Alla recente Kermesse veronese, presso lo stand della Federmoto, esposte quattro moto 125 anni &#39;90 della collezione privata di Dario Bedin. Aprilia Futura, Cagiva Freccia e Mito e Gilera SP-01 perfettamente restaurate. Tanti gli sguardi ammirati di giovani e meno giovani per questi gioielli che non sembrano risentire del tempo che passa Foto di Filippo Pandin

MBE 2022, in passerella a Verona le mitiche 125 Made in Italy

Evoluzione massima. La serie delle Futura prese forma e concretezza nel 1990, quando Aprilia present&ograve; il concetto pi&ugrave; estremo delle sue AF1 125. La nuova sportiva tagli&ograve; i ponti con la precedente Sintesi, proponendo una moto dalla spiccata indole corsaiola che dai precedenti modelli ereditava lo schema di telaio e forcellone, oltre al motore Rotax 123 dotato di valvola Rave 2 elettronica allo scarico (arrivata nel 1989), ma completamente rivista sotto il profilo delle linee, sempre pi&ugrave; vicine alle 250 da GP.  PASSO IN AVANTI    Nel 1991 a Noale spinsero ancora un po&#39; pi&ugrave; in l&agrave; l&#39;asticella, presentando la seconda variazione sul tema Futura, con modifiche&nbsp;meno sostanziali rispetto alla progenitrice del 1990 (plurivittoriosa nei campionati SP quell&#39;anno, quando&nbsp;si aggiudic&ograve; 22 gare su 27 e i due titoli &quot;Over&quot; e&nbsp;&quot;Under&quot; e&nbsp;con piloti come Max Biaggi), ma comunque molto efficaci sotto il profilo prestazionale.  Un lavoro di fino che interess&ograve; il motore, con l&#39;aggiunta di due luci in pi&ugrave; nel cilindro per migliorare l&#39;erogazione ai medi regimi, la gomma anteriore 110/70 (in luogo della precedente 100/80), forcella con steli ora da 40 mm (prima era da 38 mm), il forcellone maggiormente ricurvo per ospitare un pneumatico maggiorato (140/70 in luogo del precedente 130/70), lo scarico che adott&ograve; diversi volumi e la rapportatura finale.&nbsp; Sul fronte estetico spiccava il nuovo codone con due coreografiche prese d&#39;aria di ispirazione Honda NR e nuove colorazioni che la rendevano molto elegante pur senza sacrificarne quella grinta tipica delle 125 del periodo.  La Futura del 1991 venne in breve tempo affiancata dalla evocativa versione Replica (con colorazione &quot;Reggiani&quot; che ricalcava quella della moto del team interno nel Mondiale 250) e la versione Sport Pro, dotata di mono regolabile, centralina con diversa taratura dell&#39;apertura della valvola allo scarico, carburatore che da 34 mm pass&ograve; a 28 mm di diametro per rientrare nel regolamento delle gare SP e silenziatore con rivestimento in fibra di carbonio.  La scheda tecnica della Aprilia Futura si completava con prestazioni dichiarate che parlavano di 35 CV a 11.500 giri/min di potenza massima del piccolo propulsore 2 Tempi per una coppia di 2,6 kgm a 9.500 giri/min. 113,5 Kg il peso dichiarato a secco. Il prezzo era di 6.320.000 Lire, circa 3200 Euro al cambio. Oggi &egrave; molto richiesta dai collezionisti e le quotazioni per un modello ben messo si aggirano attorno ai 5000 euro e anche oltre per le versioni Replica e Sport Pro.    Gira pagina per leggera le impressioni di guida apparse sulla rivista nel 1991--&gt;  Aprilia RS 125 e Tuono 125: piccole sportive crescono  &nbsp;  Sapore di sport    In sella alla nuova Futura abbiamo riscoperto il piacere tipico delle moto delle moto sportive con il busto moderatamente caricato in avanti, la sella che &quot;spinge&quot;, l&#39;angolazione accentuata dei semimanubri senza per&ograve;&nbsp;avvertire affaticamenti fisici. Il dimensionamento della parte centrale facilita il perfetto inserimento del pilota (con particolare riferimento a quelli di taglia media) al quale &egrave; lasciata ampia libert&agrave; di muoversi alla ricerca della posizione ottimale. In questo primo contatto dinamico abbiamo riscoperto la sensazione di facilit&agrave; di guida, la sicurezza e l&#39;immediato feeling che caratterizzava la precedente versione. Tremendamente efficace su qualsiasi percorso, sulle intricate strade, &egrave; stato possibile riscontrare la solidit&agrave; dell&#39;avantreno, ora forse fin troppo &quot;caricato&quot;, insensibile anche sul veloce alle&nbsp;malformazioni del manto stradale. A trarne vantaggio &egrave; la precisione direzionale ma soprattutto la stabilit&agrave; e&nbsp;il rigore con cui questa moto sportiva non devia di un solo millimetro dalla traiettoria impostata.    Il rendimento delle sospensioni, a fronte di un pi&ugrave; calibrato controllo del freno idraulico di cui &egrave; dotata la forcella, &egrave; certamente consono all&#39;impiego sportivo cos&igrave; come le splendide performance fornite dal poderoso impianto frenante certamente adatto ad equipaggiare moto ben pi&ugrave; potenti. In particolare il singolo disco all&#39;avantreno, a doti di grande modulabilit&agrave; abbina un comando al manubrio ben dosabile e che, rispetto al precedente, pu&ograve; contare su di una minore distanza della leva dalla manopola. Il motore pi&ugrave; che impressionare sotto il profilo della potenza pura si &egrave; rivelato certamente in possesso di estrema regolarit&agrave; nella erogazione e trattabilit&agrave; anche a&nbsp;un modesto numero di giri. Con il passare del tempo, infatti, l&#39;evoluzione di questo motore non &egrave; stata solo improntata alla ricerca di qualche cavallo in pi&ugrave; quanto a&nbsp;un pi&ugrave; omogeneo funzionamento della valvola elettronica Rave 2. Un lavoro certamente impegnativo che, comunque, ha portato a&nbsp;un funzionamento tra i pi&ugrave; lineari, senza per questo limitarne le ottime capacit&agrave; di allungo.  Rewind, Gilera GFR 125: il canto del cigno 

Fu l&#39;apice di un progetto nato nel 1987 e culminato con questa sportiva dal look elegante e prestazioni ai vertici&nbsp;della categoria. Assieme alle versioni Replica e Sport Pro segn&ograve; il passaggio di consegne alla successiva serie RS

Rewind, Aprilia Af1 Futura 1991: sportiva con classe

Il nuovo millennio &egrave; iniziato da poco, ma l&#39;evoluzione delle moto corre a velocit&agrave; esagerata. In questi ultimi due decenni abbiamo assistito alla nascita di moto gi&agrave; diventate leggendarie e il susseguirsi di tanti modelli e categorie di minore o maggiore successo. Fra queste ci sono anche moto presentate come rivoluzionarie e dalle caratteristiche uniche, che per diverse ragioni non hanno avuto il riscontro che avrebbero meritato perch&egrave; incomprese, sfortunate o sottovalutate dalla stessa casa che le ha prodotte, ecco un breve elenco delle pi&ugrave; rappresentative dal 2000 ad oggi.  Scopriamo quali sono:  &nbsp;  Aprilia RST1000 Futura    Questa moto basta guardarla per capire che nell&#39;anno di presentazione, il 2001, sembrava arrivare direttamente dal futuro (come dice il nome) o da un altro pianeta. Uno stile cos&igrave; personale e particolare &egrave; difficile trovarlo anche nelle moto di oggi, tanto che non sfigurerebbe in uno showroom accanto alle V4 contemporanee.&nbsp;  La RST aveva caratteristiche tipiche delle Sport Touring, con il motore Rotax V60 preso dalla RSV 1000 debitamente rivisto per un utilizzo stradale, ciclistica goduriosa in tipico stile Aprilia e comfort pi&ugrave; che discreto per i lunghi viaggi. Anche l&#39;affidabilit&agrave; non era male, con una meccanica robusta e solo qualche problema a livello elettrico per la non perfetta fattura dell&#39;impianto e della strumentazione digitale. L&#39;estetica fu molto apprezzata da alcuni, troppo osata secondo altri, ma il vero problema di questa moto fu una pessima comunicazione aziendale, un grosso problema con l&#39;assistenza e il post-vendita e un prezzo di listino abbastanza alto.&nbsp;  Ne vendettero poche, tanto che venne tolta dal listino dopo appena 3 anni. Ora gli appassionati la stanno cercando di nuovo, e dalle quotazioni degli scorsi anni che sfiorano il ridicolo stiamo passando ai 3.000/3.5000 euro per un esemplare in buone condizioni.  &nbsp;  Ducati Multistrada 1000/1100    La prima generazione della Multistrada non &egrave; stata un flop come altre moto in questo elenco, ma tuttora ha l&#39;etichetta di &ldquo;moto brutta&rdquo; secondo la maggior parte dei motociclisti. L&#39;estetica &egrave; qualcosa di molto particolare in questa moto, dato che non assomiglia a nulla fatto in precedenza (e pure in seguito). Quel cupolino sdoppiato con la parte alta fedele al manubrio, lo scarico alto sotto la sella e le linee squadrate hanno fatto passare in sordina la vera qualit&agrave; di questa moto: una guida a dir poco entusiasmante.&nbsp;  La prima serie con motore 1000 vide la luce nel 2003 quasi parallelamente all&#39;altrettanto discutissima 999. La Multi fu osannata per le sue caratteristiche da crossover a met&agrave; fra un motard e una turistica che garantiva una guida veloce, divertente e discreto comfort, nessuna moto prima aveva unito queste caratteristiche in un unico prodotto. Osannata dalla stampa del settore ma meno apprezzata dall&#39;utenza che badava molto pi&ugrave; all&#39;estetica, ha avuto un discreto successo e una sorprendente longevit&agrave;, ma ci si chiede ancora se con uno stile pi&ugrave; &ldquo;normale&rdquo; sarebbe diventata un vero best seller. Le quotazioni sono ancora sotto i 4.000 per una serie pi&ugrave; recente, ma sono in salita perch&eacute; cresce l&#39;attenzione per le youngtimer.  &nbsp;  Triumph Sprint ST 1050    Nel periodo della rinascita Triumph dopo qualche anno di immobilismo, fu presentato il motore tre cilindri da 1050 che ha letteralmente ritirato su le sorti dell&#39;azienda. Una delle applicazioni pi&ugrave; riuscite &egrave; sulla Sprint ST, entrata in listino nel 2005 con un design inedito e un po&#39; azzardato. Triplo proiettore anteriore incastonato in una cornice argentata, al posteriore uno scarico alto con tripla uscita e una linea in generale pulita e lineare.  Nata per contrastare i best seller della categoria Sport Touring, purtroppo non ci &egrave; andata nemmeno vicina a causa di un&#39;estetica mal digerita anche dai clienti del Nord Europa, dove il modello precedente con motore 955 aveva avuto discreto successo. Nel 2010 viene aggiornata con un telaio pi&ugrave; lungo, un codino senza scarico alto e la sigla GT, a sottolineare le potenziate capacit&agrave; turistiche. L&#39;operazione non ha sortito l&#39;effetto sperato ed &egrave; uscita dalle scene nel 2013, lasciando il listino orfano di una delle pi&ugrave; equilibrate e carismatiche sport touring degli ultimi 20 anni.  &nbsp;  Ducati Sport Classic    La serie di moto con stile retro-moderno di Ducati &egrave; un esempio di &ldquo;case history&rdquo; per una tesi universitaria sul mercato motociclistico. La serie si divideva in tre modelli, la Sport 1000 nuda, la Sport 1000 S col cupolino e la GT 1000 con manubrio alto e sella accogliente, e tutte rappresentavano la visione moderna delle gloriose moto degli anni 60 e 70, strizzando l&#39;occhio a un&#39;utenza di nicchia che cercava prestazioni moderne e stile classico. Quest&#39;utenza per&ograve; si rivel&ograve; pi&ugrave; ristretta di quanto il marchio potesse immaginare e le vendite furono un buco nell&#39;acqua, bench&egrave; tutti (stampa e appassionati) ritenessero queste moto uno splendido esempio di design e stile italiano.  L&#39;unico difetto era un telaio un po&#39; troppo rigido e una guida molto fisica, ma dopotutto si trattava di moto costruite sulla base della SuperSport con motore DesmoDue, quindi vere sportive Made in Bologna. Durarono dal 2006 al 2009 (un anno in pi&ugrave; per la GT) e chiusero per sempre il progetto neoclassico di Ducati. A distanza di pochi anni, per&ograve;, fra gli appassionati &egrave; scoppiata la passione del vintage e queste incomprese e snobbate sportive sono diventate il sacro graal sul mercato dell&#39;usato. Se ne state cercando una preparatevi a spendere pi&ugrave; di quanto pensate (sempre che ne troviate una).  &nbsp;  Husqvarna Nuda 900    Nel 2007 BMW ha acquistato la Husqvarna in profonda crisi dalla MV Agusta per portare avanti un piano di investimenti e una rinascita del marchio. Inizialmente le energie della nuova propriet&agrave; si concentrarono sul reparto enduro, pi&ugrave; che altro per portare l&#39;ottima tecnologia e know-how del marchio svedese sulle moto tedesche. Nel 2012 per&ograve; arriva la svolta, con la presentazione della Nuda 900, una funbike da 105CV per 175kg con motore della serie 800 di BMW debitamente rivisto per avere pi&ugrave; carattere.  L&#39;estetica personalissima con superfici concave e convesse dava alla moto un&#39;originalit&agrave; mai vista ma la vera forza era una guida a met&agrave; fra una naked leggera e un motardone, qualcosa di paragonabile alla Hypermotard di Ducati ma con ancora pi&ugrave; facilit&agrave; di guida e motore pi&ugrave; gestibile. Una moto eccellente sotto tutti i punti di vista che per&ograve; ebbe vita molto breve. Nel 2013, appena un anno dopo la presentazione, KTM acquist&ograve; Husqvarna da BMW e cancell&ograve; completamente il progetto Nuda 900, togliendola dal listino immediatamente e sostituendo le enduro con delle KTM ribrandizzate. Nel frattempo qualche Nuda &egrave; stata venduta, ma sono veramente poche in giro. Una delle moto pi&ugrave; ingiustamente sfortunate della storia delle due ruote.  Moto del passato: altre grandi incomprese 

Nell&#39;epoca pi&ugrave; recente si sono visti grandi successi, ma anche alcuni modelli ingiustamente ignorati o dal triste destino per colpe non loro. Ecco 5 esempi

3 risultati per 'Aprilia Futura'

MBE 2022, in passerella a Verona le mitiche 125 Made in Italy

Rewind, Aprilia Af1 Futura 1991: sportiva con classe

Le moto più incomprese e sfortunate degli ultimi 20 anni