Harley Davidson 1374 by Bike Hospital

Harley Davidson 1374 by Bike Hospital

Redazione - @InMoto_it

01.01.2013 ( Aggiornata il 01.01.2013 13:49 )

Già nel 1977 Willy G. Davidson propose una Sportster tutta nera in chiave café racer. Il modello non ebbe successo commerciale, ma lasciò intendere il potenziale della H-D “piccola” anche in un contesto opposto alle sue origini     Indubbiamente lo Sportster è il modello H-D che più si presta a essere trasformato seguendo i dettami classici delle café racer inglesi. Il concetto da cui nascevano queste moto imprescindibili dalla cultura “rocker” degli anni ’60 era molto semplice: alleggerire eliminando tutto il superfluo e sostituire le parti necessarie con altre più leggere. Anche la meccanica esigeva la sua parte e spesso questi motori venivano elaborati dagli stessi proprietari. Lo staff di Bike Hospital ama i bicilindrici americani, e prevalentemente si dedica loro costruendo dei bellissimi chopper o delle custom esclusive, tuttavia l’esperienza di realizzare una café racer esercitava un certo fascino, così hanno deciso di cimentarsi nell’impresa, ma a modo loro. Per lo scopo è stato scelto lo snello Sportster della factory di Milwaukee. L’elaborazione del motore è avvenuta secondo la classica formula Made in USA, ossia maggior cilindrata per aver maggior potenza. La cura di steroidi operata sullo Sportster lo ha portato fino a 1.374 cm³, usufruendo di due grossi pistoni Wohssner e cilindri con canne maggiorate. Interventi mirati anche alle teste, con nuove valvole di maggior misura, e asse a camme più performante della Crane. L’alimentazione è affidata ad un carburatore Mikuni di 42 mm Ø con filtro cilindrico K&N, mentre lo scarico 2-in-1 con terminale Supertrapp è stato sviluppato in proprio da Bike Hospital. Per sostenere l’aumento di potenza la frizione è stata rinforzata con un kit Barnett, e la primaria, ora a cinghia, fa bella mostra di sé in un carter ridotto al lumicino. 12331qv8 Più radicali ancora sono stati gli interventi operati su estetica e ciclistica. Al trave superiore del telaio è stato unito un trave discendente di grosso diametro, che prosegue fino al punto di ancoraggio del braccio oscillante. All’interno di questo tubo è stato ricavato il serbatoio dell’olio, completo di finestrella laterale in plexiglass con mascherina in alluminio per visualizzarne il livello. Anche la parte posteriore del telaio è stata modificata: la struttura che sostiene gli ammortizzatori e quella che sostiene sella e codino sono state completamente ridisegnate. Tutte le sovrastrutture sono realizzate in alluminio. Il minimalista parafango anteriore e il cupolino portanumero sono dipinti di bianco, come il telaio, e bordati con un sottile tricolore italiano. La stessa tinta e la stessa grafica sono presenti anche sul dorso del serbatoio e del codino. Questi ultimi due elementi sono senz’altro quelli che caratterizzano maggiormente l’estetica della moto. Il serbatoio ha un aspetto alquanto determinato, è contraddistinto da un dorso dritto e da una parte inferiore che si prolunga verso il basso sia anteriormente che posteriormente seguendo il disegno delle teste. Altro elemento di spicco sono le voluminose rientranze per le ginocchia, che assieme alla sella danno forma a un “girovita” piacevolmente snello. Il codino appare tondeggiante e voluminoso e al suo interno trova posto la batteria, buona parte dell’impianto elettrico e un vano per gli attrezzi. Il retrotreno è caratterizzato anche da un nuovo forcellone asolato realizzato in acciaio inox dall’equipe di Bike Hospital. Ad esso sono abbinati due ammortizzatori regolabili Ohlins a serbatoio separato. Lo stesso marchio è presente anche all’anteriore con una forcella tradizionale con steli di 43 mm Ø. Le ruote sono a raggi, (e come altrimenti?) con cerchi in alluminio e diametri di 19” all’anteriore e 16” al posteriore. I pneumatici montati sono rispettivamente 100/90 e 150/80. Notevole anche l’impianto frenante che conta su un doppio disco anteriore flottante assistito da pinze a 6 pistoncini e da un disco posteriore, anch’esso flottante, coadiuvato da una pinza a doppio pistoncino contrapposto. A coronare il tutto un impatto visivo decisamente forte, ma con intrinseca una certa eleganza, sottolineata dal telaio chiaro e dalle fiancate di codino e serbatoio lucidate a specchio. Ciclistica, potenza e una notevole cura dimagrante consentono alla 1374 di Bike Hospital tutto il carisma delle blasonate cafe racer degli anni ’60 unito a quello di una special d’alto livello di oggi.  

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