&ldquo;In futuro, i nuovi formati live e digitali prenderanno sempre pi&ugrave; il posto delle tradizionali apparizioni fieristiche di BMW Motorrad&rdquo;. Si apre cos&igrave; il comunicato con il quale la casa tedesca conferma oggi quanto gi&agrave; dichiarato nel marzo scorso: la decisione di non investire pi&ugrave; nei grandi saloni internazionali.  &quot;Il nostro riallineamento strategico della comunicazione, in cui facciamo uso di maggiori formati live e digitali, ci permetter&agrave; in futuro di ispirare ancora pi&ugrave; persone in tutto il mondo per i prodotti e le offerte BMW Motorrad e di avvicinarle in modo ottimale e mirato&quot;, dice Markus Schramm, responsabile di BMW Motorrad.  &ldquo;Utilizzando i nostri formati digitali e dal vivo, indipendenti dalle fiere, non solo possiamo programmare le anteprime mondiali e i lanci di prodotti in modo pi&ugrave; flessibile, ma consentiamo anche un&#39;interazione pi&ugrave; intensa con tutti i gruppi target e una maggiore portata delle informazioni&quot;.  Il comunicato si chiude con la conferma della presenza del marchio bavarese ad alcuni saloni regionali selezionati. E con l&rsquo;apertura a nuovi formati; perch&eacute; lo sguardo ai nuovi strumenti di comunicazione c&rsquo;&egrave; sempre ed &egrave; molto attento.  Si comincia dalla crescita dell&#39;online  Un fulmine a ciel sereno? Mica tanto. Da quando la Pandemia Covid ha colpito l&rsquo;Europa, poco meno di un anno fa, &egrave; cambiato tutto. Il confinamento in casa ha fatto scoprire anche ai pi&ugrave; refrattari il mondo dell&rsquo;online. Oggi tutti hanno uno smartphone con dati Internet inclusi, le nonne videochiamano con WhatsApp, vostra zia si destreggia bene su Zoom, e tutti abbiamo un rapporto sempre pi&ugrave; compulsivo con i social network.  Il web ci piace sempre di pi&ugrave;; addirittura anche le pubblicit&agrave; nelle pagine che visitiamo ci sembrano sempre pi&ugrave; interessanti. Ecco, quest&rsquo;ultimo punto non &egrave; per nulla casuale.  Come fanno a trovarci?  Uno degli strumenti pi&ugrave; diffusi usati dalle aziende per profilare i loro potenziali clienti &egrave; il CRM: Customer Relationship Management, un&rsquo;attivit&agrave; svolta con il supporto di aziende specializzate. Diverse case motociclistiche ci hanno confermato di affidarsi per questo all&rsquo;americana Salesforce, un colosso da oltre 30mila dipendenti e 17,1 miliardi di dollari di fatturato. Salesforce &egrave; in grado di seguire ogni contatto di un&rsquo;azienda con un potenziale cliente. Entrate in una concessionaria per chiedere informazioni o chiamate l&rsquo;ufficio clienti? Portate una moto in officina? Quante volte vi viene chiesto di lasciare i vostri dati?  Ogni volta che vi interfacciate con l&rsquo;azienda, questa raccoglie pi&ugrave; informazioni possibili su di voi e le inserisce nell&rsquo;elenco dei contatti, comprensivo delle moto da voi possedute, dei vostri gusti e delle vostre abitudini. Questo permette di profilarvi per l&rsquo;invio futuro di comunicazioni mirate, con offerte di esperienze calibrate per i vostri gusti.  Saloni e fiere: meglio virtuali o reali?  Il passo successivo sono i BigData  Certo, con il CRM si agganciano solo contatti che gi&agrave; orbitano intorno al proprio marchio. Per andare oltre si entra nel campo dei BigData, che sono qualcosa di molto diverso. Ne abbiamo parlato con Carmine Buono, Solutions Architect di un&rsquo;azienda italiana specializzata in BigData, Data Analytics e Cognitive Computing.  Cosa sono i BigData?  &ldquo;Molto semplicisticamente si pu&ograve; dire che rientra nella categoria dei BigData tutto ci&ograve; che oggi rientra in un insieme di dati di natura differente, che sia di grandi dimensioni e che cambi con gran velocit&agrave;. Per gestirli bisogna avere la capacit&agrave; di elaborare grandi quantit&agrave; di dati in maniera veloce e dando loro valore. Servono tecniche, tecnologie e processi&rdquo;.  Come fanno le case a reperire questi dati cos&igrave; personali su di noi?  &ldquo;In buona parte li forniamo noi stessi, pi&ugrave; o meno consapevolmente. Dallo smartphone allo smartwatch, passando per il dispositivo che si aggiunge alla macchina o alla moto, all&rsquo;OBD &ndash; la diagnostica di bordo, oggi obbligatoria sui nuovi veicoli, ndr - che invia i dati alla casa costruttrice con varie modalit&agrave;, dalla connessione su rete cellulare al computer del concessionario che attacca la spina a ogni tagliando&rdquo;.  C&rsquo;&egrave; un mercato di dati?  &ldquo;Si, i pi&ugrave; facili da reperire sono quelli del mondo social, gli Open Data, che si acquistano da Facebook o da altri social. Poi ci sono gli operatori di telefonia mobile, che a loro volta vendono molti dati utili&rdquo;.  Queste informazioni poi passano per societ&agrave; specializzate, come la vostra?  &ldquo;Certo. Io ad esempio preparo &lsquo;semilavorati&rsquo;, aggregazioni di dati pronti per aziende che operano nei settori automotive, trasportation, manifattura, insurance, energy. In questo modo il cliente pu&ograve; aggiungere tutto il suo sapere, per trarne il massimo vantaggio. &Egrave; un modello di business molto recente&rdquo;.  Come vengono utilizzati questi dati?  &ldquo;Si cercano persone che si avvicinano alla profilazione dell&rsquo;utente per il gusto, le sensazioni e le emozioni. In questo modo a chi si occupa di marketing si d&agrave; la possibilit&agrave; di fare iniziative mirate sul cliente tipo. Perch&eacute; gli dici che per quella determinata persona in questo momento c&rsquo;&egrave; bisogno di una moto nuova, e che quella stessa persona se la pu&ograve; permettere; perch&eacute; su Facebook e Instagram sta mostrando quello che ha&rdquo;.  Sembra che molte aziende dell&#39;automotive utilizzino un sistema chiamato Predictive Advertising. Di che si tratta?  &ldquo;Di un&rsquo;intelligenza artificiale che attraverso i cookie, dei piccoli file che vengono lasciati nel nostro computer o smartphone quando navighiamo in rete, tracciano i nostri movimenti. In questo modo ci studiano, ci incasellano nei cluster, gruppi di persone che condividono determinate abitudini e comportamenti, oltre che caratteristiche. A monte c&rsquo;&egrave; qualcuno che ha studiato la compatibilit&agrave; di un determinato prodotto che si vuole promuovere con determinati cluster, e sar&agrave; solo a quelli che verr&agrave; veicolata la pubblicit&agrave; online. &Egrave; un sistema molto puntuale e intelligente, funziona&rdquo;.  Qual &egrave; l&rsquo;evoluzione nel settore automotive?  &ldquo;Il gruppo Scania, quello dei camion, diversi anni fa &egrave; partito con un progetto machine-to-machine di telemetria. L&rsquo;obiettivo era raccogliere dati per valutare lo stato di salute dei mezzi per la manutenzione e altro. Oggi &egrave; diventato un sistema avanzatissimo, che ha portato a un cambiamento profondo del sistema di business, che non ruota pi&ugrave; intorno alla vendita del camion. Scania oggi vende servizi ad autotrasportatori. Suggerisce loro, ad esempio, quando fare manutenzione o quando fermarsi, perch&eacute; sa tutto del veicolo e delle tratte abituali&rdquo;.  &ldquo;Da questo si arriva alla Predictive Maintenance, che predice che il tal giorno, con una tolleranza di 1-2 giorni, si guaster&agrave; un determinato componente&rdquo;.  Come funziona?  &ldquo;A partire dai sistemi SCADA/ICS &ndash; si parla di produzione industriale, ndr - per arrivare a tutte le apparecchiature complesse, la Predictive Maintenance sta diventando una prassi progettuale fondata sulla raccolta di tutti i dati macchina; che poi vengono correlati con i dati dei guasti, per trarne modelli previsionali. La BMW nelle auto in parte lo sta gi&agrave; facendo, tanto che a libretto non mette pi&ugrave; la prescrizione di una determinata operazione da fare a un preciso intervallo chilometrico. Piuttosto volta per volta ti avvisa che devi fare un determinato intervento, perch&eacute; i parametri del veicolo suggeriscono che cambiando l&rsquo;olio, tanto per fare un esempio, si pu&ograve; spostare in avanti nel chilometraggio un determinato problema&rdquo;.  Quanto investono le aziende sui BigData?  &ldquo;Non parliamo certamente di qualche migliaio di euro a progetto, ma di cifre ben superiori&rdquo;.  Ora forse &egrave; pi&ugrave; chiaro a tutti noi perch&eacute; le case stanno sposando con sempre maggiore convinzione le presentazioni online delle loro moto. Accompagnandole magari con l&rsquo;invito a eventi organizzati nelle concessionarie.  Chiss&agrave; cosa ne pensano gli organizzatori dei grandi saloni internazionali come l&rsquo;Eicma? Proprio sul numero di In Moto di marzo, in edicola dal prossimo 15 febbraio, c&rsquo;&egrave; un appassionato corsivo del presidente Ancma ed Eicma Paolo Magri, che ci d&agrave; appuntamento alla prossima edizione dell&rsquo;Eicma 2021, dal 25 al 28 novembre 2021.  Ve ne parleremo a breve!  I motociclisti possono fare a meno dei saloni? 

<p>La Casa di Monaco non investir&agrave; pi&ugrave; sui grandi saloni internazionali, preferendo iniziative live e digitali. Una scelta che potrebbero sposare anche altre Case...&nbsp;</p> 

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Ufficiale, BMW dice 'no' ai grandi saloni: perché?