YAMAHA YZF-R1

YAMAHA YZF-R1

Redazione - @InMoto_it

01.02.2012 ( Aggiornata il 01.02.2012 14:54 )

Traction Control e scoppi irregolari, erogazione prontissima e un sound da V4. Poche modifiche estetiche la rendono più accattivante Dal 2009 dire R1 significa motore a scoppi irregolari, una soluzione che garantisce una maggiore prontezza ai comandi dell’acceleratore per una erogazione superba, ma che evidentemente ha comportato qualche compromesso a livello ciclistico, con il baricentro spostato molto in avanti. Al contempo la particolare erogazione ha permesso di ottenere ottimi livelli di trazione, apprezzata da tanti piloti sulle piste di tutto il mondo. Trazione che per il 2012 viene tenuta sotto controllo dal nuovo TCS, un evoluto sistema che proviene dalle competizioni e settabile su sei livelli e in base ai dati di scivolamento del pneumatico posteriore rispetto all’anteriore interviene sul volume dell’iniezione, sul grado di anticipo e anche sul grado di apertura del corpo farfallato. Quest’ultimo intervento è reso possibile dal sistema ride by wire di Yamaha che opera l’apertura delle farfalle non direttamente via cavo collegato all’acceleratore, ma tramite un servomotore gestito dalla centralina. Proprio sul ride by wire si sono concentrate piccole modifiche di software, per migliorare leggermente l’erogazione ai medi regimi e garantire un piccolo surplus prestazionale in fase di allungo. Le ulteriori modifiche che presenta la Yamaha R1 sono puramente estetiche: il cupolino ora ha forme più aggressive e le nuove luci di posizione garantiscono una illuminazione più gradevole. Da segnalare anche la nuova piastra di sterzo con feritoie longitudinali, una geometria che nelle competizioni serve per ottimizzare la rigidità laterale dell’anteriore, e le pedane appositamente ridisegnate per garantire un maggior grip alla suola degli stivali.   12002cv3 IN MARCIA La R1 ultima versione è considerata dagli addetti ai lavori una bella moto, con una posizione di guida che non sacrifica i piloti più alti e permette di spingere forte con uno sforzo fisico accettabile. Facile fino al 90% del potenziale, ma poi via via più ostica per via di un assetto morbido e del peso sull’anteriore. Ma basta poco per renderla più performante, alzando l’anteriore. Pare che la forcella di quest’anno, anche se Yamaha non fornisce informazioni, abbia seguito questa strada, la moto infatti è sorprendentemente agile e soprattutto si riesce finalmente a forzare le staccate senza paura di arrivare lunghi. Ottimale l’accoppiata con i pneumatici Michelin che danno quell’agilità iniziale che prima mancava. Pneumatici che poi si rivelano adattissimi a sostenere il peso sull’anteriore anche alle alte inclinazioni. Esattamente il contrario di quanto notato due anni fa sulla stessa pista con le Bridgestone slick che soffrivano il peso della Yamaha ed invece esaltavano moto con opposta distribuzione dei pesi. Come accennato, buone sensazioni anche in frenata dove l’inconsueto impianto frenante, con dischi di diametro ridotto ma pinze a sei pistoncini, richiede qualche giro per assestarsi al meglio in modo da aumentare il mordente e prendere consistenza, dopodiché necessita di un discreto sforzo sulla leva ma si rivela molto modulabile. Benissimo poi la percorrenza, con una moto che ha richiesto solo la chiusura dei registri dell’idraulica in compressione dell’ammortizzatore per risultare più stabile sulle oscillazioni. Un intervento che abbiamo fatto senza patemi di andare a pregiudicare il grip in accelerazione che si è sempre rivelato più che valido, con la supervisione del sistema di controllo di trazione. Sul traction control appuntiamo poi che quando si cerca di andare veramente forte è giocoforza trovarsi ad impostarlo nella posizione di minimo intervento che, seppur discreto e graduale, risulta limitare l’accelerazione. La R1 è, assieme alla Honda, la moto meno potente della nostra prova, insomma un motore bello da sentire, bello da usare, con una erogazione esemplare e una risposta all’acceleratore appena aggressiva alle piccole aperture, ma a cui si fa in fretta la mano. Un motore con più di 160 CV alla ruota, tanti che una volta erano una esagerazione, ma ora fanno prendere più di un secondo solo nell’ultimo settore della pista di Almeria rispetto alla più potente.

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