Akrapovic, da decenni, &egrave; un riferimento per gli impianti di scarico ad alte prestazioni. Tra gli ultimi prodotti dell&rsquo;azienda slovena c&rsquo;&egrave; il nuovo sistema slip-on per Honda CB750 Hornet che conferisce alla moto un look pi&ugrave; sportivo, prestazioni leggermente migliorate e peso ridotto.  Le caratteristiche    Il nuovo sistema di scarico per Honda Hornet &egrave; composto dalla parte esterna del silenziatore&nbsp;che &egrave; stata realizzata in fibra di carbonio&nbsp;e lavorata a mano, mentre la struttura interna &egrave; in acciaio inox. Il fondello, invece, &egrave; in titanio di alta qualit&agrave;, con un design che - come accennavamo poco sopra - dona alla naked giapponese un aspetto pi&ugrave; sportivo.  Dicevamo anche del peso ridotto, siamo a -1,8 kg rispetto all&rsquo;originale, e poi ovviamente un guadagno per quando riguarda potenza e coppia, soprattutto ai regimi medio-alti. Si parla di un incremento rispettivamente di 0,5 kW (0,7 CV) a 5.250 giri/min e 0,6 Nm a 5.300 giri/min, rispetto a una Honda CB750 Hornet con impianto di scarico standard.&nbsp;  Il nuovo Akrapovic &egrave; omologato Euro 5 e non necessita di rimappatura, ma basta un&#39;installazione plug-and-play, quindi &egrave; pratico e semplice da montare sulla moto. Al momento, l&rsquo;azienda slovena non ha ancora cominciato il costo dello scarico.  HONDA, NUOVE LIVREE PER L&#39;X-ADV E IL FORZA 750 2024 

L&rsquo;azienda slovena incontra la naked giapponese: look pi&ugrave; sportivo, prestazioni leggermente migliorate e peso ridotto

Honda CB750 Hornet, il nuovo scarico slip-on firmato Akrapovic

Senza tema di smentite si pu&ograve; affermare che la CB 750 rappresent&ograve; per la Honda la carta vincente. L&rsquo;arma fu cos&igrave; potente che ne decret&ograve; lo status di Star assoluta almeno per tre anni di fila, finch&eacute; la Kawasaki non rilanci&ograve; con la leggendaria Z 900, un&rsquo;altra moto destinata a dettare legge.  La massiccia campagna pubblicitaria della grande casa giapponese inerente a questo modello spian&ograve; la strada in maniera professionale al prodotto, facendo si che la CB 750 divenisse una delle moto pi&ugrave; agognate e attese. Le notizie diramate dalla stampa specializzata e le foto della moto in prova che venivano periodicamente pubblicate mantennero l&rsquo;interesse alle stelle e prepararono terreno fertile per l&rsquo;arrivo della nuova maxi (termine da allora in auge per le grosse cilindrate). Col senno di poi si pu&ograve; tranquillamente definire il tutto superfluo.  MOTORI A IDROGENO, GRUPPO DI RICERCA CON HONDA, KAWASAKI, SUZUKI E YAMAHA  Fenomeno annunciato    La CB 750 Four avrebbe sfondato in ogni caso, semplicemente perch&eacute; era un prodotto d&rsquo;eccellenza, al punto che oltre quarant&rsquo;anni dopo &egrave; una moto ancora pi&ugrave; che valida. Nonostante una gestazione alquanto breve quando, finalmente, fu sotto gli occhi del pubblico, al Salone di Tokyo del 1968, tutti rimasero estasiati e increduli: rispetto alle altre moto presenti sul panorama mondiale sembrava arrivata dal futuro e giunta a noi attraverso una macchina del tempo. Le ragioni del suo immediato successo appaiono tutt&rsquo;ora molteplici ed evidenti.  In primis un maestoso motore a quattro cilindri, efficace e potente almeno alla pari della concorrenza italiana e inglese che allora contava esclusivamente su propulsori bicilindrici (Triumph e BSA avrebbero presentato i loro tricilindrici quello stesso anno), affidabile, e unito ad una classe e un&rsquo;eleganza fino ad allora assenti nel panorama motociclistico. Una linea invidiabile, quattro scarichi, il freno a disco anteriore, l&rsquo;avviamento elettrico, le frecce, una comoda sella e il primo vero cruscotto, dotato di contagiri e tachimetro e con tanto di spie di servizio messe in bella vista. Ce n&rsquo;era abbastanza per abbagliare qualsiasi motociclista dell&rsquo;epoca e far si che Honda divenisse sinonimo di perfezione.  La pi&ugrave; sognata di tutte  Tutto questo senza contare lo scompiglio che il modello aveva portato anche tra gli irriducibili che elaboravano le italiane e le inglesi. Fin da subito sognarono di spogliare la Four dal suo abito elegante per rivestirla in modo attillato ed essenziale, mettendo in luce tutto quello che lasciava immaginare, ma a malapena visibile sotto la sua impeccabile nonchalance da prima della classe. La CB 750 Four rappresentava il nuovo e aveva spostato la frontiera del panorama motociclistico dell&rsquo;epoca in maniera inimmaginabile fino al suo arrivo, bollando come superato tutto quello che era in produzione in quel periodo.  La moto si presentava come una Granturismo d&rsquo;elite e sotto questo aspetto era quanto di meglio sul mercato, la posizione di guida era ottima, buoni i freni, e le prestazioni esaltanti. Il rumore di scarico contenuto, quasi automobilistico era un&rsquo;assoluta novit&agrave; per quei tempi, anche se di li a poco sarebbero arrivati gli impianti di scarico 4 in 1, il cui rabbioso ruggito avrebbe esaltato schiere di centauri e fatto scordare in fretta il suono pacato dell&rsquo;imponente impianto originale. Ma soprattutto, prima che innovativa, all&rsquo;avanguardia o comoda la CB Four appariva bellissima. Elegante, massiccia e con uno stile invidiabile.  Versioni e caratteristiche    In seguito, dalla sua impronta, verranno coniate anche le versioni 350 e 500. Il telaio a doppia culla chiusa si rifaceva alla scuola inglese e appariva solido. Le rifiniture e la raffinata livrea erano di altissimo livello, la grafica moderna, e la somma di tutto questo dava un&rsquo;estetica assolutamente sopra le righe.  Poi cerano i numeri: 224 chili &ndash; allora le maximoto si chiamavano anche motopesanti e il peso era virtualmente proporzionale ai muscoli - 67 CV a 8.500 giri/min e una velocit&agrave; massima a pilota abbassato di oltre 190 km/h. Il motore mostrava i quattro cilindri frontemarcia inclinati di 15&deg; e, contrariamente ai precedenti modelli Honda, un rapporto alesaggio corsa sottoquadro con misure di 61 x 63 mm. In questo contesto la soluzione sottoquadra era stata preferita per ragioni di ingombro laterale e di raffreddamento. La cilindrata era di 736 cc e il rapporto di compressione di 9:1. La lubrificazione a carter secco con serbatoio dell&rsquo;olio separato - come sulle moto inglesi - &egrave; stata scelta per contenere lo sviluppo verticale del motore e consentire un maggiore raffreddamento dell&rsquo;olio. La distribuzione era monoalbero in testa comandata a catena, l&rsquo;alimentazione avveniva mediante quattro carburatori Keihin con diffusore da 28 mm e l&rsquo;accensione era a spinterogeno con due coppie di contatti. Disponeva di un cambio a 5 rapporti, una valida forcella teleidraulica e ammortizzatori idraulici regolabili su 3 posizioni. Le ruote erano da 19&rdquo; all&rsquo;anteriore, con l&rsquo;innovativo e ottimo freno a disco da 300 mm, e da 18&rdquo; al posteriore, con mozzo a tamburo da 180 mm. Aveva le frecce e si accendeva in un attimo al tocco di un dito.  Purtroppo in questa moto nipponica c&rsquo;era tutto quello che serviva per decretare il tramonto delle gloriose moto inglesi. Nelle sue varie versioni rester&agrave; in catalogo per dieci anni, fino al 1978, e sar&agrave; prodotta in 553.000 pezzi. Nonostante l&rsquo;enorme diffusione &egrave; tuttora una moto con una buona quotazione (soprattutto la prima versione) e un diffuso mercato.    La scheda  MOTORE   Quadricilindrico frontemarcia, incinati di 15&deg; raffreddato ad aria. Alesaggio e corsa 61 x 63 mm, cilindrata 736 cm&sup3;. Rapporto di compressione 9:1. Distribuzione monoalbero in testa Accensione a spinterogeno Alimentazione: 4 carburatori Keihin da 28 mm Avviamento elettrico Trasmissione primaria a ingranaggi, secondaria a catena. Frizione multidisco in bagno d&rsquo;olio, cambio a 5 rapporti.  CICLISTICA Telaio a doppia culla continua Sospensioni: anteriore forcella teleidraulica, posteriore doppi ammortizzatori idraulici regolabili Pneumatici: anteriore 3,25 x 19&rdquo;, posteriore 400 x 18&rdquo;. Freni: anteriore adisco da 300 mm, posteriore 180 mm &Oslash;.  DIMENSIONI Interasse 1.455 mm, altezza sella 780 mm, peso a secco 225 kg.  Annunci usato Honda 

Quando, nel &lsquo;69, arriv&ograve; nei concessionari, fu subito chiaro a tutti che per il pianeta moto iniziava una nuova era. I nuovi parametri stabiliti crearono una netta linea di confine tra lei e il resto della produzione motociclistica

Honda CB 750 Four: inizia l&#39;era moderna

        I Red Dot Design Awards sono premi di grande rilevanza internazionale che premiano l'eccellenza del design in termini di estetica, funzionalit&agrave;, praticit&agrave; e innovazione. La giuria, composta da 50 esperti internazionali, valuta ogni candidatura sulla base di criteri che tengono conto dei requisiti tecnici, sociali, economici ed ecologici pi&ugrave; recenti. All'edizione 2023 Honda si &egrave; presa i riflettori grazie a due riconoscimenti molto importanti assegnati alla CB750 Hornet e alla XL750 Transalp.  HONDA AFRICA TWIN: DA UN CAPO ALL'ALTRO DELLA TERRA CON FABRIZIO BUSCAGLIA Le super premiate La nuova CB750 Hornet ha ricevuto un premio nella categoria Product Design: progettata dal centro stile Honda di Roma, &egrave; caratterizzata da linee compatte, eleganti, ma anche aggressive. Il serbatoio, ispirato alla forma dell'ala del calabrone (hornet, in inglese), rappresenta il suo tratto distintivo e simboleggia la potenza e le prestazioni tipiche di una Streetfighter. Anche la nuova XL750 Transalp &egrave; stata premiata dalla giuria Red Dot. Reintrodotta nella line-up di Honda dopo 10 anni di assenza, offre ai rider di nuova generazione un comfort di guida eccezionale in un'esperienza Rally-Tourer completa. Il suo design solido ma essenziale riflette il carattere avventuroso che l'ha resa famosa. Con questi importanti riconoscimenti, Honda ha raggiunto il totale di 13 Red Dot Design Awards vinti dal 2020, compreso il prestigioso titolo "Best of the Best" assegnato alla Honda e, che &egrave; esposta insieme alla CBR1000RR-R Fireblade SP presso il Red Dot Design Museum di Essen, in Germania, una delle principali mostre di design contemporaneo al mondo.  HONDA, LE CELEBRATIVE CRF-RX ENDURO IN LIVREA "50&deg; ANNIVERSARIO"       

La Casa giapponese vince due prestigiosi premi per l'eccellenza del design, confermando il proprio impegno per l'innovazione e la bellezza tecnica &nbsp;

Honda, Hornet e Transalp premiate ai Red Dot Design Awards

Si tratta di una special realizzata sulla base di un modello datato 1972 della SBK nipponica. La particolarità è quella di avere la spinta di ben due motori da 68 cv l'uno. Realizzata da un appassionato della Casa dell'Ala, il suo scopo era quello di battere il record di velocità sul tracciato di Bonneville, nello Utah. Mecum Auctions la proporrà all'asta

Honda CB750 "The Anti-Christ"

        Una moto sofisticata, che in genere richiedeva poca manutenzione e che in breve &egrave; riuscita a diventare una pietra miliare del settore delle moto di serie. Stiamo parlando della Honda CB750 K3 Four, ma pi&ugrave; nello specifico della CB750 del &rsquo;73 messa all&rsquo;asta da Bring a Trailer: un modello talmente immacolato da aver percorso appena 9.600 km in cinquant&rsquo;anni. Honda su Honda: in viaggio con la storia della CB  Ancora due giorni per aggiudicarsela Acquistata nuova dal suo attuale proprietario, che l'ha tenuta praticamente chiusa in garage quasi per mezzo secolo, la CB750 K3 della Casa nipponica vanta un motore quattro cilindri in linea da 736 cc abbinato a una trasmissione a cinque velocit&agrave;, un sistema di scarico con quattro terminali laterali (due per ogni lato), avviamento sia a pedale che elettrico, sella due posti e impianto frenante a disco singolo all'anteriore e a tamburo al posteriore. Di particolare rilievo la livrea, ancora perfettamente intatta nella sua colorazione originale, con serbatoio del carburante rifinito in marrone metallizzato con accenti neri, dorati e bianchi e con i parafanghi interamente cromati. Della stessa fattura anche i cerchi a raggi da 19&rdquo; all&rsquo;anteriore e 18&rdquo; al posteriore. Attualmente la moto si trova ad Hancock, in Michigan, anche se sicuramente rimarr&agrave; l&igrave; ancora per pochi giorni. L&rsquo;asta terminer&agrave; infatti il prossimo 28 luglio e al momento l&rsquo;offerta pi&ugrave; alta registrata da Bring a Trailer &egrave; pari a 7 mila dollari (circa 6 mila euro al cambio). Honda Africa Twin, all'asta un modello "km 0" del 1989        

Acquistata nuova dal suo attuale proprietario, che l'ha tenuta praticamente chiusa in garage quasi per mezzo secolo, questa CB750 vanta una colorazione in marrone metallizzato con accenti neri, dorati e bianchi

Honda CB750 K3 Four: all’asta da Bring a Trailer un modello del ’73

        Sylvain Carignan &egrave; tornato sulla scena del delitto: ancora una volta, il designer canadese ha messo le mani su una Honda CB750 del 1979 trasformandola in un progetto chiamato Microdose. L&rsquo;ispirazione, per sua stessa ammissione, viene da sue creazioni precedenti: la CB750 Smooth Sailing e le due caf&eacute; racer CB900F.  Dosaggio perfetto Si chiama Microdose perch&eacute; &ldquo;Ogni linea e sezione della moto &egrave; stata progettata per ottenere la giusta dose. La dose perfetta per raggiungere la perfezione, dal mio punto di vista&rdquo;. Questa la filosofia alla base della special, costruita in 18 mesi. Due gli altari da cui ha preso vita la Microdose: da un lato l&rsquo;officina di Carignan ha lavorato sul motore, dall&rsquo;altro il posteriore &egrave; opera di Solidworks. Sul 4 cilindri in linea della Honda sono stati cambiati teste, valvole, anelli e guarnizioni, tutti sabbiati e riverniciati. Ora il propulsore vanta quattro carburatori Keihin CR29 e un sistema a flusso libero 4 a 1. C&rsquo;&egrave; qualcosa anche della Suzuki GSX-R: forcelle, ammortizzatori posteriori e freni anteriori. Ruote Buchanan da 18&rdquo; con pneumatici Pirelli Angel e pedane Cognito Moto completano la dotazione. Elettronica e 3D L&rsquo;elettronica della Microdose stupisce per come si inserisce del design: la luce del freno posteriore &egrave; nascosta nella sezione posteriore del cupolino, assottigliandosi fino a diventare una lama; i nuovi indicatori di direzione sono di Purpose Built Moto. Le forme della caf&eacute; racer sono state realizzate con una stampante 3D. La strumentazione della moto &egrave; incorporata nella tripla pinza e offre tachimetro e contachilometri, per niente invasiva a livello estetico n&eacute; ingombrante. L&rsquo;impatto &egrave; unito dalla verniciatura grigia prelevata dal catalogo Dodge, con linee rosso Porsche.  Moto e design (parte 5), le Moto Guzzi che hanno lasciato il segno       

Realizzata in 18 mesi, la moto si ispira a modelli precedenti del designer canadese e sfrutta componenti Suzuki, un'elettronica nascosta e tante parti create con stampa 3D&nbsp;

Microdose, Carignan presenta la special dal cuore Honda CB750

Dosaggio perfetto per la custom del designer canadese, che ha stravolto il motore e realizzato varie parti in 3D per ottimizzare forme e distribuzione delle varie componenti. Livrea grigio Dodge con tocchi rossi Porsche, strumentazione nascosta e ritocchi da cuore Suzuki per la CB750 lavorata in 18 mesi

Sylvain Carignan, la special Microdose su base Honda

Che tipi fortunati, questi giornalisti di moto. Ce lo sentiamo dire spesso dai nostri lettori e in effetti &egrave; proprio cos&igrave;, sarebbe sciocco non ammetterlo: il nostro lavoro ci permette di vivere, con una certa frequenza, esperienze non comuni dalle quali &egrave; difficile non farsi coinvolgere. Il ritrovo del gruppo, pochi giornalisti specializzati da tutta Europa, &egrave; in una luminosissima Barcellona, sotto un cielo azzurro di inizio estate. Schierate, in diverse colorazioni, circa una decina di Neo Sports Caf&eacute; targate Honda &ndash; CB650R e CB1000R &ndash; pronte a percorrere 600 km di curve e panorami maestosi, lungo la dorsale che segna il confine tra Spagna e Francia, ideale direttrice dal mare della Catalogna alle onde basche dell&rsquo;Atlantico.    &nbsp;  &nbsp;  &nbsp;  SPLENDIDA CINQUANTENNE  Un itinerario dal Mediterraneo all&rsquo;oceano, da Barcellona a Biarritz, in sella alle naked giapponesi, per raggiungere il Wheels&amp;Waves, evento che alla sua ottava stagione si conferma, ancora una volta, appuntamento imperdibile per il popolo del pianeta vintage. E ad attenderci a destinazione, una splendida sorpresa: parcheggiata in riva all&rsquo;oceano, in perfette condizioni, una CB750 Four, capostipite delle nude quadricilindriche della Casa giapponese, che nel 2019 celebra i suoi primi cinquant&rsquo;anni. Un&rsquo;occasione unica per tornare in sella a una leggenda della produzione motociclistica mondiale; e anche per un confronto ravvicinato con le CB moderne di ultima generazione.  Un veloce briefing con gli uomini dello staff Honda e si accendono i motori. Ritmi tranquilli, ci dicono, per questa volta &ldquo;si va a spasso&rdquo;. Non ci dispiace. In genere, durante le presentazioni stampa siamo sempre al limite. Si frena e si accelera forte, il tempo a disposizione non &egrave; tantissimo e bisogna farsi un&rsquo;idea compiuta del mezzo il pi&ugrave; in fretta possibile. In occasioni cos&igrave;, invece, ci si pu&ograve; gustare il contesto, si apprezzano i luoghi, magari ci si pu&ograve; fermare anche per uno scatto suggestivo. Queste le intenzioni ma poi, fatalmente, la voglia di guidare &ldquo;sul serio&rdquo; prende il sopravvento, e ci si trova presto a infilare pieghe, una dietro l&rsquo;altra, a caccia di sensazioni motociclistiche forti.  &nbsp;  &nbsp;  CURVE DA RACCONTARE  Colpa dell&rsquo;istinto, colpa del mezzo che stringi tra le gambe. Colpa anche dell&rsquo;itinerario: lo capisci subito quando un percorso ha qualcosa di diverso, una storia intrigante da raccontare. Soprattutto se all&rsquo;improvviso, davanti alla visiera del casco, appare una serie infinita di curve aggrappate alle pareti a strapiombo di una gola: strette, larghe, dal raggio cosmico. E poi di nuovo, indiavolate, a gomito, senza preavviso.&nbsp;  Tutti hanno sentito parlare della bellezza dei Pirenei in moto, ma quando &ldquo;li guidi&rdquo;, lo avverti all&rsquo;istante che si tratta di un&rsquo;esperienza unica, destinata a scalare in fretta la classifica della propria personale mitologia motociclistica.&nbsp;    Lo scenario &egrave; maestoso. Diverso dalle nostre Alpi ma non meno affascinante: una formidabile barriera che divide la penisola iberica dalla Francia, trattenendo, di entrambe, la personalit&agrave; magnetica e millenaria. Tutto talmente bello da riuscire a convincere, di tanto in tanto, il polso destro a mollare la presa.  COMPAGNE DI VIAGGIO  Come si pu&ograve; resistere di fronte a tanto formidabile splendore? Per fortuna le due CB, la 650 e la 1000, offrono un buon compromesso: pronte a fare baldoria quando sale l&rsquo;euforia, tranquille e confortevoli quando c&rsquo;&egrave; da guardarsi attorno.&nbsp;  Soprattutto la CB1000R, una moto bella da guardare, grazie alle eleganti linee &ldquo;neo-classic style&rdquo;, dall&rsquo;indole bipolare: regolare ed elastica, scorre via con un filo di gas nelle marce alte ad andatura blanda; ma gi&agrave; con la mappa Standard proietta vigorosa da una curva all&rsquo;altra, quando si cerca il brivido. Poi, in Sport, si trasforma del tutto e diventa aggressiva, graffiante, sempre ben sostenuta da una ciclistica precisa come un rasoio, mai nervosa, rassicurante in ogni condizione. Insomma, un modello capace di interpretare a pieno quella capacit&agrave; tutta Honda di sfornare mezzi performanti ma sempre amichevoli. Moto che danno del &ldquo;tu&rdquo; all&rsquo;istante, permettendo a chiunque di trovare in fretta la propria dimensione in sella.    Elemento comune, questo, alla &ldquo;sorellina&rdquo; CB650R, che dal canto suo &egrave; un trionfo di equilibrio e facilit&agrave;. Caratteristiche che eleggono la media naked della Casa dell&rsquo;Ala &ndash; unica quadricilindrica del suo segmento &ndash; a perfetta ambasciatrice di polivalenza e guidabilit&agrave;. Tra le curve si muove agile e scattante, senza mai risultare nervosa, poi, quando serve, non si lascia intimidire: il suo quattro cilindri, se lo fai girare in alto, tira fuori unghie e carattere; si va forte, senza particolare impegno.  &nbsp;  ARRIVO A BIARRITZ  Le onde dell&rsquo;oceano, che si infrangono spumose sulla costa, segnano l&rsquo;arrivo a Biarritz, elegante cittadina, ritrovo del bel mondo, ma anche di surfisti e marinai, che una volta l&rsquo;anno viene invasa dai rombi delle moto provenienti da ogni angolo d&rsquo;Europa; &egrave; il Wheels&amp;Waves, happening dedicato al mondo custom, nato quasi per gioco diversi anni fa. Agli albori fu un raduno per pochi intimi, surfisti-motociclisti guidati dalla medesima filosofia di vita. Erano i tempi delle giornate al faro e delle sgasate notturne in citt&agrave;.&nbsp;    Oggi le cose sono in parte cambiate, Wheels&amp;Waves &egrave; cresciuto, ha assunto connotati multiformi, ma le sgasate continuano, la passione fermenta e i numerosi eventi in calendario alzano il picco di adrenalina, dalla gara d&rsquo;accelerazione di Punks Peak, sul monte Jaizkibe, al fango dello Swank Rally, passando per le gare di flat track a El Rollo. Poi, tutti al &ldquo;villaggio&rdquo; sull&rsquo;oceano, ombelico pulsante della kermesse, dove in migliaia si radunano tra boccali di birra, buona musica e mezzi raffinati.  &nbsp;  &nbsp;  APPUNTAMENTO CON LA STORIA  Prima di lasciarci rapire da tutto questo, per&ograve;, c&rsquo;&egrave; un appuntamento col mito: &egrave; il momento di saltare in sella a un&rsquo;autentica pietra miliare della produzione motociclistica. Una vera &ldquo;cougar&rdquo;, la Honda CB750 Four. Moto sexy, raffinata, dal fascino immortale, capace di attraversare due secoli facendo sempre battere forte il cuore, ora come allora. Dopo centinaia di chilometri sulle CB moderne, stringerla tra le gambe &egrave; un po&rsquo; come salire a bordo di una macchina del tempo.    Passato e futuro a confronto, un&rsquo;elica di DNA da percorrere &ndash; rigorosamente a 4 cilindri &ndash; alla scoperta di una delle storie a due ruote pi&ugrave; coinvolgenti degli ultimi 50 anni. Fanale tondo, scarichi cromati, cerchi a raggi. Un serbatoio, un manubrio, una sella e un motore. La moto esattamente come sopravvive nell&rsquo;immaginario collettivo. Quando nel 1968 irruppe al Salone di Tokyo, il suo quattro cilindri in linea a 4 tempi, di 736 cm3, dotato di distribuzione in testa a catena e due valvole per cilindro, turb&ograve; irrimediabilmente i sogni degli appassionati. Sul pianeta terra era sbarcata un&rsquo;eccitante superbike da strada, destinata a fare scuola.  &nbsp;  &nbsp;  ECCITAZIONE O PASSIONE?  Oggi, abituati alle moto di ultima generazione, l&rsquo;aspetto prestazionale della CB Four passa in secondo piano. Ma non il piacere di guidare un mezzo cos&igrave;. Una volta acceso, il borbottio del propulsore si propaga alle braccia, scuote il corpo e si mette in sincrono con i battiti del cuore. Dai gas e via, snocciolando una marcia dietro l&rsquo;altra. Il largo manubrio permette di timonare svelti tra le curve.&nbsp;    Una guida muscolare ma allo stesso tempo rotonda, mai legnosa. Qualcuno le chiama &ldquo;sensazioni motociclistiche di una volta&rdquo;. In questo caso, per&ograve;, si tratta di sensazioni motociclistiche punto e basta. Per frenare bisogna strizzare forte la leva. Il gas glielo dai sempre tutto finch&eacute; &egrave; lei stessa a dirti: basta, cambia marcia. Il contagiri lo puoi tranquillamente ignorare. Confrontarla con la produzione attuale? Non ha alcun senso. Eccitazione o passione? Amore o seduzione? Sarebbe come chiedere a James Bond di scegliere tra un Martini cocktail e le donne. Piaceri diversi ma irrinunciabili entrambi.&nbsp;  Finito il giro, fatalmente, la febbre sale. La voglia di cercarne una, magari da rimettere in sesto profondendole cure amorevoli, brucia forte. Perch&eacute; cinquant&rsquo;anni, portati cos&igrave;, non &egrave; cosa da tutti.  Video-Test Honda CB1000R: #SottoEsame  &nbsp; 

Wheels&amp;Waves &egrave; stata l&rsquo;occasione per un confronto tra passato e presente. Fino Biarritz con la CB1000R, e l&igrave; ad attenderci c&rsquo;era una splendida cinquantenne

8 risultati per 'CB750'