La FTR Super Hooligan è una moto in edizione limitata nata dalla collaborazione tra Indian Motorcycle e Roland Sands Design, ispirata al campionato AMA omonimo. Solo 150 delle 300 unità saranno disponibili al di fuori degli USA, al prezzo base di 21.490 euro 

Indian RSD FTR Super Hooligan

        RSD Dakar GS. &Egrave; questo il nome del nuovo gioiellino firmato Roland Sands Design che trae ispirazione dalla GS del 1986 costruita da&nbsp;BMW&nbsp;HPN e pilotata dal due volte vincitore della Dakar, il belga Gaston Rahier. Il progetto di ridisegnare la moto del 1986 &egrave; nato quando un cliente ha chiesto di modificare la sua BMW GS 1200 del 2008 per renderla pi&ugrave; avventurosa. Da qui l'idea di riprendere l'essenza della gloriosa GS del 1986 e ridisegnarla su una moderna piattaforma BMW R1200GS. BMW GS: i primi 40 anni della regina delle maxi enduro  Ecco la nuova RSD Dakar GS Un vero e proprio tuffo nel passato. Il primo passo &egrave; stato sostituire la forcella telescopica da 41 mm della GS con quella oversize da 45 mm di una Africa Twin leggermente modifica e migliorata da &Ouml;hlins. Un cambiamento non da poco che ha costretto RSD a intervenire su tutta la parte anteriore della moto, sotituendo il telaio con quello di una BMW R nine T del 2018. Ma non &egrave; finita qui, perch&egrave; il serbatoio &egrave; quello originale della GS 1986, modificato e retrofittato con la moderna elettronica GS EFI. Il telaio &egrave; una replica di quello originale ma con leggere modifiche per donare alla RSD Dakar GS un look dal sapore retr&ograve; e per ospitare i parafanghi della moto datata 1986. Il "nuovo" gioiellino firmato Roland Sands Design &egrave; poi dotato del sedile Saddlemen personalizzato. Capsule collection Marlboro  Si potrebbe parlare dunque di un ritorno al passato per RSD che, per completare l'opera, ha lanciato una capsule collection in edizione limitata di articoli selezionati rappresentativi dell'era in cui la societ&agrave; Philip Morris trasform&ograve; l'intero panorama degli sport motoristici in "Marlboro Country". Una vasta gamma di abbigliamento e accessori premium, tra cui un pullover Anorak ripiegabile con l'iconico logo del tabacco americano riproposto con il logo Roland Sands Design Racing e un segno 101 riflettente sul retro che riprende il numero di gara di Gaston.  Nella collezione si trova anche una T-shirt Roland Sands Design Racing e uno Snap Back decorato con lo stesso logo. Una scatola di latta, un accendino, una borsa tote e una carta da eroe Dakar GS con un'immagine lucida della moto sul davanti e dettagli della costruzione con la firma personale di Roland Sand sul retro. Il famoso logo Marlboro che ha dominato su auto e moto da corsa per lungo tempo, campeggia poi sulla pancia laterare anteriore della nuova RSD Dakar GS.       

<p>Dal serbatoio fabbricato a mano alla parte anteriore completamente personalizzata: nella due ruote firmata Roland Sands Design, ispirata alla GS del 1986, tutto &egrave; pensato come se si stesse gareggiando per la vittoria nel mitico rally</p>

RSD Dakar GS: la BMW dal sapore retrò di Roland Sands

RSD è l’acronimo di Roland Sands Design, società che porta il nome del suo fondatore Roland Sands, da Long Beach, California. Sands ha un passato da pilota nella classe 250 ed è una vera e propria star nel mondo dei customizzatori. Con clienti come Ducati, Dunlop, Harley-Davidson, Piaggio, Toyota, Triumph e Yamaha, l’ex motociclista ha una fama di livello mondiale. Di seguito, una carrellata di suoi lavori particolarmente interessanti

RSD, celebrità nel mondo delle special: la super-gallery

Nel 2013 BMW Motorrad e Roland Sands Design hanno iniziato a collaborare lavorando sulla BMW Concept 90. Da allora i due brand continuano la loro avventura nella realizzazione di accessori personalizzati per gli appassionati del Marchio tedesco.  Una partnership che ha raggiunto traguardi qualitativamente importanti e che ha soddisfatto, oltre che entrambe le parti, anche i clienti di tutto il mondo.  Il rapporto si riconferma anche dopo la presentazione della nuova roadster tedesca: la R Nine T.  Il preparatore americano ha creato, anche per questo recente modello, alcuni elementi dedicati: tra le varie scelte ad esempio una copertura anteriore del motore, i copri valvole, i tappi per il serbatoio dell&rsquo;olio, le selle piatte "Enzo", un portastrumenti, una ghiera per il proiettore anteriore, tappi di copertura per il mozzo posteriore e molto altro.  Tutte le parti speciali realizzate da Roland Sands per la Nine T saranno disponibili sia presso gli store RSD che presso le concessionarie&nbsp; BMW Motorrad aderenti all'iniziativa a partire da Febbraio 2015.   &nbsp;  Giulia Cassinelli  [gallery ids="15257,15248,15249,15251,15250,15252,15253,15254,15255,15256"]  &nbsp;  &nbsp;  &nbsp;  &nbsp;  &nbsp;

Rolands Sands Design e BMW insieme per rendere la Nine T ancora pi&ugrave; "special"

BMW e Roland Sands: insieme per la Nine T

Bisogna essere pazzi per trasformare una delle pi&ugrave; belle moto del mondo. un ex pilota americano l&rsquo;ha fatto, creando la &ldquo;desmo tracker&rdquo;  &nbsp;  La Ducati Desmosedici RR &egrave; la moto pi&ugrave; appetibile mai prodotta, punto e basta. Nessun&rsquo;altra moto &egrave; mai stata pi&ugrave; vicina alla definizione di &ldquo;MotoGP con targa e fanali&rdquo;. L&rsquo;espressione perfetta e definitiva del credo sportivo della Casa italiana, celebrato alla perfezione dalla doppietta conquistata da Troy Bayliss e Loris Capirossi nell&rsquo;ultima gara mai disputata nella MotoGP di 990 cm3, a Valencia, nel novembre del 2006. La Desmosedici RR, prodotta nel 2008, &egrave; la replica fedelissima di quella storica GP6. Si tratta della Monna Lisa del motociclismo. Immaginatevi di eludere la sorveglianza del Louvre, e di tracciare una bella serie di graffiti sulla vera Monna Lisa &ndash; magari un bel pizzetto, e un paio di occhiali alla moda. &Egrave; lo stesso genere di sacrilegio di cui Roland Sands si &egrave; reso colpevole, secondo alcuni puristi, nel creare la Desmo Tracker. Trasformando una delle 1.500 Desmosedici RR in una flat-tracker in puro stile USA, con tanto di gomme tassellate e senza la minima traccia della lussuriosa carenatura tanto vicina a quella della Cagiva 500 disegnata da Massimo Tamburini a met&agrave; anni &rsquo;90. Ma mentre alcuni ritengono che il celebre preparatore di Los Angeles abbia commesso poco meno che un sacrilegio, dalla sua parte c&rsquo;&egrave; una sempre crescente folla di persone. Non certo il solo Justyn Amstutz, proprietario della moto e di National Powersports Auctions, il maggior rivenditore mondiale di moto, quad e jet-ski di seconda mano. Justyn possiede, in effetti, tre Desmosedici RR: una che usa in pista e sui passi californiani, la seconda mai tolta dalla cassa (di scorta, in caso succedesse qualcosa alla prima) e una terza, acquistata usata (le prime due sono state comprate al momento della vendita mondiale) che &egrave; stata trasformata in quello che vedete qui: la moto da fuoristrada pi&ugrave; veloce del mondo. Roland Sands, lui stesso possessore di una Desmosedici RR sfruttata a fondo su strada e in pista, ha cos&igrave; realizzato un sogno cullato da tempo. &laquo;Fin da quando l&rsquo;ho presa, ho sperato di poter fare qualcosa su una Desmosedici, solo che non volevo assolutamente toccare la mia, che &egrave; perfetta. Ma volevo davvero realizzare una special sul motore V4, che credo sia incredibile; forse stavo aspettando che qualcuno mi portasse una RR incidentata dicendomi &lsquo;ecco, facci qualcosa&rsquo;. Di sicuro non mi aspettavo che qualcuno me ne desse una nuova su cui lavorare!&raquo; Poi &egrave; arrivato Amstutz, con l&rsquo;idea di realizzare una dirt-tracker un po&rsquo; streetfighter, ma con gomme tassellate che potesse venire guidata anche sugli ovali da dirt-track. Sands ha iniziato a buttare gi&ugrave; dei bozzetti da cui &egrave; stata realizzata la versione definitiva, che ha poi richiesto tre mesi per venire realizzata facendo in modo che tutte le modifiche fossero completamente reversibili. Una MotoGP e una moto da dirt-track non potrebbero essere pi&ugrave; lontane tanto per estetica che per esigenze: non &egrave; stato facile fondere le due cose, ottenendo una moto che parte al tocco di un pulsante, comoda nell&rsquo;ergonomia e con 180 cavalli. C&rsquo;&egrave; ancora gente che sostiene che la creazione di Sands sia pari, per cattivo gusto, alla Ferrari station wagon fatta realizzare dal Sultano del Brunei. &laquo;Non mi interessa &ndash; replica Sands. &ndash; Non &egrave; una moto d&rsquo;epoca, che va venerata e preservata, ce ne sono altre 1.499. Non &egrave; un esemplare unico, o una vecchia moto da corsa, &egrave; un prodotto, e a dire la verit&agrave;, neanche eccezionale. Ne ho una, l&rsquo;ho guidata davvero tanto, e vi assicuro che basterebbe una RSV4 nuova per farla a pezzi. Purtroppo, il 99% della gente che parla non ha mai guidato una Desmosedici, e se anche potesse farlo non la porterebbe certo al limite, per cui non ha idea di cosa sia e cosa valga dinamicamente una Desmosedici. Per&ograve; si sentono in diritto di dirmi che mi dovrei vergognare di quello che ho creato. Peggio per loro, non gli piacer&agrave; il mio prossimo progetto Ducati&raquo;. Ve lo anticipiamo: una Panigale nuda&hellip;  &nbsp;    &nbsp;  La Desmo Tracker &egrave; stata realizzata avendo cura di fare s&igrave; che potesse tornare &ldquo;come Ducati l&rsquo;ha fatta&rdquo; nel giro di poche ore. Anche perch&eacute; tanto Roland quanto Justyn hanno apprezzato la geometria di sterzo originale, molto vicina a quello che volevano ottenere, per cui sul traliccio originale non &egrave; stato fatto altro se non eliminare qualche attacco ripristinabile con poca fatica. &Egrave; stata realizzata una diversa piastra di sterzo per la forcella Ohlins di serie con steli di 43 mm &Oslash;, lavorata nell&rsquo;idraulica da Race Tech; il difficile &egrave; stato trovare il giusto offset per garantire l&rsquo;angolo di sterzo (notoriamente scarso su una MotoGP) adatto per la guida nel dirt track. 35 mm alla fine &egrave; risultato il valore ideale per un angolo di sterzo di ben 45&deg; in entrambe le direzioni sacrificando un po&rsquo; di avancorsa. Sacrificio compensato attraverso l&rsquo;adozione di cerchi da 19&rdquo; con gomme tassellate al posto dei 17&rdquo; originali. Sands ha poi cestinato il telaietto in carbonio, sostituendolo con un&rsquo;unit&agrave; in traliccio d&rsquo;acciaio che sostiene la sella in puro stile flat-track, il codino e il serbatoio da tre galloni (poco pi&ugrave; di 11 litri) tutti realizzati in alluminio su modelli reali che aveva in laboratorio. La base del serbatoio, che incorpora l&rsquo;airbox, &egrave; stata mantenuta, con una presa molto simile all&rsquo;originale che ora per&ograve; esce sotto il portanumero frontale verniciato in verde ospitante un singolo faretto PIA. Il cruscotto Digitek originale &egrave; stato integrato nel serbatoio, mentre la centralina Marelli si &egrave; spostata nel codone, opportunamente protetta dal calore generato da motore e scarico. La Desmo Tracker &egrave; regolarmente immatricolata, anche se al momento Sands non ha ancora realizzato un portatarga all&rsquo;altezza del mezzo. A differenza della Desmosedici RR originale, che montava un robusto forcellone bibraccio nato dall&rsquo;esigenza della MotoGP di gestire il grip offerto dalle gomme slick, Sands ha deciso che la Desmo Tracker avrebbe dovuto essere dotata di un monobraccio tipicamente Ducati, soprattutto visto l&rsquo;uso di strette gomme Dunlop-Goodyear di 19&rdquo; e relativi cerchi Performance Machine in alluminio, entrambi non esattamente l&rsquo;ultimo ritrovato della tecnica. I cerchi sono stati progettati da Roland stesso quando lavorava per l&rsquo;azienda del padre, e sono a tuttora in dotazione ai team pi&ugrave; quotati della specialit&agrave;, fra cui quello ufficiale Harley-Davidson. Il forcellone &egrave; stato progettato e realizzato da Sands da tubi d&rsquo;acciaio con una lunghezza maggiorata di 38 mm per compensare l&rsquo;impiego dei cerchi di 19&rdquo; invece dei 17&rdquo; originari. Considerando anche la diversa geometria di sterzo, l&rsquo;interasse che deriva &egrave; di 1.470 mm (ben 40 mm in pi&ugrave; rispetto alla Desmosedici originale), anche se grazie al maggior braccio di leva del manubrio Renthal montato su risers da 75 mm riduce lo sforzo necessario all&rsquo;inserimento in curva. &Egrave; stato scelto l&rsquo;angolo di sterzo pi&ugrave; aperto (24,5&deg;) fra i due offerti dal cannotto di sterzo della Desmosedici; al retrotreno, il mono &egrave; stato modificato per garantire la giusta frenatura idraulica e altezza. Visto il peso molto ridotto rispetto all&rsquo;originale (Roland stima attorno ai 159 kg dopo aver eliminato praticamente tutte le sovrastrutture) &egrave; stato possibile fare a meno di uno dei due dischi &ndash; le vere dirt-tracker non ne hanno proprio &ndash; lasciando solo l&rsquo;unit&agrave; sinistra, lavorata dalla pinza originale Brembo monoblocco radiale a quattro pistoncini. Il disco posteriore di 267 mm &Oslash; &egrave; stato realizzato proprio da Sands, e viene &ldquo;morso&rdquo; da una pinza Performance Machine. Pur con un freno motore ridotto a seguito dell&rsquo;impiego della frizione antisaltellamento, l&rsquo;impianto frenante si &egrave; dimostrato perfettamente all&rsquo;altezza dell&rsquo;uso stradale. Il V4 originale non ha subito alterazioni (la potenza &egrave; stata considerata &ldquo;sufficiente&rdquo;), nemmeno una rimappatura per adattare il propulsore al nuovo scarico realizzato espressamente da FMF. Non &egrave; stato facile ottenere tubi della lunghezza ideale, considerando il poco spazio disponibile soprattutto per la bancata posteriore. Grazie ad un accorto uso di raccordi &egrave; stato possibile &ldquo;ingannare&rdquo; il posteriore aumentandone artificialmente la lunghezza. Il risultato &egrave; un impianto 2-in-1-in-2 per ciascuna bancata che offre le giuste prestazioni e una voce talmente bella da surclassare anche l&rsquo;originale&hellip; Ho avuto la possibilit&agrave; di provare la splendida Desmo Tracker in livrea tricolore sull&rsquo;altrettanto splendida Glendora Mountain Road (ho pensato che rischiare lo sterrato, considerando che Amstutz stesso l&rsquo;aveva guidata una volta sola, non fosse cosa saggia...) sulla scorta di una lunga esperienza in sella alle Desmosedici di diversi amici e conoscenti, nonch&eacute; di quelle ufficiali di Capirossi e Bayliss nell&rsquo;ormai lontano 2006, il giorno dopo la famosa doppietta di Valencia, prima che venissero chiuse nel museo ufficiale. Si tratta di un&rsquo;esperienza a dir poco schizofrenica: vi trovate seduti belli comodi grazie ad un manubrio alto e largo e pedane non troppo rialzate. Una posizione incredibilmente normale e non intimidatoria. Poi premete il pulsante d&rsquo;avviamento e si scatena l&rsquo;inferno, mentre il Dottor Jekyll diventa Mister Hyde e il ruggito rabbioso del V4 Ducati tuona attraverso i quattro scarichi FMF echeggiando sulle pareti della montagna prima di assestarsi ai 1.500 giri del minimo. Senza carenatura, il sibilo della distribuzione ad ingranaggi e della primaria si mischia allo sferragliare della frizione a secco e alla voce dello scarico. Meglio assaporarla da fermi, perch&eacute; una volta innestata la prima sul cambio rovesciato tutto ci&ograve; che non &egrave; restare in sella e mantenere le ruote allineate (pi&ugrave; o meno) diventa secondario. Le gi&agrave; esaltanti prestazioni della Desmosedici RR di serie vengono portate ad un altro livello dalla Desmo Tracker per due motivi. Il primo &egrave; la leggerezza, che fa s&igrave; che l&rsquo;accelerazione diventi ancora pi&ugrave; brillante nonostante una rapportatura finale (da 320 km all&rsquo;ora, ammesso che siate capaci di restare attaccati al manubrio) invariata. Il secondo &egrave; che la posizione di guida rialzata rende le impennate di coppia in terza un evento inevitabile tutte le volte che spalancate il gas. Probabilmente sono inevitabili anche in quinta, ma ammetto di aver esaurito la scorta di coraggio e margine, trovandomi su una strada priva di vie di fuga fatta esclusione per lo strapiombo. Posso cedere la parola a Sands, ex campione AMA nella categoria 250 GP che, pur ammettendo di non averla portata oltre i 160 all&rsquo;ora, mi ha raccontato come impenni e derapi allo stesso tempo nelle prime tre marce ad ogni uscita di curva: &laquo;Sa attirare l&rsquo;attenzione del pilota diversamente da qualunque altra moto abbia mai guidato&raquo;. Le gomme tassellate si sono rivelate stranamente controllabili anche sull&rsquo;asfalto, anche se il posteriore fatica ovviamente a scaricare i quasi 200 CV che l&rsquo;albero tenta di erogare ogni volta che aprite il gas. Ma quando molla &ndash; e succede &ndash; lo fa in maniera sempre controllabile, consentendo velocit&agrave; in curva sorprendentemente elevate senza doversi preoccupare di grip o luce a terra. Il trucco &egrave; agire sul largo manubrio Renthal prima di aprire il gas. Alzarsi sulle pedane aiuta a contrastare le impennate, ma &egrave; meglio usare il freno posteriore con decisione per evitare di perdere il controllo. Con masse volaniche tanto ridotte unite a una posizione di guida rialzata, &egrave; piuttosto facile ribaltarsi. Lascer&ograve; il privilegio di esibirsi in monoruota al legittimo proprietario... &Egrave; davvero incredibile il vigore con cui il V4 Ducati inizia a spingere attorno ai 5.000 giri: la botta &egrave; paragonabile a una Superbike da mondiale, ma senza l&rsquo;elettronica su cui questa pu&ograve; contare, sviluppata negli ultimi cinque anni. Sorprendentemente, la Desmosedici RR non pu&ograve; contare sul Traction Control, diventando ancora pi&ugrave; emozionante da guidare. Il segreto del successo nella guida stradale sta nell&rsquo;anticipare le cambiate, sfruttando la generosa coppia del propulsore, anche se, va detto, solleticare il limitatore occasionalmente &egrave; una tentazione irresistibile! Dopo la KR V5 Tracker, che Sands aveva realizzato contando sul cinque cilindri sviluppato da Kenny Roberts, questa Desmosedici mi ha fatto toccare vette motociclistiche ancora pi&ugrave; elevate. Non esiste nulla nell&rsquo;universo motociclistico come la Desmo Tracker, che sa unire prestazioni incredibili ad un&rsquo;accessibilit&agrave; quasi improbabile. Gran bel lavoro, Roland: la Desmo Tracker &egrave; incredibilmente agile e sfruttabile. Chiss&agrave; che Aprilia, che pu&ograve; disporre di un V4 di 65&deg; ancora pi&ugrave; compatto, non la studi bene facendosi venire strane idee&hellip;  

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