<p>Una passeggiata a spasso nel tempo per comprendere come il &ldquo;sentimento&rdquo; motociclistico nei confronti del viaggio sia mutato di pari passo con il mutamento della tecnica</p> 

Come viaggiavamo - LE FOTO

Tanti anni fa viaggiavamo con qualsiasi mezzo. Si partiva alla buona ed ogni occasione andava bene per stare via qualche giorno; diverso anche l&rsquo;approccio al &ldquo;come&rdquo; intraprendere un viaggio: lo sviluppo del percorso, la moto adatta, l&rsquo;abbigliamento necessario, i documenti, gli attrezzi, le mappe, e via dicendo.  MOTO DIVERSE - Oggi, prima di tutto, le nostre amate sono cambiate tanto, le Case propongono sempre pi&ugrave; modelli in grado di assecondare specifiche necessit&agrave;, ambizioni e velleit&agrave; di ognuno, passando attraverso elementi non del tutto scontati, come personalit&agrave; o bellezza. Lo stesso vale per l&rsquo;industria degli accessori e dell&rsquo;abbigliamento, che ormai rasenta la fantascienza: esiste quasi tutto! E quel che manca sta per arrivare, al punto che &egrave; difficile immaginare cosa di sorprendente potr&agrave; mai svelarci il futuro.    MACCHINA DEL TEMPO - Attraverso i nostri archivi, e i ricordi, saltiamo indietro di 40 anni abbondanti, quando la moto, da mezzo di trasporto e di lavoro, si stava trasformando in oggetto ludico. Le aziende proponevano modelli che si rifacevano al decennio precedente e le elitarie prime apparizioni delle giapponesi erano davvero per pochi appassionati, facoltosi e proiettati verso il futuro (con le versioni piccole che vedevano l&rsquo;importazione contingentata). Le italiane puntavano tutto su mezzi economici, oppure direttamente potentissimi e per mani esperte: la classe media era ridotta al minimo.  POCA SCELTA - Sfogliando i cataloghi di allora si notano pochi modelli disponibili per ogni marchio, con versioni e varianti limitate. Tra l&rsquo;altro non esistevano moto assimilabili alle moderne Crossover. L&rsquo;industria dell&rsquo;abbigliamento tecnico stava appena nascendo, e a parte attillatissime tute sportive per i piloti, l&rsquo;indumento tipo del motociclista, quello &ldquo;lungimirante&rdquo;, era il giaccone di cotone ingrassato; altrimenti la tenuta canonica era: jeans, maglietta e Ray-Ban (senza casco).  SI FACEVA TUTTO CON TUTTO - Gli accessori vedevano l&rsquo;opera di qualche appassionato artigiano che solo di l&igrave; a poco si sarebbe &ldquo;industrializzato&rdquo;. Per quelli ufficiali marchiati dalle case motociclistiche, si dovranno invece attendere i dorati anni &rsquo;80. Negli anni&rsquo;70 ogni moto andava bene per un uso a 360&deg;, al punto che il &ldquo;turista&rdquo; poteva inforcare la Moto Morini 350, la Moto Guzzi Le Mans 850, la Kawasaki 750 H2 o, indifferentemente, la Yamaha XT500, per girare l&rsquo;Italia o l&rsquo;Europa. Con la sola accortezza di portare con s&eacute; un set di attrezzi, filo di ferro, nastro americano, mappa stradale infilata nella borsa da serbatoio, impermeabilino nel sottosella e un po&rsquo; di pazienza.  LE PRIME VIAGGIATRICI - Fu nei primi anni &lsquo;80 che iniziarono a vedersi categorie di motociclette destinate a compiti precisi e definiti. Cos&igrave;, accanto alle hypersport, alle regine del deserto, alle custom imperanti, si inizi&ograve; a notare la presenza sulle strade di moto votate al turismo fatto di tappe impegnative. Ogni casa mise a listino una grande viaggiatrice dalle carene pi&ugrave; estese, borse coordinate alle carrozzerie, sempre pi&ugrave; confortevoli, ma per contro pi&ugrave; ingombranti.  PI&Ugrave; PROTEZIONE - Negli stessi anni, l&rsquo;abbigliamento inizia a farsi pi&ugrave; sicuro, colorato e tecnologico. Aumentano anche le proposte aftermarket, dedicate ad uno specifico modello: sar&agrave; con l&rsquo;avvento della prima Honda Africa Twin, forse ancor di pi&ugrave; che con la prima BMW R 80 G/S, che si pu&ograve; intravedere il seme delle moderne &ldquo;tuttofare&rdquo;.  RAPIDA EVOLUZIONE - I lustri successivi vedono tantissime novit&agrave;: a cavallo degli anni &rsquo;90, la Yamaha TDM 850, grande moto precorritrice; la BMW GS inizia ad affermare il suo ruolo e anche la Moto Guzzi, con la NTX prima, e la Quota poi, prende posizione nel segmento delle allora &ldquo;maxi enduro stradali&rdquo;. Sar&agrave; per&ograve; la Cagiva, con la Gran Canyon 900, a proporre qualcosa di nuovo, anche se con poca convinzione: un modello stradale, con motore sportivo e &ldquo;aria&rdquo; da enduro.  PRONTI VIA - I marchi pi&ugrave; lungimiranti iniziano a fornire ai clienti tutto l&rsquo;occorrente per affrontare con slancio il nuovo millennio. Sbarcano sul &ldquo;pianeta motoviaggiatori&rdquo; modelli realizzati con tecnologie e materiali sempre pi&ugrave; avveniristici. Evoluzione che coinvolge, di pari passo, anche il mercato accessori e abbigliamento. Solo la crisi di fine anni 2000 (parzialmente) rallenta la corsa evolutiva, oggi ripartita grazie alla ricerca di nuovi mercati, e allo sviluppo di nuove idee &ldquo;motociclistiche&rdquo; con una forte specializzazione.  FORSE UN GIORNO ci volteremo indietro e guarderemo con nostalgia al motociclismo degli anni &rsquo;70, quando bastavano una borsa sulla sella e una sul serbatoio. O forse lo facciamo gi&agrave;.  (Foto: archivio Pavesi) 

Come viaggiavamo: evoluzione del &ldquo;movimento&rdquo;

Un Salone di Milano, quello appena concluso, con un bilancio sicuramente positivo. Molte novit&agrave;, il calore del pubblico, interessanti assaggi di futuro e una passione vibrante che non conosce cedimenti. Eppure, analizzando bene le cose, la sensazione che ci si trovi alla chiusura di un ciclo, in un momento di transizione per il settore, &egrave;&nbsp;forte e chiara e la ragione di tutto questo pu&ograve; essere sintetizzata semplicemente cos&igrave;: euro5. La nuova normativa anti-inquinamento, a partire dal prossimo anno, condizioner&agrave; pesantemente le scelte (e i listini) delle case motociclistiche.  TANTI NUOVI MODELLI? Di sicuro... tanti moriranno. Perch&eacute;, a ben vedere, il dato certo &egrave; soprattutto questo: molte moto, nate attorno a determinati propulsori, non verranno aggiornate secondo le rigide specifiche della nuova normativa e quindi non saranno confermate in listino. Questa, la prima vera conseguenza della euro5, che vedr&agrave; innanzitutto l&#39;eliminazione di intere &ldquo;famiglie&rdquo; di modelli. Aggiornare certi motori, infatti, oltre che gravoso dal punto di vista tecnico-progettuale, &egrave; soprattutto poco conveniente sul piano industriale.  QUINDI, LISTINI PI&Ugrave; POVERI? Forse in un primo momento si. E forse, il prossimo EICMA non sar&agrave; ricco di novit&agrave; (che comunque ci saranno e alcune anche notevoli) come molti potrebbero pensare. Ovviamente, ci&ograve; non toglie che&nbsp;siamo in una fase di cambiamento importante nel settore delle due ruote, e i pi&ugrave; attenti avranno gi&agrave; intuito le &ldquo;tracce&rdquo; del motociclismo prossimo venturo; un motociclismo sicuramente meno inquinante ma non per questo meno emozionante. E se il settore elettrico gioca un ruolo chiave in questa metamorfosi, i puristi possono stare tranquilli, le moto tradizionalmente intese - seppur con importanti salti tecnico/generazionali - hanno ancora tanti anni davanti a s&eacute;.  IL MOMENTO GIUSTO PER UN BUON AFFARE - E comunque attenzione, la possibilit&agrave; che molte moto non vengano riconfermate in versione euro5 apre la porta a diverse occasioni&nbsp;per chi &egrave; a caccia di una nuova &quot;bella&quot; da mettere in garage a prezzi di saldo. Modelli come ad esempio Yamaha Super T&eacute;n&eacute;r&eacute;, le Honda equipaggiate col V4 da 1200 cc, (forse) la Ducati Panigale 959, e molti altri tra moto e scooter, andranno seguiti attentamente per tentare il colpaccio al momento giusto. Come dire, sar&agrave; quel che sar&agrave; ma intanto&hellip; non tutti i mali vengono per nuocere. 

<p>Si chiude un&rsquo;era. Archiviato il Salone di Milano &egrave; il momento di buttare lo sguardo al futuro per capire quali saranno le conseguenze dell&rsquo;imminente normativa euro5 sul settore moto</p> 

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Come viaggiavamo: evoluzione del “movimento”

EICMA 2018: la vigilia del cambiamento