S&S 2.4 Alien by Bike Hospital

S&S 2.4 Alien by Bike Hospital
Lungo come un chopper degli anni ’70, imponente, curatissimo, di concezione ultramoderna e con una cilindrata da camion americano. Si chiama Alien e a tutti gli effetti lo è

Redazione - @InMoto_it

01.06.2013 ( Aggiornata il 01.06.2013 11:26 )

Una moto volutamente oltraggiosa e potente, concepita e realizzata con il buon gusto e la capacità che sono consone all’ormai famosa Bike Hospital di Reggio Emilia. Questa mirabile realizzazione può essere definita senza remore un perfetto esempio di chopper del terzo millennio, a partire dal telaio realizzato ad hoc artigianalmente. La conformazione è a singola culla chiusa che si sdoppia sotto il motore, l’interasse è chilometrico, l’angolo del cannotto di sterzo è di ben 45° e al posteriore c’è un massiccio forcellone monobraccio che lavora abbinato a due ammortizzatori pneumatici disposti longitudinalmente sotto al motore. La forcella a foderi rovesciati marchiata Ultima è lunga ben 12” in più rispetto alla misura standard ed è stretta da due piastre artigianali molto robuste ed elaborate, con quella inferiore che conta ben cinque viti di chiusura per lato. La ruota anteriore è frenata da un doppio disco perimetrale e per una maggiore pulizia le pinze sono nascoste dietro i foderi della forcella, che a sua volta ha la vite del perno a scomparsa. Al posteriore, invece il disco è nascosto dalla puleggia della trasmissione secondaria, lasciando il lato sinistro del cerchio completamente in vista. Sebbene ben dimensionato, il serbatoio mostra una linea fluida che si allunga posteriormente inglobando il quadro luci, mentre il serbatoio dell’olio, come la batteria, è sapientemente occultato alla vista. Davanti al motore c’è un piccolo e affilato spoiler, allo stesso modo sotto la sella il telaio si allunga con le fattezze di una affusolata coda di drago abbellita da un’ unghia in alluminio, fin sopra il largo parafango posteriore Il cupolino, che a causa delle sue fattezze risulta il maggior responsabile del nome della special, svetta alto sopra il ponte di comando, legandosi splendidamente all’elaborato manubrio, che a sua volta ingloba uno strumento digitale multifunzione. I cerchi sono di 21” all’anteriore, con un pneumatico 90/90, e di 17” al posteriore, dove la larghezza del canale è di ben 10,5”, la larghezza necessaria per montare un pneumatico 330/30. Il motore incarna perfettamente il detto americano: “Big is better”. Un S&S di 2.400 cm³ abbinato ad un cambio a sei rapporti con l’uscita della trasmissione finale sulla destra, così da avere l’asse longitudinale del motore in linea con quello delle ruote, nonostante la notevole larghezza di quella posteriore. Il titanico bicilindrico è un’orgia di alluminio lucidato a specchio e cromo. Il grosso carburatore Mikuni di 48 mm Ø è abbinato a un filtro dalle forme quantomeno singolari. Le stesse forme sviluppate verticalmente, ma capovolte, sono presenti anche nel terminale di scarico, che a sua volta si discosta da tutto quello che offre il mercato. Altro tocco di classe è la donna alata e stilizzata del logo Bike Hospital discretamente inserita nel sofisticato coperchio della primaria che rimane comunque bene in vista. La livrea è splendidamente a tono con il resto: sobria e ricercata al tempo stesso.

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