Coast to coast en diagonal: da "Non ci resta che piangere" agli italiani all'estero

Coast to coast en diagonal: da "Non ci resta che piangere" agli italiani all'estero

Attraversare le frontiere americane non è mai facile... Provare per credere! In ogni città ci sono ancora generazioni di italiani. Da Salvatore, siciliano di Siracusa, a Giuseppe, umbro di Gubbio...

Redazione - @InMoto_it

05.04.2017 16:56

Secondo appuntamento con il diario del Coast to coast en diagonal, il viaggio avventura di Giampiero Pagliochini che raggiungerà Montevideo in Uruguay, partendo da Toronto, in Canada.

13, 14 E 15 MARZO - Tre giorni caratterizzati da neve, ghiaccio e freddo, con l’aggiunta di un forte vento che ha fatto scendere le temperature a 9 gradi sotto lo zero! Resto chiuso in casa, esco per acquistare da mangiare, poi torno in compagnia del gatto Scout. Siamo diventati amici e ogni tanto esige delle coccole! Approfitto di questa situazione per chiedere agli amici bikers canadesi dove acquistare delle manopole riscaldate. Grec, non lo sapevo, gestisce un negozio di vendita moto ed accessori. Lo chiamo martedì mattina, facciamo tutto online, assicurandomi che il mercoledì le avrò. All’ indomani, puntualmente verso le 12:00, mi suona il ragazzo dell’UPS. Mi metto all’opera rientrando saltuariamente a casa per scaldare le mani, c’è il sole ma siamo sempre sotto zero. Nel frattempo sulle strade sono all’opera gli spazzaneve, tanti, mi viene da dire anche troppi. Ci sono anche tante persone che, un pò per divertimento, un po’ per dedizione, completano l’opera ai bordi delle strade. Jeff rientra a casa mercoledì. Finalmente lo conosco... dopo essere stato suo ospite! Ha uno spiccato spirito civile, con quella passione che ci accomuna. Con Jeff a casa Scout non mi si fila più... ma è normale! 

Coast to coast en diagonal: meno freddo, tanti amici e un po' di made in Italy

Coast to coast en diagonal: meno freddo, tanti amici e un po' di made in Italy

Direzione Messico, passando dalla Grande Mela, riscoprendo il calore umano di amici italiani e non lasciando alle spalle il grande gelo che ha complicato non poco la parte iniziale dell'avventura...

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16 MARZO - Jeff mi apre il sentiero dalla neve per portare fuori dal retro la kappona. Carico tutto, facciamo una foto di rito insieme, con la classica pacca sulla spalla. Jeff è il mio nuovo amico, col quale mi scrivo sempre su Facebook. Mi dirigo verso sud, destinazione Buffalo, bordeline tra Canada e USA. Non mi stupisco più se, come accade sempre, la moto diventa il problema per attraversare una frontiera. Devo tirare fuori tutti i documenti, poi mi portano in uno stanzone dal non si può uscire senza autorizzazione. È permesso solo andare al bagno. Sarà l’effetto Trump? Non lo so, però sorrido... Arriva il mio turno. Sportello 3. Le solite domande di rito: “Chi sei, cosa fai, dove vai...”. Mi sembra di essere a “Non ci resta che piangere”, il film con Troisi e Benigni, però qua al posto dei fiorini di sono i dollari! Passo alla cassa, solo la Visa viene accettata; sono 6 dollari. Vivo un momento indecisione. Non so se chiedere dove fare l’assicurazione per la moto. Meglio aspettare. Vista la situazione... non si sa mai! Imbocco l’86 East. In USA le HW che vanno in orizzontale hanno numeri pari, in verticale numeri dispari. Destinazione New Haven nel Connecticut. Ho un appuntamento con Rob e Dorothy. Una storia da altri tempi, sempre in contatto sempre premurosi di sentirci ogni tanto. Mi fermo a dormire a Owego una cittadina dello stato di NY.

17 MARZO - Fa freddo, le strade sono pulite, le mani sono calde e al resto pensa la D-Explore della Dainese unita al materiale intimo. Causa un paio di ingorghi, vado lungo con l’orario, entro in New Haven, chiedo per un hotel a prezzo modico; una perdita di tempo che non porta a nessun risultato. Solo domani potrò vedere i miei amici, di ritorno dalla Bahamas. Il New Haven Hotel si presenta bene, direi oltre le mie disponibilità. Alla reception il ragazzo ha un sorriso a 32 denti. Gli chiedo se è pakistano; mi risponde che è afghano. Non ci sono andato lontano... Mi spara un 190 dollari e parte il solito siparietto, come se avessi dei crampi allo stomaco. Al momento non capisce poi scoppia in una risata. “What is your budget?”, mi dice. Penso un attimo... 80 dollari. Lui rilancia a 90 dollari con la colazione. L’affare è fatto. Per una notte mi sento un motociclista fighetto; troppo lusso. Doccia e via per il downtown. Nei pub e fast food ci sono tanti giovani. D’altronde qui c’è l’ università di Yale, tra le più antiche e prestigiose degli USA.

18 MARZO - Non ho fretta, anche perché i chilometri che mi separano dalla casa di Rob e Dorothy sono 60. Sempre cauto e con gli occhi sul contachilometri, salgo sulle colline d Middletown, poi svolto a sinistra ed entro nella tenuta. I cavalli, che sono la loro passione, fanno buona vista lungo la stradina. Mi vengono incontro al rombo della moto. Come sempre è un piacere incontrare delle persone care. Mi mettono a disposizione una grossa porzione della casa, direi una villa in stile 900. Faccio quattro passi tra la neve e i loro animali... che meraviglia! Una volta a casa Rob mi invita a fare un giro nella tenuta, con un strano mezzo a 4 ruote motrici che usa per trasportare il fieno. Sembriamo due ragazzini che si divertono da morire, fino a quando il mezzo si blocca per la troppa neve, costringendoci a tornare indietro a prendere il trattore, che è inarrestabile! Nel pomeriggio scendiamo verso Essex, sul Connecticut River, prima però passiamo da Lino’s, un negozio di prodotti italiani gestiti da una famiglia Siciliana. Salvatore è l’unico rimasto della generazione venuta dall’Italia. È nato a Siracusa, e come tutti i siciliani è molto disponibile. Così, prima di salutarci, mi offre del pecorino. Io aggiungo che ci vorrebbe del buon vino e lui mi risponde: “Si ma quello prodotto da me, perché qui sono diventati tutti grandi produttori”. Una battuta che fotografa la realtà locale. Ceniamo in un tipico pub e una volta casa trascorriamo le ore davanti al camino, parlando di ricordi e della nostra quotidianità. Cose normali, che nel mondo di oggi sono merce rara.

19 MARZO - Sontuosa colazione, consumata con calma. La fretta non fa parte di questi momenti. Lascio i miei amici verso le 11:00. Torno verso New Haven, imbocco la 95 South. Ai lati c’è ancora tanta neve ma il peggio è alle spalle. Più mi avvicino a New York, più si concretizza l’idea che entrerò in città. La scritta Bronx, non lascia dubbi, sono nella Grande Mela. Costeggio il fiume Hudson. Il ponte di Brooklyn, mi fa ricordare una pubblicità che collego alla mia infanzia. Quando parcheggio a Battery Park ho in prospettiva la Statua della Libertà. Il dito freme per scattare una foto. Ho la moto parcheggiata dove non dovrebbe essere ma soprassiedo al pensiero e mi godo la baia. Riparto ed entro nell’Holland Tunnel. Dopo pochi chilometri sono in New Jersey. Ancora 40 chilometri e raggiungerò la destinazione. Dormire a New York è impossibile; troppo costoso. Sono stanco ma prima mi organizzo per l’indomani, anche se per collegarmi ad internet ingaggio un corpo a corpo, metaforico, con l’omino della reception, il quale non riesce a spiegarmi perché non posso accedere. Una volta in camera ho una illuminazione, eliminare le protezioni, lo so in tanti mi diranno che è pericoloso ma anche inevitabile!

20 MARZO - Oggi faccio il turista, la moto mi occorre per fare spola dall’hotel alla stazione di Morritown. In un ora sono a Pennsylvania Station, a due passi dalla quinta strada, dove ho un appuntamento con Giuseppe, un umbro di Gubbio che fa impresa qua. Ci prendiamo un caffè, lui al lavoro ed io a fare il turista. Scendo lungo la Broodway, fino a dove ero ieri. Mi godo la baia sotto un sole primaverile. Ci sono ancora cumuli di neve che si sta sciogliendo. Riprendo la strada verso nord, con una visita a Ground Zero, meta di un’infinità di persone. Laddove sorgevano le torri gemelle ora c’è una mega piscina, la balaustra che gira intorno al perimetro, riporta i nomi di coloro che sono deceduti in quell’11 settembre. Sono stanco, in albergo una lunga doccia rilassante, domani si torna a viaggiare in moto.

Qui potete leggere la prima parte del coast to coast en diagonal.

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