Mal segnalati, troppo alti, fuori norma per la pendenza, spesso si trasformano in trampolini. Per questo, in caso d&rsquo;incidente, non passiamoci sopra e chiediamo il risarcimento.  UNA NOTTE TORNAVO A CASA BEATO. All&rsquo;improvviso il mio scooter si &egrave; impennato violentemente e ha saltato: avevo preso un dosso, non segnalato, ripido e invisibile. Ho sbattuto con la parte frontale del casco sul parabrezza e sono rimasto fortunosamente in piedi. Mi sono spaventato, e ho preso un bel colpo sui reni. Una botta che sicuramente non ha fatto bene neanche al mio scooter. Era successo che durante la giornata, era comparso un dosso rallentatore di asfalto (non a norma), che non aveva alcuna verniciatura che lo rendesse visibile.  E NEANCHE UN CARTELLO AD AVVISARE. L&igrave; per l&igrave; ci sono rimasto male, era tardissimo, e ho proseguito dritto senza fermarmi, con la rabbia che montava mano a mano. Il giorno dopo sono tornato a fotografare quella trappola stradale, per fare un esposto; ma nel frattempo era stata stesa la vernice. (CONTINUA QUI) 

Non bastano le buche. A creare situazioni di pericolo per noi motociclisti, ci si mettono anche i dossi rallentatori, disseminati illecitamente su tutte le strade

Dossi non a norma, qualcuno deve pagare

Quello che stiamo vivendo &egrave; un vero passaggio epocale in fatto di mobilit&agrave;. E se la scelta del governo di Taiwan segue la scia di un processo in atto oramai anche in Europa,&nbsp;di sicuro si tratta di una misura che avr&agrave; ripercussioni importanti sui produttori di 2 ruote a motore, considerando la vastit&agrave; di un mercato locale che conta un parco circolante di 14 milioni di unit&agrave; per 23 milioni di abitanti. Dal 2040, sar&agrave; poi la volta delle auto, mentre, gi&agrave; a partire dal 2030, il trasporto pubblico sar&agrave; interamente a propulsione elettrica. Una svolta, quella annunciata da Taiwan, che punta - com&#39;&egrave; facile immaginare - ad abbassare il tasso di emissioni dannose nell&rsquo;aria.  UN PROCESSO DI RADICALE TRASFORMAZIONE che verr&agrave; accompagnato da diverse tappe di avvicinamento: alcune di tipo infrastrutturale, a partire dalla creazione di aree e parcheggi dedicati a chi sceglie di muoversi &ldquo;green&rdquo;; altre di tipo fiscale, con incentivi&nbsp;sia alle aziende che ai privati&nbsp;per convincerli ad abbandonare i tradizionali motori alimentati a benzina o diesel, in favore di sistemi alternativi&hellip; ammesso che &ldquo;alternativi&rdquo;, a questo&nbsp;punto, sia ancora un&nbsp;termine che si possa&nbsp;considerare adeguato. 

Una decisione storica per il Paese col pi&ugrave; alto tasso al mondo di moto e scooter per numero di abitanti

Taiwan, dal 2035 stop a moto e scooter a benzina

La cultura della prevenzione permette, attraverso la conoscenza, di capire come comportarsi per non essere coinvolti in un incidente stradale. Ci&ograve; &egrave; valido soprattutto se si trasportano i bambini su scooter e moto, perch&eacute; i piccoli passeggeri sono molto pi&ugrave; vulnerabili degli adulti. Proprio il trasporto dei bambini in moto &egrave; stato il tema del convegno &ldquo;La famiglia in Moto. Come trasportare i bambini in moto in sicurezza&rdquo; organizzato dalla Federazione Italiana - Co. Re. Lombardia poco prima dell&#39;estate, nella sala stampa dell&rsquo;Autodromo Nazionale Monza, durante la 42esima edizione del Festival dello Sport e in concomitanza alla nona edizione di Giovanimotoinsieme.  IL CONVEGNO &egrave; stato presieduto da Ivan Bidorini, presidente FMI Lombardia, Oreste Perri, presidente CONI Lombardia, Stefano Francescon, vicepresidente Lions Club Arcore Borromeo, Ivan Capelli, presidente ACI Milano, Enrico Radaelli, membro Consiglio di Amministrazione SIAS Autodromo Nazionale Monza e Fabrizio Ciceri, presidente Unione Societ&agrave; Sportive Monza Brianza.  GLI ESPERTI DI SICUREZZA STRADALE INTERVENUTI hanno parlato della normativa italiana sul trasporto dei minori su motoveicoli e delle sanzioni per chi non la rispetta, delle lacune del Codice della Strada, degli aspetti legali degli incidenti stradali in cui sono coinvolti i minori&nbsp; comportamenti di guida sbagliati. Si &egrave; parlato anche di prevenzione, educazione stradale nelle scuole e, infine, del ruolo dei media nella diffusione della cultura della prevenzione tra gli utenti vulnerabili. Dal convegno &egrave; emerso che la maggior parte degli adulti trasporta i bambini in sella a motoveicoli senza domandarsi se i piccoli passeggeri si divertono o se hanno paura, senza curarne la preparazione fisica e mentale e senza allenarli a stare in sella, ignorando che i bambini hanno una resistenza fisica pi&ugrave; limitata degli adulti, e senza considerare che non sono abituati come gli adulti alle due ruote motorizzate.  OLTRE A VIOLARE LE NORME DEL CODICE (il piccolo passeggero deve stare seduto sulla sella, dietro al conducente ;l&rsquo;adulto che trasporta il bambino sulla parte anteriore della sella o sul serbatoio, o in piedi sulle pedane dello scooter, lo espone a una pericolosa instabilit&agrave;, soprattutto in caso di brusche frenate e repentine accelerazioni.  &nbsp;  ANCHE SE IL LEGISLATORE non ha pensato a rendere obbligatorio per i minori l&rsquo;abbigliamento protettivo, &egrave; necessario che i genitori lo facciano indossare ai propri figli per proteggerli in caso di incidente o anche solo di una banale caduta dal veicolo. Troppo spesso gli adulti trascurano questi aspetti perch&eacute; sono distratti e non si accorgono che i bambini possono provare timore dietro un&rsquo;apparente tranquillit&agrave;, oppure hanno fretta e non riflettono sulla necessit&agrave; di modificare il proprio stile di guida per rendere il trasferimento in moto o scooter pi&ugrave; confortevole e sicuro.  E I BAMBINI NE PAGANO LE CONSEGUENZE, come dimostrano le statistiche sugli incidenti stradali in cui sono coinvolti: il 2015 ha registrato 39 morti tra i bambini fino a 14 anni di et&agrave; e 11.440 feriti (dati ISTAT). In Lombardia ad esempio, dove &egrave; concentrato il maggior numero di motoveicoli in Italia, nel 2016 i bambini ricoverati al Pronto Soccorso per le lesioni riportate in incidenti stradali sono stati 4511 di cui 219 coinvolti in scontri tra auto e moto, 6 tra moto e moto, 140 caduti da motoveicoli (dati AREU - Lombardia 2016). Fretta e distrazione non sono gli unici deterrenti: se gli adulti ignorano le regole della strada e non applicano la cultura della prevenzione perch&eacute; la ignorano, non possono trasmetterla ai figli attraverso l&rsquo;esempio e a causa di questa ignoranza i figli corrono inutili rischi, inoltre, un domani saranno utenti della strada meno consapevoli e preparati. Dal convegno &egrave; emerso che i comportamenti sbagliati degli adulti si possono correggere anche attraverso i bambini, insegnando loro le regole della strada e il comportamento da adottare in sella a moto e scooter, perch&eacute; poi saranno loro stessi a rimproverare i genitori ricordando loro le regole.  DURANTE IL CONVEGNO &egrave; stata inolte presentata la 2&deg; edizione del manuale &ldquo;La famiglia in Moto. Come trasportare i bambini in moto in sicurezza&rdquo; edita da CONI Lombardia, FMI Lombardia e Lions Club Arcore Borromeo. Il manuale sar&agrave; distribuito gratuitamente agli alunni della III, IV e V classe delle scuole elementari del territorio lombardo che ospiteranno i corsi di educazione stradale organizzati dalla FMI Lombardia. Con la diffusione di questo manuale, la FMI Lombardia vuole contribuire a raggiungere l&rsquo;ambizioso obiettivo &ldquo;Sulla strada nessun bambino deve morire&rdquo; del Piano nazionale per la sicurezza stradale Orizzonte 2020 del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. 

Per tutelare i bambini, informare gli adulti e riempire il vuoto educativo che esiste sul trasporto dei minori in sella alle due ruote motorizzate

La famiglia in moto

Al via nel capoluogo emiliano un interessante progetto pilota: bici elettriche perfettamente attrezzate per il soccorso durante manifestazioni ed eventi. Ve le mostriamo in qusti scatti...

Le Bici elettriche del 118 di Bologna 

La visita del Santo Padre a Bologna sar&agrave; il banco di prova per un progetto pilota che prevede, per la prima volta, l&rsquo;utilizzo di due bici sanitarie a pedalata assistita in dotazione al 118. I mezzi, equipaggiati con zaino di soccorso e defibrillatore, saranno utilizzati nel centro storico. Questo progetto parte dal Gruppo Referenti Manifestazioni della Centrale Operativa 118 di Bologna, che da anni studia tutte le problematiche sanitarie che possono manifestarsi durante eventi, visite di autorit&agrave;, concerti e manifestazioni.  L&rsquo;IDEA, nello specifico, &egrave; di due infermieri, Andrea Finelli e Armando Santostefano (con la supervisione di Dell&rsquo;Arciprete Oscar, coordinatore 118) e si &egrave; incontrata con la passione e la sensibilit&agrave; di un ingegnere meccanico, Massimo Corea, amministratore delegato dell&rsquo;Ekletta, che ha immediatamente sposato la causa con una fornitura e un&rsquo;accurata gestione di due bici elettriche appositamente attrezzate.  IL TEAM DI LAVORO HA SCELTO IL MODELLO NAKED per le caratteristiche di robustezza e agilit&agrave;; qualit&agrave; che si rivelano indispensabili in ambito cittadino. Questa idea, inserita nel progetto Bologna Cardioprotetta, si pone come obiettivo quello di aumentare la possibilit&agrave; di sopravvivenza di persone colpite da gravi problemi sanitari, che richiedono un intervento rapido e immediato di un&rsquo;equipe sanitaria.  LA BICI SANITARIA A PEDALATA ASSISTITA si integra perfettamente in un ambito urbano grazie alla capacit&agrave; di arrivare ovunque in tempi brevi, oltre allo scopo sanitario essendo un mezzo a zero emissioni il valore ecologico non &egrave; da sottovalutare. Abbiamo intervistato Massimo Corea Amministratore delegato Ekletta.  Massimo, partiamo da una cosa che stuzzica la curiosit&agrave; dei motociclisti: perch&eacute; il nome Naked?   Il prodotto Naked nasce su una libera interpretazione di bici elettrica legata al mondo moto, sono stato il responsabile prodotto della linea Monster in Ducati, dove ho lavorato per sette anni e sono il creatore assieme a Daniele Casolari del modello S4R. Essendo la Monster il modello che ha di fatto creato, il segmento delle Naked abbiamo seguito la filosofia di creare un prodotto di moda, per distinguersi, infatti, l&rsquo;Ekletta Naked con un design fuori dagli schemi tradizionali stuzzica molto la curiosit&agrave; del passante come ha fatto il Monster.  A chi &egrave; dedicata questa tipologia di ebike?   La Naked &egrave; un prodotto dedicato pi&ugrave; a un utente commuter/urban che non al ciclista standard, questa bici ti deve permettere di muoverti in agilit&agrave;, velocemente in centro per lavoro, per accompagnare i figli a scuola e per lo svago in generale con feeling di guida notevole. Gli stessi spostamenti che si fanno con uno scooter o moto, si possono fare in ambito urbano con una bici elettrica con dei vantaggi a livello economico, niente bollo o assicurazione e un bassissimo costo al km grazie all&rsquo;alimentazione elettrica affiancata dalla pedalata manuale.  Il legame con il mondo moto si percepisce subito soprattutto per le caratteristiche tecniche...   Siamo i primi a utilizzare una forcella da Downhill su un prodotto da strada, 37 mm di diametro con un&rsquo;escursione da 180 mm sono anche eccessivi per un utilizzo cittadino ma offrono sensazioni di guida e sicurezza molto simili a quelli che si presentano alla guida di uno scooter o moto, e il doppio disco idraulico di grande diametro incrementa questa sensazione.  Oltre l&rsquo;esclusivit&agrave; cosa vi contraddistingue nella galassia di altri produttori di Ebike?   Siamo l&rsquo;unica azienda italiana che ti richiama ogni sei mesi a fare un tagliando, i nostri prodotti sono in vendita nei saloni di auto o di moto perch&eacute; devono avere un&rsquo;officina dove eseguire la manutenzione, che ha anche un costo contenuto, si va da 25 a 50 euro al massimo ma serve per mantenere tutto il mezzo in perfetta efficienza e in garanzia. 

Parte da Bologna un interessante progetto pilota: bici elettriche perfettamente attrezzate per il soccorso durante manifestazioni ed eventi

Bici elettriche al 118 per il primo soccorso

La notizia &egrave; di questi giorni, tra 9 mesi le donne saudite potranno finalmente mettersi alla guida. Sicuramente di un&rsquo;auto. Meno chiaro il discorso per quanto riguarda le due ruote. Una vera svolta per l&rsquo;Arabia Saudita, eppure &egrave; impossibile non pensare a quanta strada ci sia ancora da compiere in questi paesi in fatto di emancipazione femminile. E ancor pi&ugrave; difficile, &egrave; non pensare come addirittura oltre un secolo fa, in sella ad un sidecar Harley-Davidson, due donne compivano il primo coast to coast al femminile, attraversando da sole gli Stati Uniti.  UNA GRANDE STORIA - Il 2 maggio 1915, mentre in Europa infuriava la Prima Guerra Mondiale e l&rsquo;Italia si apprestava ad entrare nel conflitto, due donne partivano per un&rsquo;avventura destinata a entrare nei libri di storia. Effie Hotchiss e sua madre Avis partirono da Brooklyn per attraversare gli Stati Uniti con destinazione San Francisco, attraversando territori ancora in parte selvaggi, tra vaste pianure, deserti e difficoltosi passi montani per circa 5 mila chilometri. Ma non era abbastanza: girate le ruote verso oriente, le due ripartirono verso casa, attraversando il deserto del Nevada, lo Utah, poi su fino a Chicago e Milwaukee, per un breve pellegrinaggio nella patria dell&rsquo;Harley-Davidson: &ldquo;Volevamo vedere l&rsquo;America e il sidecar tre marce Harley-Davidson ci sembrava la soluzione migliore&rdquo;. Un augurio: che queste parole siano d&rsquo;ispirazione per le giovani donne saudite.  COSA STA CAPITANDO IN ARABIA - La rivoluzione &egrave; contenuta in un decreto emesso dal re Salman che ha concesso loro di prendere la patente. Un cambiamento epocale, considerato che il regno wahabita era l&#39;unico al mondo che non concedeva questo diritto, annunciato contemporaneamente sia dalla televisione di Stato, sia ad un evento a Washington, scrive il New York Times. I nove mesi che ancora dividono le saudite dalla possibilit&agrave; di mettersi al volante daranno il tempo al paese, dove vige una rigidissima separazione dei sessi, di adeguarsi a livello burocratico ed amministrativo, cos&igrave; come di organizzare corsi di scuola guida. Entro trenta giorni tuttavia &egrave; prevista la creazione di una commissione governativa ah hoc. Un enorme passo in avanti per le saudite, obbligate finora a spostarsi in auto solo con un autista o con un uomo della loro famiglia. 

&hellip; compiono imprese motoristiche da pi&ugrave; di 100 anni: &egrave; del 1915 il primo coast to coast in moto al femminile

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Dossi non a norma, qualcuno deve pagare

Taiwan, dal 2035 stop a moto e scooter a benzina

La famiglia in moto

Le Bici elettriche del 118 di Bologna

Bici elettriche al 118 per il primo soccorso

Donne: in Arabia decade il divieto di guidare, mentre negli USA...