Ducati Astore Supertwin

Ducati Astore Supertwin

Redazione - @InMoto_it

01.07.2013 ( Aggiornata il 01.07.2013 11:14 )

Astore è il nome di un falco che ha un volo particolarmente agile e veloce, doti che contraddistinguono anche la special di Giordano Loi, che è partito da una Ducati 350 SS poi cresciuta nel tempo     Analizzandola nel dettaglio, la Astore Supertwin dell’appassionato motociclista e scultore sardo Giordano Loi svela un lavoro complesso e attentamente valutato, frutto di precisi calcoli e di una sana passione. Abbiamo già avuto modo di presentare moto realizzate da Loi, ma questa è sicuramente quella che ha avuto l’evoluzione più lunga in assoluto e che ha visto il numero maggiore di step susseguirsi nell’arco di oltre 10 anni. Tutto parte da una Ducati 350 SS del 1992, per molti una base povera che passa in incognito senza la minima considerazione, ma non per Giordano che in fatto di special ha la vista lunga. La moto in questione è quella che Giordano usava per divertimento nelle strade della sua Sardegna a partire dal 1999, e che da allora è stata un continuo “work in progress” con la cilindrata che è cresciuta prima a 580 cm³, per poi passare a 750 e infine salire fino agli attuali 944. Giordano è principalmente uno scultore con la passione per le moto e nella sua visione di questa special ogni più piccolo volume trova eco nell’anatomia animale, come se una serie di fasci muscolari avvolgessero l’essenza meccanica del mezzo. Il design che ne scaturisce è dettato dal rincorrersi di curve sensuali che convergono in diagonale verso l’anteriore. «Ci sono le branchie per refrigerare il motore e gli occhi accigliati di un rapace per aggredire la strada. Le mie realizzazioni – ci spiega Giordano – sono squisitamente artigianali, non si tratta di vetrine viaggianti di pezzi aftermarket. L’anima di un oggetto non la si può comprare, la si può soltanto plasmare con le mani». fermo Le sovrastrutture, quindi, sono prima state modellate in argilla e in seguito sono stati realizzati degli stampi a perdere in gesso da cui, infine, si sono ricavate le parti in fibra di vetro, carbonio e Kevlar. In quanto al nome Loi ci tiene a sottolineare che non è stato preso in prestito da una famosa Guzzi del passato, ma è uscito per caso. Quando un suo amico e collaboratore ha visto le prime forme abbozzate sul modello ha esclamato “sembra proprio un astoreddu” ovvero il nome in dialetto dell’astore, un rapace che in Sardegna è abbastanza diffuso, così il nome gli è rimasto appiccicato addosso e alla fine ha solo perso la sua coniugazione dialettale. Nella sua configurazione attuale, oltre a un’estetica esclusiva, la special ha ricevuto anche innumerevoli interventi al telaio, atti a supportare il motore di maggiore cilindrata e maggiori prestazioni e a sviluppare le nuove quote ciclistiche perseguite da Giordano. Tutta la parte posteriore originale è stata asportata ed è poi stata fissata in maniera amovibile la struttura reggisella di una 916. Un altro laborioso intervento è stata la riduzione dell’angolo del cannotto da 26° a 24,5°, inoltre numerosi elementi del telaio principale sono stati aggiunti o sostituiti con altri di maggiore sezione e robustezza, inglobando anche fazzoletti in lamiera o boccole filettate atte ad agevolare il dislocamento di alcuni elementi in nuove posizioni. Per la nuova configurazione del telaio Loi si è avvalso della collaborazione dello specialista Pierobon che ha seguito alla lettera le specifiche previste dal proprietario. Alla fine le prove su strada hanno dimostrato che le scelte operate erano giuste: i traversini aggiunti hanno irrigidito ulteriormente la struttura e la minore inclinazione del cannotto ha amplificato una guida più “svelta” e precisa, senza comunque perdere stabilità nei curvoni. Per quanto riguarda le sospensioni, all’anteriore si è montato una forcella Showa prelevata ad una Ducati 900 Super Light modificata con delle cartucce interne prodotte dalla Mupo, mentre al posteriore è stato montato un monoammortizzatore Mupo costruito appositamente per il campionato Super Twin. Così equipaggiata e con la nuova impostazione del telaio, ogni click operato sulle sospensioni determina cambiamenti effettivi e si può realmente impostare la moto a propria misura, nelle intenzioni di Loi. L’impianto frenante conta sui validi e piacevoli dischi wave della Braking abbinati a delle pinze Brembo Racing, mentre i cerchi sono dei leggerissimi Marvic Penta in magnesio. Questo per quanto riguarda la ciclistica. Per il propulsore, invece, si è scelto il 900 raffreddato ad aria, maggiorato a 944 cm³ mediante dei pistoni Pistal Racing che portano il rapporto di compressione a 13:1. L’albero motore è stato alleggerito ed equilibrato a dovere così come il volano; sono stati riprofilati i condotti e montati alberi a camme di ST2 e corpi farfallati di 45 mm Ø. La campana della frizione è in Ergal e l’attuatore maggiorato. L’impianto elettrico è quello della 916 con cavi siliconici racing per le candele e la trasmissione finale monta un kit racing 520. «L’Astore è una moto leggerissima – ci spiega Giordano – solo 150 kg di peso, 165 kg il peso effettivo con pieno di benzina e olio, stretta e filante e con i cavalli giusti. 90 cavalli alla ruota che permettono di padroneggiare la moto divertendosi e consentono, comunque, una velocità di 240 km/h. Nuda abbastanza da far vedere con orgoglio la propria meccanica, ma capace con il suo particolare cupolino di impedire gli ondeggiamenti delle naked ad alta velocità. A mio parere è un po’ come dovrebbe essere oggi l’erede della gloriosa Super Sport…» gira

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