Dall’Asia centrale all’Italia, il viaggio in moto del Cicca e la Sere #5

Dall’Asia centrale all’Italia, il viaggio in moto del Cicca e la Sere #5

Un raid affascinante e avventuroso, un lento "ritorno" in moto attraverso le 1.000 suggestioni dell’Asia centrale. La quinta tappa sulle strade di Russia, Ucraina, Transnistria, fino a raggiungere l’Italia

FRANCESCO CICCARELLO (PUBBLICAZIONE A CURA DI DIEGO D'ANDREA)

14.09.2018 12:33

IL MATTINO SEGUENTE PARTIAMO PRESTO. Dopo circa 200 km di strada statale con buon asfalto iniziamo a pensare di aver sbagliato strada per via delle strane indicazioni fornite dal navigatore. Seguiamo la M13 verso sud e la condizione del manto peggiora, tra lastre di cemento e buche da dribblare. Poco prima del confine ci fermiamo a fare benzina e consumare il nostro pranzo a base di noci, mandorle e mezza coca-cola.

PECCATO PERÒ CHE NON SIAMO IN MOLDOVA ma in in Transinistria. Il navigatore non era impazzito, cercava solo di farci evitare una delle nazioni autoproclamate del mondo, l'unica forse dell'Europa geografica. Militari in divisa sotto una bandiera rossa e verde, con tanto di simbolo con falce e martello, ci aspettano al varco circondati da due carri armati battenti bandiera Russa.

LA TRANSINISTRIA è una striscia di terra chiusa tra Ucraina e Moldova, a maggioranza russa, che ai tempi del soviet produceva il 90% dell'energia della ex Repubblica socialista e che possedeva una fabbrica di armi molto importante per l'esercito sovietico. Al momento della dissoluzione dell'impero non è riuscita a non essere annessa alla Moldova, grazie all'intervento di volontari Ucraini e di un battaglione di soldati Russi. Il risultato è uno stato poverissimo, di circa 500.000 anime, in cui un'elite ristretta si spartisce i proventi di una distilleria, di una fabbrica di armi e di una Holding facente capo al figlio del presidente. Una sorta di buco nero, tenuto in piedi col benestare della Russia, da cui passa gran parte della merce di contrabbando di questa parte del mondo.

CI ARMIAMO DI TUTTA LA PAZIENZA DI CUI DISPONIAMO. Un poliziotto cerca tra le nostre medicine chissà cosa, un altro vuole rispedire indietro Serena per il piccolo strappo sul suo passaporto. Storia già vista, bastano i pochi rubli rimasti dalla Russia per fargli cambiare idea. Passiamo tra mezzi blindati e soldati armati fino ai denti, con un foglietto in mano che ci viene ritirato dopo pochi km. Fine della Transinistria. Al vero confine con la Moldova, grandi sorrisi della guardia e zero controlli nei bagagli. Abbiamo appena passato, senza saperlo, una delle aree più sconsigliate d'Europa.

ARRIVIAMO A CHISINAU IN SERATA e per la prima volta, dopo 9 giorni e 4.500 km circa, ci concediamo una pausa di un giorno. Tutto ci ricorda il nostro ultimo viaggio in Romania, con i caratteri latini a dominare su quelli cirillici e quella lingua tanto simile alla nostra. La capitale è il vanto della nazione ma non rappresenta lo standard di vita delle piccole città. Qui troviamo relax per noi e dedichiamo un po' di tempo a rimettere in sesto Africa dopo tanto viaggiare.

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