Con Sky Sport scoprirete i dietro le quinte del Motomondiale. Se stasera non avete voglia di uscire, perch&eacute; domani si lavora o comunque fa freddissimo, quale occasione migliore per godervi una serata dedicata ai motori...  Ma non due ruote qualsiasi, stiamo parlando di veri bolidi. Sky Sport Moto GP HD propone alle h 20.45 uno speciale davvero interessante, "KTM Inside". Antonio Boselli andr&agrave; fino a Mattighofen, sede della KTM, e scoprir&agrave; tutti i segreti del reparto racing. Si avete capito bene... Un viaggio nei "luoghi sacri" dove nascono le moto di Romano Fenati e Andrea Migno i due piloti dello&nbsp; SKy Racing Team VR46 &nbsp;che corrono nel Mondiale Moto3.  Curiosit&agrave;, interviste e immagini esclusive mostreranno l'opera di ingegneri e meccanici: le telecamere racconteranno poi tutte le fasi dell'assemblaggio.  E se proprio non rinunciate programmarvi le vostre serate motociclistiche dovete segnarvi anche&nbsp;gli altri appuntamenti sportivi.  Da domani, 10 Febbraio, partiranno i primi test IRTA a Valencia di Moto2 e Moto3 e su Sky Sport24 HD potrete sempre essere sempre aggiornati proprio su tutto con news, highlights, studi e collegamenti con l'inviato Rosario Triolo.  Al termine dei test, gioved&igrave; 12 Febbraio dalle h 19, una diretta imperdibile su Sky Sport MotoGP HD: "Race Anatomy - Speciale Test" ripercorrer&agrave; i momenti chiave delle prove ufficiali in Spagna con tanti ospiti in studio.  Giulia Cassinelli  &nbsp;  &nbsp;  

Cosa c'&egrave; dietro alle gare? Ecco gli appuntamenti di Sky Sport: i segreti del reparto corse di KTM e tante news sui test spagnoli

Sky Sport mostra i dietro le quinte del Motomondiale

Pubblico qualcosa sul nostro sito o sulla pagina Facebook e so che &egrave; solo questione di attimi. Prima o poi il commento o il "mi piace" di Nicol&ograve; Bertaccini arriva. Lo aspetto a tal punto, ormai, che sono diventato un suo fan. Perch&eacute; Nicol&ograve;, oltre che affezionato lettore, sincero appassionato e lodevole buongustaio, &egrave; anche un'ottima "penna". Questo &egrave; l'antefatto.  Il fatto &egrave; che, insieme ai suoi amici del gruppo "Motociclisti da Tavola", ha deciso di lanciarsi in quella che per molti motociclisti &egrave; l'Avventura. Parliamo ovviamente dell'Elefantentreffen. Questo &egrave; il suo racconto: tutto per noi. Godiamocelo.  Federico Garbin  L'ELEFANTE DI NICOLO'  "Elefantentreffen 2014. Ecco fatto, ci siamo riusciti. L'idea &egrave; nata ad Aprile dello scorso anno, &egrave; cresciuta fino a diventare una missione e, infine, &egrave; diventata realt&agrave;.  Perch&egrave; andarci? Non sono un amante dei raduni, delle grandi masse di gente, sono pi&ugrave; uno da piccoli gruppi e grandi mangiate. Per&ograve; l'Elefantentreffen &egrave; molto di pi&ugrave;. Si dice spesso che le moto sono un gioco per bambini adulti, ecco l'Elefantentreffen &egrave; Gardaland.  Ricordo che quando mia moglie mi ha detto perch&egrave; ci volevo andare ho risposto, assumendo una espressione alla Sean Connery in James Bond, &ldquo;perch&egrave; no?&rdquo;. E' freddo, &egrave; sporco, non hai pi&ugrave; vent'anni, sei cagionevole, non succede nulla se non stare in una cava, per arrivare fai tutta autostrada. Ho capito due cose: mia moglie non subisce il fascino di James Bond. Razionalmente aveva ragione.  Per&ograve; quante altre occasioni avevo di fare una boiata simile nella vita? Ok, non vorrei sembrare troppo drastico ma l'Elefantentreffen &egrave; una roba seria. Ecco, la molla &egrave; scattata quando mi sono reso conto di quanto fosse serio. A me la moto piace perch&egrave; &egrave; un gioco serio, mi piace perch&egrave; bisogna usare la testa, perch&egrave; c'&egrave; da studiare, da imparare.  L'Elefantentreffen mi dava la possibilit&agrave; di giocare seriamente senza sentirmi un disadattato (almeno non troppo). Quindi ho studiato, ho contattato, ho rotto le balle, ho coinvolto, ho programmato, ho riprogrammato, ho rivisto un'ultima volta il programma.  Poi il giorno &egrave; arrivato. L'Elefantentreffen lo prendi come arriva. Prima regola, si contano le volte in cui ci si prova e le volte in cui ci si riesce. Arrivare non &egrave; scontato. Noi quest'anno siamo stati fortunati: ci siamo fatti pi&ugrave; di mille chilometri sotto la pioggia, un centinaio sotto la neve e solo pochi chilometri con un noiosissimo sole. Mamma mia. Non pensavo di bramare la pioggia in moto come quando ho passato il Brennero. Molti, come sempre, sono stati respinti dalle Alpi, noi abbiamo avuto la fortuna di affrontare il momento peggiore nel momento della giornata migliore: fortuna dei principianti. Comunque, il viaggio &egrave; andato e tutto sommato molto meglio un viaggio bagnato ma una buca in condizioni perfette che non il contrario.  Quindi sul viaggio mi sento di dare un unico consiglio: non sottovalutatelo, prendetevi tempo per farlo e state sereni, arrivare non &egrave; affatto scontato. Cio&egrave;, stiamo parlando di fine Gennaio e delle Alpi, mi risulta che Annibale avesse fatto di conto per capitare sulle Alpi con la bella stagione, per dire.  La cava &egrave; un paradiso, &egrave; il campo base di una grande trib&ugrave;. Cio&egrave; l&igrave; &egrave; pieno di motociclisti. Avete presente quando conoscete qualcuno, magari al lavoro, e poi per un caso scoprite che lui &egrave; motociclista. Due domande per capire se &egrave; uno vero o se ha uno scooter che usa in tangenziale e poi la vostra considerazione verso di lui cambia. Cambia perch&egrave; fa parte della trib&ugrave;. Ecco, l'Elefantentreffen &egrave; l'annuale ritrovo dei membri di questa trib&ugrave;. Io non so se ci torner&ograve; ma ogni motociclista dovrebbe provarlo "once in a life". E' appartenenza, condivisione, avventura, &egrave; ancestrale e primitivo e ci solletica la parte pi&ugrave; antica del cervello, quella che si &egrave; sviluppata quando giravamo con pelli di animali e lance, quella di quando eravamo genuini. E' guardare gli altri e vedere gente che ha preso la cosa seriamente come te, che ci ha messo lo stesso impegno. In fin dei conti avete mai visto un bambino quando gioca? E' la massima espressione di seriet&agrave; e di impegno che possiate trovare in una forma di vita. Non esiste nulla di pi&ugrave; serio che giocare.  Noi ci siamo ritrovati a passare la serata con due ragazzi Polacchi coi quali abbiamo condiviso fuoco, legna, carne, dolci, sigari e alcol. Tutta sera a goderci il bivacco, i fratelli (s&igrave; perch&egrave; quando &egrave; freddo e soddisfi i bisogni che sono alla base della piramide di Maslow non stringi amicizie ma fratellanze) che passavano a salutare, gli altri bivacchi, i fuochi. Insomma, non succede molto, non ci sono sexy bike wash, spettacoli di drifting, miss maglietta bagnata o altri eventi tipici da raduno. Qui &egrave; tutto ad un livello superiore, c'&egrave; il bello di esserci, di stare seduti e respirare con lo stesso respiro della buca, sentire le risate, gli urli, le sgasate.  Andare all'Elefantentreffen, per me, &egrave; dormire in buca, &egrave; abbandonarsi alle difficolt&agrave; del campeggio libero e godere della generosit&agrave; degli altri, dello stare assieme.  Un ultimo consiglio, prima di andare cercate qualcuno che c'&egrave; stato, fatevi incantare dai suoi racconti e chiedete consiglio. Ogni partecipante ha accumulato una piccola esperienza che potr&agrave; esservi utile. Infine ricordate: fate molte foto, vi aiuteranno a far passare il lunghissimo intervallo fino al prossimo Elefante."  [gallery ids="4052,4051,4050,4049,4048,4047"]  Nicol&ograve; Bertaccini  &nbsp;

Cose da fare in moto: l'Elefantentreffen. Ecco il racconto di un nostro affezionato lettore

Elefantentreffen: un viaggio da fare

Quello che doveva essere &egrave; stato: una grande festa per gli appassionati. Cos&igrave; si &egrave; concluso il Motor Bike Expo 2014, un evento che sta conquistando la fiducia di pubblico ed espositori. Abbastanza numerose le Case presenti, incredibile la quantit&agrave; di visitatori. Il dato ufficiale parla di ben 140.000 accessi durante i tre giorni della manifestazione: un successo clamoroso per l'organizzazione e un colpo duro per chi non c'era. Si, perch&eacute; per tutti i presenti, il Motor Bike Expo di Verona &egrave; stata una vetrina importantissima ed efficace. Yamaha &egrave; forse la Casa che ha saputo sfruttarla al meglio e si &egrave; presentata a Verona con un armi affilate: la gamma al completo e due importanti inediti. Parliamo della WR 450 Rally, moto pronto gara ed offerta ad un prezzo pi&ugrave; che allettante, e del kit per trasformare la XJR 1300 in una special vera e propria, senza possibilit&agrave; di errore. Il filo comune &egrave; evidente: in entrambi i casi si parla di kit di personalizzazione. La Casa di Iwata &egrave; sempre pi&ugrave; portata a credere in questo fenomeno e si sta attrezzando con prodotti specifici e, soprattutto, non perde occasione di ricordare che lo fa.  Gli altri? Pi&ugrave; spettatori che protagonisti. Kawasaki, Honda e Suzuki non hanno spinto sull'acceleratore e si sono limitati ad esporre la gamma completa. Una partecipazione fredda quindi, ma comunque importante. Si, perch&eacute; il Motor Bike Expo rimane un appuntamento imperdibile per il mondo "custom" e "caf&eacute; racer" ma la sua identit&agrave; &egrave; ancora in fase di cambiamento. Fra i 140.ooo presenti non mancava nessuna tipologia di motociclista, dal pistaiolo pi&ugrave; sfegatato all'harleysta pi&ugrave; intransigente.  Vogliamo parlare di Harley e Triumph? Ecco altre due Case regine dell'evento. Ma non &egrave; una novit&agrave;: sono proprio questi i due brand che, almeno in Italia, hanno "standardizzato" il processo di personalizzazione. E a Verona la facevano da padrone.  Il padiglione numero 1 ospitava la Casa dei record: BMW. Stand piccolo, sobrio, affollatissimo. La nineT e la special "R90S" sono state fra le moto pi&ugrave; ammirate delle tre lunghe giornate. Impossibili, o quasi, da fotografare. E non era solo merito della splendida modella. La Casa tedesca sta tastando il mercato, sta vagliando possibilit&agrave; che trascendano il mondo dorato della GS e delle turistiche pi&ugrave; vendute. Un progetto lungimirante? Per ora solo Yamaha sembra pronta a rispondere a tono.  Qualcuno dice che dietro il successo del Motor Bike Expo di quest'anno si nasconda la rinascita (o la definitiva consacrazione) del mondo custom. Sarebbe gi&agrave; un ottimo segno. Anche se forse, alla luce dei 140.000 cuori che hanno battuto un po' pi&ugrave; forte del solito, &egrave; solo l'urlo liberatorio di una passione che ha una gran voglia di respirare. Su due ruote, of course.  [gallery ids="3931,3934,3935,3930,3888,3823"]  Federico Garbin  &nbsp;  &nbsp;

140.000 visitatori e una massiccia presenza di Case motociclistiche: il successo del MBE non &egrave; casuale

Motor Bike Expo: vero successo?

Era il 1995 quando nacque il Chopper &amp; Custom Show, la fiera italiana del custom, che si &egrave; evoluta fino all&rsquo;attuale Motor Bike Expo. Ma le origini del fenomeno risalgono a molto prima: ecco un breve excursus storico delle tendenze principali  &nbsp;  &nbsp;  Come avete letto nel servizio precedente, il Motor Bike Expo di oggi si occupa di tutto l&rsquo;ambiente motociclistico, dal fuoristrada alla pista e dalle conferenze a tema ai prodotti editoriali, ma per molti l&rsquo;esibizione veronese &egrave; semplicemente ancora la fiera del custom e delle special. Questo non va inteso in senso riduttivo, al contrario, &egrave; la piattaforma di settore pi&ugrave; importante sul nostro territorio &ndash; in grado di catalizzare interesse e visitatori anche in un periodo buio come l&rsquo;attuale &ndash; a cui, in questo caso, tutto l&rsquo;ambiente motociclistico tradizionale fa da corollario. A Verona ci sono stati: bike show, contest, nomi di spicco, gallerie d&rsquo;arte e fotografiche ispirate sia alla Kustom Culture che all&rsquo;ambiente motociclistico e meccanico, esibizioni all&rsquo;esterno e varie conferenze a tema. Marchi di primaria importanza con l&rsquo;intera gamma 2013 e presentazioni di nuove moto, sia di serie &ndash; come la Hypermotard motorizzata Testastretta &ndash; sia quelle pi&ugrave; esclusive come le novit&agrave; di Headbangers o di Asso Special Bike. Parata di ospiti famosi, sia dall&rsquo;America che dall&rsquo;Europa, in alcuni casi presenti a promuovere solo i propri accessori senza special al seguito (sono quelle che i visitatori paganti si aspettano di vedere...), quando non solamente a vendere magliette con il proprio logo. Fantastica la PainTTless della tedesca Thunderbike. Motorizzata con uno Sportster Ironhead 1000 del 1984. Nel 2012 ha vinto a Sturgis il titolo mondiale costruttori AMD nella categoria Freestyle. Niente di pi&ugrave; meritato per un gioiello che ha richiesto otto mesi di dedizione e il cui valore &egrave; indicato in 150.000 Euro. Anche l&rsquo;Italia ha mostrato special e, soprattutto, costruttori in grado di competere ai vertici del contesto mondiale: Abnormal Cycles, Garage 65, Ironborne sono solo alcuni dei nomi che ci rappresentano al meglio nel panorama internazionale. Va detto che un buon numero delle pi&ugrave; impegnative special esposte le avevamo gi&agrave; viste, ma non mancavano realizzazioni nuove di ottimo livello. Come rovescio della medaglia erano presenti anche moto che sembravano quasi pubblicizzare la recessione, realizzate su basi povere, senza spesa e senza fantasia.    Analizzando le tendenze attuali, va premessa una considerazione: una moto con i manubri bassi e gli scarichi inclinati non diventa necessariamente una caf&eacute; racer, anche con il numero 59 o il logo dell&rsquo;Ace Cafe appiccicato da qualche parte, cos&igrave; come una monocilindrica, magari rigida, con le gomme tassellate non &egrave; proprio una concept bike... Custom oggi &egrave; un termine comune nell&rsquo;ambiente motociclistico e sta ad indicare quelle che un tempo erano additate come moto stile &ldquo;yankee&rdquo; o &ldquo;americaneggianti&rdquo;. Capisaldi di questo stile erano sopra ogni altra cosa le grosse Electra e le snelle Sportster della Harley-Davidson, ma l&rsquo;invasione di questo genere dilag&ograve; in Italia all&rsquo;inizio degli anni &rsquo;80, con l&rsquo;arrivo delle prime custom giapponesi plurifrazionate. Le Honda CB 650 e 750 furono tra le prime, seguirono poi le VF 750 e 1100, ma ben presto tutte le Case del Sol Levante, unitamente ad alcuni marchi italiani, si orientarono verso il bicilindrico a V, imitando la celebre Harley che con gli anni &rsquo;90 torn&ograve; ad essere pi&ugrave; che mai l&rsquo;incontrastata regina del settore. La leggenda vuole che le origini di questo fenomeno risalgano ai primi anni &rsquo;50, quando alcuni appassionati motociclisti iniziarono a sostituire la forcella Springer della loro H-D con altre di altre Case o di altre annate, che avevano una lunghezza superiore. Questo dava alla moto un aspetto pi&ugrave; aggressivo e imponente e ben presto trov&ograve; apprezzamenti tra una nutrita schiera di biker a stelle e strisce. Essendo nata negli USA, la tendenza riguardava principalmente le Harley-Davidson e la prima ad attecchire fu la tendenza bobber. Le moto venivano private dei grossi ed ingombranti parafanghi e di tutto il superfluo, con l&rsquo;intento di eliminare peso per avere un mezzo pi&ugrave; scattante rispetto al modello di serie. Con l&rsquo;arrivo degli anni &rsquo;60 i bobber cedettero il passo ai chopper che dapprima rappresentavano solo una mutazione del precedente contesto, usufruendo di una ruota anteriore pi&ugrave; alta e sottile e di un sissy-bar (lo schienale a cui legare il sacco a pelo). I chopper divennero col tempo sempre pi&ugrave; definiti ed estremi, assumendo per la fine del decennio connotati precisi, che prevedevano forcelle lunghissime con cannotti di sterzo dall&rsquo;angolo oltraggiosamente ampio, ruote anteriori striminzite e prive di freno. Inoltre, piccoli serbatoi spesso incastonati nel telaio accoppiati a selle a due piazze che salivano verso lo schienale. La ruota posteriore doveva assolutamente essere massiccia e gli scarichi vistosi e puntati verso l&rsquo;alto. La PanHead a stelle e strisce di Peter Fonda nel film Easy Rider del 1969 ne &egrave; un esempio perfetto. I primi anni &rsquo;70 ereditarono questa tendenza evolvendola a stato dell&rsquo;arte, influenzati anche dalla &ldquo;Flower Generation&rdquo; che port&ograve; con s&eacute; una notevole consistenza di colori psichedelici. L&rsquo;altezza degli schienali col tempo diminu&igrave; e anche selle e scarichi divennero meno vistosi e pi&ugrave; accattivanti, le forcelle rimanevano comunque lunghissime, il cromo usato in quantit&agrave; industriali e i dettagli curati in modo maniacale. Accanto ai chopper negli anni &rsquo;70 apparve anche un altro tipo di special denominata digger. Arlen Ness, un vero guru del settore, fu uno dei primi a realizzarne. Questa tipologia si distingueva per un telaio basso e allungato che dava un imponente interasse pur avvalendosi di una forcella corta, un lungo serbatoio a diamante (o comunque dal profilo squadrato) che sembrava montato a rovescio, manubrio pulley-bar che consentiva una guida arretrata e assenza di schienale. I chopper coinvolsero anche marchi d&rsquo;importazione come Triumph e BSA, e nel periodo in cui rappresentavano il nuovo ci furono anche diverse realizzazioni basate su Honda CB 750. Anche nei chopper per&ograve; il re incontrastato &egrave; stato ed &egrave; il marchio americano per eccellenza.    GLI ANNI &rsquo;80 videro l&rsquo;arrivo delle custom giapponesi a quattro cilindri, ma il fenomeno fu di breve durata. Le linee non erano all&rsquo;altezza (salvo pochi casi come l&rsquo;Honda VFC) e le potenze eccessive per la posizione di guida di cui disponevano e per il range che erano chiamate a coprire. Inoltre non disponevano del carisma tipico di un bicilindrico a V americano, cosa non di poco conto in un segmento che mette estetica e personalit&agrave; al di sopra di tutto. Cos&igrave; anche i giapponesi iniziarono a costruire custom bicilindriche, in alcuni casi anche valide, ma sempre con l&rsquo;handicap di essere delle copie &ldquo;al ribasso&rdquo; delle Harley. Peccato: quando non seguono un clich&eacute; i giapponesi sanno fare ottimi modelli, non solo nel settore supersport o off-road. Oltre che ad essersi cimentato con i pi&ugrave; disparati e fantasiosi tipi di custom, Arlen Ness negli anni &rsquo;90 ha anche creato e sviluppato lo stile low ride, le custom definite anche &ldquo;californian style&rdquo;. Hanno telai lunghi e forcelle corte come le digger, ma dispongono di forme sinuose e arrotondate, con parafanghi lunghi e avvolgenti e poca luce a terra. Dalla fine degli anni &rsquo;90 c&rsquo;&egrave; stata anche una svolta verso estetiche pi&ugrave; aggressive, con muscle bike che sembravano quasi streetfighter, manubri drag-bar e pneumatici da camion. Da l&igrave; in poi le tendenze si sono mescolate costantemente, dando vita a delle custom e special sempre pi&ugrave; articolate ed esclusive, impensabili solo qualche anno prima. Oggi non ci sono pi&ugrave; restrizioni o imposizioni di stile. La fantasia e le capacit&agrave; dei preparatori sono arrivate ai confini pi&ugrave; estremi. Ma non c&rsquo;&egrave; solo estetica e voglia di stupire. Oggi sono di gran moda le bagger: Super Tourer con borse e parabrezza, rifinite come opere d&rsquo;arte. Moto adatte a viaggiare con standard di comodit&agrave; ed esclusivit&agrave; superiori. Neppure le radici sono state per&ograve; dimenticate: chopper e bobber vecchio stile sono oggi pi&ugrave; presenti che mai, raggruppati sotto una scuola di pensiero denominata Old School, che si ispira agli anni &lsquo;60/70.

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Sky Sport mostra i dietro le quinte del Motomondiale

Elefantentreffen: un viaggio da fare

Motor Bike Expo: vero successo?

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