Benelli: è davvero possibile fallire per 120.000 euro?

Benelli: è davvero possibile fallire per 120.000 euro?

Per un’azienda che progetta, prototipa e produce moto e che è partner di un colosso cinese, 120.000 euro dovrebbero essere una goccia d’acqua nel mare, eppure...

Riccardo Piergentili

La Benelli è una Casa motociclistica che non ha bisogno di tante presentazioni perché, come gli appassionati di due ruote ricorderanno, ha una importante storia da raccontare. La Benelli è una delle prime aziende italiane ad essere stata acquistata (nel 2005) da un colosso cinese, la Qj (Qianjiang Group). La Benelli, che a EICMA 2015, con il prototipo Leoncino (sopra, in apertura) sembrava pronta a tornare protagonista, è stata dichiarata fallita dal tribunale di Pesaro. La sentenza è stata emessa il 19 luglio e il tribunale ha nominato come curatore il commercialista Vincenzo Galasso. Il termine per il deposito dell’ammissione allo stato passivo è stato fissato al 26 settembre.

ALLA WP MANCANO 120.000 EURO - La vicenda, incredibilmente, è inizia dalla richiesta di circa 120.000 euro presentata da un fornitore della Benelli, la WP, il produttore di sospensioni che lavora soprattutto per il Gruppo KTM (che possiede quote della WP). La richiesta della WP è lecita, perché riguarda un debito contratto dalla Benelli e non pagato entro i termini prestabiliti. Per questo motivo, come scritto, il 19 luglio il tribunale di Pesaro ha dichiarato il fallimento dell’azienda (Benelli), pronta a ricorrere alla Corte d’Appello. Spiegata in questi termini, la vicenda potrebbe sembrare uno scherzo, perché per un’azienda che produce moto (attività che prevede elevati costi di progettazione, R&D e produzione) ed è partner di un colosso industriale cinese, 120.000 euro sono una goccia nel mare. 120.000 euro è una cifra che può iniziare ad essere considerata importante per una piccola realtà artigianale. Questa premessa è doverosa per capire di cosa stiamo parlando, una vicenda poco chiara.

IL RECLAMO ALLA CORTE D'APPELLO - I manager della Benelli sono rimasti sorpresi dalla sentenza ed è difficile dare loro torto. L’azienda pesarese ha fatto sapere che “Il credito vantato dalla società fornitrice che ha proposto l’istanza era stato a suo tempo contestato, anche se, ai fini della risoluzione della questione, Benelli aveva manifestato l’intenzione di procedere al pagamento, come in effetti sta facendo. Benelli sta già organizzando il reclamo alla Corte D’Appello di Ancona, in quanto il proprio bilancio è solido e dispone di liquidità sufficiente per l’adempimento delle obbligazioni assunte”.

BILANCI IN PASSIVO - In realtà, volendo essere pignoli, il bilancio 2015 della Benelli si è chiuso con un passivo di 5.700.000 euro, cifra che va sommata al passivo 2014, circa 800.000 euro. La sentenza di fallimento però è arrivata in un periodo moderatamente positivo, sia perché le vendite dei cinquantini e delle moto di oltre 300 cm3 sono in crescita, sia perché la Benelli con il prototipo Leoncino (svelato a EICMA 2015) ha stupito tutto il mondo, dimostrando che in Italia possono ancora nascere moto meccanicamente semplici ma stilisticamente interessanti.

OLTRE 100 ANNI DI STORIA - La Benelli è un pezzo importante della storia del nostro Paese. L’azienda, fondata nel 1911 dai fratelli Benelli (Tonino, Francesco, Giovanni, Giuseppe, Filippo e Mimmo), ha più di cento anni di storia e un passato glorioso, ha partecipato al Mondiale con piloti del calibro di Renzo Pasolini, Walter Villa e Jarno Saarinen; rappresenta anche quell’imprenditoria italiana a conduzione familiare che ha rischiato e, partendo dal nulla, ha costruito qualcosa di importante. I fratelli Benelli, infatti, vennero aiutati dalla madre, che vendette numerosi terreni per costruire la prima officina meccanica, a Pesaro

TUTTI I PROPRIETARI - Dopo le due Guerre Mondiali, la storia della Benelli riparte tra alti e bassi: dai litigi tra i fratelli, ai modelli di successo come il Leoncino, ai passaggi di proprietà: dagli eredi Benelli a De Tomaso, da Giancarlo Selci di Biesse alla Fineldo della famiglia Merloni e infine, nel 2005, alla Qj. Con il colosso cinese sembrava che la Benelli potesse crescere in fretta, invece l’azienda non è mai ripartita davvero. La Benelli gestita dai cinesi non ha mai presentato modelli in grado di catturare l’attenzione internazionale e in generale quell’azienda italiana che avrebbe potuto tornare protagonista è rimasta nell’anonimato. Oggi, infine, il fallimento, assurdo per cifra e modalità...

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