Con Suzuki V-Strom 1000 da Sanremo a Trieste

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L’Appennino del piffero (4° parte)

Redazione - @InMoto_it

17.04.2014 ( Aggiornata il 17.04.2014 14:44 )

L’Appennino del piffero (4° parte) Pare un canyon del Colorado, la SS45 della val Trebbia. Secca, netta, boscosa. Sul fondo i riflessi turchini e gorgoglianti del fiume, a mezza costa un serpente sinuoso che guizza, da affrontare di testa e di cuore. Ci attira con la forza di una calamita, in sella alle nostre Suzuki V-Strom 1000, come da sempre fa coi motociclisti di almeno quattro province e quattro regioni. Dischi da 310 mm. 100 cavalli, passo in souplesse e via. Qua e là, a stazioni di posta, i nuclei abitati dei paesi, prima liguri, poi piacentini, come tanti grani di un rosario di passione e adrenalina. Laggiù a guardia del mare c’è Passo Scoffera, lassù Passo Penice, crocevia tra folk e lirica, tra gomme bimescola e saponette. Il più antico suonatore di piffero di cui si abbia notizie, da queste parti, è il Draghin. Visse nella prima metà dell’Ottocento in Val Boreca. Ma il piffero è cosa antica, antichissima, risale forse ai Celti.  Nelle versioni oboe e cornamusa. Strumenti che risuonano ancora tra i boschi, nelle piazze, da Cicagna a Bobbio, da Varzi a Bettola. C’è addirittura un festival dedicato, itinerante, tutti gli anni: l’Appennino Folk Festival. Poi giù nella pianura di Piacenza, passato Ponte d’Olio, Grazzano Visconti e la Via Emilia, entriamo nelle terre immortali di Giuseppe Verdi. Và pensiero, tra campi, barbabietole e olmi. Giovanni Carlo Nuzzo Coast to coast musicale - 1° parte (Leggi) La Riviera canora - 2° parte (Leggi) Creuza de Mà - 3° parte (Leggi) Emilia Opera Rock - 5° parte (Leggi) Romagna Mia - 6° parte (Leggi) Le foci della Pantera - 7° parte (Leggi) Far East Sound - 8° e ultima parte (Leggi)

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