        Non &egrave; certo un mistero che Brembo sia uno dei leader mondiale negli impianti frenanti a disco e fornitore dei maggiori Marchi. Ma l&rsquo;azienda bergamasca vuole continuare il suo processo di crescita costante ed espansione e ha scelto la Thailandia. Qui, con un investimento di 40 milioni di euro, aprir&agrave; un nuovo stabilimento (che si aggiunge agli&nbsp;altri 32&nbsp;dislocati in tutto il mondo). Gli obiettivi di Brembo L'investimento riflette la &ldquo;strategia del gruppo di espandere la propria presenza industriale a livello globale e permette a Brembo di cogliere nuove opportunit&agrave; di crescita nell'area del Sud-est asiatico&rdquo;, spiegano dal gruppo. Il nuovo sito realizzer&agrave; sistemi frenanti per i costruttori di moto presenti sul territorio, a partire dai produttori europei e americani. Dove si trova di preciso? Siamo nel distretto industriale di riferimento per le due ruote nel Paese, situato nella provincia di Rayong, a sud della capitale Bangkok. Il nuovo stabilimento Il 16 febbraio c&rsquo;&egrave; stata la cerimonia locale di posa della prima pietra, con l&rsquo;inizio dei lavori di costruzione, lo stabilimento sar&agrave; operativo nel primo trimestre del 2025 e dovrebbe dare lavoro, a regime, a 150 persone. Si tratta di un sito che dovrebbe coprire una superficie di circa 17mila metri quadrati, su un terreno di circa 40 mila metri quadrati, ma &egrave; prevista un&rsquo;espansione fino a 95mila per futuri allargamenti. BREMBO HYPURE, PRESTAZIONI E DESIGN PER LA NUOVA PINZA FRENO       

Il nuovo sito, che ha richiesto un investimento di 40 milioni di euro, rientra nella strategia del gruppo di espandere la propria presenza a livello globale

Brembo alla conquista della Thailandia: lo stabilimento aprirà nel 2025

        Troppe moto richieste e pochi materiali disponibili in Thailandia. Sono principalmente questi i motivi per cui Triumph ha deciso di ripristinare la fabbrica di Hinckley per alleggerire il carico di lavoro nel paese asiatico. Bocciata per&ograve; l&rsquo;idea di inserire la targa &ldquo;Made in Britain&rdquo;, poich&eacute; gran parte degli elementi dei modelli arrivano gi&agrave; pre assemblati in Europa. TRIUMPH E GIBSON, MOTO E CHITARRE A SOSTEGNO DELLA SALUTE MASCHILE Ritorno in patria Il fenomeno della delocalizzazione non riguarda soltanto le societ&agrave; italiane, ma anche quelle estere come Triumph che da pi&ugrave; di 20 anni in Inghilterra produce circa il 10% delle 80mila moto assemblate, tutto il resto &egrave; opera degli stabilimenti thailandesi. Nello stato asiatico per&ograve; all&rsquo;ostacolo dell&rsquo;approvvigionamento dei materiali si sta aggiungendo quello del raggiungimento del limite di capacit&agrave; produttiva, fatto che obbliga il CEO Nick Bloor ad incrementare il lavoro nelle strutture di Kinckley. Oggi nella contea del Leicestershire vengono prodotte circa 4.500 moto all&rsquo;anno, un numero destinato a salire di almeno 3 volte per soddisfare la richiesta e alleviare il lavoro thailandese. Nonostante questo per&ograve;, sui nuovi modelli prodotti in Inghilterra, tra Tiger 1200, Tiger 900, Trident 660&nbsp; Speed Triple, non sar&agrave; apposta la targhetta &ldquo;Made in Britain&rdquo;, data la parte pi&ugrave; consistente dell&rsquo;assemblaggio che continuer&agrave; ad essere affidata agli stabilimenti in Thailandia. TRIUMPH SPEED TWIN BREITLING EDITION, ISPIRATA ALLA THUNDERBIRD 6T       

Secondo le stime, sar&agrave; necessario aumentare il numero di modelli assemblati a Hinckley da 4.500 a 15.000 all&rsquo;anno

Triumph, gli stabilimenti asiatici non bastano: riparte la produzione in Inghilterra

        La pi&ugrave; recente notizia che arriva da Yamaha riguarda un mercato che non &egrave; il nostro. Ma &egrave; sempre meglio ragionare in prospettiva e chiss&agrave; che la nuova versione 2021 di Aerox non possa arrivare anche da noi. Per il momento, la Casa di Iwata ha lanciato lo scooter in Thailandia, dove di scooter urbani se ne intendono: grandi citt&agrave;, traffico, serve un mezzo pratico e divertente com&rsquo;&egrave; lo Yamaha NMAX. Un modello molto apprezzato ma da alcuni considerato troppo "maxi". &Egrave; per questo che si &egrave; scelto di presentarne il nuovo Aerox 2021, per provare a conquistare un pubblico pi&ugrave; ampio. Sportivo, aggressivo e tecnologico Nonostante sia realizzato sulla base della Yamaha NMAX, l&rsquo;Aerox 2021 ha un aspetto pi&ugrave; sportivo e aggressivo, grazie al design spigoloso. &Egrave; spinto da un monocilindrico raffreddato a liquido da 155 cc in grado di erogare circa 15 CV e ha anche un serbatoio del carburante pi&ugrave; grande rispetto alla versione precedente (5,5 litri rispetto ai 4,6). &Egrave; dotato di un innovativo sistema di illuminazione a Led e sembra che siano state apportate delle modifiche alla coda, che appare pi&ugrave; affilata. C&rsquo;&egrave; anche un nuovo display Lcd con il quale &egrave; possibile connettere scooter e smartphone. Novit&agrave; anche per i colori: oltre a una sobria opzione sul grigio, i clienti potranno scegliere la stravaganza di una combinazione verde fluo/verde acqua. Il prezzo di lancio, convertito, dovrebbe stare intorno ai 2.100 euro. Yamaha XMAX 300 e 125, per un 2021 sportivo e a basse emissioni       

La versione aggiornata dello scooter di Iwata si presenta con un design pi&ugrave; sportivo e aggressivo, una linea pi&ugrave; affilata e una buona dose di tecnologia

Yamaha Aerox 2021, il nuovo modello arriva in Thailandia

Una &ldquo;prima volta&rdquo; particolare per Triumph Motorcycles: l&rsquo;azienda inglese, infatti, ha annunciato che sposter&agrave; la produzione delle Speed Triple e Tiger 1200 nei suoi stabilimenti in Thailandia. Gli ultimi due modelli del Marchio vedranno la luce nelle fabbriche di Chonbouri, in Asia, e con loro l&rsquo;intera gamma Triumph di serie sar&agrave; prodotta al di fuori dell&rsquo;Inghilterra. Al Regno Unito rimane il dipartimento Ricerca e Sviluppo e la produzione della gamma TFC &ndash; Triumph Factory Custom.  RICERCA, SVILUPPO E CUSTOM  Gi&agrave; al momento la produzione sul territorio inglese &egrave; limitata al 10%, per un totale di circa 6.500 moto all&rsquo;anno. Con l&rsquo;annuncio dato di recente, la cifra si stabilir&agrave; intorno ai 4.500 modelli annui e gli esemplari faranno parte esclusivamente della famiglia TFC: Bobber TFC, Thruxton TFC e Rocket 3 TFC.    Per quanto riguarda l&rsquo;impiego, ad ora circa 50 dipendenti non hanno certezze sul proprio futuro. La Casa, naturalmente, ha dichiarato tutto l&rsquo;impegno per mantenere i suoi lavoratori affidando loro altri ruoli, cos&igrave; come ha annunciato un grande dispiego di forze per migliorare il riparto Ricerca e Sviluppo, dove i dipendenti aumenteranno di 20 unit&agrave;.  LA VIA DELL&rsquo;ORIENTE  La scelta di spostare l&rsquo;intera produzione di serie in Oriente segue la scia dell&rsquo;accordo stretto da Triumph con Bajaj a gennaio 2020: l&rsquo;intenzione &egrave; quella di esplorare e affermarsi su nuovi mercati come quello asiatico, forte di un partner importante come il gigante indiano e facendo assurgere la Thailandia alla casa-base della propria catena produttiva.    Suzuki: si lavora ad un futuro elettrico per l&#39;India 

Con l&#39;annuncio di Speed Triple e Tiger 1200 prodotte a Chonbouri, la Casa inglese abbandona il Regno Unito: solo la famiglia TFC rester&agrave; in Europa, dove sar&agrave; potenziato il settore Ricerca e Sviluppo

Triumph, l&#39;intera produzione di serie in Thailandia

        Dal 23 al 25 marzo appuntamento con la seconda tappa del Campionato del Mondo Superbike al Chang International Circuit. Realizzato con un investimento di 54 milioni di euro, &egrave; stato inaugurato nell&rsquo;ottobre 2014 e prende il nome da una marca di birra locale. Nelle tre stagioni in cui ha ospitato il mondiale Superbike il circuito thailandese si &egrave; contraddistinto per temperature particolarmente elevate: dai 32 ai 36 gradi quella dell&rsquo;aria, dai 42 ai 50 gradi l&rsquo;asfalto.  Secondo i tecnici Brembo che lavorano a stretto contatto con 16 piloti del Mondiale Superbike, il Chang International Circuit &egrave; in assoluto il circuito pi&ugrave; impegnativo per i freni. In una scala da 1 a 5 si &egrave; meritato un indice di difficolt&agrave; di 5, eguagliato solo dalle piste di Imola e Donington. L&rsquo;IMPEGNO DEI FRENI - Cos&igrave; come il circuito di Phillip Island anche il Chang International Circuit &egrave; intervallato da 12 curve e da 7 punti di frenata. Sia le curve che le frenate sono per&ograve; quasi del tutto diverse da quelle della pista australiana che grazie alla vicinanza con l&rsquo;oceano presenta temperature pi&ugrave; miti. La prima sezione della pista thailandese &egrave; caratterizzata da lunghi rettilinei e frenate stop and go mentre nella parte centrale le curve sono pi&ugrave; rotonde e ravvicinate. Il giro di 4.554 metri si conclude con un&rsquo;altra staccata violenta. Nel corso di un giro i piloti fanno ricorso ai freni per 26 secondi, cio&egrave; 6 secondi in pi&ugrave; di Phillip Island. Ci&ograve; nonostante in entrambi i casi la media sul giro &egrave; pressoch&eacute; identica, sui 173 km/h. Nei 20 giri di gara i freni sono usati per quasi 9 minuti il che, unito alle alte temperature ambientali, potrebbe tradursi in un innalzamento pericoloso delle temperature dei dischi in acciaio. Gli 1,24 g di decelerazione media sul giro sono particolarmente alti per le moto: non a caso questo valore &egrave; superiore a quello fatto registrare su 15 piste del Mondiale dalle MotoGP. Sommando tutte le forze esercitate da un pilota sulla leva del freno dalla partenza alla bandiera a scacchi il valore supera i 770 kg, equivalenti al peso di 7 scooter che girano per le strade thailandesi. LE FRENATE PI&Ugrave; IMPEGNATIVE - Delle 7 frenate del Chang International Circuit 3 sono considerate altamente impegnative per i freni mentre le altre 4 sono di media difficolt&agrave;. La pi&ugrave; dura in assoluto &egrave; la terza curva perch&eacute; le Superbike vi arrivano dopo un rettilineo lungo un chilometro: dai 305 km/h frenano per quasi 6 secondi (5,9 per la precisione) per impostare il tornante a 76 km/h. Durante la frenata la pressione dell&rsquo;impianto frenante raggiunge i 12,2 bar, cio&egrave; supera abbondantemente il triplo della pressione di una lattina di Coca Cola. Per essere completata la frenata richiede ben 255 metri, cio&egrave; 4 volte la larghezza della statua del Grande Buddha della Thailandia. Ancora pi&ugrave; lenta (68 km/h) &egrave; la frenata alla curva 12 a cui le moto si presentano con 248 km/h di velocit&agrave;: i freni vengono usati per 4,9 secondi con un carico sulla leva di 6 kg. In quell&rsquo;arco di tempo le Superbike percorrono 194 metri. Terza in ordine di importanza &egrave; la prima curva dopo la partenza: anche in questo caso il carico sulla leva &egrave; di 6 kg e la pressione dell&rsquo;impianto di 12,2 bar ma la frenata &egrave; pi&ugrave; corta, &ldquo;solo&rdquo; 3,8 secondi e 173 metri. Tutte le curve nella parte intermedia della pista invece richiedono spazi e tempi di frenata pi&ugrave; ridotti, ma comunque non banali. Alla curva 5 la frenata dura 3,2 secondi ma la decelerazione &egrave; di 1,2 g. PRESTAZIONI BREMBO - Nelle tre edizioni disputate in Thailandia ad imporsi &egrave; sempre stata la Kawasaki dotata di freni Brembo: 5 vittorie per Jonathan Rea, 1 per Tom Sykes. I freni Brembo hanno anche sfiorato l&rsquo;en plein nei podi, piazzando nelle 6 gare disputate 17 piloti nelle prime tre posizioni: 10 volte la Kawasaki, due l&rsquo;Aprilia, una la Suzuki, e tre la Ducati e una la Yamaha.       

Il Chang International Circuit &egrave; il pi&ugrave; impegnativo per i freni: nella terza curva le Superbike passano da 305 a 76 km/h in km/h meno di 6 secondi percorrendo 255 metri

SBK in Thailandia: Brembo la vede così

Il Gruppo Piaggio attacca il mercato thailandese delle moto premium con i brand Aprilia e Moto Guzzi, e lo fa inaugurando Motoplex Bangkok, il piu? grande flagship store del Sud-Est Asiatico e uno dei principali Motoplex al mondo, che offre in un unico spazio una vasta offerta.    MILLE METRI - Motoplex Bangkok nasce nella capitale thailandese all&rsquo;A-Square, al 26 di Sukhumvit, e si sviluppa su un&rsquo;area di quasi 1.000 metri quadrati suddivisi tra area espositiva (comprensiva di area lounge e bar) ed officina. &ldquo;Grazie al Motoplex di Bangkok abbiamo ampliato la nostra offerta nel mercato thailandese introducendo il business delle moto con i brand Aprilia e Moto Guzzi, che si affiancano cosi? al segmento gia? consolidato degli scooter Vespa e Piaggio . ha commentato Roberto Colaninno, Presidente e AD del Gruppo Piaggio . Il mercato asiatico e? in forte espansione e l&rsquo;apertura di nuovi retail di qualita? come i Motoplex ci permette di rafforzarci ulteriormente, incrementando la nostra presenza nel continente asiatico.&rdquo;.  200 IN TUTTO IL MONDO - Lanciati sul mercato poco piu? due anni fa, il Gruppo ha gia? superato l&rsquo;importante traguardo di 200 Motoplex aperti nel mondo in Europa, nelle Americhe, in Oceania, in Asia e nel sub- continente indiano, che si affiancano alla rete distributiva tradizionale. Tra le principali citta? in cui sono stati aperti Motoplex si annoverano New York, Tokio, Milano, Pune, Madrid, Londra, Vienna, Lisbona, Stoccarda, Sydney, Taipei, Jakarta e Bali.    ESPANSIONE - L&rsquo;inaugurazione di Motoplex Bangkok rappresenta un importante passo in avanti nel rapido processo di rafforzamento della rete distributiva degli store multibrand del Gruppo Piaggio. Grazie alla strategia Motoplex il Gruppo Piaggio ha registrato negli anni un miglioramento del mix prodotto venduto attraverso l&rsquo;up-selling e il cross-selling, un notevole aumento delle vendite di accessori e merchandising e un sensibile incremento del sell out moto per i punti vendita &ldquo;tradizionali&rdquo; dal momento della conversione nel nuovo format. 

Inaugurato un altro flagship store, nuovo importante tassello nella crescita della rete distributiva che conta oltre 200 Motoplex nel mondo &nbsp;

Aprilia e Moto Guzzi &ldquo;all&rsquo;attacco&rdquo; della Thailandia: ecco il Motoplex Bangkok con Vespa e Piaggio

Un tour della Thailandia a bordo di una Vespa. &Egrave; partito da Bangkok, il 13 maggio, il viaggio alla scoperta di questo meraviglioso paese, intrapreso da un italiano Guglielmo Zanchi alias &ldquo;Pluto&rdquo; e la sua compagna Thai, Issara Adisorn, alias Lead. Partito da Bangkok, il viaggio toccher&agrave; diversi luoghi della regione nord-occidentale della Thailandia: Kanchanaburi, Sangkla Buri, Nakhon Sawan, Mae Sot, Mae Sariang, Pai, Chiang Rai, Chiang Mai, Sukhothai, Pitsanulok e Ayutthaya, e si concluder&agrave; di nuovo a Bangkok dove i due intrepidi viaggiatori prevedono di arrivare 25 di maggio .  13 giorni e oltre 3000 km alla velocit&agrave; moderata di una Vespa che permetter&agrave; loro di scoprire luoghi e persone, natura e cultura. Si tratta di un&rsquo;avventura on the road, ma anche di un&rsquo;avventura di vita quella che Lead e Pluto stanno intraprendendo, che &egrave; sponsorizzata in parte da un certo numero di aziende del settore dei viaggi, campo di lavoro di Pluto. Uomo di mezza et&agrave; molto cordiale e socievole, Pluto ammette che questo viaggio per lui &egrave; una sorta di omaggio al paese che lo ospita da poco pi&ugrave; di 20 anni.  La coppia condivider&agrave; le loro emozioni su di una serie di social network, con la speranza che amici, sognatori ed amanti della Vespa seguano i loro resoconti quotidiani delle loro avventure in un viaggio memorabile che sar&agrave; poi raccontato in un libro: una raccolta di situazioni da retroscena, un diario di viaggio, una sorta di guida con descrizioni dettagliate di luoghi visitati e persone incontrate, ed un sacco di immagini di qualit&agrave;!  

L&rsquo;avventura di un italiano e della sua compagna thailandese

8 risultati per 'thailandia'

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Sulla Vespa alla scoperta della Thailandia

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