dispositivi di refrigerazione.&nbsp;&ldquo;Diversi processi in fabbrica implicano il trasporto di parti attraverso pi&ugrave; edifici mediante un gran numero di carrelli elevatori e camion con equipaggio&rdquo;, dicono da Yamaha.&nbsp;La sperimentazione, in pratica, consiste nel sostituire questi carrelli elevatori con una serie di veicoli a guida autonoma firmati Eve Auto.&nbsp;Secondo Yamaha, ci&ograve; migliorer&agrave; la sicurezza e &ldquo;salver&agrave; manodopera&rdquo;.&nbsp;La scelta di testare la guida autonoma in una fabbrica (dove non ci sono veicoli in movimento) &egrave; sicuramente una mossa saggia: permette infatti a Yamaha di padroneggiare questa nuova tecnologia, tenendo conto del gap che c&rsquo;&egrave; con altri marchi automobilistici che gi&agrave; da tempo hanno dotato le loro vetture della guida autonoma. Questo permette di sviluppare in modo relativamente sicuro la tecnologia e, allora stesso tempo, costruire nuove partnership (come quella con Panasonic). E chiss&agrave; che, andando avanti con la sperimentazione, la guida autonoma col tempo non venga applicata anche alle moto, sviluppando un sistema di controllo pi&ugrave; affidabile e sicuro. PROVA YAMAHA GYTR: DEDICATA AGLI SMANETTONI       

Grazie alla societ&agrave; eve Autonomy, finanziata dal Marchio giapponese, &egrave; iniziata una sperimentazione su questa nuova tecnologia

Yamaha investe nella guida autonoma: la vedremo anche sulle moto?

        Il Connected Motorcycle Consortium, consorzio statunitense che unisce costruttori, fornitori, ricercatori e associazioni del mondo motociclistico, ha pubblicato un documento che analizza la capacit&agrave; di rilevare i motocicli da parte delle auto a guida autonoma. I risultati, per noi motociclisti, non sono incoraggianti.Le auto a guida autonoma sono in fase di sviluppo da anni. All'inizio di quest'anno le Nazioni Unite hanno annunciato l'innalzamento del limite di velocit&agrave; per le suddette auto e l'introduzione di nuovi test per garantire un migliore rilevamento dei motociclisti. Qualche settimana fa, poi, il governo britannico ha annunciato che i veicoli a guida autonoma saranno autorizzati a circolare a partire dal prossimo anno, con l'intenzione di implementarli completamente entro il 2025. Nonostante tali mosse, permangono le preoccupazioni per il fatto che i veicoli autonomi non abbiano ancora capacit&agrave; di rilevamento sufficienti a renderli sicuri nei confronti dei mezzi a due ruote. Auto a guida autonoma vs mezzi a due ruote: i problemi Il Connected Motorcycle Consortium ha cos&igrave; pubblicato uno studio che analizza le capacit&agrave; di rilevamento dei veicoli autonomi in relazione ai veicoli a motore, un elemento essenziale per evitare eventuali collisioni e diminuire il numero di incidenti. Le autovetture devono quindi essere in grado di riconoscere in maniera chiara le manovre dei motocicli nel traffico ordinario, come l'inversione di marcia, l'inclinazione in curva o il cambio di corsia. E il documento pubblicato dal CMC ha rilevato che l'uso continuo di sistemi avanzati di assistenza alla guida (ADAS) pu&ograve; portare i conducenti di tali veicoli a dipendere sempre pi&ugrave; da tale tecnologia e a essere meno attenti alla guida. Di conseguenza, secondo il consorzio, le collisioni tra auto e mezzi a due ruote potrebbero aumentare. GUIDA AUTONOMA E INTELLIGENZA ARTIFICIALE: PER I MOTOCICLISTI SAR&Agrave; LA FINE O UN NUOVO INIZIO? Un altro dato emerso dallo studio &egrave; che gli oggetti di piccole dimensioni, compresi i veicoli a motore, possono essere rilevati ma con una certa latenza. Esistono anche problemi relativi alla cosiddetta "sezione trasversale radar" (RCS). Si tratta essenzialmente della quantit&agrave; di onde radar che un oggetto riflette verso il trasmettitore radar. Un oggetto pi&ugrave; grande rifletter&agrave; di pi&ugrave; di un oggetto pi&ugrave; piccolo, ad esempio. Il rilevamento &egrave; influenzato anche dal rapporto segnale/rumore (SNR). Se la RCS di un veicolo &egrave; inferiore al rapporto segnale/rumore, il rilevamento di tale veicolo viene indebolito. Inoltre, se nelle vicinanze sono presenti altri oggetti con un RCS pi&ugrave; elevato, il rilevamento dei veicoli con un RCS pi&ugrave; basso (ad esempio moto e scooter ) pu&ograve; essere limitato. Esistono inoltre problemi di rilevamento con i sistemi ADAS basati su telecamere, in cui due fanali posteriori posizionati vicini possono apparire come una normale serie di fanali posteriori su un'auto pi&ugrave; lontana. La conclusione del documento del CMC &egrave; che in futuro sar&agrave; necessario che i veicoli dotato di ADAS sviluppino particolare attenzione al rilevamento dei veicoli a due ruote, a causa del diverso modo di muoversi, della forma pi&ugrave; piccola e, di conseguenza, della loro minore riflettivit&agrave; radar rispetto alle automobili. Cerchi una moto nuova? Consulta il nuovo listino completo di InMoto       

Uno studio di un consorzio statunitense rileva i motivi per cui le automobili che "guidano da sole" possano avere difficolt&agrave; a riscontrare su strada i movimenti di moto e scooter

Le auto a guida autonoma? Un pericolo per i motociclisti

        Gli investimenti di Yamaha in Tier IV,&nbsp; per lo sviluppatore del sistema operativo open-source per la guida autonoma Autoware, non si fermano. La Casa di Iwata corre verso il suo terzo investimento e sembra proprio decisa a proseguire un percorso iniziato in Tier IV nel 2017. Il secondo invece &egrave; stato nel 2019, per poi raggiungere quota tre con l&rsquo;investimento di quest&rsquo;anno, tutto sempre volto allo sviluppo della tecnologia autonoma. Tier IV &egrave; considerato il leader dello sviluppo di Autoware, catalogato come primo sistema open-source per guida autonoma e su cui Yamaha, insieme ad altri investitori, ha dato il suo contributo portando il capitale a 12,1 miliardi di Yen ossia circa 72.438.230 di euro. Il Piano di Yamaha L&rsquo;obiettivo della Casa &egrave; quello di applicare la guida automatizzata a bassa velocit&agrave; in condizioni specifiche, il che pu&ograve; lasciare pensare che lo studio e lo sviluppo di tale tacnologia non sia ancora pensato per le moto. Per il momento si potrebbe pensare che il sistema possa essere destinao a un veicolo che, a differenza di una sportiva o una naked, possa fare a meno di quel sano e giusto divertimento che serve nel guidarla, ma che punti su altre peculiarit&agrave; (sicurezza, praticit&ograve;), quindi per esempio uno scooter. Sicuramente per&ograve; Yamaha in futuro destiner&agrave; il suo studio per la tecnologia autonoma anche alle moto. YAMAHA, COLLABORAZIONE CON I CARABINIERI: ARRIVANO 35 TRACER 9       

La Casa ha iniziato a impiegare somme di denaro gi&agrave; nel 2017. Il suo intento &egrave; quello di applicare la guida automatizzata a bassa velocit&agrave; in condizioni specifiche

Yamaha: continuano gli investimenti in Tier IV per la guida autonoma

        Come avrete sicuramente appreso il Premio Nobel 2021 per la fisica &egrave; stato assegnato a Giorgio Parisi, professore emerito dell'Universit&agrave; Sapienza di Roma e dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare nonch&eacute; vicepresidente dell'Accademia dei Lincei. Al di l&agrave; delle cariche che ricopre, Parisi &egrave; una figura importantissima della comunit&agrave; scientifica italiana ma non solo come dimostra appunto il prestigioso riconoscimento. In queste ore stiamo tutti un po' imparando a conoscere la sua figura grazie alle tante interviste rilasciate alla stampa che dimostrano come il professor Parisi sia oltre che uno studioso anche un capace divulgatore. ORDINE E CAOS La motivazione ufficiale del Premio Nobel &egrave; "per la scoperta dell'interazione tra disordine e fluttuazioni nei sistemi fisici da scala atomica a scala planetaria" che per molti di noi non avvezzi a masticare libri di fisica pu&ograve; non essere di immediata comprensione. Ci ha pensato lo stesso Parisi a "tradurre" in modo pi&ugrave; semplice l'oggetto dei suoi studi ovvero i cosiddetti "sistemi complessi" dove regnano disordine e casualit&agrave;. Pensate ad esempio alle molecole d'acqua che compongono una cascata: c'&egrave; una regola o pi&ugrave; regole che ne governano la caduta? Come si relazionano tra di loro? Queste sono il tipo di domande a cui - in modo molto molto semplificato, perdonateci - lo studio cerca di dare risposta. Capire quali leggi governano il mondo &egrave; il compito della fisica e questi studi hanno portato, ad esempio, a conoscere meglio le reazioni del nostro pianeta anche sulla questione ambientale e sulle previsioni climatiche. Tra le implicazioni di questi studi c'&egrave; anche l'Intelligenza Artificiale, un tema forse pi&ugrave; "pop", con il quale siamo gi&agrave; pi&ugrave; abituati a fare i conti visto il nostro rapporto morboso con la tecnologia da taschino. E quando si parla di AI chiaramente non si intende soltanto quella ludica ma anche quella che trova e trover&agrave; applicazioni fondamentali come la ricerca medicale o la guida autonoma, un argomento quest'ultimo che ci tocca da vicino. Pensiamo ad esempio al traffico di Roma: non &egrave; forse un sistema complesso governato da disordine e casualit&agrave;? Il futuro prossimo? Sempre pi&ugrave; guida autonoma Rispondendo alle domande del Corriere della Sera &egrave; lo stesso Parisi a tirare in ballo la guida autonoma dell'automobile: "&Egrave; un campo dove si sta andando avanti molto lentamente, ma penso che fra dieci anni ci si arriver&agrave;, cos&igrave; si ridurranno gli incidenti automobilistici. L&rsquo;intelligenza artificiale ha la capacit&agrave; di informarsi sul mondo esterno molto meglio dell&rsquo;uomo". La posizione viene ribadita anche in un'intervista su Il Messaggero quando gli viene chiesto se le auto a guida autonoma arriveranno: "S&igrave;, ho l'impressione che gli annunci delle case automobilistiche siano motivati dalla ricerca di finanziamenti dei loro progetti, per&ograve; le auto arriveranno e saranno un cambiamento enorme delle nostre abitudini. Spariranno i taxi, le persone che fanno le consegne, in parte anche le auto private, ma spero che si compia la transizione ecologica perch&eacute; siamo in una situazione molto grave in merito al cambiamento climatico, dobbiamo diminuire l'impatto sulle risorse limitate del pianeta&rdquo;.  Grazie all'applicazione corretta dell'intelligenza artificiale, dunque, cambier&agrave; il nostro modo di vivere i trasporti e l'orizzonte temporale &egrave; piuttosto prossimo stando a quanto dichiarato da Parisi. Dovremo cambiare qualche abitudine, &egrave; certo, ma sprecheremo molto meno tempo nel traffico delle nostre citt&agrave; e molte meno risorse questo &egrave; chiaro.  Ma che ne sar&agrave; del divertimento?  Tuttavia noi motociclisti, anche senza voler essere reazionari, siamo legati ad un feticcio e ad un modo di intendere la guida che trascende la mera utilit&agrave; di spostarsi da A a B. Guidiamo per piacere. Intendiamoci, non siamo gli unici, ma forse per noi &egrave; pi&ugrave; evidente che per altri. La moto &egrave; uno strumento di piacere e divertimento. Eppure &egrave; allo stesso tempo un veicolo che dovr&agrave; inserirsi nel sistema complesso di cui sopra. Gi&agrave; da qualche tempo stiamo assistendo all'introduzione di sistemi sempre pi&ugrave; intelligenti sulle nostre moto, in grado di prevedere ci&ograve; che succeder&agrave; come i radar sviluppati di Bosch che ritroviamo gi&agrave; su alcune moto di serie. Abbiamo anche gi&agrave; visto degli esperimenti di guida autonoma funzionanti sia da parte di BMW, sia di Yamaha e di Honda con la fidata due ruote che addirittura si muove da sola per raggiungerci. Dobbiamo dunque aspettarci un futuro a guida autonoma anche sulle moto?   La risposta non &egrave; scontata ed &egrave; difficile dalla posizione in cui siamo ora poter fare previsioni che abbiano un briciolo di certezza. Non dobbiamo per&ograve; pensare che le Case motociclistiche siano governate esclusivamente da ragioni di marketing o tecnologiche perch&eacute; la componente passionale &egrave; ben radicata e la stessa domanda che ci stiamo ponendo in queste righe se la pone anche chi progetta i nostri oggetti del desiderio e che poi... ce li deve vendere.  &Egrave; nostra convinzione che la moto rimarr&agrave; un piacere e, anzi, avr&agrave; l'opportunit&agrave; di esserlo sempre di pi&ugrave;.  Di certo sar&agrave; pi&ugrave; sicura e pi&ugrave; connessa con la realt&agrave; circostante, questo appare oggi pi&ugrave; inevitabile che mai, ma potr&agrave; trarre vantaggio dal ritrovato ordine del sistema. Se ci affideremo per ogni spostamento all'intelligenza artificiale, se qualsiasi veicolo sar&agrave; autonomo e cos&igrave; disciplinato, prevedibile, ecco che afferrare un manubrio per provare l'esperienza della guida sar&agrave;, oltre che eversivo nel suo piccolo, anche pi&ugrave; sicuro ancora pi&ugrave; magico. La nostra pi&ugrave; che una vera previsione &egrave; dunque un augurio, una speranza.   Voi come la pensate? Fatecelo sapere a posta@inmoto.it        

Lo studio dei sistemi complessi del professor Parisi, Nobel per la fisica, ha implicazioni concrete sullo sviluppo dell'intelligenza artificiale e riporta di attualit&agrave; il tema della guida autonoma

Guida autonoma e intelligenza artificiale: per i motociclisti sarà la fine o un nuovo inizio?

        La crescita dei mezzi di trasporto con guida autonoma &egrave; ormai evidente. Tuttavia, se da un lato alcune aziende stanno incessantemente lavorando per lo sviluppo di tecnologie in grado di permettere a tali veicoli &ndash; moto o auto che siano &ndash; di essere pi&ugrave; sicuri, c&rsquo;&egrave; anche chi ha lanciato un importante allarme sulla vulnerabilit&agrave; di tali tecnologie. Su tutte ENISA (l&rsquo;Agenzia dell&rsquo;Unione Europea per la Cybersecurity), che ha evidenziato come tali veicoli potrebbero essere facilmente compromessi da attacchi esterni e, quindi, essere un pericolo per tutti gli utenti della strada. Sicurezza: le moto sono pronte a dialogare con gli altri veicoli POSSIBILI ATTACCHI ALLA SICUREZZA Il rapporto divulgato dall&rsquo;Agenzia fa effettivamente luce su alcuni dei rischi pi&ugrave; importanti per quanto riguarda la sicurezza informatica legata ai veicoli autonomi, portando alla luce alcuni esempio significativi. I possibili attacchi che tali sistemi di funzionamento rischiano di subire &ndash; con un notevole pericolo per i motociclisti, tenendo conto del fatto che le moto viaggiano su due e non so quattro ruote &ndash; variano dalla compromissione dei sensori dedicati alla guida fino alla manomissione della segnaletica stradale, cos&igrave; da impedirne il regolare riconoscimento. Alterazioni che potrebbero interferire con il sistema di guida e quindi indurre il veicolo in manovre errate ed estremamente pericolose per la sicurezza stradale. LE SOLUZIONI Secondo quanto riferito nel rapporto, ENISA, al fine di migliorare la sicurezza dell'IA nei veicoli autonomi e di intercettare possibili minacce sulla regolare funzionalit&agrave;, raccomanda di eseguire continui processi di revisione del sistema di guida. Un controllo, questo, utile a scovare possibili manomissioni che minerebbero in maniera pericolosa la sicurezza degli utenti della strada, motociclisti per primi. &ldquo;&Egrave; importante che le normative europee garantiscano che i vantaggi della guida autonoma non siano controbilanciati da rischi per la sicurezza - fa sapere Stephen Quest, Direttore generale del Joint Research Center della Commissione Europea - Il nostro rapporto mira ad aumentare la comprensione delle tecniche di intelligenza artificiale utilizzate per la guida autonoma e dei rischi per la sicurezza informatica ad esse connesse, in modo che possano essere adottate misure per garantire la sicurezza dell'IA nella guida autonoma&rdquo;. BMW, arrivano i podcast per la sicurezza in moto       

A lanciare l&rsquo;allarme un rapporto dell&rsquo;ENISA - Agenzia dell'Unione europea per la cybersecurity -, che ha esaminato alcuni rischi per la sicurezza informatica nei veicoli con guida autonoma

Guida autonoma, spuntano rischi per la sicurezza su strada

        Le presentazioni in casa Kawasaki si fanno ogni giorno pi&ugrave; interessanti. Infatti, dopo che nell&rsquo;ultimo periodo il Marchio nipponico aveva presentato per il comparto moto la nuova livrea KRT per la Ninja 250 (disponibile al momento solo in Giappone), la nuova variante SE della Supercharged Z H2 e le due nuove supermotard KLX 300 e 300SM, ecco che la casa di Akashi torna a proiettarsi in avanti grazie a 3 nuovi video che ispirano sviluppi futuri. Mercato: impennano le moto a novembre Intelligenza artificiale made in Japan In Kawasaki sono pronti a scommettere sull&rsquo;intelligenza artificiale. Gli ingegneri giapponesi, infatti, sanno bene che puntare al futuro significa soprattutto doversi districare nel particolare mondo delle tecnologie in grado di riprodurre le funzioni tipiche della mente umana. Basta vedere il video pubblicato sul loro canale YouTube per capirlo: &ldquo;il 2021 &egrave; il momento per il &ldquo;prossimo passo&rdquo; &ndash; fanno sapere dalla Casa &ndash; e dopo aver completato i test e il feedback, siamo pronti a percorrere una nuova strada con una comunicazione verbale bidirezionale tra pilota e macchina [&hellip;]. L'IA per motociclette ha appena fatto un altro passo avanti grazie a Kawasaki&rdquo;.  Il futuro &egrave; ibrido anche per le moto Se si parla di nuove propulsioni per il futuro, allora non pu&ograve; certo mancare la propulsione ibrida. In Kawasaki questo concetto sembra essere, ormai, molto chiaro e messo ben a fuoco. Talmente chiaro da essere scritto ben visibile nel titolo del video: &ldquo;Kawasaki Rideology meets Hybrid Power&rdquo;. &ldquo;Attraverso l'evoluzione e l'innovazione &ndash; dicono in Kawasaki &ndash; il Marchio &egrave; pronto per affrontare una nuova incredibile era per le due ruote, quella dell&rsquo;Hybrid Power. Una combinazione di motore a benzina per la strada aperta e alimentazione esclusivamente elettrica per la guida in citt&agrave;&rdquo;.  Yamaha, spunta un brevetto di uno scooter ibrido Non solo due ruote Il futuro, tuttavia, per la Casa di Akashi apre le porte anche al comparto &ldquo;auto&rdquo;, o meglio a quattro ruote. La terza sfida Kawasaki, infatti, verte in maniera audace sulla cosiddetta &ldquo;Fun in Mobility&rdquo; e si sviluppa attraverso la creazione di un prototipo di veicolo utilitario, a quattro ruote e guida autonoma, chiamato MULE. Dal Giappone ci tengono a precisare che: &ldquo;ci sono cos&igrave; tanti possibili usi per questa nuova tecnologia a guida autonoma, che offrir&agrave; nuove possibilit&agrave; a individui, aziende e comunit&agrave; in tutto il mondo&rdquo;.  Volete la Kawasaki ZX-10RR di Razgatlioglu? Ecco quanto costa       

Intelligenza artificiale, propulsione ibrida e guida autonoma: sono questi i punti chiave, svelati dai tre brevi video, che l&rsquo;Azienda giapponese metter&agrave; sul tavolo per proiettarsi verso il prossimo futuro

Kawasaki: tre video mostrano un futuro 'Green' per Akashi

Le auto a guida autonoma sono ormai una realt&agrave;, specialmente negli Stati Uniti. Tecnologie intelligenti che donano una mente alla vettura e trasformano l&rsquo;atto del guidare in un&rsquo;esperienza del tutto nuova. Fatte tutte queste premesse, passiamo al nesso con le due ruote.  CONSIDERAZIONI &ndash; Il rapporto auto-moto sulle strade non &egrave; affatto facile. Un po&rsquo; a causa di comportamenti poco ortodossi e decisamente spericolati, da parte di entrambe le categorie di piloti, un po&rsquo; per colpa di regole che differiscono da stato a stato. Basti pensare al fenomeno del lane splitting, ovvero l&rsquo;abitudine che molti motociclisti hanno di sorpassare, o passare, tra le due corsie con le auto in coda. Gi&agrave; qualche mese fa, in questo articolo, vi avevamo parlato delle relative leggi nei vari stati americani, adesso &egrave; il momento di aggiungere un altro tassello grazie, appunto, alle auto a guida autonoma. Tra le varie critiche mosse alla tecnologia, c&rsquo;&egrave; quella relativa alla mancanza di capacit&agrave; di individuare proprio i mezzi a due ruote.   Even the most advanced perception systems will encounter things they don&rsquo;t recognize. Learn how we address this challenge head-on with our &ldquo;no measurement left behind&rdquo; approach to perception! https://t.co/2acjkEeZZd pic.twitter.com/9vISI751KU &mdash; Aurora (@aurora_inno) November 14, 2019    AURORA &ndash; Entra in scena Aurora, una societ&agrave; che si occupa di veicoli a guida autonoma e che sta sviluppando un nuovo software, e relativi sensori, in grado di segnalare la presenza di moto. Se questa tecnologia dovesse essere realmente prodotta e applicata alle auto, significherebbe un grosso passo in avanti all&rsquo;interno del rapporto quattro-due ruote. Sono stati fatti dei test, grazie all&rsquo;Iron Order Motorcycle Club a San Francisco i cui membri, a bordo di alcune moto (come le KTM), hanno eseguito manovre nel traffico attorno al veicolo in questione che era in modalit&agrave; manuale. Queste prove fungeranno da base per i sistemi tecnologici di guida autonoma sviluppati da Aurora: il risultato, sperano, porter&agrave; alla creazione di un software in grado di riconoscere i vari modelli di moto e la loro potenza.  IL FUTURO &ndash; Riguardo la guida autonoma ci sono ancora molti dubbi e perplessit&agrave;. A prescindere dall&rsquo;essere in accordo o meno, va comunque sottolineato lo sforzo delle societ&agrave; del settore, Aurora in questo caso, nei confronti dei motociclisti. 

La societ&agrave; Usa attiva nel settore dei veicoli intelligenti a guida autonoma, sta sviluppando un software per poter segnalare, nel traffico, la presenza di mezzi a due ruote. Ecco come funziona

Aurora, la guida autonoma per salvare i motociclisti

Quella della propulsione elettrica sembra oramai la principale strada intrapresa dai players sul mercato&nbsp;per quanto riguarda&nbsp;la mobilit&agrave; del futuro, sia a due che a quattro ruote. Ma nonostante siano stati fatti enormi passi avanti nel settore delle emissioni zero - basti pensare ai motori, sempre pi&ugrave; efficienti e performanti - il vero nodo da sciogliere, per assistere ad un deciso boom di questa tecnologia, &egrave; quello dell&rsquo;autonomia. La prima &ldquo;mission&rdquo;, quindi, per ricercatori e centri di sviluppo, &egrave; quella di riuscire ad aumentare la capacit&agrave; delle batterie, possibilmente riducendone le dimensioni.  PROPRIO PER QUESTO, la scoperta effettuata dai ricercatori dell&rsquo;universit&agrave; canadese di Waterloo potrebbe avere un impatto epocale sul settore &quot;green&quot;. Il team, infatti, guidato dalla professoressa Linda Nazar avrebbe trovato il modo per triplicare le prestazioni delle batterie tradizionali a litio-zolfo, grazie all&rsquo;utilizzo di un nanosheet di biossido di manganese. Senza addentrarci in complesse spiegazioni tecniche,&nbsp;com&rsquo;&egrave; facile immaginare tutto questo significherebbe alzare in maniera&nbsp; importante la fruibilit&agrave; dei mezzi a propulsione elettrica, ampliandone gli orizzonti d&#39;uso.  UNA CURIOSIT&Agrave; - La scoperta dei ricercatori canadesi parte da alcuni studi condotti addirittura nel lontano &lsquo;800. Intuizioni interessantissime,&nbsp;troppo avanti per le tecnologie dell&rsquo;epoca, ma che oggi possono essere esplorate nel pieno del loro potenziale scientifico. Sarcastica, la Professoressa Nazar sottolinea come, in effetti, sia stato strano dover guardare cos&igrave; indietro nel passato per sperare di riuscire ad&nbsp;innovare cos&igrave; profondamente il futuro. 

Una nuova tecnologia, sviluppata dall&rsquo;universit&agrave; canadese di Waterloo, promette di ridurre significativamente&nbsp;il problema dell&rsquo;autonomia grazie a batterie innovative

Moto elettriche e autonomia, svolta epocale all&rsquo;orizzonte

Hardware e software sofisticatissimi per guidare un&#39;auto. Nessun errore umano, riduzione degli incidenti e della mortalit&agrave;, soprattutto di chi guida moto e scooter. &Egrave; una promessa di Google.

Come funziona la guida autonoma

Secondo Google, i sistemi di&nbsp;guida autonoma&nbsp;garantiranno&nbsp;vantaggi di sicurezza anche in ambito urbano, il software &egrave; in grado di monitorare ci&ograve; che accade intorno alla vettura, sia di giorno, sia di notte.

Guida autonoma, un nuovo modo di spostarsi

L&#39;auto a guida autonoma salver&agrave; molte vite di motociclisti e scooteristi. Questo &egrave; quanto dichiara Google, che ha anche argomentato questa dichiarazione. In America, a seguito di incidenti, la mortalit&agrave; dei motociclisti &egrave; ventisette volte superiore a quella degli automobilisti. Anche in Europa questo dato &egrave; preoccupante ed &egrave; oggetto dell&#39;attenzione delle istituzioni, che chiedono alle Case del settore due ruote un aumento della sicurezza (per ora negando gli sgravi fiscali in caso di acquisto di paraschiena e airbag&hellip;).&nbsp;  L&#39;ERRORE UMANO - Secondo Google, l&#39;errore umano dell&#39;automobilista, soprattutto in presenza di incroci e durante i cambi di corsia, &egrave; spesso causa di incidenti in cui sono coinvolti conducenti di veicoli a due ruote. Questi ultimi, a causa dei mezzi che guidano, anche se obbediscono alle stesse leggi del traffico, hanno necessariamente uno stile di guida diverso rispetto a quello degli automobilisti.&nbsp;  SEMPRE VIGILE - Google ha sviluppato un software per la guida autonoma che tiene conto di questo e si propone come la soluzione di molti problemi legati alla sicurezza di chi viaggia su due ruote. Una moto o uno scooter sono meno visibili di una vettura. Spesso gli incidenti avvengono perch&eacute; i conducenti delle auto non vedono o si accorgono in ritardo della presenza di uno scooter o di una moto. Il sistema a guida autonoma di Google non pu&ograve; distrarsi e ha una visuale a 360 gradi. Inoltre gli esseri umani hanno difficolt&agrave; a vedere oggetti di piccole dimensioni (come le bici), soprattutto quando c&#39;&egrave; poca luce. Grazie alla sensoristica del sistema a guida autonoma, Google promette una perfetta mappatura delle aree intorno alla vettura, sia di giorno, sia di notte.  MEGLIO AUTONOMA - L&#39;obiettivo di Google &egrave; sviluppare un sistema di guida autonoma al 100%, ritenuto migliore rispetto a quelli di guida semi autonoma, che possono restituire improvvisamente il controllo della vettura ad una persona che non pu&ograve; avere piena consapevolezza di cosa sta accadendo in quel momento. Questo potrebbe addirittura essere causa di pericolo.&nbsp;  AUTOAPPRENDIMENTO - Secondo Google, il software della guida autonoma non ha bisogno di aver visto un particolare modello di moto per riconoscerlo sulla strada. Attraverso un apprendimento automatico, il software, come l&#39;uomo, riconosce qualsiasi mezzo e lo memorizza. Ad esempio, il sistema pu&ograve; non avere mai visto una Harley Davidson Roadster o una Ducati 899 Panigale ma &egrave; in grado di riconoscerle, memorizzando le differenze in termini di dimensioni, velocit&agrave;, design e innumerevoli altri dettagli.  SICUREZZA URBANA - Il sistema di guida autonoma sviluppato da Google promette una maggiore sicurezza anche nell&#39;uso urbano, dove chi possiede scooter o moto, in presenza di traffico intenso, ha la possibilit&agrave; di muoversi con modalit&agrave; diverse rispetto alle auto. In questo contesto, la manovra pi&ugrave; frequente di chi viaggia su due ruote &egrave; il cambio di corsia. Il software sviluppato da Google &egrave; in grado di riconoscere e reagire a questo tipo di manovra, evitando l&#39;incidente attraverso azioni preventive che tengono conto della maggiore accelerazione dei mezzi a due ruote. Insomma, secondo Google l&#39;incremento della sicurezza del settore due ruote &egrave; direttamente connessa con le quattro ruote e la guida autonoma. Dal punto di vista teorico, &egrave; difficile dargli torto... 

Secondo Google, i sistemi di&nbsp;guida autonoma&nbsp;non garantiranno&nbsp;vantaggi di sicurezza solo agli automobilisti ma anche ai motociclisti. Vediamo perch&eacute;&hellip;

Pi&ugrave; guida autonoma, meno morti su due ruote?

BMW crede nell'elettrico e lo ha dimostrato presentando il nuovo C-Evolution. Propulsione pulita al 100%, zero emissioni e un piacere di guida garantito da prestazioni in grado di togliere davvero il fiato. Si perch&eacute; il picco di 35 kW regala accelerazioni tali che attaccarsi al manubrio &egrave; obbligatorio. Il tutto in un sibilo che &egrave; parte integrante del gioco.  Facile: si pu&ograve; gestire la potenza utilizzando le quattro mappature disponibili: Eco Pro- Dynamic- Road- Sail che si differenziano sia per la dolcezza di erogazione che per il freno motore che permette anche di ricaricare le batterie. L'autonomia &egrave; notevole: 100 km reali e una strumentazione che consente di tenere sotto controllo tutto, dal consumo istantaneo (di energia), all'autonomia residua.  Il resto &egrave; stile: design BMW, un tocco verde a ricordare la bont&agrave; dei principi e un prezzo elitario (15.750 Euro), abbattibile con gli incentivi statali (il 20% del prezzo al netto delle Imposte). Insomma con poco pi&ugrave; di 13.000 Euro si porta a Casa un mezzo divertente quanto pulito, esente da limitazioni in termini di emissioni.  Si ricarica completamente in 4 ore, dalla presa di casa. Ma se avete fretta in poco meno di tre ore avrete disponibile l'80% dell'autonomia.  Prossimamente su InMoto il primo piano completo  Federico Garbin  [gallery ids="5681,5680,5679,5678,5682"]

Lo scooter elettrico BMW &egrave; arrivato: ecco come va

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