Tunisia d’inverno: in Africa con l’Africa #2

Tunisia d’inverno: in Africa con l’Africa #2

Dopo l’avventura in Asia centrale, un nuovo viaggio del Cicca e la Sere alla scoperta di uno dei paesi più affascinanti del Nordafrica. La seconda tappa da Chenini a Douz

FRANCESCO CICCARELLO (PUBBLICAZIONE A CURA DI DIEGO D'ANDREA)

06.02.2019 12:21

LA TEMPERATURA SALE. A farci compagnia carovane di 4X4 che accompagnano turisti nel deserto. Dopo 20 km di sterrata, causa lavori, raggiungiamo finalmente l’oasi. E’ incredibile veder spuntare da lontano una palmeraie così feconda. Merito dell’acqua, che sgorga da una sorgente sotterranea e che, come per magia, fa nascere delle pozze fumanti con una temperatura di 37°C. Un avamposto nel deserto abitato già dai romani, che qui avevano costruito il forte di Tsavar, poi riutilizzato nel XVI secolo dalle tribù berbere. Successivamente, di qui passarono anche le truppe del generale francese Leclerc, che muovevano contro l’esercito tedesco nella seconda guerra mondiale. Oggi è il luogo ideale per chi vuole iniziare a esplorare il deserto, o solamente affacciarsi sulle dune dell’Erg. Il deserto offre sempre istanti di autentica magia, come il sole che crolla stanco dietro le dune al tramonto. La sera, dopo una cena berbera saporita e folkloristica, profondiamo in un dolce riposo malgrado gli zero gradi della piccola camera; ma eravamo ben preparati, perché ovunque ci sia capitato, dormire nel deserto significa passare una notte all’agghiaccio.

SVEGLIA PRESTO. È tempo di ripercorrere la strada in direzione nord e dirigerci verso Douz. Prima, però, riempiamo la piccola tanica di scorta in uno dei container che vende benzina (a peso d’oro, per gli standard tunisini) per essere sicuri di non rimanere senza. Se la sera avevamo salutato un deserto fatto di giochi di ombre e luce e poi tinto di un rosso fuoco, la mattina è il giallo a dominare il paesaggio. Tranne qualche piccolo lavoro in corso e un pò di polvere, la strada scorre veloce e vediamo in meno di due ore la palmeraie di Douz apparirci in lontananza.

CI FERMIAMO SUBITO AL MUSEO DEL SAHARA dove scopriamo tante curiosità sulla vegetazione e sulla vita dei berberi del deserto basata, in buona parte, sull’allevamento dei cammelli. Il deserto inizia ufficialmente a circa 20 km da qui. La nostra prima meta sono i sentieri che corrono nella palmeraie. Il sistema di irrigazione è stato realizzato mediante complessi calcoli matematici che hanno permesso di ottenere la coltivazione di palme da dattero più grande di tutta la Tunisia (500.000 palme per circa 30.000 abitanti). Nell’oasi, grazie all’acqua e all’ombra delle gigantesche palme, è possibile coltivare alberi da frutto (banani, melograni, albicocchi ) ma anche verdure, quali pomodori o insalata. I vari appezzamenti appartengono alle famiglie della cittadina, ma non c’è bisogno di reti o muretti per dividere le proprietà dato che bastano le basse barriere di terra che fungono da canali di irrigazione.

USCENDO DA QUESTO ANGOLO DI PACE ci ritroviamo nel centro storico della cittadina in cui acquistiamo, ad un prezzo irrisorio, datteri freschissimi e saporiti nella piazza quadrata del suoq. Poi dritti alla grande duna per ammirare un altro tramonto sul deserto: mentre il sole cala, la temperatura scende, ricordandoci che siamo pur sempre a Dicembre. Mangiamo in Albergo e quando la stanchezza prende il sopravvento ci ritiriamo nella nostra camera per studiare la strada che domani ci porterà verso Tozeur e le oasi di montagna.
(Continua…)

Il Cicca e la Sere: la pagina Facebook - Foto: Serena Baroncini

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