Una Triumph Scrambler da applausi alla Mexican 1000

Una Triumph Scrambler da applausi alla Mexican 1000

La Scrambler 1200 XE guidata dall’esperto Ernie Vigil si è piazzata quinta in una competizione tostissima, scontrandosi con mezzi pesanti quasi la metà. Il tracciato era lo stesso della Baja 1000, in Messico

Redazione - @InMoto_it

26.06.2019 15:43

È il pilota che fa la differenza, come succede (quasi) la maggior parte delle volte, nelle competizioni su due e quattro ruote. Non poteva riassumersi diversamente l’ultima edizione della Mexican 1000 disputata da Ernie Vigil in sella ad una Scrambler 1200 XE. L’esperto pilota ha sfornato una prova da capogiro, piazzandosi al quinto posto su tredici partecipanti, in una competizione dura, che si svolge sullo stesso tracciato della Baja 1000, celebre gara nel deserto della Baja California, in Messico.  

UNA MOTO INUSUALE – La clamorosità della notizia, non sta tanto nel quinto posto, quanto nel fatto che questo tipo di competizione è pensato per motociclette che pesano intorno ai 110 chili, maneggevoli e con una cilindrata di 450cc. La Scrambler 1200 XE di Vigil pesa invece 204 chili, con una potenza di 89 Cv (e nel complesso è un mezzo quasi del tutto originale). Le uniche modifiche sono state un paracoppa più grande, impugnature più morbide, rimozione di ABS e controllo trazione, pneumatici Metzeler MC 360 da 21” per l’anteriore e Karoo 3 dietro. Praticamente un pesce fuor d’acqua ai nastri di partenza. Invece, dopo cinque giorni e 2.168 chilometri, il tempo di Ernie Vigil si è assestato sulle 25 ore e 37 minuti.

LE DICHIARAZIONI - La gara, che fa parte della National Off-Road Racing Association (NORRA), è stata condotta egregiamente dal pilota Triumph, su terreni estremamente dirt tra acqua, tratti rocciosi e sterrato su cui bisogna correre alla massima velocità possibile. Lo stesso Vigil, che per la gara ha scelto il numero 278 in onore di Steve McQueen – fu il suo numero durante la ISDT del 1964 – ha dichiarato: “abbiamo avuto zero problemi, la moto ha corso come in un sogno. Due dei giorni più lunghi li abbiamo avuti in alcune sezioni rocciose molto tecniche, in cui dovevi essere concentrato e tracciare il tuo percorso senza rallentare troppo. Ma quando abbiamo battuto la strada aperta del deserto ho potuto lasciar correre la moto, era un razzo”.  

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