Erano gli anni delle moto a miscela.&nbsp;Negli anni in cui il Motomondiale vedeva sfidarsi Freddie Spencer e Eddie Lawson, sul mercato le repliche delle loro moto erano il massimo che la tecnologia potesse offrire, tanto che il &ldquo;morbo&rdquo; delle moto 2 Tempi ha iniziato ad attaccare anche segmenti di mercato che fino ad allora non avevano mai avuto a che fare con prestazioni e motori estremi. Il pool di ingegneri di Yamaha che aveva puntato tutto sui motori a miscela, decise di infilare il motore della sportivissima TZR 250 in una motina da enduro, ma con caratteristiche pi&ugrave; adatte a un uso stradale con l&#39;intento di realizzare una moto pi&ugrave; comoda di una carenata per l&#39;utilizzo quotidiano e pi&ugrave; agile fra tornanti di montagna e strade strette.&nbsp;  Rewind, Aprilia RS 250: piccolo diavolo  MOTORE ESTREMO VESTITO CIVILE    Nasce cos&igrave; nel 1987 la TDR 250, piccolo mostro esplosivo con motore superquadro da 50CV derivato dalla RD 350, telaio tubolare in acciaio ed estetica chiaramente ispirata dalla sorella a 4T T&egrave;n&egrave;r&egrave;, il peso piuma era di meno di 140kg. La cicistica vantava una gomma anteriore da 18&rdquo; e posteriore da 17&rdquo; con pneumatici semitassellati dalle misure tipicamente enduro, quindi sezione stretta, le sospensioni erano di tipo classico con forcella telescopica e forcellone scatolato mentre i freni erano sovradimensionati per l&#39;epoca con disco flottante da 320mm davanti.&nbsp;  A quel tempo un concetto di moto del genere non esisteva, e col senno di poi possiamo inserirla sia fra i primi esperimenti di supermotard data la sua caratteristica di funbike adatta anche a tutti i giorni, e il primo concreto assaggio di quelle che oggi chiamiamo crossover, ovvero moto esteticamente ispirate alle adventure bike di grossa cilindrata ma con caratteristiche principalmente stradali e gomme on-off con misure &ldquo;di compromesso&rdquo;.    A questa confusione ovviamente uniamo il motore che arriva pari pari da una supersportiva d&#39;eccellenza, con solo piccole modifiche alla curva di coppia e al cambio per renderla pi&ugrave; adatta all&#39;utilizzo stradale.&nbsp;  Nel 1989 venne affiancata da una versione TDR 125, in questo caso non costruita sullo stesso telaio ma con un progetto completamente nuovo, poi seguita da una seconda serie con doppio trave in alluminio dalla forma molto simile a quella della TZR 125 e dimensioni pi&ugrave; compatte. Era diversa bench&egrave; la filosofia del modello fosse la stessa, e in questa variante l&#39;estetica era ispirata alla TDM 800, moto nuova di pacca nel listino Yamaha e destinata a un successo mondiale.  &nbsp;  &nbsp;  &nbsp;  IN MEZZO A DUE MONDI    La serie TDR non fu solo pioniera di ben due segmenti di mercato che da li a poco sarebbero nati (supermotard e crossover), ma fu anche la prima moto a montare una centralina digitale CDI come &egrave; diffuso ora, in luogo delle centraline a transistor che in quegli anni equipaggiavano quasi tutte le moto sul mercato. Come le sorelle supersportive aveva il sistema YPVS di controllo della valvola allo scarico, fiore all&#39;occhiello tecnologico delle moto top di gamma a 2 tempi di Iwata. In sostanza queste moto erano una sorta di &ldquo;terreno di prova&rdquo; a tutto tondo per sperimentare in modo concreto una visione del futuro che in Yamaha era diventata ben chiara e assolutamente profetica.    I tempi per una vera rivoluzione del mercato per&ograve; non erano ancora maturi, e pure l&#39;approccio di Iwata fu timido. La TDR 250 fu inizialmente commercializzata nel solo mercato interno, dove le piccole cilindrate dalle potenze esplosive erano assai pi&ugrave; diffuse che in Europa per una serie di motivi legali (che ancora rendono il mercato giapponese pi&ugrave; adatto alle under 400). Solo in un secondo momento ne fu esportato un lotto consistente in Francia, dove l&#39;utenza era pi&ugrave; affine a un&#39;idea del genere, tanto che nacque proprio oltralpe il fenomeno delle supermotard a met&agrave; degli anni 90.&nbsp;  BRUCIASEMAFORI  In Italia si videro pochissime TDR 250, la 125 invece fu un pochino pi&ugrave; diffusa, non tanto per un fenomeno a s&eacute; ma come &ldquo;effetto collaterale&rdquo; del segmento delle 125 sportive che fin dai primi anni dei &#39;90 ha ospitato l&#39;eterna sfida Cagiva Vs. Aprilia. La TDR 250 non ebbe nemmeno vita lunga, uscendo di produzione nel 1993, la sorella minore invece rimase sul mercato in diversi paesi fino a ridosso del nuovo millennio e l&#39;abbiamo provata nella sua prima versione nel 1991 in un articolo dal titolo &ldquo;Bruciasemafori&rdquo; (dalla evocativa scritta Lightburner stampata sui fainchetti della moto), dove l&#39;abbiamo definita &ldquo;una macchina da tempo libero ad alto coefficiente di versatilit&agrave;, buona per andarci a spasso in citt&agrave; come per fare del turismo ma in grado &ndash; se ben stuzzicata &ndash; di tirare fuori gli artigli e mettere in crisi con accelerazioni e riprese brucianti anche concorrenti ben pi&ugrave; sportive e pretenziose.&rdquo; La gallery in allegato &egrave; riferita proprio a quella prova su strada.    TROPPO POCO MERITO  Della serie TDR rimangono poche testimonianze e pochi ricordi, e bench&egrave; si trattasse di moto ben pi&ugrave; rivoluzionarie delle supersportive a 2 Tempi che andavano per la maggiore in quegli anni, non hanno mai trovato un vero e proprio posto nel mondo. Troppo indefinite, troppo potenti, troppo nuove e troppo di compromesso, in un mercato che non prendeva proprio in considerazione tutto ci&ograve; che non avesse una identit&agrave; ben precisa e che non spiazzasse troppo l&#39;utenza. Chi l&#39;avrebbe detto che poi, a distanza di parecchi anni, i mille compromessi di questo modello sarebbero diventati caratteristiche peculiari per le moto da grandi numeri. Beh, forse in Yamaha qualcuno gi&agrave; lo sapeva.  Rewind, Honda CBR 900 RR Fireblade: e le 1000... mute! 

<p>Era la fine degli anni &#39;80 quando da Iwata arriv&ograve; una serie di moto a met&agrave; strada fra un motard, una enduro stradale e una supersportiva a 2T</p> 

Yamaha TDR 125 e 250: le &quot;Bruciasemafori&quot;

<p>Erano gli anni delle moto a miscela.&nbsp;Negli anni in cui il Motomondiale vedeva sfidarsi Freddie Spencer e Eddie Lawson, sul mercato le repliche delle loro moto erano il massimo che la tecnologia potesse offrire, tanto che il &ldquo;morbo&rdquo; delle moto 2 Tempi ha iniziato ad attacchire anche su segmenti di mercato che fino ad allora non avevano mai avuto a che fare con prestazioni - e motori - estremi. LEGGI L&#39;ARTICOLO COMPLETO SU INMOTO.IT</p> 

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Yamaha TDR 125 e 250: le "Bruciasemafori"

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