Tunisia d’inverno: in Africa con l’Africa #3

Tunisia d’inverno: in Africa con l’Africa #3

Dopo l’avventura in Asia centrale, un nuovo viaggio del Cicca e la Sere alla scoperta di uno dei paesi più affascinanti del Nordafrica. La terza tappa da Douz a Tozeur

FRANCESCO CICCARELLO (PUBBLICAZIONE A CURA DI DIEGO D'ANDREA)

08.02.2019 18:21

QUI il racconto delle prime due tappe.

Ci sono strade attraversate nei nostri viaggi, che non dimenticheremo facilmente. E i 50 km che da Douz attraversano l’area lacustre Chot El Jerid rientrano a pieno titolo tra queste. Si tratta di una sopraelevata fatta costruire dai francesi per collegare le città di Tozeur e Douz, da sempre centri importanti del sud della Tunisia. Il lago è il maggiore della regione e comprende molti bacini più piccoli, creatisi durante il ritiro delle acque del mare. Un territorio di rara bellezza, dagli incredibili colori cangianti, con una superficie lunga circa 250 Km, per una larghezza massima di circa 20. Il fondo del lago è composto di sabbia e roccia; le poche piogge della zona sciolgono il primo strato di sabbia, lasciando così apparire i cristalli di sale che regalano agli occhi l’immagine di un’enorme distesa bianca. Non di rado, il sole fa apparire sulla superficie persino dei miraggi, mentre i venti che spostano la sabbia fanno cambiare di continuo il colore del lago.

Tunisia d’inverno: in Africa con l’Africa #3 - LE FOTO

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Dopo l’avventura in Asia centrale, un nuovo viaggio del Cicca e la Sere alla scoperta di uno dei paesi più affascinanti del Nordafrica. La terza tappa da Douz a Tozeur

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RAGGIUNGIAMO TOZEUR NEL PRIMO POMERIGGIO. Stavolta non alloggeremo in hotel ma nella casa di Teieb (un simpatico professore in pensione) e di sua moglie Latifa. Ci accolgono con calore e ci spiegano che danno in affitto le camere dei tre figli, all’estero per studiare; in questo modo hanno un’entrata in più e possono conoscere tanti viaggiatori che visitano il paese. Teieb, ora che è in pensione, si occupa di scambi tra studenti tunisini e studenti di Belgio, Germania e Francia, con lo scopo di abbattere il muro di diffidenza creatosi tra nord e sud. Sembra quasi arrabbiato quando gli chiediamo se sia sicuro raggiungere le oasi di montagna al confine con l’Algeria. “C’è polizia e controlli ovunque, di cosa dovreste aver paura?” è la sua risposta un po’ seccata, indice di una certa insofferenza per una situazione che pesa come un macigno su un paese desideroso di “riaccreditarsi” agli occhi dell’occidente.

LASCIAMO LA MOTO IN CORTILE e ci avviamo a piedi verso il centro cittadino. Attraversiamo la palmeraie, ma non siamo molto fortunati e capitiamo in una zona davvero poco curata con mucchi di spazzatura depositata ovunque. Spiace dirlo ma il problema è ricorrente in questa nazione. Probabilmente non si è ancora sviluppata a pieno una coscienza riguardo alla raccolta dei rifiuti, né alla loro differenziazione. Decidiamo così di muoverci sulla strada, che ci porta prima al mercato all’aperto e poi nell’incredibile quartiere storico di Ouled El Hadef. La medina propone un’architettura praticamente unica in Tunisia, con costruzioni di mattoni gialli e marroni. Sulle facciate si intrecciano disegni geometrici semplici e più complessi. L’effetto è straordinario, anche per via della luce che forma giochi di ombre davvero molto particolari.

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