Triumph Motorcycles vuole entrare nei segmenti Motocross ed Enduro per giovanissimi acquisendo l&#39;azienda leader nella produzione e vendita di moto elettriche per bambini OSET Bikes, fondata nel 2004 da Ian Smith.&nbsp;  LA TRIUMPH TIGER SI TINGE DI NUOVI COLORI: ECCO LE NUOVE LIVREE 2022&nbsp;  For The Ride  OSET Bikes &egrave; una realt&agrave; nata dall&#39;esperienza personale vissuta dal suo fondatore, il quale voleva accontentare suo figlio Oliver che nel 2004 chiedeva al pap&agrave; una piccola moto elettrica fuoristrada. Ad oggi, l&#39;azienda vanta numeri estremamente significativi: in 18 anni sono stati venduti a livello globale circa 40mila moto&nbsp;tutti equipaggiati con motore elettrico sviluppato internamente. Triumph ha cos&igrave; deciso di celebrare la propria filosofia &quot;For The Ride&quot; con la scelta di acquisire OSET Bikes e offrire alle nuove generazioni un nuovo punto d&#39;ingresso nel mondo Triumph.  &quot;Le miglior moto possibili&quot;  Nick Bloor, CEO di Triumph, ha spiegato con orgoglio l&#39;apertura della sua societ&agrave; verso nuovi orizzonti: &quot;Siamo estremamente felici di unire le forze con OSET Bikes: un&rsquo;azienda dinamica che da tanti anni si impegna ad avvicinare i bambini al mondo delle motociclette e che rappresenta un marchio pioniere nelle moto elettriche da trial per utilizzo amatoriale o nelle competizioni. I nostri brand continueranno a lavorare in modo indipendente, ma Triumph ed OSET inizieranno a collaborare allo sviluppo di nuovo modelli dedicati ai pi&ugrave; giovani e focalizzati sul mondo dell&rsquo;offroad, mettendo a disposizione i rispettivi punti di forza con l&rsquo;obiettivo di produrre le migliori moto possibili.&rdquo;  Anche Ian Smith, CEO di OSET Bikes, ha espresso tutta la sua soddisfazione nell&#39;essere entrati a far parte della famiglia Triumph: &quot;Quando ho costruito nel mio garage la prima moto per mio figlio Oliver, non potevo nemmeno immaginare che saremmo arrivati cosi lontano. Non vediamo l&rsquo;ora di vedere ufficialmente OSET entrare a far parte della famiglia Triumph. Il marchio OSET continuer&agrave; ad essere utilizzato e a rappresentare un punto di riferimento per gli appassionati del trial e dell&rsquo;offroad. Siamo pronti ad approfittare di tutti I vantaggi che ci verranno offerti in questo nuovo capitolo della nostra storia&rdquo;.&nbsp;  TRIUMPH, A QUANDO UNA SPORTIVA 3 CILINDRI 660?&nbsp;  &nbsp; 

In previsione del pre-annunciato ingresso nei segmenti Motocross ed Enduro, la Casa inglese comunica di avere acquisito l&#39;azienda leader nella produzione e commercializzazione di motociclette elettriche per bambini, orientate all&rsquo;off-road

Triumph, grandi manovre con OSET Bikes per entrare nell&#39;elettrico

        Anche la Norton Motorcycles fa il suo ingresso in questa dimensione &ldquo;nuova&rdquo;. Il piano d'azione (e il progetto) per produrre la sua prima moto elettrica &egrave; stato chiamato Zero Emission Norton. L&rsquo;agenzia governativa Advanced Propulsion Center ha finanziato questo progetto che durer&agrave; 2 anni e mezzo, ed il focus sar&agrave; il lancio della prima motocicletta elettrica della Norton. I problemi della Norton Motorcycles  La Norton, come si sa, non ha passato momenti facili e l&rsquo;ingresso nel mondo dell&rsquo;elettrico potrebbe essere uana carta in pi&ugrave; da giocarsi per il suo rilancio nel mercato ed anche un riscatto per riprendersi. Il marchio nel 2020 era sull&rsquo;orlo del fallimento, conseguenza della gestione, non buona, di Stuart Garner, che &egrave; stato poi condannato per uso illegale di fondi pensione per finanziare l'azienda. Adesso c&rsquo;&egrave; voglia di ricominciare e Zero Emission Norton pu&ograve; essere la &ldquo;salvezza&rdquo;. Il team che si occuper&agrave; di sviluppare questo progetto vedr&agrave; coinvolte alcune aziende come INDRA, M&amp;I Materials e Delta Cosworth, e avr&agrave; anche un partner &ldquo;accademico&rdquo; nell&rsquo;Universit&agrave; di Warwick. GERMANIA, NO AL RUMORE: MA IN MONTAGNA VIETATE ANCHE LE MOTO ELETTRICHE       

Dopo essere finito sull&rsquo;orlo del fallimento, il marchio ha deciso di rilanciarsi pianificando, oltre ai nuovi modelli tradizionali anche un suo ingresso nell&rsquo;elettrico

Norton: il ritorno passa anche dall'elettrico con il progetto Zero Emission

Non sono uno che cambia moto frequentemente. Fortunatamente facendo questo mestiere, mi capita spesso di guidare moto in prova. Cos&igrave; per 14 anni ho avuto un&rsquo;Honda 1100 XX. Poi, accorgendomi che stavo invecchiando, ho scelto una moto pi&ugrave; tranquilla: la Aprilia Tuono.  Un amico mi ha detto subito che con lei avrei risparmiato i soldi della gomma anteriore: &ldquo;la cambierai solo quando il DOT diventer&agrave; troppo vecchio. Con quella moto si usa solo la ruota posteriore!&rdquo;.    La ragazza ha carattere  Il buongiorno lei me l&rsquo;ha dato appena scaricata dal furgone. Ho provato ad accenderla, ha rifiutato con uno scoppietto all&rsquo;aspirazione. Per farla partire ho quasi scaricato la batteria; fino a quando ho capito che dovevo fare come con la Ducati F1 SuperTwins di tanti anni fa: un filo di gas e continuare a gestire il motore per i primi momenti, fino a quando si regolarizza. Effetto dello scarico e centralina, mi hanno detto gli esperti. Si la mia moto non &egrave; proprio politicamente corretta, ma tengo sempre il Db Killer e guido in maniera civile. Eppoi, io la moto l&rsquo;ho trovata cos&igrave;.  Primo giro: lo shock  Vivo in campagna. Per uscire di casa debbo fare un chilometro e mezzo di strada interpoderale a a 40 km/h. Poi c&rsquo;&egrave; una S stretta, e un rettilineo a semicurva lungo 5-600 metri, che a met&agrave; da salita passa a discesa e che si pu&ograve; fare in accelerazione.  Esco con il motore freddo sul chilometro e mezzo di stradina stretta. Il rumore &egrave; irregolare, un taratattatt&agrave; metallico, un po&rsquo; da mezzo agricolo. Faccio la S stretta, poi con il gas accompagno la lancetta del contagiri su e&hellip; fantastica! Si mangia le marce una dopo l&rsquo;altra, con un rumore che &egrave; una sinfonia.  A cosa somiglia? Ho una similitudine che capir&agrave; solo chi ha provato gli sport da contatto: &egrave; come quando sali sul ring a freddo per una &ldquo;sguantata&rdquo; con un compagno d&rsquo;allenamento gi&agrave; caldo. Prendi subito tre-quattro cazzotti che ti svegliano bruscamente. Buongiorno Tuono!  Il resto del giro &egrave; una moto eccezionale nella guida. La metti in piega ed &egrave; come essere attaccati a un gigantesco compasso. Fai le curve tonde girando il gas e mettendo le marce dentro. E se sull&rsquo;asfalto c&rsquo;&egrave; una moneta, lei &egrave; tanto sincera da permetterti di leggerla con il sedere.  Va bene gi&agrave; in configurazione di serie. Sulla mia ho montato la modifica Ohlins nella forcella, insieme a un olio molto duro. Ed &egrave; cambiata tantissimo. L&rsquo;ammortizzatore posteriore sta l&igrave; e fa abbastanza il suo lavoro. Ma ci metter&ograve; un Ohlins, perch&eacute; con l&rsquo;attuale, ormai finito, impenna troppo facilmente.  20 anni dell&#39;Aprilia Tuono (parte 2): la seconda serie  Ha anche dei difetti  Sto parlando troppo bene di lei. Cerchiamo qualche difetto. La mia Tuono sotto i 4mila strappa, &egrave; fortemente irregolare. E siccome all&rsquo;epoca ero ancora single, diciamo che spesso in due ho preferito usare lo scooter. Ma se la storia poteva diventare seria, ecco scattare la prova Tuono. Ed &egrave; proprio con questa moto che ho trovato moglie. Una tizia che appena conosciuta mi ha comunicato di odiare le moto e poi&hellip; ha finito per venire in vacanza proprio con la Tuono. E ora la ama pure lei. Strana &lsquo;sta cosa.   Giada odiava le moto, poi ha fatto un primo giro con la Tuono e... (qui a Campo Imperatore)  Ma si parlava di difetti. Beh, se fa anche solo 2 gocce d&rsquo;acqua, di sicuro finiscono nel codone e inzuppano i documenti. La strumentazione non tiene bene la pioggia, infatti ho perennemente il vapore dentro che mi impedisce di leggere cosa i cristalli liquidi si sforzano di dirmi. Ma per andare in moto basta guardare la strada, quindi sulla mia finir&ograve; per comprare un pesciolino adesivo di quelli che si mettono nella doccia, ce lo attaccher&ograve; sopra e mi metter&ograve; l&rsquo;anima in pace.  Ha anche delle strane dispersioni elettriche che scaricano facilmente la batteria. E negli ultimi mesi sta facendo pi&ugrave; chilometri in furgone che sulle sue ruote, proprio per problemi elettrici.  Insomma, perch&eacute; amare una Tuono?  La mia moto &egrave; tutta qui. Una moto assolutamente non paragonabile al mio vecchio XX, che era buono per fare tutto, e partiva sempre. &ldquo;El toro&rdquo; (si chiamava cos&igrave; per me), andava bene per andare forte, per andare in vacanza e per portare a spasso la fidanzata. Lei invece no. Lei non serve a nulla. La Tuono &egrave; fortemente inutile, ma maledettamente divertente quando vuoi essere trasgressivo. Una volta su Performance Bikes, una rivista inglese, lessi che una moto era divertente come una scoreggia in chiesa alla domenica mattina. Ecco, la Tuono &egrave; cos&igrave;. Per questo la amo cos&igrave; follemente.  P.S. Forse vi state chiedendo se le ho dato un nome? Lei &egrave; &ldquo;La Stronza&rdquo;. Le sta bene, no?  Si parte per le vacanze! 

La passione per una Tuono 1000 R, amore folle, uno di quegli strani casi di amori fortemente irrazionali

Aprilia Tuono 1000 R: come innamorarsi di una moto

L&#39;atelier PDF &ndash; Punto di Fuga &ndash; &egrave; diventato un riferimento della scena custom italiana grazie alla crescente predilezione per certi &ldquo;ferracci&rdquo; di rango, con una solida storia alle spalle. Sar&agrave; anche l&rsquo;aria che si respira in questa ex fabbrica dei primi del Novecento, alle porte di Bergamo, che sotto le sue tre navate sorrette da colonne di ghisa ospita un bar e la sala eventi, oltre all&rsquo;officina. Qui, sulle assi stagionate del parquet, si trasformano, o si creano dal nulla pezzi unici che raccontano storie dal passato, con il gusto per la ricerca e la rarit&agrave;. Il pi&ugrave; recente &egrave; stato battezzato &ldquo;il Fauno&rdquo;, dati il colore verde, la simpatia del proprietario per le creature dei boschi e l&rsquo;attitudine a scalare le salite pi&ugrave; impervie. La special realizzata intorno al bicilindrico Harley-Davidson JD 8 valvole del 1927 &ndash; s&igrave;, avete letto bene &ndash; &egrave; un omaggio all&rsquo;hillclimbing, la specialit&agrave; tutta americana della corsa in salita fuoristrada.  Un progetto &quot;all&#39;antica&quot;  Affascinato da quelle che furono le prime motociclette specialistiche da off-road, il fondatore di PDF, Stefano Martinelli, 54 anni, si &egrave; infilato nella tuta da lavoro dei piloti &ldquo;amateur&rdquo; americani e ha costruito una special con la filosofia, i mezzi e gli stratagemmi di quei tempi pionieristici. &quot;Sono rimasto affascinato dai filmati dell&rsquo;epoca e dallo spirito di chi si armava di coraggio e di macchine pericolose, pronto a scalare e a farsi male&quot; spiega. Il cuore &egrave; un vero motore da corsa, un bicilindrico da 61 pollici cubici (1000 cc) a 8 valvole datato 1927 e revisionato dallo specialista americano Fred Lange.  &Egrave; il V-twin che ha costruito la reputazione vincente della HarleyDavidson nelle corse americane. L&rsquo;arma letale della &ldquo;Wrecking Crew&rdquo;, il vincente team ufficiale della Casa di Milwaukee. Nonostante erogasse appena 15 cavalli, il disegno delle teste e dei cilindri a cura dell&rsquo;ingegnere inglese Harry Ricardo permettevano all&rsquo;Ottovalvole di spingersi intorno alle 120 miglia orarie, 193 km/h al cambio attuale, in un frastuono indescrivible. Il motore &egrave; stato inserito in un contesto &ldquo;period perfect&rdquo;. Il cambio a tre marce &egrave; del 1917, la ciclistica appartiene a un&rsquo;altra Harley-Davidson modello JD, del 1921.    &nbsp;  La maestria dell&#39;artigianalit&agrave;  Dopo averla acquistata in Italia, Martinelli ha scartato e rivenduto il V-twin 4 valvole d&rsquo;ordinanza per tenersi ci&ograve; che davvero gli interessava. Il trapianto non &egrave; stato facile: la culla semplice tipo Keystone risultava troppo piccola per ospitare il castello della distribuzione maggiorato, cos&igrave; &egrave; stato necessario segare e sostituire i tubi superiore e posteriore con due segmenti pi&ugrave; arcuati. Sono state ricostruite le piastre inferiori del telaio, tipicamente a mezzaluna: sostituiscono la curva inferiore della monoculla e sfoggiano un lavoro di alleggerimento assolutamente &ldquo;old school&rdquo;. Anche i leveraggi del cambio a mano a sinistra sono stati realizzati artigianalmente, &quot;il lavoro pi&ugrave; lungo e complicato&quot; puntualizzano alla PDF.  La frizione &egrave; azionata a pedale, tramite bilanciere. Il blocco motore &egrave; un concerto heavy metal di acciaio, alluminio, ghisa e ottone. In marcia, si trasforma in un balletto straordinario di aste e mollette impazzite, punterie che picchiano come minuscoli fabbri, il volano che gira pericolosamente, libero come la lama di un&rsquo;affettatrice. L&rsquo;apparato respiratorio &egrave; quasi brutale nella sua semplicit&agrave;: un carburatore Linkert M51 in ottone con venturi di 32 mm e filtro a padella, preda di caccia nei mercatini; di contro, quattro collettori di scarico che sembrano altrettante zanne d&rsquo;acciaio. E il contorno non scherza, anzi.    Della ciclistica del &rsquo;21 sono rimasti anche la forcella Girder, a parallelogramma, e la coppia di ruote a raggi di 19&rdquo;, calzate da pneumatici Dunlop flat track. La forcella era &ndash; orrore! &ndash; arancione, quindi &egrave; stata sverniciata a mano e trattata al bloccaruggine per restituirle ogni ruga della sua storia centenaria. Anche la sella in cuoio con i doppi molleggi &ldquo;a pigna&rdquo; porta il fregio originale Harley-Davidson, ma data 1930. Il resto &egrave; un sapiente gioco di adattamento, ricostruzione e pura invenzione. Prendete il serbatoio in alluminio da sei litri e mezzo: &egrave; corto e si snellisce drammaticamente nella parte terminale, per favorire la &ldquo;presa&rdquo; delle gambe del pilota. Il serbatoio dell&rsquo;olio triangolare &egrave; ricavato da una vecchia boule dell&rsquo;acqua calda in ottone. &Egrave; posto sopra la vecchia siringa, pure in ottone, utilizzata per oliare le molle delle valvole ogni avviamento. Le pedane a piattaforma sono state ricostruite con l&rsquo;aggiunta di un poggiatacchi, indispensabile in rampa.  &nbsp;  Un oggetto che non tutti sono in grado di apprezzare  La trasmissione finale lavora su una corona di 300 mm per avere il massimo della trazione; sul lato opposto, il freno a tamburo a pattino esterno fa lavorare le ganasce in compressione. &Egrave; una replica dal catalogo W&amp;W e fa parte di quella ricerca del pezzo giusto al posto giusto che, assicura Stefano Martinelli, &quot;trasporta in uno stato mentale a s&eacute;&quot;. &Egrave; lo stesso che ha portato in dote il contagiri meccanico da un vecchio trattore, con tanto di contaore di esercizio a rullini. Il freno anteriore? Ma a cosa serve, se non ad appesantire l&rsquo;avantreno&hellip; Il mestiere del customizzatore emerge con discrezione nella cura dei trattamenti, come la nickelatura nera del telaio, il manubrio a corna di bue scromato e passato alla fiamma, o il parafango in ottone completo di cuscinetto d&rsquo;appoggio.    Qui la patina del tempo &egrave; stata restituita attraverso il trucco dell&rsquo;anticatura, mentre le borchiette fanno da contraltare ai fori praticati dove possibile nel nome dell&rsquo;estetica racing. La tabella portanumero sul lato destro &egrave; in legno, sormontata da una piastra di alluminio e legata da stringhe di cuoio: alla buona, come un secolo fa. La verniciatura &egrave; il fiocchetto su un la voro durato otto mesi. &Egrave; firmata Dox Design, una garanzia assoluta. Anche se ricorda il verde oliva delle HarleyDavidson da corsa degli anni Venti, si tratta di un candy metallizzato che vira al lime sotto la luce del sole.  La doppia filettatura rosso-nera e il fregio sono stati eseguiti a mano. Cos&igrave;, non stupisce che il Fauno abbia raccolto premi e applausi al Motor Bike Expo di Verona e all&rsquo;Eternal City Custom Show di Roma. &quot;&Egrave; un bell&rsquo;oggetto che piace a tanti, ma &egrave; capito da pochi&quot;, secondo il fondatore di Punto di Fuga. &quot;Non tutti per&ograve; riescono a coglierne lo stile, il retroterra storico. Pensate a tutti quei piloti che quasi un secolo fa si lanciavano su per il pendio impossibile di una collina, in sella a moto pesanti che diventavano specialistiche giusto con un paio di gomme tassellate, gli alleggerimenti praticati dove possibile e il motore pepato con mezzi elementari. Ci voleva una motivazione enorme. E due palle cos&igrave;&quot;    Zero SR-S by Michael Woolaway, l&#39;ultima creazione di Deus Ex Machina 

Una special realizzata intorno a un bicilindrico Harley Davidson JD 8 valvole del 1927 e una ciclistica profondamente modificata, datata 1921. Un viaggio nel tempo e nello stile

Special &quot;Il Fauno&quot; di PDF Motociclette: roba per pochi

Abbandonate gli inutili stereotipi che vogliono solo gli uomini in sella a potenti moto. Che siano custom, supersportive stradali o Enduro, quando le donne salgono in moto &egrave; inevitabile un&#39;esplosione di fascino e sensualit&agrave;

Donne in moto: sensualità su due ruote

        Pesaro si prepara a diventare sempre di pi&ugrave; il faro della motocicletta italiana: il Ministero della Cultura ha stanziato due milioni di euro per costruire il nuovo Museo Nazionale della Motocicletta nella citt&agrave; che ha dato i natali al marchio Benelli. Fondi dal Ministero In occasione del 110&deg; anniversario dalla fondazione di Benelli, arrivano i fondi per lo sviluppo di quello che si propone di essere il riferimento per la storia nazionale delle due ruote. La quota destinata al Museo arriva dai 57,4 milioni di euro riservati dal piano strategico 2020, 2021, 2022 &ldquo;Grandi progetti Beni Culturali&rdquo; presentati dal ministro Franceschini. L&rsquo;obiettivo &egrave; recuperare la vecchia sede del Palazzo di Giustizia di Pesaro, per organizzare le collezioni pi&ugrave; importanti della Terra dei Piloti e dei Motori d&rsquo;Italia: dalla collezione Morbidelli alla produzione Benelli. La prima si &egrave; arricchita con 71 modelli acquistate dal&rsquo;ASI nel 2020, la seconda mette a disposizione gli esemplari del Museo pesarese. Questione di identit&agrave; Il sindaco Matteo Ricci parla di &ldquo;un grande risultato, un ulteriore passo avanti. La moto &egrave; un tratto identitario del nostro territorio e diventer&agrave; sempre pi&ugrave; elemento di attrazione turistica. Un ringraziamento al ministro Dario Franceschini e all&rsquo;impegno per questo importante contributo, al quale si aggiungeranno risorse comunali per completare i lavori&rdquo;. Italia pi&ugrave; propensa sui consumi: moto ai primi posti dopo fotocamere e e-Bike       

La Terra di Piloti e dei Motori d'Italia &egrave; pronta ad accogliere il nuovo faro delle due ruote nella sede dell'ex Tribunale: i fondi sono stati stanziati dal Ministero della Cultura

Pesaro, due milioni di euro per il Museo Nazionale della Motocicletta

        L&rsquo;attesa era molta, e finalmente, la seconda edizione del&nbsp;MotoTematica - Rome Motorcycle Film Festival &egrave; giunta alla sua conclusione svelando i vincitori. Prima delle premiazioni (come vi abbiamo gi&agrave; raccontato qui), il 14 e 15 novembre alla Casa del Cinema c&rsquo;&egrave; stata una maratona di 17 film (corti, lungometraggi e documentari) di differenti nazioni. Sul palco dell'Eternal City Motorcycle Custom Show, all&rsquo;interno dell&rsquo;ex deposito ATAC Ragusa Off, la cerimonia finale presentata da&nbsp;Mauro Caputi&nbsp;("Lifestyle made in Italy magazine") e dalla direttrice artistica&nbsp;Benedetta Zaccherini.  I PREMIATI - La rassegna cinematografica che omaggia il mondo delle moto presenta e proietta opere creative internazionali a tema. A giudicare questi lavori, categoria per categoria, giuria (Marie-Line Thioulouze,&nbsp;Roberto Brodolini&nbsp;e&nbsp;Mirko Frezza) e pubblico. Caffeine &amp; Gasoline: Evolution of the American Rocker di Steven Maes &egrave; stato premiato come miglior documentario lungometraggio, mentre Motorcycle Man&nbsp;di&nbsp;Daniel Lovering si &egrave; aggiudicato il premio del miglior documentario cortometraggio. Successi anche per l&rsquo;Italia: Dove vai&nbsp;di Eugenio Forconi &egrave; stato votato come migliore cortometraggio e ha ricevuto anche il Premio del Pubblico. Menzione speciale per I hate Ladies&nbsp;del trio di registe&nbsp;Sofia Wikelid, Vanja Lamm e Agnes Wentzel Blank nella categoria documentario cortometraggio. IL BILANCIO &ndash; Giuria e organizzazione si dichiarano soddisfatti di questa seconda edizione, anche per la numerosa partecipazione di alcuni dei registi delle opere in concorso. Massimo Fuchs&nbsp;titolare del "Fuchs Workshop" &egrave; colui che ha realizzato a mano i premi attraverso oggetti di recupero di officina e poi assemblati. Partner dell&rsquo;iniziativa Yamaha Motor. Inoltre, non fa in tempo a concludersi un&rsquo;edizione che &egrave; tempo di pensare alla successiva. Il bando 2020 sar&agrave; online gi&agrave; dal mese di gennaio. MotoTerapia: ecco come le due ruote aiutano i giovani       

La cerimonia di premiazione della seconda edizione del Rome Motorcycle Film Festival ha i suoi trionfatori. Ecco chi ha vinto e com&rsquo;&egrave; andato l'evento a due ruote

MotoTematica, tutti i vincitori

        Viaggio come avventura, scoperta, conoscenza di s&eacute;, degli altri, di un popolo, di una societ&agrave;. Insieme a un amico fidato. In sella a un&rsquo;amica affidabile e &ldquo;poderosa&rdquo;. IL 21 MAGGIO 2004 USCIVA NELLE SALE ITALIANE "I DIARI DELLA MOTOCICLETTA", opera tratta direttamente dai libri &ldquo;Latinoamericana (Notas de viaje)&rdquo; di Ernesto Guevara e &ldquo;Un gitano sedentario&rdquo; di Alberto Granado. La pellicola racconta il viaggio, attraverso l&rsquo;America Latina, di colui che sarebbe diventato il &ldquo;Che&rdquo; - ma all&rsquo;epoca semplice studente di medicina appassionato di rugby -, interpretato da Gael Garc&igrave;a Bernal, e dell&rsquo;amico Alberto, giovane biochimico, che sullo schermo ha il volto dell&rsquo;attore Rodrigo de la Serna.  IL FILM, diretto dal brasiliano Walter Salles, vuole mostrare gli avvenimenti che hanno scatenato e forgiato la concezione politica e intellettuale del &ldquo;Che&rdquo; negli anni della sua giovinezza. Il lato romantico &egrave; rappresentato dalla motocicletta con cui i due compiono la loro avventura nelle fasi iniziali.  "LA PODEROSA" - La &ldquo;Poderosa&rdquo;, soprannome affibbiatole proprio dal Guevara, non &egrave; altro che una Norton 500 Model 18 del 1939, sviluppata dalla Casa inglese nei primi anni Venti. La Norton aveva costruito infatti la Model 18 nel 1922. Motore monocilindrico e serbatoio posto sotto la canna del telaio, la 500 nacque come moto sportiva, raggiungendo anche buoni risultati in pista. Persino piloti del calibro di Achille Varzi e&nbsp;Tazio Nuvolari hanno vinto competizioni sopra di essa. Divenne un modello prettamente turistico nel 1927, quando venne introdotta la distribuzione monoalbero. La moto ha poi sub&igrave;to numerosi restyling nel corso degli anni, fino al 1954, quando venne messa fuori produzione. La sua memoria rimane tuttavia ancora oggi nel mito de &ldquo;I diari della motocicletta&rdquo;.        

Il 21 maggio 2004 usciva nelle sale italiane il racconto del viaggio di &ldquo;Che&rdquo; Guevara e di Alberto Granado in sella alla Norton 500 M18 soprannominata &ldquo;La Poderosa&rdquo;

Cinema: 'I diari della motocicletta' compie quindici anni

        &ldquo;Sulla motocicletta&rdquo; di John Berger, pubblicato recentemente dalla Neri Pozza Editore e curato dalla giornalista e saggista Maria Nadotti, &egrave; un prezioso libro dedicato a tutti coloro che, come l&rsquo;autore, condividono quella &ldquo;esperienza di libert&agrave;&rdquo; che &egrave; il guidare una moto. Per Berger infatti le due ruote non sono un mero mezzo di locomozione, ma un&rsquo;esperienza che differisce da ogni altro tipo di guida, una metafora di libert&agrave; psichica e fisica.  Un amore nato quando il prolifico autore britannico serviva nell&rsquo;esercito della Corona negli ultimi due anni del secondo conflitto mondiale come &ldquo;staffetta&rdquo;: il suo compito era recapitare messaggi da una parte all&rsquo;altra del fronte, proprio in sella a una moto. Dopo l&rsquo;esperienza bellica, la passione per le due ruote non scem&ograve; mai, anzi, lo accompagn&ograve; per tutto il corso della vita.  Berger, scomparso nel 2017, &egrave; conosciuto in tutto il mondo per l&rsquo;artista eclettico che era. Nel corso degli anni &egrave; stato pittore, scrittore, critico d&rsquo;arte e saggista, vantando innumerevoli pubblicazioni e vincendo numerosi premi. In quest'opera postuma si concentra sulla moto, fedele compagna di avventura, per lui strumento di ricerca e di piacere. Chiss&agrave; che anche il lettore non possa rispecchiarsi in queste splendide sensazioni.          

A cura della giornalista Maria Nadotti, il volume racconta l&rsquo;amore scaturito in giovent&ugrave; e mai scemato tra l&rsquo;artista e le due ruote

9 risultati per 'motocicletta'

Triumph, grandi manovre con OSET Bikes per entrare nell'elettrico