        Honda ha una straordinaria tradizione nel saper mescolare carattere sportivo e turistico nei suoi modelli. Un esempio che ha fatto epoca &egrave; la VFR750, moto capace di non farsi intimidire in pista dalle superbike di allora, oppure la CBR600F, altro grande successo del mercato. Perch&eacute; dunque perdere questa grande capacit&agrave; di intuizione tecnica? Forse &egrave; proprio in questa direzione che va il brevetto depositato in Giappone scovato dai colleghi di Cycleworld. SISTEMA - Partiamo per&ograve; dalla CBR1000RR, moto che pu&ograve; rivelarsi particolarmente duttile nonostante il carattere racing. Il brevetto in questione prevede un rimodulamento del manubrio, che da stradale sportivo, si posiziona in maniera touring attraverso un sofisticato sistema. Nel brevetto addirittura si parla di un pulsante che permette questo particolare movimento meccanico. APPLICAZIONE - La posizione di guida cos&igrave; si andr&agrave; a modificare senza che la moto perda il suo carattere e la sua identit&agrave; primaria. Difficile tuttavia pensare che vada in produzione una CBR1000RR con questa soluzione, piuttosto invece potrebbe rivelarsi utile per una nuova versione della storica siglia VFR, moto capace di sintetizzare al meglio le caratteristiche per ambire alla leadership nel segmento sport touring.       

Il colosso giapponese avrebbe depositato un brevetto per un particolare sistema meccanico che modifica la posizione di guida del pilota agendo sul manubrio

Honda, come trasformare una moto racing in sport touring

E&rsquo; stata una presentazione in grande stile, quella della Burasca 1200, andata in scena al Teatro Galli di Rimini. Perch&eacute; chi l&rsquo;ha disegnata e realizzata, Aldo Drudi, &egrave; uno dei figli pi&ugrave; illustri della &ldquo;terra dei motori&rdquo;, l&rsquo;Emilia Romagna: non c&rsquo;&egrave; da stupirsi, quindi, se nel foyer del teatro riminese c&rsquo;erano molte delle figure pi&ugrave; note del paddock della MotoGP: da Ciabatti e Tardozzi della Ducati a Meregalli della Yamaha, passando per Carlo Fiorani di Honda (partner dell&rsquo;iniziativa) e Paolo Simoncelli e anche molti volti noti della tv e della comicit&agrave; come Paolo Cevoli, Sergio Sgrilli o Fabio De Luigi.  LA PRESENTAZIONE - Tutti presenti per salutare Aldo Drudi, intervenuto sul palco per presentare il suo progetto insieme al sindaco di Rimini (e padrone di casa), Andrea Gnassi, e per ammirare lei. La Burasca 1200. &ldquo;Burasca? Un pretesto per fare due risate con i ragazzi mangiando una piadina alle due di notte dopo aver lavorato al prototipo con lo stesso entusiasmo di quando si elaborava il motorino per la corsa del sabato a Cattolica&rdquo;, spiega Drudi. Un video proiettato sulla facciata di un palazzo ha raccontato in poche, emozionanti, immagini da dove arriva l&rsquo;idea. Ovvero da un desiderio di moto che Drudi aveva sin da bambino, quando imitava le gesta dei &ldquo;grandi&rdquo; del motomondiale (Barry Sheene su tutti) in sella alla sua&hellip; bicicletta a tre marce.&nbsp;  SQUARCIO SU RIMINI - E, dopo un toccante intermezzo di un&rsquo;elegante cantante affacciata sul balcone del palazzo comunale, un bambino con lo stesso casco, gli stessi vestiti e la stessa bici del video (con tanto di carta da gioco fissata sui raggi, per fare &ldquo;rumore&rdquo;) ha attraversato la passerella realizzata lungo tutta la piazza, anticipando di qualche secondo l&rsquo;arrivo della Burasca. Il suono degli scarichi &ldquo;squarcia&rdquo; l&rsquo;attesa silenziosa e il buio sceso su Rimini, mentre i fari illuminano la passerella e le centinaia di persone accalcate lungo le transenne. E&rsquo; arrivata.&nbsp;    IL PROGETTO &ndash; Partiamo dall&rsquo;inizio. La Burasca &egrave; stata realizzata in 15 mesi in un&rsquo;officina piuttosto particolare, l&rsquo;Air Garage, un container di 70 mq con struttura gonfiabile (in materiale riciclato) posizionato sul tetto del Museo Civico della citt&agrave; di Rimini. Perch&eacute;, come si legge sul sito, &ldquo;le idee volano in alto, leggere nell&rsquo;aria, come le nuvole bianche&rdquo;. Aldo Drudi ha guidato un team di professionisti in questo lavoro artigianale mentre Paolo Picchi, cresciuto al fianco di un maestro design come Massimo Tamburini, &egrave; stato il responsabile dello sviluppo 3d e dello stile. Giuseppe De Gruttola ha curato l&rsquo;assemblaggio, Luciano Guerri ha fornito consulenza tecnica, Luciano e Thomas Betti supporto tecnico, Dino Ciarnese supporto alla progettazione mentre Stefano Marchi e Davide Degli Innocenti si sono occupati di grafica e coloring.  COM&rsquo;E&rsquo; FATTA - La Burasca 1200 &egrave; stata ridisegnata mantenendo originali il telaio a diamante con doppia trave in alluminio, il motore 4 cilindri a V da 1.237 cc e 172 cv e la trasmissione a cardano della Honda VFR1200F. E&rsquo; stato scelto questo modello perch&eacute; l&rsquo;idea era di realizzare una concept dall&rsquo;animo sportivo ma utilizzabile anche per i viaggi. Grazie alle stampanti 3D, non &egrave; stato necessario realizzare la maquette ma dal disegno si &egrave; passati direttamente alla creazione dei vari pezzi in carbonio, alluminio e ergal. Che contribuiscono a rendere pi&ugrave; leggera la Burasca di circa 30 kg rispetto alla VFR originale.  FUTURISTICA MA NON TROPPO - La Burasca &egrave; una moto che guarda al futuro nei componenti ma che ha radici ben salde sul presente, con qualche richiamo al passato. La linea &egrave; &ldquo;futuristica&rdquo; ma non troppo, perch&eacute; per Drudi &egrave; importante far capire da dove si &egrave; partiti per arrivare alla versione definitiva. E&rsquo; questa la sensazione che regala, guardandola dal vivo. Ed &egrave; piacevole. Molto importante, per Drudi e la sua squadra, &egrave; stato il tempo utilizzato per dare il giusto peso all&rsquo;ergonomia generale, alla posizione di guida (pi&ugrave; avanzata rispetto alla VFR standard) e alla manovrabili&agrave; del mezzo. E&rsquo; una sportiva comoda, la Burasca.  PARTNER AL TOP - Per i cerchi &egrave; stata scelta la soluzione in ergal realizzata dal pieno della Fast Mec, che si &egrave; occupata anche degli altri particolari come piastre forcella, telaietto posteriore, supporto della (splendida) strumentazione, leveraggi cupolino, flap laterali e le ghiere dei fari. Le sospensioni sono Ohlins (Andreani Group ha ottimizzato il set-up, la regolazione del mono posteriore &egrave; vicina allo sterzo), le pinze freno Nissin (monoblocco radiale davanti) e lo scarico doppio, caratterizzato da collettori e terminali in titanio, realizzato da Akrapovic su disegno della stessa Drudi Performance. Il cablaggio &egrave; opera di Tecno Elettra, capace di realizzare anche luci e frecce a LED e il cruscotto digitale con schermo LCD. &nbsp;  CHE LOOK! - A saltare all&rsquo;occhio &egrave; il look camouflage dato dalla particolare lavorazione del carbonio (opera della CPC) utilizzato per le plance laterali, per la cover del serbatoio e della sella, per il carter del cardano e per il parafango posteriore. Questi particolari si &ldquo;mixano&rdquo; alla perfezione con le parti anodizzate in Ergal, con il serbatoio e il carter motore in grigio-oro opaco, con i cerchi neri, lo scarico in titanio e l&rsquo;unico particolare in rosso (colore ufficiale di Honda e Drudi Performance) delle prese d&rsquo;aria. Da segnalare, tra le altre, la soluzione adottata per le pedane del passeggero, estraibili (al momento del bisogno) da sotto il codino.&nbsp;  &nbsp; 

Al Teatro Galli di Rimini, alla presenza di vip della MotoGP e di comici famosi, il designer romagnolo ha tolto il velo alla sua special realizzata su base Honda VFR 1200. La moto che sognava di realizzare sin da bambino. Design futuristico (ma non troppo), componenti di alta qualit&agrave; e tanta cura dei particolari per la &ldquo;tempesta a due ruote&rdquo; &nbsp;

Burasca 1200, ecco il sogno del &ldquo;bambino&rdquo; Aldo Drudi

Al Teatro Galli di Rimini, alla presenza di vip della MotoGP e di comici famosi, il designer romagnolo ha tolto il velo alla sua special realizzata su base Honda VFR 1200. La moto che sognava di realizzare sin da bambino. Design futuristico (ma non troppo), componenti di alta qualit&agrave; e tanta cura dei particolari per la &ldquo;tempesta a due ruote&rdquo;.

Burasca 1200, ecco il sogno del “bambino” Aldo Drudi

Guardate che gimkana!

Honda VFR Story

La Honda VFR 800 non &egrave; la sorella piccola della 1200, ma una moto a s&eacute;.  Volete sapere come va? Quali sensazioni si prvano in sella? Pregi e difetti?  Allora guardate la video prova del nostro tester, Federico Garbin.  Sul numero 6 di InMoto troverete la prova completa, con tante foto. [video width="640" height="360" mp4="http://www.inmoto.it/wp-content/uploads/2014/04/Honda-VFR-800-ok.mp4"][/video]  &nbsp;  &nbsp;

Honda VFR 800: la nostra VIDEO PROVA

Classico, moderno o modernissimo?La presentazione delle nuove Honda CB 650F e VFR 800 ci ha messo di fronte a questo quesito perch&eacute; la&nbsp;Casa giapponese ci ha permesso di vedere, e toccare con mano, anche la nuovissima Vultus.  Ecco quindi tre interpretazioni totalmente differenti di intendere la moto. Nella VFR abbiamo trovato la solidit&agrave; e la classicit&agrave; tipiche di questo modello. La VFR 1200 &egrave; lontana, sia come stile che come prestazioni; la nuova sport-tourer Honda &egrave; invece legata a doppio filo alle precedenti versioni da 750 e 800 cm3. Dimensioni simili, motore V4 Vtec, ora pi&ugrave; dolce, e una posizione di guida caricata, quasi sportiva, non scomoda ma non moderna.    &nbsp;  Modernit&agrave; che invece la &ldquo;CB&rdquo; interpreta benissimo: pochi fronzoli e tanta sostanza. Un quattro cilindri in linea che &egrave; tutto nuovo, dolcissimo nell'erogare la potenza e fruibile anche se si ha poca esperienza. A questo si aggiunge una linea da naked del 2014, non personalissima ma concreta, grintosa e leggera, esattamente le caratteristiche di questa moto.    E infine la Vultus (che per&ograve; non abbiamo per&ograve; potuto provare). Un'interpretazione reale, e prossima all'arrivo, della moto del futuro. Comodissima, bassa da terra, ricca di particolari atti ad incrementarne la praticit&agrave; come il sellino del passeggero che diventa il poggiaschiena, il cambio automatico o il doppio vano frontale.    &nbsp;  A cosa stiamo quindi assistendo? Non &egrave; forse strano che una Casa come Honda presenti, pressoch&eacute; contemporaneamente, tre nuovi prodotti cos&igrave; distanti fra loro? Cos&igrave; lontani nell'interpretare la stessa cosa, che poi &egrave; l'andare in moto, il muoversi?  Chi &egrave; l'appassionato del futuro? E, soprattutto, cosa cerca? La praticit&agrave; di una nuda come la CB 650F? Oppure una sportivit&agrave; non estrema ma sofisticata, come suggerisce la VFR? O magari sar&agrave; proprio la Vultus il punto di rottura, l'inizio di una pi&ugrave; netta divisione all'interno del mondo delle due ruote? Chiss&agrave;.  Sul numero 6 di InMoto troverete i test completi delle prime due, successivamente quello della Vultus.  [gallery ids="5076,5078,4832"]

Abbiamo provato le nuove Honda VFR 800 e CB 650F e toccato con mano l'incredibile Vultus

7 risultati per 'vfr'

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