        Mentre l'Italia si divide tra chi &egrave; dalla parete di Fleximan e chi ne &egrave; contro (il vandalo che nella zona di Rovigo sta distruggendo indisurbato gli autovelox), un episodio simile arriva dal Passo Giau, sulle Dolomiti. Un dispositivo di rilevamento della velocit&agrave; &egrave; stato abbattuto nella notte tra il 9 e il 10 gennaio: lo strumento &egrave; ben noto ai residenti per le numerosissime sanzioni che ha portato negli ultimi mesi. ARRIVA TRUCAM, IL VELOX CHE CATTURA LA VELOCIT&Agrave; ANCHE A 1 KM DI DISTANZA E NON SOLO! L'Amministrazione "non si lascia intimidire" Sono stati gli automobilisti di passaggio a segnalare alle Forze dell'Ordine l'atto di vandalismo. L'Amministrazione Comunale di Colle Santa Lucia ha risposto immediatamente, definendo l'atto "deplorevole ed irrispettoso". In una nota ufficiale, si legge: "In mattinata, su segnalazione di alcuni passanti, &egrave; stato notato l'abbattimento del palo su cui &egrave; installata la strumentazione per il controllo elettronico della velocit&agrave; al Passo Giau. L'amministrazione comunale si attiver&agrave; per ripristinare la strumentazione e valuter&agrave; l'installazione di un sistema di videosorveglianza per prevenire futuri atti vandalici." Il sindaco Paolo Frena ha annunciato l'intenzione di presentare denuncia contro ignoti per danneggiamento di propriet&agrave; pubblica, sottolineando la volont&agrave; di tutelare gli interessi del Comune e individuare l'autore dell'atto. L'Amministrazione afferma inoltre che l'atto non intimidisce, ma rafforza la determinazione nel controllo della velocit&agrave;. LIMITI DI VELOCIT&Agrave; DIVERSI PER MOTO E AUTO, PROPOSTA BOCCIATA       

L'Amministrazione comunale dell'area del Passo di Giau, sulle Dolomiti, afferma di voler ripristinare immediatamente il dispositivo. Si cerca il colpevole

L'autovelox causa troppe multe: caccia all'uomo che l'ha distrutto

Una vacanza sulle due ruote &egrave; il sogno estivo di tutti i motociclisti. E cosa c&rsquo;&egrave; di meglio di tornanti e paesaggi mozzafiato come quelli che solo le nostre Dolomiti possono regalarci? Queste zone hanno un richiamo molto forte anche per i ciclisti, che lungo queste strade spesso macinano chilometri tra sali e scendi che non finiscono mai. Ma al velocit&agrave; &egrave; una questione per le moto, e proprio la velocit&agrave; (o, meglio, la violazione dei suoi limiti) &egrave; al centro della questione. Sul Passo Giau (a 2.220 metri di altezza), una delle salite pi&ugrave; famose dei passi dolomitici, &egrave; posizionato l&rsquo;unico autovelox della zona, che ha fatto guadare oltre mezzo milione di euro per multe per eccesso di velocit&agrave; alla piccola amministrazione locale di Colle Santa Lucia (in provincia di Belluno).  Un &ldquo;bottino&rdquo; incredibile  L&rsquo;autovelox sul Passo Giau segna come limite 50 km/h e a giudicare dalle multe, sono davvero in pochi quelli che lo rispettano. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, nel bilancio consuntivo del Comune si legge che le multe ammontano, per la precisione, a 552.367 euro. Si tratterebbe di 4.596 verbali notificati nel 2021, di cui 1.464 a italiani e 3.132 a stranieri. L&rsquo;autovelox &egrave; stato montato qui tre anni fa, e le multe crescono ogni anno di pi&ugrave;. Tutte, senza eccezione, relative a infrazioni per eccesso di velocit&agrave;. E come potrebbe essere altrimenti? Con appena 335 abitanti (ligi al dovere, a quanto pare) e un solo vigile che lavora sei ore a settimana, c&rsquo;&egrave; solo il dispositivo sul Passo Giau a controllare cosa succede qui.  LA POLIZIA LO BECCA A 174 KM/H TRA I TORNANTI: INSEGUIMENTO IN SARDEGNA 

Siamo sul Passo Giau, a Colle Santa Lucia, e questo &egrave; l&rsquo;unico rilevatore di velocit&agrave; della zona, particolarmente amata dai motociclisti. Qui il limite &egrave; di 50 km/h

Dolomiti: l&#39;autovelox che ha fatto incassare mezzo milione di euro

        Lo avevamo annunciato in un precedente articolo la scorsa primavera, e adesso arriva la conferma ufficiale con tanto di data. Il 18 novembre 2021 il Top Mountain Motorcycle Museum a Passo del Rombo, a 2.175 metri al confine tra Italia e Austria, riapre. Dopo la notizia dell&rsquo;incendio, avvenuto la notte del 18 gennaio scorso, in pochi avrebbero creduto che neppure un anno dopo il museo avrebbe riaperto le sue porte. E, invece, pu&ograve; scattare il conto alla rovescia. Una promessa mantenuta L&rsquo;incendio, causato da un display difettoso, aveva distrutto tutto: il bellissime museo in legno e i tesori all&rsquo;interno, oltre 200 moto d&rsquo;epoca e sidecar esposti nei padiglioni. Una perdita enorme. Ma come le fenici, il Top Mountain Motorcycle Museum &egrave; risorto, letteralmente: &ldquo;Torneremo e sar&agrave; spettacolare, lo promettiamo!&rdquo;, avevano dichiarato fiduciosi Attila e Alban Scheiber, i due fratelli creatori del museo. Una fiducia ben riposta, a quanto pare, unita a tanto lavoro, impegno e forza di volont&agrave;. Nella nuova area espositiva ricostruita ci sar&agrave; posto per 250 moto, non resta che attendere il 18 novembre, data che coincide (ma non &egrave; una coincidenza, piuttosto una scelta sensata) con l'apertura della stagione sciistica.  Moto Guzzi, il Museo riapre dopo un anno e mezzo       

Dopo l&rsquo;incendio dello scorso gennaio che distrusse tutto, i fratelli Scheiber hanno riportato in vita la struttura che ospiter&agrave; 250 moto

Museo Passo del Rombo risorge: riapertura il 18 novembre 2021

Due mesi dopo la bruttissima notizia dell&rsquo;incendio al Top Mountain Morocycle Museum &ndash; il museo della motocicletta situato a Passo del Rombo -, di cui era rimasto davvero molto poco delle oltre 200 moto e sidecar esposte nei padiglioni, ecco che giungono importanti voci su una possibile riapertura gi&agrave; dal prossimo inverno.  Moto in fiamme a Passo di Rombo: cosa &egrave; rimasto dopo l&#39;incendio  APPUNTAMENTO AL PROSSIMO INVERNO  Che il Museo motociclistico avesse intenzione di risorgere dalle proprie ceneri dopo il devastante incendio avvenuto lo scorso gennaio non era certo una cosa scontata, vista soprattutto la gravissima perdita di quasi tutto il patrimonio. Solo alcuni modelli di Indian posti al piano terra sono riusciti a salvarsi. Figuriamoci, quindi, poterlo veder tornare in piena attivit&agrave; a cos&igrave; pochi mesi di distanza.  &ldquo;TORNEREMO E SAR&Agrave; SPETTACOLARE&rdquo;  Secondo le prime indiscrezioni, i progetti di ricostruzione del museo seguiranno alla lettera quelli gi&agrave; predisposti molto tempo fa per gli ormai ex lavori di ampliamento della struttura, da tempo in programma prima del terribile incendio. Anche se ora si tratta di ripartire da zero, quindi, lo sforzo per la ricostruzione seguir&agrave; gi&agrave; un piano ben delineato per l&rsquo;intero sito.  &quot;Vogliamo offrire pi&ugrave; di un mondo di esperienze &ndash; hanno spiegato Attila e Alban Scheiber, i due fratelli creatori del museo -, l&#39;obiettivo &egrave; quello di offrire qualcosa anche ai non motociclisti. Ci saranno 250 motociclette gi&agrave; promesse da collezionisti di tutto il mondo. Torneremo e sar&agrave; spettacolare, lo promettiamo!&rdquo;.  Chiss&agrave;, dunque, che presto non riusciremo a vedere all&rsquo;interno del museo nuovi bellissimi modelli di Motoguzzi, MV Agusta, Ducati, Triumph, Sunbeam, Norton, Brough Superior, Honda, Indian, Harley Davidson e molti altri.  Noi non vediamo l&rsquo;ora, ragazzi!  Harley-Davidson LiveWire: prima il fumo poi i pompieri, problemi per l&rsquo;elettrica di Milwaukee   

L&rsquo;incendio non ha fermato la voglia di moto al confine tra Italia e Austria e, tra progetti per la ricostruzione e 250 nuove moto promesse dai collezionisti, gi&agrave; si pensa alla riapertura

Museo Passo del Rombo: pronto a tornare gi&agrave; dal prossimo inverno

        Alcuni giorni fa avevamo svegliato gli appassionati di due ruote con una notizia davvero triste: il museo motociclistico sul Passo del Rombo travolto dalle fiamme a causa di un tremendo incendio. Purtroppo, come si era gi&agrave; potuto immaginare guardando i video e le foto dell&rsquo;accaduto, del piccolo paradiso motoristico situato a 2.175 metri, al confine tra Italia e Austria, &egrave; rimasto davvero ben poco. CENTINAIA DI PEZZI UNICI PERDUTI L&rsquo;incendio, che ha coinvolto l&rsquo;intera struttura, non ha lasciato nessuno scampo alle centinaia di motociclette storiche presenti all&rsquo;interno del Top Mountain Motorcycle Museum. Stando alle ultime novit&agrave;, infatti, l&rsquo;intero patrimonio &egrave; andato completamente perduto a causa delle violente fiamme, con danni che - secondo le prime stime - si aggirerebbero intorno a diversi milioni di euro. Delle oltre 200 tra moto e sidecar esposte nei padiglioni del museo - tra cui spiccavano alcune delle pi&ugrave; belle classiche di oltre 100 produttori, come Moto Guzzi, MV Augusta, Ducati, BMW, Triumph, Indian e Harley Davidson -, ecco tutto ci&ograve; che &egrave; rimasto&hellip;  Kawasaki, concessionaria va a fuoco: distrutti oltre cento modelli        

Le fiamme non hanno lasciato scampo alle oltre 200 motociclette presenti nei padiglioni del Top Mountain Motorcycle Museum. Ecco cosa &egrave; rimasto dopo l&rsquo;intervento dei pompieri

Moto in fiamme a Passo di Rombo: cosa è rimasto dopo l’incendio

Le fiamme non hanno lasciato scampo alle oltre 200 motociclette presenti nei padiglioni del Top Mountain Motorcycle Museum. Ecco cosa &egrave; rimasto dopo l&rsquo;intervento dei pompieri

Incendio al Museo di Passo di Rombo FOTO

Una brutta notizia ha svegliato questa mattina (Luned&igrave; 18 gennaio,ndr) gli appassionati di moto: il Top Mountain Morocycle Museum &ndash; il museo della motocicletta situato a Passo del Rombo, a 2.175 metri, al confine tra Italia e Austria &ndash; &egrave; stato coinvolto in un tremendo incendio.  Le fiamme hanno cominciato a dilagare poco prima delle 5 del mattino e, secondo i media locali, sarebbero partite proprio dal Top Mountain Crosspoint, il futuristico edificio polifunzionale che ospita anche il bellissimo museo di moto d&rsquo;epoca.  Guardia di Finanza alla ricerca delle moto storiche per il proprio Museo  UN PATRIMONIO IN FIAMME  L&rsquo;incendio, stando a quanto emerso in queste ultime ore, nonostante il provvidenziale intervento dei Vigili del Fuoco, avrebbe coinvolto gran parte della struttura in legno, provocando una notevole quantit&agrave; di danni.  Come riportato dai colleghi delle varie testate locali, infatti, anche il comandante della squadra dei pompieri accorsa sul posto ha parlato di un incendio dilagato molto in fretta, con l&rsquo;intero edificio avvolto dal fuoco in pochissimo tempo.   Europas h&ouml;chstses Motorradmuseum, das Crosspoint auf dem Timmelsjoch an der Grenze zu Italien auf rund 2.200 m stand heute Morgen lichterloh in Flammen. &Uuml;ber 100 Oldtimer befanden sich im Holzgeb&auml;ude. pic.twitter.com/9Fmk2pbblN &mdash; Fabian Sommavilla (@fasommavilla) January 18, 2021    Ancora non sono emerse le stime dei danni, ma si pensa che l&rsquo;intero patrimonio di oltre 200 moto d&rsquo;epoca e sidecar sia andato completamente distrutto.  Ducati Online Journey, il museo racconta l&#39;aerodinamica 

Il Top Mountain Morocycle Museum al confine tra Italia e Austria, &egrave; stato coinvolto in un tremendo incendio avvenuto la notte del 18 gennaio. A nulla &egrave; valso lo sforzo dei Vigili del Fuoco

In fiamme il museo motociclistico sul Passo del Rombo

Tutti i mercoled&igrave; dalle 9.00 alle 16.00 durante i mesi di luglio e agosto. Questi sono stati i termini della sperimentazione che ha visto interdetto ai mezzi a motore uno dei passi pi&ugrave; belli delle Dolomiti, il Sella, proprio lungo il meraviglioso &ldquo;giro dei 4&rdquo; che coinvolge anche Pordoi, Gardena e Campolongo. Giro che, per un giorno alla settimana, in piena stagione turistica, &egrave; stato praticamente impossibile completare. E se qualcuno penser&agrave; che in fondo un giorno alla settimana, in nome del silenzio e della pace tra i monti, &egrave; poca cosa... altri, invece, immagineranno subito le facce deluse dei tanti mototuristi, soprattutto stranieri, che ignari del divieto quest&#39;estate si sono visti precludere la possibilit&agrave; di guidare attraverso i meravigliosi tornanti che portano in cima.  ANCHE IL COSTALUNGA NEL MIRINO - Insomma, se da un lato &egrave; vero che tanta bellezza va tutelata, dall&rsquo;altro sorge il dubbio che muri e barricate contro i veicoli a motore non siano esattamente la soluzione adatta. Muri e barricate, tra l&rsquo;altro, destinati a moltiplicarsi nel futuro prossimo venturo, viste le numerose iniziative &ldquo;di chiusura&rdquo; allo studio delle amministrazioni delle province autonome di Trento e Bolzano, come ad esempio l&rsquo;estensione del progetto anche al Passo Costalunga.  PASSI PIENI DI RUMORE E AGGRESSIVIT&Agrave; - Non la pensa per&ograve; cos&igrave;, ad esempio, Reinhold Messner. Ecco cosa dichiarava,&nbsp;a proposito dell&rsquo;iniziativa sul Sella, in un&rsquo;intervista ad inizio estate rilasciata a Il Fatto Quotidiano: &ldquo;Questo &egrave; pi&ugrave; che un primo passo verso il futuro. So che per fare ci&ograve; che per me sarebbe assolutamente necessario ci vorranno anni: la maggior parte dei passi dovrebbe essere chiusa, almeno per gran parte della giornata. Il futuro sta in un cambio radicale delle nostre Dolomiti, anche perch&eacute; dobbiamo conservare e incentivare quel turismo che punta alla lentezza, al silenzio. Dobbiamo restituire le strade ai ciclisti, che attualmente sono quasi pi&ugrave; numerosi di chi si muove a piedi. Sono persone che cercano il silenzio e ora invece abbiamo passi pieni di rumore, di aggressivit&agrave;&rdquo;. E poi aggiunge: &ldquo;Ti ritrovi in parete e non riesci nemmeno a sentire cosa urlano i tuoi compagni di cordata perch&eacute; i motori di auto e moto coprono qualsiasi altro suono&rdquo;.  L&rsquo;ESEMPIO DEL PASSO ROMBO - neanche i passi a pagamento sono il massimo, lo sappiamo bene, ma a questo punto sarebbe comunque una soluzione migliore. Prendiamo ad esempio il Rombo, tra Austria e Italia&hellip; &egrave; talmente grandioso quello che provi salendo in cima, che ti &egrave; subito chiaro: lo spettacolo vale il prezzo del biglietto. Come dire, pago, un po&rsquo; mi scoccia, ma lo faccio affinch&eacute; tutto rimanga cos&igrave; e venga preservato con cura grazie ai proventi. Discorso analogo pu&ograve; essere fatto per un altro gioiello alpino, sempre in Austria, come il Grossglockner. Certo sarebbe meglio che fosse tutto libero e gratuito ma per la tutela di determinati luoghi si pu&ograve; essere anche disposti ad accettare un compromesso. Diverso &egrave; prendere la direzione di una chiusura totale&hellip; e soprattutto cieca.  SONO ALTRI I RIMEDI - Cieca, perch&eacute; la soluzione &egrave; nei controlli e nella regolamentazione: fiaccare le intenzioni di chi scambia il Sella per il Mugello, o di chi, in alta quota, si sente improvvisamente come in Formula1. Cieca, perch&eacute; non tiene conto delle perdite per l&rsquo;indotto, con albergatori e ristoratori gi&agrave; sul piede di guerra. Se da un lato, infatti, i promotori dell&rsquo;iniziativa di questa estate si sono affrettati a dichiararne con soddisfazione il successo (#dolomitesvives, si chiama cos&igrave;); dall&rsquo;altra gli operatori economici dei passi hanno presentato un bel ricorso al Tar, in nome dei mancati incassi. Per non parlare poi del vicino Veneto, ben conscio dell&rsquo;importanza del turismo per la propria economia e non particolarmente persuaso della bont&agrave; di certe iniziative (sono note le dichiarazioni al vetriolo del governatore Zaia sull&rsquo;argomento).  L&rsquo;OPINIONE DELL&rsquo;ANAS - &ldquo;Siamo in presenza di strade statali gestite dalle province autonome. Noi come Anas - ha dichiarato durante l&rsquo;estate il presidente Gianni Vittorio Armani - non siamo affatto per la chiusura, tanto &egrave; vero che, gestendo il passo dello Stelvio tra la Lombardia e l&rsquo;Alto Adige, abbiamo un progetto da realizzare che prevede entro due anni l&rsquo;apertura anche invernale del valico: in modo da consentire l&rsquo;accesso a zone che hanno un valore turistico e di accessibilit&agrave; assolutamente compatibili con la fruibilit&agrave; tutto l&rsquo;anno&rdquo;.  DILLO ANCHE TU - Ma soprattutto, sulla chiusura dei passi, la pensano in maniera diversa i tanti motociclisti che la montagna la amano, profondamente, anche loro. E a modo loro! E che sui tornanti pi&ugrave; emozionanti del mondo hanno vissuto - in maniera civile e con gli occhi ricolmi di belezza - alcuni dei momenti pi&ugrave; belli della loro vita su due ruote. E allora, se siete d&rsquo;accordo, ditelo anche voi&hellip; passi chiusi? No, grazie! 

La sperimentazione &egrave; finita e il Passo Sella torna libero dai divieti. Finalmente! In futuro, per&ograve;, potrebbero moltiplicarsi iniziative di questo genere gi&agrave; allo studio delle amministrazioni

Passo Sella: fine dei divieti per auto e moto ma... attenzione!

        L&rsquo;alpinista Reinhold Messner lancia l&rsquo;idea di chiudere il transito alle due e alle quattro ruote sui passi del Pordoi, Sella, Gardena e Falarego. E di consentire il transito solo alle biciclette.&nbsp; &ldquo;Questo solo per cinque o sei ore al giorno&rdquo;, ha spiegato in un'intervista al Corriere della Sera. &ldquo;Commercianti, albergatori e ristoratori ne dovrebbero essere contenti. Invece sono i primi a fare a opporsi, terrorizzati che il blocco ad auto e moto cambi gli equilibri a loro sfavore. Sulle prime potrebbero essere danneggiati, ma alle lunghe&rdquo;, prosegue Messner , &ldquo;ne trarrebbero solo vantaggi. Ci sarebbe pi&ugrave; possibilit&agrave; di scelta: il turista che vuole salire senza faticare potrebbe lasciare l&rsquo;auto o la moto a valle e prendere navette e funivie. Oppure, semplicemente, attendere le 15,00&nbsp; quando si riapre il transito&rdquo;. Ma cosa spinge Messner a formulare questa proposta? Messner &egrave; il secondogenito di nove fratelli ed &egrave; nato a Bressanone nel 1944, da famiglia di lingua tedesca. Suo padre Josef, oltre che allevatore di polli e conigli, era &nbsp;insegnante ed anche il preside della piccola scuola valligiana. A soli 5 anni compie la sua prima ascensione dolomitica sul Sass Rigais in compagnia del genitore. All'et&agrave; di tredici anni inizia a scalare le vette della Val di Funes in cui cresce; poi &egrave; la volta delle Dolomiti, delle Alpi. Dopo il diploma di geometra studia all'Universit&agrave; di Padova. La sua passione per il grande silenzio lo spinge in Antantide nel 1990 e con l&rsquo;esploratore tedesco Arved Fuchs, &nbsp;diventano i primi uomini ad attraversare l'Antartide a piedi o con gli sci, passando per il Polo Sud, senza l'ausilio di mezzi motorizzati o cani da slitta ma utilizzando l&rsquo;assistenza del vento. Nel 2004, a quasi 60 anni, Messner attraversa a piedi il deserto del Gobi. Nel 1999 inizia l'impegno politico, diventando parlamentare europeo per i Verdi, ma nel 2004, viene espulso dal partito per una sua pubblicit&agrave; ai fucili Berett. Da allora, l'attenzione di Messner &egrave; dedicata principalmente all&rsquo;apertura dei musei della montagna. Adesso &egrave; uno dei principali fautori dell&rsquo;esclusione delle due e quattro ruote dai passi pi&ugrave; importanti per riportare le vallate al magico silenzio.       

L'alpinista Reinhold Messner propone di chiudere i passi del Pordoi, Sella, Gardena e Falarego per qualche ora al giorno

Messner proposta Shock! Chiudiamo le Dolomiti alle moto

Inebriarsi di profumi e colori, lasciarsi alle spalle la strada e i pensieri, nasconderli in quella parte recondita del cervello che quando si guida si piega si stacca non serve, e non &egrave; chiamata in causa, beh, amici, questo &egrave; l'andare in moto.  E la stagione giusta &egrave; arrivata: giornate lunghe e caldo modesto. Dobbiamo tirare fuori le nostre amate dal garage e partire, non importa per dove. L'inverno passato ci ha fatto guadagnare il diritto di farlo, di prenderci un po' di tempo per noi.  Controllate freni, pneumatici, controllate l'olio e i liquidi, e andate. Vi voglio incontrare per strada, necessito del vostro saluto, di un lampeggio, di un caff&egrave; in quei posti che sappiamo noi, tronfi delle nostre baggianate, di annunci su pezzetti di carta, di quell'umanit&agrave; varia e rumorosa, quindi vera, che in fondo siamo.  Cosa c'&egrave; di pi&ugrave; importante di questo? Ahim&egrave; buona parte del resto, anche i problemi del luned&igrave;. Quindi lubrifichiamo la nostra attenzione ancor prima della catena. Guidiamo come se domani fosse il giorno pi&ugrave; importante; quindi occhi sulla strada, qualche decina di metri avanti rispetto alla ruota, e cervello ben collegato al corpo. Andare in moto fa bene, e non deve, e non pu&ograve;, far male.  Tempo fa lessi, purtroppo non ricordo dove, un'intervista ad un pilota di jet. Disse una cosa molto importante, molto vera: &ldquo;alla guida di un jet bisogna essere sempre un minuto avanti, vedere quello che accade e prevedere quello che accadr&agrave;. Occorre esser totalmente concentrati perch&eacute; tutto succede molto velocemente e le reazioni devono essere anticipate. Quando ci si accorge che qualcosa non va, il pi&ugrave; delle volte &egrave; troppo tardi per prendere precauzioni&rdquo;.  Facciamo nostro questo modo di pensare, cerchiamo di prevedere i rischi. Teniamoci sempre un buon margine di sicurezza per frenare, svoltare, cambiare traiettoria. Cerchiamo di prevedere le azioni degli altri, siano essi automobilisti, motociclisti, pedoni o animali. La sicurezza, ancor prima della velocit&agrave;, &egrave; sintomo di buona guida. Impariamo a conoscere la nostra moto: i tempi e gli spazi di frenata, la velocit&agrave; nel cambiare traiettoria, l'efficienza dei sistemi elettronici di sicurezza.  Solo in questo modo potremo goderci, davvero e serenamente, la strada.  [gallery ids="5206,5160,5133"]  Federico Garbin  &nbsp;

Si avvicina la bella stagione, &egrave; arrivato il momento di tirar fuori la moto e guidare. Ma con il cervello bene acceso

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