Alpen Master 2012: naked, Ducati Streetfighter 848, KTM 990 Super Duke R, Moto Morini Corsaro, Triumph Speed Triple R

Alpen Master 2012: naked, Ducati Streetfighter 848, KTM 990 Super Duke R, Moto Morini Corsaro, Triumph Speed Triple R

Redazione - @InMoto_it

01.09.2012 ( Aggiornata il 01.09.2012 11:43 )

Estremamente curate e performanti, non hanno nulla da invidiare alle supersportive, e grazie ai manubri larghi si rivelano efficaci ovunque La lotta per la supremazia di questo gruppo è stata molto dura e serrata, con la Triumph che ha prevalso su tutte le voci dei punteggi distanziando di poco una agguerritissima KTM che non ha mollato fino all’ultimo. Al terzo posto si piazza una onorevolissima Ducati, penalizzata da una posizione di guida troppo sportiva rispetto alle altre, mentre il potente e rabbioso propulsore della Morini non basta per evitarle l’ultimo posto, anche perché la moto bolognese fatica ad eguagliare l’ottimo equilibrio ciclistico delle rivali. Da fermo Ben realizzate sotto tutti i punti di vista e dotate di componenti di alto livello, queste naked sono in grado di appagare l’occhio e la mente. Le ciclistiche vedono il predominio di telai a traliccio in acciaio, ad eccezione della Triumph, che presenta un doppio trave in allumino, mentre il reparto sospensioni di tutte quattro presenta componenti di buon livello e ultraregolabili, tra cui si distinguono le raffinate Ohlins che arricchiscono la Triumph. La voce freni vede il monopolio del marchio Brembo, con impianti d’impronta prettamente sportiva. La tricilindrica inglese è l’unica dotata di ABS, mentre le altre lasciano la completa gestione dei freni al pilota. I propulsori rispecchiano lo schema classico dei due cilindri a V, che sulla Ducati hanno un angolo di 90°, che si riduce a 87° sulla Morini, per arrivare ai 75° della KTM. La sola che si stacca dal gruppo è la Triumph, che monta il mitico, anche se ormai un po’ datato, tre cilindri in linea. Per concludere con l’elettronica, a parte l’ABS della Triumph, l’unica a presentare qualcosa in più è la Ducati, che adotta il noto controllo di trazione DTC regolabile su 8 livelli. Posizione di guida Tutte molto simili nella postura, presentano selle non troppo alte da terra e pedane piuttosto distanti dalla sella e decisamente comode per le gambe. Ad eccezione della Ducati, tutte montano manubri larghi e sufficientemente alti per mantenere il busto solo leggermente inclinato in avanti. Quelle che più si assomigliano e che risultano le più comode sono Morini e Triumph, mentre la KTM si distingue per le pedane maggiormente arretrate. La Ducati si differenzia dalle altre a causa del manubrio basso e con piega più sportiva e con pedane ancor più arretrate, che inducono una posizione più adatta ai percorsi veloci. Naturalmente su tutte e quattro la protezione aerodinamica è ridotta ai minimi termini. Il fondovalle Se escludiamo la Morini, che resta indietro rispetto alle avversarie, è stata dura decidere quale fosse la meno efficace tra le prime tre classificate. Infatti Ducati, KTM e Triumph si comportano molto bene nel misto veloce, dotate come sono di un’ottima precisione di guida e di motori molto appaganti tra le curve. La Triumph a nostro avviso ha prevalso principalmente per due fattori: l’estrema confidenza e agilità dell’avantreno, che regala da subito traiettorie e percorrenze di curva molto precise, e l’arco di utilizzo del propulsore nettamente migliore delle altre. In realtà la KTM le si avvicina parecchio, ma il carattere più bellicoso della sua ciclistica richiede di guidarla sempre con decisione per ottenere il migliore comportamento, mentre calando il ritmo si evidenzia qualche imprecisione in curva. Quello che invece non ci aspettavamo è stato l’ottimo comportamento della Ducati, che nel misto veloce ha evidenziato la migliore ciclistica del gruppo, grazie a un assetto leggermente più sportivo delle altre. Della Morini abbiamo apprezzato più il propulsore che la ciclistica, visto che il sempre esuberante bicilindrico pare aver eliminato il fastidioso effetto on-off delle versioni precedenti e ora si riesce a sfruttare meglio la sua notevolissima schiena. Quello che continua a convincerci poco è la ciclistica, che risulta dura da inserire in curva e accusa ondeggiamenti del posteriore in percorrenza sui curvoni veloci. Il passo di montagna Sul misto stretto con fondo irregolare ha brillato il reparto sospensioni della Triumph, che senza risultare troppo sostenuto, ha dimostrato di essere all’altezza di ogni tipo di asfalto, garantendo un assetto difficilmente alterabile. Meno maneggevole della KTM, la moto inglese è però capace di ottime prestazioni anche tra i tornanti grazie alla posizione di guida molto azzeccata. Riguardo alla moto austriaca dobbiamo dire che è stata quella più performante in questo ambiente, grazie alla elevata agilità e alla buona elasticità del propulsore. Tutto risulta facile e intuitivo, anche alle basse andature, dove il manubrio largo e piuttosto alto aiuta parecchio a indirizzare la moto. Chi invece fatica maggiormente in questo ambiente è la Ducati, che pur lavorando bene con le sospensioni viene penalizzata dal manubrio troppo basso e piegato, che ne limita l’agilità al calare della velocità. Peccato, perché la 848 ha un ottimo potenziale. Un punto a suo favore arriva però dal sistema DTC, che si rivela molto utile per non perdere aderenza specialmente all’uscita dei tornanti in salita, cosa non rara con le altre. Con la Morini non ci siamo mai sentiti di osare più di tanto e anche se le sospensioni assorbono bene le asperità, l’avantreno non ci ha mai dato la confidenza necessaria per mantenere andature molto allegre. Il propulsore invece è più che appagante e in grado di sparare fuori da ogni curva con notevole forza. La discesa Dando per scontato che la resistenza degli impianti freno sportivi che le equipaggiano sia perfetta su strada, due sono i fattori discriminanti per le moto di questo gruppo nelle lunghe discese. Il primo è la posizione del manubrio, che sulla Ducati risulta decisamente più bassa della altre e peggiora notevolmente il comfort di chi la guida. Il secondo è la presenza o no dell’ABS, sistema decisamente utile durante le staccate che precedono i numerosissimi tornanti. Qui il sistema della Speed Triple si è rivelato certamente sicuro a ritmi di guida non troppo allegri, ma lento nelle reazioni e causa di qualche allungamento della frenata sui fondi irregolari quando abbiamo provato a forzare l’andatura. Nulla da dire sull’ineccepibile modulabilità e potenza di tutti gli impianti.

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