Ottime prestazioni, linee che sanno di piacere e una dotazione davvero ricca. Prezzi in linea con il mercato: 17.999 Euro la versione standard, 19.900 per la ricchissima SE  &nbsp;  &nbsp;  Avete presente Roberto Benigni in &ldquo;Johnny Stecchino&rdquo;? &laquo;Non mi somiglia per niente!&raquo;. E va bene, s&igrave;: un po&rsquo; ci somiglia, a quella l&agrave;. D&rsquo;altra parte se l&rsquo;obiettivo &egrave; far bene quello, a quello ci si deve ispirare. La Trophy &egrave; una bella moto, ricchissima nella dotazione e perfettamente gestibile nei suoi mille e uno modi di essere. &Egrave; una granturismo, quindi &egrave; fatta per mettere in fila chilometri, velocemente e comodamente. Un mestiere che svolge a dovere: un po&rsquo; per merito del tre cilindri (conosciuto con la Tiger Explorer), un po&rsquo; perch&eacute; per farla cos&igrave; bene i tecnici Triumph hanno avuto tutto il tempo per spremersi le meningi. Era da un bel po&rsquo; infatti, che la Casa inglese non ritornava nel segmento cui, nei tardi anni &lsquo;90, ha dato un importante apporto con la precedente Trophy. Ora i tempi sono cambiati e il mercato non chiede pi&ugrave; solo prestazioni e comfort ma anche sicurezza, elettronica e interazione. La Trophy 1200, specialmente nella versione top SE di questo test, offre tutto quello che serve ad accontentare anche il pi&ugrave; viziato mototurista. L&rsquo;elettronica occupa gran parte della scheda tecnica e permette di costruirsi a piacimento una moto sicura, comoda, accogliente. La dotazione della SE offre quasi tutto di serie: un impianto stereo che bypassa davvero il fruscio dell&rsquo;aria e la calotta del casco, suonandovi nelle orecchie ci&ograve; che pi&ugrave; vi aggrada; sospensioni efficaci e controllate elettronicamente attraverso le quali potete configurarvi la moto secondo le vostre istantanee esigenze, il controllo di trazione (disinseribile), il parabrezza regolabile elettronicamente, l&rsquo;ormai ovvio ABS, il cruise control, e una strumentazione in cui &egrave; facilissimo perdersi dentro.  DA FERMO  Se si vuole fare una granturismo che offra riparo, che faccia luce e, perch&eacute; no, si venda, forse bisogna farla per forza cos&igrave;. E cos&igrave; l&rsquo;hanno fatta. La Trophy non &egrave; la pi&ugrave; originale di tutte, va bene, ma fa esattamente quello per cui &egrave; stata costruita e, inoltre, non &egrave; certo brutta. Gli enduristi, gli smanettoni, e gli scooteristi forse non la capiranno mai. Perch&eacute; &egrave; grossa, obbiettivamente ingombrante e un po&rsquo; sfacciata. &Egrave; per&ograve; costruita bene e disegnata con molta coerenza. Che sia una Triumph lo si vede subito guardandola di lato e da lontano ricorda anche la precedente versione. C&rsquo;&egrave; molto della famiglia: le prese d&rsquo;aria, il telaio o il forcellone che nasconde l&rsquo;albero di trasmissione. La discendenza si nota anche dalla sella: la meccanica &egrave; nascosta ma se ne percepisce bene la presenza, mentre la plastica porosa messa qua e l&agrave; suggerisce immediatamente la genealogia. Piacer&agrave; senz&rsquo;altro a chi l&rsquo;ha aspettata per tanto tempo perch&eacute; offre tutto quello che si pu&ograve; volere da una moto di questo tipo: spazio, sicurezza, comfort e tanti begli aggeggi elettronici con cui passare il tempo. Ha una strumentazione completa quanto complessa e una dotazione che giustifica i 20.000 Euro che costa. Qualche rifinitura &egrave; un po&rsquo; spartana, ma &egrave; un&rsquo;impressione che scivola via con i primi chilometri. Potevano farla diversa, l&rsquo;hanno fatta cos&igrave;. Triumph ci ha pi&ugrave; volte dimostrato che sa osare, ma questa volta &egrave; voluta andare sul sicuro. &Egrave; forse ingiusto?    IN SELLA  Salire a bordo &egrave; ovviamente un piacere: la conformazione della sella, del manubrio e del serbatoio sono studiate per accogliervi per chilometri e chilometri. L&rsquo;altezza da terra &egrave; regolabile su due posizioni e, qualunque sia la vostra altezza, non vi troverete n&eacute; costretti n&eacute; in bilico. Il peso non manca, ma la distribuzione delle masse e la snellezza complessiva non metter&agrave; mai a disagio, nemmeno nelle manovre in sella. Il manubrio &egrave; piuttosto largo ma molto ben arcuato ed &egrave; veramente difficile perdere il controllo con l&rsquo;avantreno o sentirsi indolenzire gli arti. La carenatura &egrave; ampia, davvero protettiva, e il parabrezza sa fare ottimamente il suo mestiere. Bene anche i comandi a pedale e la posizione delle gambe, per nulla sacrificate n&eacute; dal serbatoio, n&eacute; dall&rsquo;altezza delle pedane poggiapiedi. La sella &egrave; morbida e, insieme all&rsquo;efficace impianto sospensivo, offre un ottimo riparo contro quello che avviene sotto le ruote. Difficile trovare dei rimpianti a bordo della Trophy SE, anche se non ci ha del tutto convinto la disposizione dei blocchetti elettrici. Le notevoli possibilit&agrave; di interazione con i ninnoli elettronici della moto creano qualche imbarazzo e anche la posizione di alcuni tasti non &egrave; immediatamente comprensibile. Un po&rsquo; di apprendistato e un po&rsquo; di pazienza se si guida con guanti invernali, comunque, e in pochi minuti si pu&ograve; far pace con tutto l&rsquo;insieme disegnandosi una moto che si comporta come desideriamo, canta quello che pi&ugrave; ci piace e ci informa (grazie alla strumentazione configurabile) su quello che vogliamo sapere.  Distese verdi tutt&rsquo;intorno, e piccoli villaggi che potrebbero essere l&igrave; uguali, da secoli. Le stesse pietre per le case, le chiese, le rovine o nei prati, che sembrano cadute da chiss&agrave; dove. Dalle colline sembra che l&rsquo;erba si lanci direttamente nel mare, cambiando colore. Le strade, che potrebbero essere infinitamente dritte, disegnano, chiss&agrave; perch&eacute;, curve dolci o secche, o dossi che a una certa velocit&agrave; ti spostano di qualche centimetro il cuore. Tira un vento che &egrave; pi&ugrave; insistente che freddo in Scozia, ma chi ha il parabrezza regolabile e 130 e passa cavalli sotto il sedere, un po&rsquo; se ne frega. La Trophy 1200 SE divora i rettilinei e si lancia dentro alle curve come se pesasse cento chili in meno. Il vento, che &egrave; forte davvero lass&ugrave;, sembra sbatterla di qua e di l&agrave;. Ma non viene voglia di chiudere il gas e appellarsi ai santi, perch&eacute; a bordo ci si sente sicuri. Ecco, si potrebbe chiudere il pezzo cos&igrave;: la nuova Trophy &egrave; una moto sicura, punto. Ma c&rsquo;&egrave; di pi&ugrave;. La Trophy &egrave; una turistica veloce e comoda, con una bella sesta marcia overdrive e il cruise control che permette di non fare nemmeno la fatica di girare l&rsquo;acceleratore, con delle sospensioni che assorbono bene a tal punto che non vi ritroverete nei prati se non vi accorgete dei dossi e con un parabrezza che se piove, e in Scozia tende a piovere, non vi chiederanno di starvene a sgocciolare fuori dal pub. Insomma, una moto che &egrave; nata bene: il motore deriva da quello della Tiger Explorer e sa spingere davvero forte, all&rsquo;occorrenza. &Egrave; stato migliorato ed adattato al nuovo utilizzo: la risposta &egrave; ora dolcissima e l&rsquo;elasticit&agrave; proverbiale come e forse pi&ugrave; di prima. Il cambio &egrave; sulle prime un po&rsquo; ruvido, ma solo fino a che il motore non raggiunge l&rsquo;ottimale temperatura. Le vibrazioni sono sopportabilissime a qualsiasi regime e l&rsquo;impianto frenante, pur non avendo una grande reattivit&agrave;, risponde a dovere. L&rsquo;ABS ha una taratura perfetta e lavora in grande armonia con un sistema combinato che ripartisce la potenza frenante a seconda della forza che si imprime sul pedale: intelligente e molto efficace. La regolazione elettronica delle sospensioni permette di configurare la moto secondo tre livelli preimpostati: &ldquo;comfort&rdquo;, &ldquo;normal&rdquo; e &ldquo;sport&rdquo; (quest&rsquo;ultima davvero sportiva) e a seconda del peso trasportato (solo o solo con bagaglio, coppia o coppia con bagaglio). Grazie all&rsquo;ottimo bilanciamento della ciclistica, la Trophy SE, si &egrave; comportata egregiamente nei tratti pi&ugrave; guidati del lungo test. Il peso elevato e il baricentro piuttosto alto non impediscono di godersi il tre cilindri anche dove la guida si fa pi&ugrave; intensa: qualche leggero spostamento di corpo e l&rsquo;occhio ben puntato verso la direzione che si vuole mantenere, e la moto esegue senza indugi i comandi rispondendo dolcemente anche quando ci si accanisce sulla manopola del gas. Il propulsore sembra aver imparato benissimo la parte del compagno di viaggio silenzioso e accondiscendente: ronza sotto il serbatoio e non sputa nemmeno pi&ugrave; i suoi bollenti vapori sulle gambe (o peggio) del pilota. I tecnici hanno infatti aggiunto una particolare schermatura che corre all&rsquo;interno della carenatura all&rsquo;altezza delle ginocchia e devia l&rsquo;aria calda verso gli sfoghi laterali. I quattrocento chilometri del test si susseguono velocemente, senza sorprese nonostante a guida a sinistra. La chiavetta usb nascosta nel piccolo portaoggetti anteriore ci srotola un ambiguo medley della musica inglese degli ultimi 40 anni: rallentiamo quando &egrave; il turno dei Pink Floyd e seguiamo l&rsquo;andamento di &ldquo;Comfortably numb&rdquo; sotto una pioggerellina che non ci sfiora. Ed &egrave; un gran bel viaggiare.   

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Triumph Trophy 1200 SE