La mia Australia: Tappa 3 – Da Singapore a Bangkok (3° parte)

La mia Australia: Tappa 3 – Da Singapore a Bangkok (3° parte)
Continua il viaggio-avventura di Giampiero Pagliochini sulla KTM 990 Adventure S

Redazione - @InMoto_it

19.01.2012 ( Aggiornata il 08.09.2014 15:00 )

Giampiero Pagliochini è un giornalista-scrittore con la passione dei viaggi. La nuova avventura appena intrapresa lo vedrà impegnato per quasi 6 mesi in un viaggio di oltre 25.000 Km attraverso 3 continenti; partendo dall’Australia, dopo averla attraversata, tornerà in Italia passando per l’intero continente asiatico.  La KTM 990 Adventure S, instancabile compagna di viaggio. Scrive per noi un dettagliato diario di viaggio, che pubblichiamo a tappe. 12-13/08/2014 Angkor è uno dei siti più suggestivi dell’ Indocina e forse al mondo: se molti studiosi l’hanno paragonato al meglio esempio delle opere greche e romane, un motivo ci sarà. Al mondo è il complesso più grande esistente, nato come tempio dedicato a Vishnu poi convertito al Buddhismo Theravada, ha impegnato gli studiosi in restauri duraturi, viste le condizioni ambientali per strappare gli edifici all’avanzare della natura. Ho ricordi indelebili di radici che si sono impossessate delle mura, ancora oggi alcuni esempi sono evidenti ma per il resto si sta cercando di ricollocare i muri crollati come nelle origini. Di certo il turismo sta dando una mano non indifferente, anche se la sera Siem Reap diventa un luogo snob, dove i turisti invadono locali e pizzeria con complessi che suonano musica rock. 14/08/2014 Fa caldo eccome: l’umidità è a livelli altissimi. Scendo verso Phnom Phen, la capitale. Non trovo i cartelli che segnalano mine come 12 anni fa ma la strada è sempre un enigma, buche a tratti senza asfalto, per 80 km prima della capitale solo tanta polvere poi tutto in ordine. Entro in città e parcheggio la moto a 500 mt dal palazzo reale, sono sulle rive del Mekong che dopo il Rio della Amazzoni  il fiume più lungo al mondo. 15/08/2914 Giornata campale, fatta colazione visito il palazzo Reale, se lo si guarda senza pensare al resto della Cambogia sorprende per la ricchezza delle opere e soprattutto per quelle 5000 mattonelle da un kg l’una di argento della Pagoda omonima. Uscito dalla capitale punto la frontiera con il Vietnam. A Bavet accade di tutto, faccio frontiera cambogiana. Entro in quella vietnamita, metto timbro e presento documenti moto, questa è la prassi. Ostinati mi dicono che la moto necessita di un permesso delle autorità della Cambogia, non capisco: la Cambogia riconosce il Carnet sono entrato ed uscito. Da subito trovo difficoltà nell’iterlocutore e che non andrò da nessuna parte, con la moto parcheggiata ad un passo dal gate mi siedo. Ostinato fino all’ultimo, ma non solo io, più di un doganiere mi fa visita per dirmi che il Carnet lo conoscono ma la moto non può entrare. Ed io: “what is the problem?” Sarà un continuo senza avere risposta, dopo circa 6 ore mi si presentano 2 militari uno è graduato, mi esortano a seguirli. Dove? Se non lo faccio caricheranno al moto e la parcheggeranno altrove, sono decisi. li seguo e mi portano in caserma, sono anche gentili fino a quando alla mia ennesima domanda perché la moto non può entrare, la risposta è inequivocabile. La moto non esiste in Vietnam, si fa notare che potrebbe essere rubata, gli spiego che 12 anni fa sono entrato sempre in moto in Vietnam e non ho avuto problemi. Non è bello sentire una persona delle istituzioni parlare in questi termini del proprio popolo. "Tutti ladri?" domando. So che devo tornare indietro, ma infierisco, mi prendono il passaporto e mi annullano l’ingresso in Vietnam, poi mi accompagnano dal lato cambogiano. Mi rendo conto quanto i poveri cambogiani sono succubi. Con riverenza acconsentono ad annullarmi il visto di uscita, vado oltre tanto oramai sono di qua e chi se ne frega. In inglese interrogo i cambogiani presenti: “Pensate che in Cabogia mi possono rubare la moto? In Vietam le rubano tutte".  Tutti zitti, sono strafottente non l’ho mai fatto, faccio di più, prendo fotocamera e immortalo i 2 militari. Scoppia il casino i cambogiani non mi ridanno il passaporto se non cancello la foto dei di 2 militari. Tanto la recupero, detto e fatto. Faccio 2 km, l’albergo è spartano ma non ho scelta. Doccia, un salto a piedi ad uno dei tanti localini lungo la strada, un piatto di riso e un po' di maiale arrosto, è da stamani che non mangio.

Giampiero Pagliochini

 
Tra le risaie della Cambogia
Tra le risaie della Cambogia
Cambogia riso
Angkor
Angkor
 
Palazzo reale Phonm Phen

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