Tecnomoto Special 50

Tecnomoto Special 50

Redazione - @InMoto_it

01.07.2013 ( Aggiornata il 01.07.2013 11:34 )

Tra i cinquantini sportivi di maggior pregio costruiti all’inizio degli anni ’70, va sicuramente inserito questo “Special”, prodotto in provincia di Modena     La Tecnomoto di Vignola (MO), un’azienda a conduzione familiare gestita da Vittorio Pellegrini, si era già affacciata in questo segmento con il bellissimo Sport Special del 1969 (più noto come Squalo), un affascinante 50 che aveva la caratteristica di poter essere equipaggiato, a richiesta, con un gruppo termico raffreddato a liquido, una vera esclusività per l’epoca. Forti di quell’esperienza rafforzata anche dalla partecipazione a competizioni di velocità in circuito, alla Tecnomoto mettono in cantiere un nuovo telaio, robusto e ben dimensionato, su cui viene assemblato lo Special. Il motore è il noto e ultracollaudato F. Morini 4MP/S Turbo, con cambio a quattro rapporti. Questo modello viene fornito con il piccolo carburatore Dell’Orto 14/12, rispettoso delle norme di legge: si stava infatti esaurendo il periodo delle furbe versioni Export che arrivavano ai concessionari già equipaggiate con grossi carburatori con diffusori di 19 o 20 mm. I rivali sono numerosi e agguerriti (Malanca Testarossa, Aprilia Colibrì, Guazzoni Matta, Testi Champion, ecc.) e occorre fare le cose per bene per poter competere in questo affollato settore. Se il propulsore non ha nulla in più di quanto esibito dalla concorrenza, ben diverso è il discorso della ciclistica, vero punto forte di questo motorino “Made in Vignola”. Il reparto sospensioni può contare su una pregevole forcella idraulica (Bonazzi e Gambetta) con steli di 30 mm Ø e una coppia di ammortizzatori anch’essi a frenatura idraulica. Anche i mozzi sono di ottima fattura, con un freno a tamburo anteriore a quattro ganasce munito di prese d’aria dinamiche a periscopio e un altrettanto efficiente tamburo posteriore di 118 mm di diametro. Di prestigio anche i raffinati cerchi in alluminio, con bordo alto, realizzati dalla San Remo. Belli pure i semimanubri della Verlicchi e i comandi arretrati, con quello del cambio che offre la possibilità di regolazione “fine” della posizione della leva. La linea è slanciata grazie alla presenza di un lungo serbatoio in vetroresina che ben si raccorda al codino monoposto, realizzato anch’esso nello stesso materiale. Particolare (sul serbatoio) la presenza di due rubinetti (con tanto di filtro a vista) e di un tubetto di sfiato tipico delle moto da corsa. I parafanghi sono in inox e di forma particolarmente affilata, con l’anteriore montato vicinissimo al pneumatico, stesso materiale anche per il carter catena. Le gomme sono entrambe di 2¼, con quella davanti a battistrada rigato. Su tutto stona un po’ il “datato” fanale anteriore, che comunque offre una funzionale chiave di accensione. Insomma, un bolide che non passa certo inosservato e che ben si presta a elaborazioni proprio in virtù di un’ottima parte telaistica. Il modello viene poi aggiornato negli anni seguenti con il montaggio del motore Turbo Star della Franco Morini, che può contare su un cambio a 5 marce e un bel gruppo termico radiale, o con il nuovo 4M/R, sempre fornito dallo stesso motorista bolognese. La Tecnomoto rinnova anche il reparto sospensioni e sullo Special monterà sia la forcella (ancora con steli di 30 mm Ø) che gli ammortizzatori della Ceriani, entrambi a frenatura idraulica, praticamente il meglio di quello che il mercato offriva. Cambieranno anche i freni, che saranno dei Gri.Me.Ca, con l’anteriore a doppia frenatura, validi ma meno esclusivi dei precedenti Mozzi Motor. Anche il codino sarà oggetto di un restyling, e le colorazioni saranno quelle brillantinate tanto in voga in quegli anni, ma la linea complessiva del mezzo rimarrà inalterata fino al 1975, anno in cui cesserà la produzione. Anche la Tecnomoto da lì a poco finirà la sua avventura, ma i suoi Special e Super Sport restano tuttora un esempio della fantasia e ingegnosità tutta italiana nella costruzione di motociclette.

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