La mia Australia: Tappa 1 - da Perth a Yulara (1°parte)

La mia Australia: Tappa 1 - da Perth a Yulara (1°parte)
Comincia il viaggio-avventura di Giampiero Pagliochini sulla KTM 990 Adventure S

Redazione - @InMoto_it

15.02.2011 ( Aggiornata il 25.06.2014 12:06 )

Giampiero Pagliochini è un giornalista-scrittore con la passione dei viaggi. La nuova avventura appena intrapresa lo vedrà impegnato per quasi 6 mesi in un viaggio di oltre 25.000 Km attraverso 3 continenti; partendo dall'Australia, dopo averla attraversata, tornerà in Italia passando per l'intero continente asiatico.  La KTM 990 Adventure S, instancabile compagna di viaggio. Scrive per noi un dettagliato diario di viaggio, che pubblichiamo a tappe.   Dello stesso autore, potete leggere il racconto di un altro viaggio-avventura, in India, sul numero di In Moto in edicola dal 10 luglio.          Dopo 17 ore di volo atterro nella terra dei canguri. Fino ad ora ne ho visti 2 sdraiati senza vita ai lati della strada. Mi informo e dopo 300 metri sono negli uffici della Emirates, la compagnia con cui ho spedito la moto, mi consegnano copia del bill of loading e vado in dogana, l’ufficio è poco distante da lì, per  timbrare il carnet poi, ancora entro nell’altro ufficio adiacente per prenotare l’ispezione della moto. In Australia sono molto severi e controllano tutto ciò che per loro non è a norma, anche la mia moto sporca. Partenza verso Perth. Sono stanco mi fermo ad un Mc Donald per un panino poi cerco dove dormire. Qui il sonno costa caro, ma non ho scelta: 108 dollari australiani (circa 70euro) con colazione, doccia, poi il lungo sonno fino al mattino. Me la prendo comoda. Leonardo, ragazzo perugino che lavora e vive a Perth, mi da appuntamento al Bell Tower dove lo raggiungo seguendo al cartina e beccandomi una lavata di testa da un poliziotto per sosta fuori dalle righe. Vuol vedere la patente internazionale ed io la esibisco senza battere ciglio. Per fortuna mi chiede solo questo documento e mi lascia ripartire. Leonardo mi accompagna al Billabong una specie di ostello frequentato da giovani dove c’è chi studia, chi lavora  e chi fa il turista. Potrebbero essere tutti figli miei,ma non mi abbatto e con 80 dollari australiani passa la paura. Sempre in compagnia di Leonardo entro negli uffici dei trasporti terrestri per la registrazione della moto. Tutto bene, ma visto che il bollo della mia moto scade a fine luglio, vogliono quello dell’anno prossimo a convalida che la moto può circolare. A questo punto provo a spiegare che finchè non scade questo non può essere emesso quello nuovo. Le regole qui non si discutono, si applicano ed arriva la doccia fredda: vogliono anche una mail dall’autorità italiana. Torno in hotel, chiamo in Italia l’ACI ma non c’è verso il bollo non può essere emesso.  Le autorità australiane insistono e lo vogliono, provo anche con ACI nazionale, peggio che mai. Mi dicono che scriveranno all’automobil club australiano e penso a quando ne verrò fuori. Riordino le idee. Chiamo chi so io in Italia, “PHOTOSCIOPPE” come dice un amico fa i miracoli. Così in un giorno tutto quello che volevano lo hanno in mano e per mail. Certo di ufficiale non c’è nulla ed io torno il lunedì in un altro ufficio tipo motorizzazione dove contattano gli altri colleghi: si c’è la mail, ecco le copie è tutto ok  e posso pagare. Finalmente la moto è registrata. Non consideratemi il furbetto di turno, ma se non avessi fatto così non ne sarei venuto fuori. Di buon mattino carico tutto e parto, destinazione Kargloolie con 600 km tra vento inesorabile e temperatura bassa perché siamo all’inizio dell’inverno. Man mano che macino chilometri la land si fa più rada di presenza umana, solo qualche piccolo villaggio a ricordare i pionieri che qui arrivarono con tanti sogni di una nuova vita. Dovunque si guarda è tutta una miniera, la prima attività di questo paese. E’ sera quando giungo a Kargloolie, il motel diventa proibitivo e allora piazzo la tenda nell’aerea comunale dove ci sono bagni e i fornelli per cucinare. Faccio subito amicizia, la moto rende questo popolo curioso, sono tutti con jeep e caravan al seguito è nel loro dna, proprio come il barbecue, una sorta di istituzione, ce l’hanno tutti. Dopo una bella colazione, carico la moto e punto verso nord in direzione Leonora dove incontro i primi aborigeni. Ho l’impressione che abbiano subito l’ondata di europei ad una velocità che non ha permesso loro di capire quello che stava accadendo. Sembrano loro gli stranieri. Ancora oggi dopo 6 giorni non ho capito di che vivono, non li trovi in luoghi di lavoro e, addirittura, nei paesini più sperduti ho trovato ragazzi cinesi che lavoravano nello store. Gli aborigeni rimangono confinati nelle case, sono sempre fuori a piedi scalzi, non vedo integrazione anche se gli australiani dalla pelle bianca rispettano la loro cultura, ma ahimè il passo mi sembra veramente diverso. A testimonianza di quanto le cose siano fuori luogo nell’Outback la benzina normale non si trova, esiste l’Opal, inodore e incolore, mentre quella normale la usavano per sniffare. Il paesaggio è pieno di cartelli che promettono multe per chi la tiene. La sera dormo a Leverthon, ultimo paese prima di entrare nella Great Central Road che attraversa da ovest a est il centro dell’Australia lambendo il deserto. Mi ritrovo in un pub con due famiglie conosciute al campeggio. In tv c’è una partita di rugby e il tifo è da curva. Prima si paga e poi si mangia e si beve, è la regola da queste parti. Continua... 2 1

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