Aveva ragione Peppe, il meglio doveva ancora venire. E cos&igrave;, mentre risaliamo il Mediterraneo, gi&agrave;&nbsp;sul traghetto del ritorno, abbiamo negli occhi e nel cuore le emozioni di questi giorni di viaggio, indimenticabili anche nei momenti senza moto.  LA PORTA DEL SAHARA - I colori e i profumi del mercato di Douz: una passeggiata avvolti dai profumi delle spezie, dall&rsquo;artigianato e la cultura, ci siamo sentiti di casa come fossimo parte della popolazione locale. Douz &egrave;&nbsp;conosciuta come &ldquo;La Porta del Sahara&rdquo; e nel pomeriggio ci siamo addentrati tra le dune a dorso di cammello.   I SILENZI DEL DESERTO&nbsp; &ndash; Da cartolina dei ricordi l&rsquo;arrivo nel campo beduino a bordo di 4x4 e l&rsquo;incedere caracollante ed elegante dei dromedari tra le dune, in un silenzio surreale, al tramonto di&nbsp;uno sfavillare di arancio, rosa e rosso, colori che anche una macchina fotografica fa fatica&nbsp;catturare. Nonostante la giornata fosse stata ricca di emozioni, Peppe e il suo team avevano in serbo per noi una sorpresa. Con il sopraggiungere della sera, viene acceso un grande fuoco e preparata una cena sotto le stelle del deserto. Ora, qui, mentre lo sciabordio delle onde ci culla verso casa, ci passano davanti agli occhi i grandi silenzi del Sahara, la maestosita? e la gioia di sentirsi uniti intorno al fuoco: un gruppo di amici che si racconta la vita.   I 7 GIGANTI - Lasciata Douz, con direzione Tataouine, il deserto con le sue forme e colori cambia aspetto: dalle grandi dune si passa a zone rocciose, caratterizzati da un suo colore che lo rende quasi unico. Durante la giornata abbiamo fatto sosta a casa di Zina, una nostra amica berbera, abbiamo cos&igrave;&nbsp;scoperto il mondo delle case troglodite, che ispirarono G. Lucas nei film di Star Wars. Zina ci ha offerto un pranzo fatto di pane arabo con l&#39;olio ed un buon cous cous. Il figlio di Zina &egrave; per&ograve; sofferente, ma fortunatamente tra di noi c&rsquo;&egrave;&nbsp;una pediatra, che lo visita subito. Le lascia delle medicine e rassicurandola che i problemi del bambino sono dovuti semplicemente ai dentini che stanno crescendo.   Poi, ancora tanta strada e tanta moto, con una sosta in un luogo panoramico con vista sul villaggio di Tojune, poi Chennini con la leggenda dei 7 giganti e per finire il villaggio abbandonato di Douiret.  MONASTIR &ndash; Abbiamo salutato Tataouine e ci siamo diretti a El Jem, famosa per il suo meraviglioso anfiteatro romano, il terzo pi&ugrave;&nbsp;grande dell&#39;antichit&agrave;&nbsp;dopo Roma e Capua: tra le sue antiche mura &egrave;&nbsp;stato girato il film &ldquo;Il Gladiatore&rdquo; con Russell Crowe. In serata siamo arrivati a Monastir, luogo che abbiamo visitato il giorno dopo. Tra i pi&ugrave;&nbsp;affascinanti anche il Ribat&nbsp;di Harthema, dove Franco Zeffirelli gir&ograve;&nbsp;alcune scene del film per la TV Ges&ugrave;&nbsp;di Nazareth.  Mentre il traghetto GNV inizia ad avvicinarsi a Genova e da lontano scorgiamo i lineamenti della costa ligure, iniziamo a sentire gi&agrave;&nbsp;la mancanza della nostra avventura. Come dice il nostro amico e compagno di viaggio Salvatore: una Carovana di passione, tutti estranei ma legati da un amore comune. Da nord a sud in un&rsquo;unica cordata partita dall&#39;Italia per raggiungere la Tunisia, la passione del Team Motoexplora trasmessa ai nuovi e vecchi Motoexploratori: facce diverse di due mondi, ma che in fondo hanno lo stesso cuore. 

Sul traghetto del ritorno abbiamo negli occhi e nel cuore le emozioni di questo viaggio, indimenticabile anche nei momenti senza moto

Viaggio in Tunisia: il Sahara ed il ritorno alle coste liguri

Il meglio doveva ancora venire. E cos&igrave;, mentre risaliamo il Mediterraneo, gi&agrave;&nbsp;sul traghetto del ritorno, abbiamo negli occhi e nel cuore le emozioni di questi ultimi giorni di viaggio, indimenticabili anche nei momenti senza moto

Viaggio in Tunisia: il Sahara ed il ritorno alle coste liguri FOTO

Con Motoexplora saliamo in sella e sveliamo i magici scenari della Tunisia, terra di collegamento per eccellenza tra l’Europa e l’Africa

Viaggio alla scoperta della Tunisia: prima tappa

Lasciamo il porto di Genova con un misto di sensazioni ed emozioni. Eccitati dall&rsquo;avventura che si prospetta ed allo stesso tempo sereni, dato il supporto e l&rsquo;esperienza di Peppe e del suo team. Un gruppo che gi&agrave; da subito riesce a metterci a nostro agio e, durante il briefing, all&rsquo;interno di una sala del nostro traghetto GNV, iniziano a spiegare, a farci immaginare, quella che sar&agrave; la nostra avventura.  VERSO L&#39;AFRICA - Il viaggio in Tunisia &egrave; una tappa quasi obbligata nella vita di un motociclista: l&rsquo;esperienza del deserto, entrare in contatto con l&rsquo;Africa, sono motivazioni importanti e che aiutano a spingere il nostro traghetto sulle acque calme del Tirreno, un mare che da l&igrave; a poco sar&agrave; il Mediterraneo, l&rsquo;ultimo tratto di &ldquo;azzurro&rdquo; che ci separa dal continente africano.&nbsp;    TUNISI - La citt&agrave; si apre a noi con il suo volto calmo ma intenso, che ispira dignit&agrave; e rispetto. Sbrighiamo le pratiche di ingresso e poi siamo gi&agrave; sulla strada, assaporando quello che sar&agrave; la parte iniziale del nostro viaggio: 50 chilometri verso Hammamet. La Tunisia &egrave; un ponte di tolleranza e unione. Protesa verso l&rsquo;Italia da un lato e con le radici ben profonde nel Sahara dall&rsquo;altro, &egrave; per eccellenza il collegamento tra l&rsquo;Europa e l&rsquo;Africa.&nbsp;  STORIA - Centro dell&rsquo;impero di Cartagine, per lungo tempo provincia dell&rsquo;impero ottomano, la Tunisia ha assorbito anche l&rsquo;influenza turca. Nel corso dei tempi, andalusi, ebrei, italiani, maltesi ed altri vi hanno trovato accoglienza ed hanno arricchito la cultura tunisina di tutte le sfaccettature del Mediterraneo.&nbsp; Con ancora negli occhi negli occhi il panorama abbacinante di una Tunisi vista dal mare, &egrave; gi&agrave; ora di moto e di strada. E la voglia di guidare &egrave; tantissima.    EMOZIONI - Iniziamo ad entrare in contatto con la cultura e le usanze locali: visitiamo Kairouan, con la Grande Moschea, la Medina e il Souk, poi Sbeitla, con i ruderi dell&rsquo;antica citt&agrave; romana di Sufetula. Un&rsquo;emozione enorme ci assale quando siamo nei pressi dell&rsquo;oasi di Montagna di Tamerza e la sua splendida cascata, mentre la storia ci chiama sulla pista tracciata da Rommel verso Tozeur. Prima di raggiungere la meta, dove trascorrere il Capodanno, ci fermiamo sulle dune a goderci l&rsquo;ultimo, incredibile, tramonto del 2019.  Il viaggio ti fa incontrare persone, entrare a contatto con la vera societ&agrave; locale e siamo sorpresi dall&rsquo;incredibile accoglienza tunisina, una terra nella quale Peppe dimostra di sapersi muovere come a casa. Veniamo scortati dalla Polizia di Stato e la sera riceviamo la visita del Ministro del turismo tunisino, che ci racconta come Motoexplora venga considerata vera amica della Tunisia.    Lasciamo Tozeur, con destinazione Nefta, famosa per la realizzazione di una scenografia del film &ldquo;Guerre Stellari&rdquo;, poi attraversiamo il famoso lago salato chiamato Chott El Jerid, dove il nostro amico Mohamed offre un t&egrave; a tutti (siamo oltre 50!). E&rsquo; la volta poi di Zaafrane dove veniamo accolti in un palmeto per un pranzo tipico, organizzato dagli abitanti del villaggio, fatto di cous cous, pane arabo e spiedini di pollo cotti sul fuoco. Non manca una ragazza che si adoperava nel fare i tatuaggi a tutte le donne.  Siamo a met&agrave; del viaggio, ma gi&agrave; ci sentiamo parte della Tunisia, completamente immersi in un mondo di emozioni uniche. Peppe assicura: il meglio deve ancora venire! 

Parte il viaggio con Motoexplora alla scoperta della magica Tunisia. Prima tappa:&nbsp;partenza&nbsp;da Genova e&nbsp;Capodanno tra le dune

Viaggio in Tunisia, Day 1: in moto nella terra di Annibale

Dopo l&rsquo;avventura in Asia centrale, un nuovo viaggio del Cicca e la Sere alla scoperta di uno dei paesi pi&ugrave; affascinanti del Nordafrica. La quarta e ultima tappa da Tozeur all&rsquo;Italia

Tunisia d’inverno: in Africa con l’Africa #4 - LE FOTO

QUI il racconto delle tappe precedenti.  Lungo la strada verso Kairouan si ripropone, ancora una volta, la possibilit&agrave; di osservare quanto cambi la Tunisia nel percorrerla da nord a sud. Usciti dalla zona desertica, rispuntano le piantagioni di ulivi spesso delimitate da filari di fichi d&rsquo;india. Lungo la strada costeggiamo Gafsa, che ci appare come uno degli agglomerati pi&ugrave; brutti che abbiamo visto durante tutto il viaggio. Chilometri di case di mattoni non concluse, ma gi&agrave; abitate, formano strade che danno su un uadi completamente asciutto, colmo di rifiuti. Le strade asfaltate sembrano interrompersi sulle rive di questo fiume di plastica colorato, mentre in un enorme campo vediamo svolgersi una surreale partita di calcio in cui l&rsquo;immaginario rettangolo di gioco &egrave; interamente punteggiato da bottiglie e sacchetti sparpagliati dal vento. Fortuna vuole che questo scempio per gli occhi si interrompa nel breve tratto di citt&agrave; vecchia in cui non ci fermiamo per la troppa voglia di arrivare a destinazione.    KAIROUAN, QUARTA CITT&Agrave; SACRA DELL&rsquo;ISLAM dopo Medina, la Mecca e Gerusalemme, fu fondata nel 670 d.c. dal generale arabo Okba Ibn Nafaa al-Fihiri grazie alla scoperta casuale di un pozzo. Si narra che il cavallo del generale inciamp&ograve; in un calice d&rsquo;oro sepolto nella sabbia. Quando l&rsquo;oggetto misterioso fu estratto inizi&ograve; a sgorgare l&rsquo;acqua. Il calice era misteriosamente scomparso dalla Mecca alcuni anni prima e la sorgente, narra la leggenda, era la stessa che alimentava il pozzo sacro di Zem-Zem. Si dice che la sorgente sia ancora presente in citt&agrave;, a Bir Barouta, dove il sovrano Mohammed Bey, nel 1676, fece costruire una struttura nella quale, ancora oggi, un cammello fa girare un complesso meccanismo di corde e anfore per estrarre l&rsquo;acqua dal pozzo. Pranziamo con due buonissimi panini libanesi, soffici paste arrotolate, condite da uova affrittellate, tonno, olive e l&rsquo;immancabile Harira (salsa rossa piccante condimento essenziale di ogni piatto tunisino). Visitiamo i bacini Aghlabiti immense cisterne in cui veniva convogliata l&rsquo;acqua delle montagne per l&rsquo;approvvigionamento idrico di tutta la citt&agrave;.    CAMMINIAMO NELLA DORMIENTE MEDINA, complice anche il pomeriggio del giorno di festa. Le abitazioni sono imbiancate a calce, con portoni, balconi e finestre, costruiti con legno di palme e pitturati di blu e verde. Al suo interno, non vi sono attivit&agrave; commerciali e nessuno, almeno oggi, ci chiede di visitare negozi di tappeti e souvenir. Entriamo in una rivendita di dolci, curiosi di assaggiare i Makhroud, una torta di semolino inzuppata nel miele, venduta a piccoli pezzetti con ripieno di datteri, mandorle, pistacchi e fragole. Ne prendiamo un p&ograve; dalle piramidi sui banconi del negozio e il venditore si dimostra cos&igrave; gentile da regalarcele.  GIUNGIAMO ALLA GRANDE MOSCHEA, il pi&ugrave; antico luogo di culto islamico del Nord Africa. La prima moschea fu costruita proprio dal fondatore della citt&agrave; ma and&ograve; totalmente distrutta e quella che vediamo si deve in gran parte agli Aghlabiti, che la edificarono nel IX sec. Costituita da un enorme cortile, circondata da mura imponenti, ha il pavimento in marmo inclinato con un enorme foro che funge da raccoglitore di acque piovana per le cisterne sottostanti. Su tutto domina un minareto a forma quadrata, la cui base &egrave; una lastra di marmo di epoca romana. La osserviamo da una terrazza di un negozio di souvenir, che si affaccia su questo splendore. Possiamo solo affacciarci all&rsquo;interno della sala di preghiera (la moschea &egrave; chiusa ai non musulmani), e intravedere i pilastri che sostengono gli infiniti archi l&rsquo;uno, all&rsquo;apparenza, diverso dall&rsquo;altro.  &nbsp;  ENTRIAMO POI NELLA CASA DEL GOVERNATORE, oggi centro dell&rsquo;artigianato e mostra di tappeti. La visita &egrave; arricchita dalle complesse decorazioni di marmo, stucco e legno di tek, che adornano l&rsquo;ingresso, la sala dei ricevimenti, quella delle udienze e l&rsquo;harem. La luce filtra tramite queste decorazioni e dona alle migliaia di tappeti esposti, annodati a mano dalle donne locali, ancora pi&ugrave; bellezza ed eleganza. Ceniamo al ristorante dell&rsquo;hotel, gustandoci una bottiglia di Ugni Blanc, un bianco fruttato simile al nostro Traminer estratto da vitigni coltivati fin dai tempi dei cartaginesi. Squisito pesce fresco ci ricorda l&rsquo;ormai prossimo avvicinamento alle coste del mediterraneo.  LA MATTINA SEGUENTE FACCIAMO UNA DEVIAZIONE VERSO TUNISI per poi puntare verso Bizerte, gi&agrave; dai tempi dei fenici, uno dei pi&ugrave; importanti porti del mediterraneo. Distrutta dai romani, per il ruolo svolto nelle guerre puniche, rinacque sotto gli Arabi e divenne base dei corsari musulmani. Siamo ospiti di una tunisina che ha scelto di venire ad abitare qui, dopo una vita spesa a Cannes. La sua casa si trova proprio in mezzo alla medina e questo ci costringe a fare mille peripezie, con l&rsquo;Africa Twins, che proprio non ne vuole sapere di passare in mezzo agli stretti vicoli. Ci gustiamo due Ojja, uova in camicia con salsa piccante, conditi con frutti di mare o salsicce. Ma i veri motivi che ci hanno spinto a trascorrere gli ultimi due giorni di viaggi in questa citt&agrave; si trovano a pochi km da noi: il parco naturale sul lago Ichkeul e Cap Angela, ovvero il punto pi&ugrave; settentrionale dell&rsquo;Africa.    LA RISERVA NATURALE DEL LAGO &egrave; un punto di sosta molto importante per gli uccelli migratori che scelgono l&rsquo;Africa continentale per poter svernare. Il parco &egrave; abitato da piccole comunit&agrave;, che praticano la pastorizia sulle distese di prati verdi intorno al bacino. Scorgiamo in lontananza un gruppo di fenicotteri rosa e durante la nostra breve passeggiata vediamo aironi cenerini, cicogne e miglialia di uccelli canterini nascosti tra le fronde degli alberi. Nelle paludi create dal ritiro delle acque, dovuto ad una stagionano poco piovosa, tanti bufali al pascolo: si dice siano i discendenti dei bufali cartaginesi.  POI PROSEGUIAMO PER CAP ANGELA attraversando verdi zone collinari che ricordano la nostra Toscana; scendiamo di nuovo fino al mare e giungiamo al punto geografico, meta finale del nostro viaggio. Attraversiamo il piccolo e sonnacchioso villaggio e con una breve sterrata arriviamo al monumento che segnala il punto esatto: il &ldquo;nostro&rdquo; Capo Nord. Dopo aver goduto del vento e del mare in tempesta torniamo verso Bizerte e la nostra ultima cena Tunisina.  LA MATTINA SEGUENTE un cielo plumbeo, portatore di pioggia, accompagna la fine di questa avventura. Da casa ci separano 22h di traghetto. A presto, Tunisia...  Il Cicca e la Sere: la pagina Facebook - Foto: Serena Baroncini 

Tunisia d&rsquo;inverno: in Africa con l&rsquo;Africa #4

Dopo l&rsquo;avventura in Asia centrale, un nuovo viaggio del Cicca e la Sere alla scoperta di uno dei paesi pi&ugrave; affascinanti del Nordafrica. La terza tappa da Douz a Tozeur

Tunisia d’inverno: in Africa con l’Africa #3 - LE FOTO

QUI il racconto delle prime due tappe.  Ci sono strade attraversate nei nostri viaggi, che non dimenticheremo facilmente. E i 50 km che da Douz attraversano l&rsquo;area lacustre Chot El Jerid rientrano a pieno titolo tra queste. Si tratta di una sopraelevata fatta costruire dai francesi per collegare le citt&agrave; di Tozeur e Douz, da sempre centri importanti del sud della Tunisia. Il lago &egrave; il maggiore della regione e comprende molti bacini pi&ugrave; piccoli, creatisi durante il ritiro delle acque del mare. Un territorio di rara bellezza, dagli incredibili colori cangianti, con una superficie lunga circa 250 Km, per una larghezza massima di circa 20. Il fondo del lago &egrave; composto di sabbia e roccia; le poche piogge della zona sciolgono il primo strato di sabbia, lasciando cos&igrave; apparire i cristalli di sale che regalano agli occhi l&rsquo;immagine di un&rsquo;enorme distesa bianca. Non di rado, il sole fa apparire sulla superficie persino dei miraggi, mentre i venti che spostano la sabbia fanno cambiare di continuo il colore del lago.    RAGGIUNGIAMO TOZEUR NEL PRIMO POMERIGGIO. Stavolta non alloggeremo in hotel ma nella casa di Teieb (un simpatico professore in pensione) e di sua moglie Latifa. Ci accolgono con calore e ci spiegano che danno in affitto le camere dei tre figli, all&rsquo;estero per studiare; in questo modo hanno un&rsquo;entrata in pi&ugrave; e possono conoscere tanti viaggiatori che visitano il paese. Teieb, ora che &egrave; in pensione, si occupa di scambi tra studenti tunisini e studenti di Belgio, Germania e Francia, con lo scopo di abbattere il muro di diffidenza creatosi tra nord e sud. Sembra quasi arrabbiato quando gli chiediamo se sia sicuro raggiungere le oasi di montagna al confine con l&rsquo;Algeria. &ldquo;C&rsquo;&egrave; polizia e controlli ovunque, di cosa dovreste aver paura?&rdquo; &egrave; la sua risposta un po&rsquo; seccata, indice di una certa insofferenza per una situazione che pesa come un macigno su un paese desideroso di &ldquo;riaccreditarsi&rdquo; agli occhi dell&rsquo;occidente.  LASCIAMO LA MOTO IN CORTILE e ci avviamo a piedi verso il centro cittadino. Attraversiamo la palmeraie, ma non siamo molto fortunati e capitiamo in una zona davvero poco curata con mucchi di spazzatura depositata ovunque. Spiace dirlo ma il problema &egrave; ricorrente in questa nazione. Probabilmente non si &egrave; ancora sviluppata a pieno una coscienza riguardo alla raccolta dei rifiuti, n&eacute; alla loro differenziazione. Decidiamo cos&igrave; di muoverci sulla strada, che ci porta prima al mercato all&rsquo;aperto e poi nell&rsquo;incredibile quartiere storico di Ouled El Hadef. La medina propone un&rsquo;architettura praticamente unica in Tunisia, con costruzioni di mattoni gialli e marroni. Sulle facciate si intrecciano disegni geometrici semplici e pi&ugrave; complessi. L&rsquo;effetto &egrave; straordinario, anche per via della luce che forma giochi di ombre davvero molto particolari.  &nbsp;  IL GIORNO DOPO CI DIRIGIAMO VERSO LE OASI DI MONTAGNA: si chiamano cos&igrave; dato che le montagne sono prettamente rocciose e prive di vegetazione, eccetto che attorno a queste pozze d&rsquo;acqua dove si sono sviluppati dei villaggi. Risaliamo lungo la striscia d&rsquo;asfalto che porta a Chebika passando il lago salato Chot El-Gharsa che, malgrado le modeste dimensioni, ci regala paesaggi lunari con panorami sulle montagne, prima di affrontare i tornanti del passo con viste su un canyon tra Mides e Tamerza. Lungo circa 4,5 Km, con fianchi che superano i 150 m di altezza, il canyon termina appena un chilometro prima del confine con L&rsquo;Algeria.    ARRIVIAMO A MIDES dove la vista &egrave; incredibile e a fare da sfondo sono il villaggio abbandonato (dopo l&rsquo;inondazione del 1969) e il verde delle palmeraie. Ridiscendiamo la strada fino a Tamerza. Qui visitiamo la piccola cascata (dall&rsquo;altisonante nome di grand Cascade), e camminiamo un p&ograve; nel canyon. Sulla strada del ritorno aiutiamo un motociclista italiano rimasto impantanato con la sua moto per la troppa voglia di realizzare una foto estrosa; proprio come i suoi compagni, a loro volta impantanati, pi&ugrave; avanti, lungo la sponda del fiume.  NON CI FERMIAMO A TOZEUR ma proseguiamo per Nefta dove prendiamo un caff&egrave; con vista sulla Corbeille (cestino), una buca profonda 40 m e larga circa 1 km, interamente ricoperta di palme, alla cui base &egrave; presente una vasca alimentata da una sorgente.    PROSEGUIAMO PER ONG JEMAL (collo di cammello) su un strada di 12 km che porta al villaggio che ha fatto da set a buona parte delle principali scene de &lsquo;La minaccia fantasma&rsquo;. A parte la nota cinematografica, &egrave; un posto fantastico dove grandi dune si affacciano sull&rsquo;altra sponda opposta del lago salato, che abbiamo visto sulla strada per Mides. Lunghe piste in sabbia battuta sembrano fatte apposta per provare il brivido di guidare nel deserto. La mattina a colazione salutiamo Taieb, la strada verso Nord ci attende. Nella nostra testa pensiamo a quanto siamo fortunati a iniziare l&rsquo;anno in viaggio con la nostra moto.  (Continua&hellip;)  Il Cicca e la Sere: la pagina Facebook - Foto: Serena Baroncini 

Tunisia d&rsquo;inverno: in Africa con l&rsquo;Africa #3

Un nuovo viaggio del Cicca e la Sere alla scoperta di uno dei paesi pi&ugrave; affascinanti del Nordafrica. La seconda tappa da Chenini a Douz

Tunisia d’inverno #2 - LE FOTO

QUI il racconto della prima tappa.  Anche a Chenini, decidiamo di ingaggiare un abitante del luogo per farci da guida. Siamo fortunati, perch&eacute; in questo periodo dell&rsquo;anno le comitive di turisti sono meno invadenti e ci possiamo godere tanta bellezza insieme ai locali. Dalle parole della guida veniamo a scoprire che i berberi sono stati cristiani, prima di divenire musulmani, e che in realt&agrave; la loro prerogativa pi&ugrave; grande &egrave; sempre stata la libert&agrave;. Ad oggi, pi&ugrave; di 30 milioni di Berberi abitano nei vari stati del Nord Africa e hanno lingua, tradizioni e alfabeto proprio.    Ad oggi, circa 150 famiglie abitano ancora il villaggio che ha goduto negli ultimi anni di importanti opere di recupero e restauro. L&rsquo;elettricit&agrave;, qui, &egrave; arrivata circa 25 anni fa, mentre per l&rsquo;acqua si &egrave; dovuto aspettare gli ultimi anni ed ora, grazie ad una pompa e una cisterna, non &egrave; pi&ugrave; necessario mandare gli anziani alla sorgente. Chenini &egrave; uno degli ultimi villaggi berberi con case troglodite ad essere abitato. Percorrere il sentiero che sale verso la moschea dona agli occhi immagini splendide.  A DOMINARE DALL&rsquo;ALTO IL VILLAGGIO, &Egrave; LO KSOUR, dove tutti gli abitanti conservano da sempre alimenti e viveri. Lo Ksour &egrave; un granaio fortificato con piccolissimi ingressi, dai quali non possono passare neppure le anfore che contengono gli alimenti. E&rsquo; totalmente mimetizzato sulla collina in modo tale che all&rsquo;arrivo degli invasori risulti difficilmente visibile e comunque praticamente impossibile da svuotare. Tattiche geniali che hanno permesso ai Berberi di resistere agli invasori Fenici, Cartaginesi e Romani capitolando solo nel 40 d.c. sotto il regno di Caligola.    LA MATTINA DOPO, ben riposati, siamo di nuovo in sella alla nostra Africa Twin sulla strada verso il deserto: meravigliosi gli scorci sul Canyon di rocce rosse alla nostra sinistra. Ci concediamo una sosta nei pressi di Ksar Haddada, un altro degli Ksar abbandonati, che hanno funzionato come set di Star Wars (poi trasformatosi in un hotel, funzionante fino al 1998). Passeggiamo per i sentieri rocciosi mentre un ragazzo ci racconta come, dopo la grande spinta data dall&rsquo;uscita del film, tutto si sia esaurito in pochi anni, e di quanto sia difficile oggi riottenere i permessi per tenere in piedi la struttura alberghiera.  GIUNTI AL VILLAGGIO DI KSAR HALLOUFE imbocchiamo la C114, fiduciosi nel nostro navigatore e in Google Maps che la segnalano come strada, mentre sulla nostra cartina &egrave; indicata come pista. In effetti si tratta di una striscia di asfalto malcurato, primo assaggio di deserto: spuntno le prime dune e le barriere pazientemente costruite con foglie e tronco di palma per proteggere la strada dalla sabbia. Non resistiamo a fermarci per fotografare lo spettacolo e per la gioia mi sdraio lungo la strada in cui non passa veicolo ormai da km.  &nbsp;  LA TEMPERATURA SALE. A farci compagnia carovane di 4X4 che accompagnano turisti nel deserto. Dopo 20 km di sterrata, causa lavori, raggiungiamo finalmente l&rsquo;oasi. E&rsquo; incredibile veder spuntare da lontano una palmeraie cos&igrave; feconda. Merito dell&rsquo;acqua, che sgorga da una sorgente sotterranea e che, come per magia, fa nascere delle pozze fumanti con una temperatura di 37&deg;C. Un avamposto nel deserto abitato gi&agrave; dai romani, che qui avevano costruito il forte di Tsavar, poi riutilizzato nel XVI secolo dalle trib&ugrave; berbere. Successivamente, di qui passarono anche le truppe del generale francese Leclerc, che muovevano contro l&rsquo;esercito tedesco nella seconda guerra mondiale. Oggi &egrave; il luogo ideale per chi vuole iniziare a esplorare il deserto, o solamente affacciarsi sulle dune dell&rsquo;Erg. Il deserto offre sempre istanti di autentica magia, come il sole che crolla stanco dietro le dune al tramonto. La sera, dopo una cena berbera saporita e folkloristica, profondiamo in un dolce riposo malgrado gli zero gradi della piccola camera; ma eravamo ben preparati, perch&eacute; ovunque ci sia capitato, dormire nel deserto significa passare una notte all&rsquo;agghiaccio.  SVEGLIA PRESTO. &Egrave; tempo di ripercorrere la strada in direzione nord e dirigerci verso Douz. Prima, per&ograve;, riempiamo la piccola tanica di scorta in uno dei container che vende benzina (a peso d&rsquo;oro, per gli standard tunisini) per essere sicuri di non rimanere senza. Se la sera avevamo salutato un deserto fatto di giochi di ombre e luce e poi tinto di un rosso fuoco, la mattina &egrave; il giallo a dominare il paesaggio. Tranne qualche piccolo lavoro in corso e un p&ograve; di polvere, la strada scorre veloce e vediamo in meno di due ore la palmeraie di Douz apparirci in lontananza.    CI FERMIAMO SUBITO AL MUSEO DEL SAHARA dove scopriamo tante curiosit&agrave; sulla vegetazione e sulla vita dei berberi del deserto basata, in buona parte, sull&rsquo;allevamento dei cammelli. Il deserto inizia ufficialmente a circa 20 km da qui. La nostra prima meta sono i sentieri che corrono nella palmeraie. Il sistema di irrigazione &egrave; stato realizzato mediante complessi calcoli matematici che hanno permesso di ottenere la coltivazione di palme da dattero pi&ugrave; grande di tutta la Tunisia (500.000 palme per circa 30.000 abitanti). Nell&rsquo;oasi, grazie all&rsquo;acqua e all&rsquo;ombra delle gigantesche palme, &egrave; possibile coltivare alberi da frutto (banani, melograni, albicocchi ) ma anche verdure, quali pomodori o insalata. I vari appezzamenti appartengono alle famiglie della cittadina, ma non c&rsquo;&egrave; bisogno di reti o muretti per dividere le propriet&agrave; dato che bastano le basse barriere di terra che fungono da canali di irrigazione.    USCENDO DA QUESTO ANGOLO DI PACE ci ritroviamo nel centro storico della cittadina in cui acquistiamo, ad un prezzo irrisorio, datteri freschissimi e saporiti nella piazza quadrata del suoq. Poi dritti alla grande duna per ammirare un altro tramonto sul deserto: mentre il sole cala, la temperatura scende, ricordandoci che siamo pur sempre a Dicembre. Mangiamo in Albergo e quando la stanchezza prende il sopravvento ci ritiriamo nella nostra camera per studiare la strada che domani ci porter&agrave; verso Tozeur e le oasi di montagna. (Continua&hellip;)  Il Cicca e la Sere: la pagina Facebook - Foto: Serena Baroncini 

Dopo l&rsquo;avventura in Asia centrale, un nuovo viaggio del Cicca e la Sere alla scoperta di uno dei paesi pi&ugrave; affascinanti del Nordafrica. La seconda tappa da Chenini a Douz

Tunisia d&rsquo;inverno: in Africa con l&rsquo;Africa #2

Un nuovo viaggio del Cicca e la Sere, in sella alla loro Honda Africa Twin&nbsp;alla scoperta di uno dei paesi pi&ugrave; affascinanti del Nordafrica. La prima tappa da Tunisi a Chenini

Tunisia d’inverno: in Africa con l’Africa #1 - LE FOTO

Serbatoio pieno, moto carica, gomme gonfie&nbsp;e... alle 9:00 in punto&nbsp;ci ritroviamo finalmente nella dimensione che ci piace di pi&ugrave;: sulla strada, verso una nuova avventura. Percorriamo velocemente i 200 km che ci separano da Genova e, dopo un paio d&#39;ore, eccoci in fila per l&rsquo;imbarco: l&#39;Africa ci attende e non vediamo l&#39;ora.&nbsp;Quasi 36 ore di navigazione, una notte&nbsp;a ballare forte&nbsp;ed eccoci a Tunisi, che ormai &egrave; buio. Facciamo appena in tempo a raggiungere l&rsquo;hotel e a gustarci la prima cena, scoprendo come il pesce fresco accompagnato da un buon vino tunisino non ci faccia rimpiangere i sapori nostrani.    DEDICHIAMO UN PAIO DI GIORNI a Tunisi e ai suoi dintorni, compresi i resti dell&rsquo;antica Cartagine e la cittadina di Sidi Bou Said che, seppur molto turistica, mantiene intatto il fascino di un villaggio mediterraneo di pescatori: case imbiancate a calce con infissi blu e per sfondo il golfo di Tunisi. Cogliamo al volo anche l&rsquo;occasione per fare la conoscenza della polizia locale. In soldoni, esserci portati dietro il drone (l&#39;idea era quella di girare qualche ripresa aerea) ci costringe a passare ore in caserma per una dichiarazione di possesso; che subito dopo si trasformer&agrave; nell&rsquo;invio alla dogana dello stesso, per rivederlo solo al momento del nostro rientro in Italia.    A TUNISI VISITIAMO IL MUSEO DEL BARDO, tristemente noto per l&rsquo;attentato del 2015, che ci conquista non solo con i pezzi pregiati provenienti da tutta la Tunisia, ma anche per la bellezza delle stanze riccamente decorate in stile islamico. Al ritorno ci perdiamo nel dedalo di viuzze della Medina con gli affollati souk, un tempo assai famosi in tutto il mediterraneo e dove oggi si trovano per lo pi&ugrave; souvenir. Impressionante il numero di motorini in circolazione: Ciao, Bravo e tuboni che ci fanno tornare alla memoria i nostri 14 anni. Ma &egrave; gi&agrave; l&rsquo;ora di salutare Tunisi, da domani inizia il viaggio vero verso Sud.  PERCORRIAMO VELOCEMENTE i 200 km che ci separano da El Jem, col suo famoso anfiteatro dalle dimensioni e fattezze impressionanti. Se dall&rsquo;esterno la sua bellezza vale tutta la sua fama, &egrave; all&rsquo;interno che si pu&ograve; ammirare l&rsquo;ovale di 138 m per 11 4m, grazie al quale l&#39;opera conquista il terzo posto assoluto per dimensioni tra gli anfiteatri romani. All&rsquo;esterno, l&#39;antica&nbsp;villa&nbsp;&lsquo;Casa D&rsquo;Africa&rsquo; ci fa rivivere i fasti di una ricca famiglia della citt&agrave; di Thysdrus.  IL TEMPO DI CONSUMARE DUE OTTIMI CHAPATI (panini ripieni appena sfornati) ad un prezzo irrisorio e siamo di nuovo in strada. Per fortuna, abbiamo l&rsquo;accortezza di fermarci subito a fare il pieno visto che non troveremo distributori (ma benzina si&hellip;) per pi&ugrave; di 200 km. Scendendo verso sud, il giallo diventa il colore dominante e si iniziamo a vedere le prime palme da datteri e i fichi d&rsquo;india.  &nbsp;  DURANTE GLI ULTIMI 30 KM DI STRADA TRA GABES E MATMATA VILLE NOUVELLE, la strada inizia a salire in un paesaggio desertico fatto di colline brulle, piccoli palmeti e case troglodite dei Berberi. Nel frattempo, il sole tinge tutto di un rosso fuoco e non resistiamo al richiamo di una sosta per goderci lo spettacolo. Con una piccola deviazione sterrata, qui la nostra Africa Twin &egrave; perfettamente a suo agio, raggiungiamo la sistemazione per la notte in una tipica casa berbera. Con sorpresa scopriamo che il proprietario &egrave; europeo: Patrick, un anziano signore parigino, che dopo aver girato ovunque ha trovato in questo angolo di Africa il suo paradiso. Non torna a casa da pi&ugrave; di 12 anni e giura di non volerci&nbsp;tornare pi&ugrave;. Troppo razzismo, troppa furia e poca vera libert&agrave; per vivere in tranquillit&agrave; gli anni che gli rimangono.  LA MATTINA SEGUENTE, partiamo alla volta della celebre Matmata. Il villaggio &egrave; finito sotto i riflettori anni fa, grazie a Georges Lucas, che scelse alcune case troglodite per girare gli interni della famosa saga &ldquo;Guerre Stellari&rdquo;. Innumerevoli i pullman carichi di turisti, che arrivano qui a frotte per visitare l&rsquo;hotel Sidi Idriss, dentro il quale non &egrave; difficile riconoscere i luoghi del film. Ma noi vogliamo capirne di pi&ugrave; e, per pochi dinari, ci facciamo guidare da un berbero della zona. La peculiarit&agrave; di queste case &egrave; essere state scavate sotto il livello del suolo in modo tale da ricevere, oltre all&rsquo;effetto climatizzazione, una totale mimetizzazione agli occhi dei possibili invasori (un tempo, arabi e predoni). Ancora oggi, circa 500 persone vivono in queste abitazioni dotate comunque di acqua corrente e luce elettrica. Ovviamente, non ci possiamo sottrarre alla visita del famoso hotel.    UN LUOGO MAGICO, MATMATA, che continua a farci brillare gli occhi mentre proseguiamo la strada verso Chenini, addentrandoci sempre di pi&ugrave; all&rsquo;interno della civilt&agrave; Berbera. Gli ultimi 20 km prima dell&rsquo;antico villaggio sono di uno splendore unico. Alla nostra sinistra sfilano monti rocciosi, che ricordano per colori e forme i ben noti paesaggi dell&rsquo;Arizona, mentre di fronte appare la collina su cui &egrave; stato costruito l&rsquo;abitato in posizione suggestiva. Prima di arrivare, ci fermiamo alla Moschea dei Sette Dormienti. Fuori dall&rsquo;edificio, undici tumuli, lunghi pi&ugrave; di 5 metri, raccontano la leggenda della famiglia di Giganti qui seppellita.    Terminata la visita, dirigiamo la moto verso l&rsquo;antico abitato che ci appare per magia dietro una curva: interamente scavato sul fianco di due alture, si sviluppa su tre livelli. A tratti ci ricorda la citt&agrave; di Matera. Il sole lo colora di giallo paglierino mentre alla congiunzione dei due fianchi delle colline, una moschea di un bianco cangiante ci ricorda il dominio Arabo nella regione.  (Continua...)  Il Cicca e la Sere: la pagina Facebook - Foto: Serena Baroncini 

Dopo l&rsquo;avventura in Asia centrale, un nuovo viaggio del Cicca e la Sere, in sella alla loro Honda Africa Twin, alla scoperta di uno dei paesi pi&ugrave; affascinanti del Nordafrica. La prima tappa da Tunisi a Chenini

Tunisia d&rsquo;inverno: in Africa con l&rsquo;Africa #1

        Lo scorso anno si &egrave; svolto in Grecia (vedi foto in apertura) e ha visto la presenza di 258 partecipanti da 20 Paesi diversi. Quest&rsquo;anno l&rsquo;appuntamento con il Mototour of Nations arriva in Africa. Da gioved&igrave; 11 a domenica 14 ottobre la citt&agrave; tunisina di Sousse ospiter&agrave; l&rsquo;evento turistico organizzato dalla Federazione Motociclistica Internazionale, che consentir&agrave; di scoprire una parte di uno Stato ricco di storia e cultura. Le iscrizioni sono state prorogate al 31 agosto. IL PROGRAMMA - La registrazione dei partecipanti inizier&agrave; alle 14.00 di gioved&igrave; 11, mentre alle 20.00 si terr&agrave; il primo momento conviviale con la cena di benvenuto presso l&rsquo;H&ocirc;tel Marhaba Place El Kantaoui. Il venerd&igrave; si salir&agrave; in moto alle 9.00 per l&rsquo;inizio della gita. Prima tappa a Mahdia, seconda al &ldquo;Colosseo&rdquo; di El Jem, un antico anfiteatro capace di ospitare fino a 35.000 spettatori. Il rientro &egrave; previsto alle 17.00. Sabato, ancora in moto in direzione Kairouan: primo stop al sito storico, secondo ai Bacini di Aghlabides. Ritorno in albergo sempre alle 17.00, pronti per un altro itinerario: quello della domenica con visite al Museo di Sousse e a Monastir. Alle 15.30 si terr&agrave; invece la parata sulla strada panoramica di Sousse. Dalle 19.30, cena di gala e cerimonia di premiazione. Qui modulo d&rsquo;iscrizione.       

Dall'11 al 14 ottobre, la citt&agrave; tunisina di Sousse ospiter&agrave; l'evento organizzato dalla Federazione Internazionale. C'&egrave; tempo fino al 31 agosto per iscriversi

Mototour delle Nazioni 2018 in Tunisia

Un sedicenne attaccato alla valigia di pap&agrave; e un fresco pilota di enduro trascinato da un amico sui granelli di sabbia in Tunisia alla corte di Ciro De Petri, uno con il naso lungo...  &nbsp;  Sole, caldo, deserto, dune e tanta tanta sabbia per una settimana. Il Tunisia Desert Cup &egrave; organizzato da un personaggio che di chilometri nel deserto ne ha macinati tanti come pilota ufficiale quando la Dakar si correva in Africa, Ciro De Petri, che da alcuni anni organizza questo evento. Lo scopo &egrave; quello di divertirsi e di imparare qualche segreto per oltrepassare le famigerate dune, perch&eacute; girare in questi posti &egrave; molto divertente ma se non si &egrave; attenti e concentrati il deserto non perdona. Rispetto verso le dune e il deserto, ecco la prima regola. La seconda invece &egrave; quella di guidare con l&rsquo;avantreno della moto leggero per tenerlo fuori dalla sabbia, mentre la terza &egrave; quella di seguire delle linee ideali lungo le dune. Anis, la guida tunisina, medico e soprattutto nove volte campione tunisino di enduro, &egrave; stato un insegnante DOC per tutti i piloti, che per quanto riguarda la navigazione invece hanno avuto un altro insegnante d&rsquo;eccezione,&nbsp; Giacomo Vismara, un veterano delle Dakar con ben venticinque edizioni disputate. Navigazione col GPS, ogni pilota aveva in dotazione questo strumento con le rotte da seguire. Al Tunisia Desert Cup si dorme in strutture eleganti e si mangia in bivacchi nella natura selvaggia, e si &egrave; a stretto contatto con personaggi come Alex Caffi (gi&agrave; pilota di Formula3), Giacomo Vismara, Claudio Terruzzi che era in squadra con Ciro De Petri, alla guida del suo Cagivone degli anni d&rsquo;oro della Parigi-Dakar, Arnaldo Farioli (il pilota di enduro che avvi&ograve; l&rsquo;importazione delle KTM in Italia), Piero Polini, della nota Polini Motori, marca di elaborazioni e minimoto da gara, e un tale Giacomo Agostini, che per qualche giorno ha raggiunto la &ldquo;carovana&rdquo; del Tunisia Touring Cup con una MV Agusta Brutale 675. Da una parte Ciro, che &egrave; tornato a guidare la Cagiva delle sue Dakar &laquo;che devi sempre portare al limite con quel motore cos&igrave; aggressivo. Negli anni delle gare in Africa la portavo per tutta la giornata, ora invece dopo pochi chilometri non riesco pi&ugrave; a guidarla&raquo;. Dall&rsquo;altra, tra i partecipanti, alcuni debuttanti della guida sulle dune. Uno &egrave; rientrato in Italia dopo solo una giornata per una brutta caduta tra le dune, appunto. Gli altri due si sono divertiti come bambini e uno non lo &egrave; pi&ugrave; in fondo da poco. Michele, da Caserta, dopo la dura e impegnativa tappa inaugurale voleva tornare a casa, ma dal secondo giorno in poi non voleva pi&ugrave; scendere dalla moto: &laquo;Un&rsquo;esperienza inaspettata, al di fuori di ogni previsione, frutto di una passione nata da pochi anni per l&rsquo;enduro e confermata pi&ugrave; che mai da questo viaggio nel deserto. In un paesaggio mozzafiato, difficile da immaginare fino a quando non lo vivi, mi sono scontrato con la mia forza fisica e di volont&agrave;, con la paura di restare &ldquo;impantanato&rdquo; tra le dune ma soprattutto con la gioia nel riuscire a superare gli ostacoli&raquo;. E poi c&rsquo;era Luca, sedici anni, che dall&rsquo;et&agrave; di quattro corre in moto. &laquo;Mi sono aggrappato alla valigia di mio padre perch&eacute; mi portasse. Per mesi l&rsquo;ho stressato e tutti i giorni ripetevo che volevo venire qui con lui. Durante il viaggio mi sono fatto un mare di domande e mi chiedevo come poteva essere la sabbia, la sua consistenza, sicuramente diversa da quella delle piste di Cremona o Mantova dove corro con la mia Honda nel campionato regionale lombardo di cross. Il primo giorno l&rsquo;emozione era alle stelle ma l&rsquo;ho presa con calma, ho studiato le dune e i piloti pi&ugrave; forti di me. Ma dal secondo giorno in poi ho dato pi&ugrave; confidenza alla sabbia tunisina. Un&rsquo;esperienza unica&raquo;.    

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Mototour delle Nazioni 2018 in Tunisia

La prima volta in Tunisia