I Diari della Motocicletta- Nascita di una special- 8a puntata

I Diari della Motocicletta- Nascita di una special- 8a puntata
Un gruppo di amici si incontra: uno è bravo a lavorare, uno a parlare e l'altro ha una moto. Ecco come nasce una "special". Seguite l'avanzamento dei lavori su queste pagine

Redazione - @InMoto_it

07.05.2013 ( Aggiornata il 09.10.2014 16:44 )

Si, ho lottato con l'impianto elettrico. Ero partito così spavaldo: “ci penso io! Taglio, saldo, connetto!” e sono arrivato ad una confusione tale, ad un groviglio così aggrovigliato, che sembravo un gatto alle prese con un gomitolo di lana.

Fortunatamente, una bella domenica che mi ero preso di riposo (riposo un cavolo, sono andato a vendemmiare), ci si è messo dietro Aldo. Il lunedì mattina, avevo ancora le palpebre incollate quando sono arrivato in garage, mi sono trovato davanti un impianto tutto bello cablato, passato chiuso. Un miracolo che nemmeno San Bernardo Lievemente Frizzante avrebbe potuto.

Ci abbiamo messo poco da li' a finire l'impianto di potenza: bobine (immaginate di vedermi con la testa fare un cenno d'assenso, anche un po' spocchioso), alternatore, raddrizzatore, riscaldatore carburatori, motorino d'avviamento eccetera eccetera eccetera. Tutto al proprio posto, ovviamente diverso da prima.

Il naturale successivo passaggio avrebbe dovuto essere:

Contatto! Pim pum patapam! Brum.

Ma così non è andata.

Il motore girava, le lucine della M-Unit si accendevano, tutto era a posto ma. Ma alle bobine non arrivava corrente.

Vorrei tanto, giuro, raccontarvi che in un attimo abbiamo trovato l'inghippo. Che si trattava di una cosina così, un filo spellato, una massa al posto sbagliato. Una dimenticanza.

Ma favola questa non è. Per due giorni abbiamo passato e ripassato lo schema (elettrico) a memoria. E infine...

E infine la scintilla è scoccata: prima sull'elettrodo delle candele, poi.... Ci siamo guardati, io e Aldo. La luce filtrava dalla porta sul retro del garage e illuminava il serbatoio della Scrambler. L'odore di terra bagnata, di grasso bruciato dal saldatore a stagno. La vicina Giovanna potava il limone. E' stato un attimo: ci siamo dati il “cinque”. Di quelli sentiti, con stretta di mano finale e imprecazione liberatoria.

Il bicilindrico è tornato a vivere.

Nessuno di noi ci credeva.

Silvia ci ha fatto il caffè. Accompagnato con baci di dama e biscotti di burro di pura panna.

E siamo tornati in garage.

Aldo ha costruito un nuovo manubrio con un inedito (non vedo l'ora di provare l'effetto che fa) ancoraggio alle piastre e, dice, ha anche iniziato a pensare a dove e come posizionare il fanale.

Fanale che ovviamente ancora non abbiamo, gli ricordo.

“Beh arriverà” sentenzia Michael dalla Val D'Aosta, mentre guarda le vacche rientrare dai pascoli.

Ci focalizziamo sulla sella: due metri quadri di compensato marino per la base e un po' di pelle per il rivestimento. Sull'imbottitura dobbiamo ancora confrontarci, e non sarà un discorso pacato.

Io vorrei il gel e le palline massaggianti di diametro differenziato. La sua risposta mi ha gelato:

“Se devi scrivere, stai pure a casa”.

Mi sono messo in un angolino.

Alla prossima!

Federico Garbin

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