Rumi Gobbetto 125

Rumi Gobbetto 125
Una moto bellissima, rarissima e dall’indole sportiva, ma non molto veloce. Questa è una delle tre rimaste

Redazione - @InMoto_it

01.03.2012 ( Aggiornata il 01.03.2012 15:44 )

È la prima motocicletta sviluppata dalla Rumi, all’epoca nota fonderia bergamasca che nel 1950 si affaccia sul mercato moto con questa straordinaria 125; avveniristica nelle forme e nelle soluzioni tecniche, la Gobbetto troverà riscontro tra i giovani per quelle sue forme inusuali e sportive che ben presto la vedranno partecipare alle competizioni in circuito e alle prime e dure gare di regolarità. Progettata dall’ingegner Salmaggi, la Gobbetto è da subito sviluppata anche in versione competizione, denominata SS52; il motore 2 tempi derivato dalla moto di serie sfrutta un telaio a ruota guidata rinforzato, sul quale vi è alloggiato il particolare serbatoio in alluminio che, abbracciando la forcella a biscottini oscillanti, si estende in avanti delineando la tabella portanumero. Ad alimentare il bicilindrico 2 tempi ci pensano i carburatori Dell’Orto SSI22C o SSI23C con vaschetta separata, applicata tramite un supporto regolabile che permetteva di ottimizzare rapidamente la carburazione. La prima evoluzione, praticamente immediata, interessa il volano magnete che lascia il posto a un magnete esterno della Marelli, mod. ST261DAS-D, ritenuto più affidabile in quanto prende il moto direttamente dall’albero motore, tramite catena e corona-pignone. È proprio questa la particolarità tecnica a regalare il nome di Gobbetto alla Rumi 125; l’insolita forma a “gobba” del carter in alluminio che protegge il meccanismo del magnete, ben visibile sul lato sinistro. La prima serie della Gobbetto, riconoscibile dalla verniciatura in nero con serbatoio rosso, riscosse un buon successo sulle piste italiane, conquistando anche qualche appassionato oltre confine, soprattutto in Francia, Svezia e Svizzera. Si ipotizzano una trentina di esemplari assemblati da Rumi tra il ’52 e il ’54. Il fragore degli scarichi a megafono, tipicamente Rumi, è ancora in grado di scatenare forti ricordi ai non più giovani che, nel 1954, furono presenti all’introduzione sul mercato della seconda serie della Gobbetto, protagonista di questo servizio. L’evoluzione di questa storica 125 ha visto l’introduzione di un nuovo telaio, simile al precedente ma dotato di forcellone oscillante al posto della ruota guidata. L’imponente serbatoio viene rifinito da linee più tondeggianti, conservando la particolare struttura protesa oltre la forcella, arricchito da una nuova veste cromatica grigio/giallo, abbinata al grigio Rumi del telaio. Il bicilindrico orizzontale 2 tempi raggiunge il regime massimo di rotazione a 8.200 giri e una potenza massima di 9 CV che spingono la Gobbetto a una velocità di punta, a seconda delle versioni e del tipo di carburante impiegato, di 136 km/h. I cerchi a raggi sono in alluminio così come le teste e i cilindri sulle ultime versioni. La posizione di guida favorevole sfrutta l’ampia superficie d’appoggio delimitata dal serbatoio da 22 litri, abbinato alla lunga sella in pelle e alle pedane arretrate. Secondo fonti attendibili vennero assemblate solamente dieci Gobbetto seconda serie, di cui ne rimangono oggi solo tre esistenti, due in Italia e una in Svezia. Su queste pagine vedete uno degli esemplari italiani, perfettamente restaurato ad eccezione del manubrio che è stato ricostruito, fedele all’originale. Lo scarso successo e la limitata diffusione di questo modello è da attribuirsi alla presenza sul mercato dell’epoca di motociclette ben più veloci; su tutte le Mondial e le MV mono e bialbero, prodotte anche per i piloti privati. Non è raro quindi imbattersi in repliche di questo rarissimo modello, realizzate partendo dal tradizionale motore Rumi stradale, anche se sono molti i particolari che spiccano sul modello originale fotografato, riconoscibili da un occhio esperto. 12013e8f

  • Link copiato

Commenti

InMoto in abbonamento