Rally dei Faraoni

Rally dei Faraoni
Dal 10 al 17 maggio di disputerà una delle maratone del deserto più impegnative dopo la Dakar

Redazione - @InMoto_it

11.02.2015 ( Aggiornata il 11.02.2015 11:21 )

Il rally dei Faraoni è, dopo la Dakar, la maratona del deserto più prestigiosa e impegnativa. La prima edizione risale al 1982: nacque da un’idea di Fenouil, e da sempre è una gara magica, dove ad un certo punto alla gara subentra l’amicizia e la solidarietà tra i piloti uniti dalla passione per i motori, per lo sport, e per l’Africa. Nel 1998 la gestione del rally dei Faraoni è passata alla JVD, di Jacky Icks, Vincenzo Lancia e Daniele Cotto. Nel 2000 la competizione è entrata a far parte della Coppa del Mondo Rallyes Tout Terrain della Federazione Motociclistica Internazionale e da quest’anno è stata consacrata come prova di Coppa del Mondo anche per le auto. Sole, caldo, sabbia, deserto. Un deserto che muta in continuazione e dove non è mai possibile prendere riferimenti. Le formazioni calcaree che assumono le forme più sorprendenti, la sabbia che talvolta si trasforma in una superficie arrendevole, incredibilmente soffice e pronta ad inghiottire uomini e mezzi, le dune che si ergono all’improvviso a decine e decine di metri d’altezza, il sole che abbaglia e la monocromia del paesaggio che spesso rende impossibile avvistare pericolosi avvallamenti. La fonte che dà ai piloti la forza sovrumana per gareggiare in un ambiente simile è una passione immensa. Per le due o le quattro ruote motorizzate, ma, primariamente, proprio per il deserto. Si chiamano rally, ma dei rally hanno ben poco. Non è possibile conoscere in anticipo il percorso, e nemmeno effettuarvi le ricognizioni. E anche se fosse consentito, servirebbe davvero a poco, per via di quella continua mutevolezza che caratterizza i paesaggi africani. E infatti, chi sceglie la moto come nave del deserto, del navigatore deve fare necessariamente a meno. E’ facile perdersi nel deserto. Ma anche chi si è perduto, si è disidratato sotto il sole incessante e per una volta ha perso la sua sfida con le dune, è ritornato. Perché l’amore per il deserto è una malattia dalla quale non si guarisce. E’ amore per il riverbero del sole sulla sabbia che cambia colore in ogni momento, è amore per lo sterminato orizzonte che si ripete di continuo, è amore per le oasi che si stagliano all’improvviso dopo centinaia e centinaia di chilometri percorsi nel nulla assoluto, è amore per la sensazione di infinito che si percepisce galleggiando nel mare di sabbia e per quell’assordante silenzio che ti colpisce appena ti fermi. I rivali, gli altri concorrenti, sono spesso lontani dalla propria visuale. La sfida, nei rally africani, è con il deserto. E con se stessi. E forse è proprio per questo che chi l’ha provata una volta non può più fare a meno della sensazione di fluttuare sulla sabbia. E’ un mettere continuamente in discussione se stessi e la propria forza fisica e psicologica, di giorno e di notte, lontani mille miglia dalla propria ordinaria quotidianità. Il rally dei Faraoni è tutto questo.

Fiammetta La Guidara

Fabrizio Meoni,  Rally dei Faraoni del 2002
Rally dei Faraoni, insidia della sabbia
 

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