        Pol Tarr&eacute;s &egrave; un'icona nel mondo delle competizioni su due ruote, noto per le sue imprese e i record che infrange. Nel 2020, ha fatto la storia raggiungendo la vetta del Cerro Mercedario delle Ande con la sua Yamaha Tenere 700, stabilendo un nuovo Guinness World Record per una moto ADV bicilindrica. Ma per Tarr&eacute;s, i record sono solo il punto di partenza per nuove sfide. MOTO E RECORD MONDIALI: 10 CURIOSIT&Agrave; CHE SICURAMENTE NON SAPETE Sulle vette pi&ugrave; alte senza ossigeno Solo pochi giorni fa ha affrontato l'Ojos Del Salado, il vulcano attivo pi&ugrave; alto del pianeta, sulla sua Yamaha YZ450FX, stabilendo un nuovo record. Meno di 24 ore dopo, si &egrave; preparato a scalare nuovamente il vulcano, questa volta con la sua Yamaha Tenere 700 World Raid, che pesa il doppio della YZ450FX. Nonostante le difficolt&agrave;, Tarr&eacute;s ha dimostrato la sua determinazione e le sue enormi abilit&agrave; anche nelle condizioni pi&ugrave; complicate. Era il 7 marzo quando ha affrontato di nuovo il vulcano, raggiungendo un'altitudine mai registrata prima d'ora, oltre 6.677 metri.  Nel 2020, quando ha conquistato la sua prima vetta, Tarr&eacute;s ha fatto affidamento su una bombola di ossigeno per sopravvivere alle condizioni estreme. Anche in questo caso, a causa dei bassi livelli di ossigeno, ha bruciato circa 20mila calorie al giorno per raggiungere il record di altitudine. Ma l'impresa &egrave; stata ancora pi&ugrave; assurda se si pensa che stavolta non ha usato una bombola di ossigeno, ma un'aspirazione naturale.             Visualizza questo post su Instagram  Un post condiviso da Pol Tarr&eacute;s (@poltarres13)      YAMAHA APRE LE PORTE DELLE SUE CONCESSIONARIE CON L'OPEN WEEKEND       

Il pilota, famoso per le sue imprese oltre i limiti, ha affrontato l'Ojos Del Salado pima sulla sua Yamaha YZ450FX e poi con la Tenere 700 World Raid

Pol Tarrés nuovi record del mondo sul vulcano con la Yamaha

        Dalla pi&ugrave; grande alla pi&ugrave; costosa, dalla pi&ugrave; pesante fino a quella pi&ugrave; piccola. Negli anni sono stati battuti diversi e stravaganti record in sella alle moto, sia da piloti esperti che amatoriali e addirittura donne che hanno deciso di mollare la loro vita quotidiana per girare il mondo in sella. Ecco i 10 record pi&ugrave; assurdi: &nbsp; La moto pi&ugrave; lunga del mondo  Nel gennaio del 2014 l'indiano Bharat SINH PARMAR ha registrato il Guinness World record per la moto pi&ugrave; lunga del mondo con i suoi 26,29 metri. Fu presentata e misurata al lago Lakhota ed &egrave; pi&ugrave; lunga di 4 metri rispetto a quella che centr&ograve; il record precedente. &nbsp; La moto pi&ugrave; veloce del mondo  Lo statunitense Rocky Robinson ha battuto il record di velocit&agrave; su terra con una moto: l'evento risale a ben 14 anni fa, quando nel 2010 in sella alla sua Top Oil-Ack Attack, Robinson ha raggiunto una velocit&agrave; media di 605,697 km/h su un chilometro misurato a Bonneville Salt Flats, nello stato dello Utah. Nell'arco di 4 anni, l'uomo ha battuto il suo stesso record per ben tre volte. L'Ack Attack ha un&nbsp;motore che raggiunge i 12.000 giri/min. con una potenza di 700-900 cavalli. &nbsp; Il viaggio in moto pi&ugrave; lungo del mondo  Dana D'Arcy, un anestesista infermiera degli Stati Uniti, ha stabilito il record per il viaggio in moto pi&ugrave; lungo in un singolo paese, percorrendo 132.928 km in 125 giorni (dal 3 aprile al 5 agosto 2022). L'idea &egrave; nata nel 2016, ma a causa della pandemia, ha dovuto attendere fino al 2022. Guidando una Harley Davidson Road Glide Limited, ha attraversato oltre128mila chilometri con una media di oltre 1.060 chilometri al giorno. &nbsp; La moto pi&ugrave; piccola del mondo  La moto pi&ugrave; piccola del mondo, chiamata SmallToe, alta poco pi&ugrave; di 2,55 pollici, &egrave; stata creata nel 2003 da Tom Wiberg. Guidabile attraverso due pioli laterali, ha raggiunto la velocit&agrave; di circa 2 km/h. Wiberg ha stabilito un record guidandola per 10 metri, ottenendo un posto nel Guinness dei primati. &nbsp; Il massimo di persone salite su una moto  In India, il record mondiale per il maggior numero di persone su una singola moto &egrave; stato stabilito nel 2017 dal team di motociclisti ASC Tornadoes, che ha sorpassato ogni aspettativa con 58 persone a bordo. L'impresa &egrave; stata realizzata aumentando la velocit&agrave; della moto e consentendo ai partecipanti di salire correndo e saltando su piattaforme appositamente create sui lati del veicolo. &nbsp; La moto pi&ugrave; costosa del mondo  La moto pi&ugrave; costosa mai venduta &egrave; la Harley Davidson Panhead di Capitan America, famosa per essere stata guidata da Peter Fonda nel film Easy Rider del 1969. Nel 2014, &egrave; stata venduta all'asta di memorabilia di Hollywood per la cifra record di 1,35 milioni di dollari, circa 1,25 milioni di euro. Questo veicolo presenta le distintive stelle e strisce ed &egrave; stato personalizzato da Cliff Vaughs e Ben Hardy, con il coinvolgimento diretto di Fonda. &nbsp; Il salto in moto pi&ugrave; lungo del mondo con una moto  Il motociclista acrobatico Robbie Maddison ha cercato di superare il suo record mondiale per il salto in moto pi&ugrave; lungo durante lo spettacolo Crusty Demons Night of World Records del 2008 a Melbourne, in Australia. Maddison ha compiuto tre salti progressivamente pi&ugrave; lunghi, terminando in un impressionante salto finale di circa 107 metri e concluso con un impeccabile atterraggio. &nbsp; Il pi&ugrave; veloce incidente motociclistico al mondo  Nel 2018, Valerie Thompson, motociclista donna pi&ugrave; veloce al mondo, ha avuto l'incidente motociclistico pi&ugrave; veloce registrato durante un tentativo di superare il record assoluto di velocit&agrave; su terra in Australia. Viaggiando a 213 km/h, la sua moto si &egrave; schiantata e ha sbandato per un chilometro. Thompson &egrave; sopravvissuta senza ferite gravi, ma la moto &egrave; stata dichiarata irrimediabilmente danneggiata sul posto. &nbsp; La moto pi&ugrave; pesante e alta del mondo  Fabio Reggiani di Reggio Emilia ha creato nel 2012 la moto pi&ugrave; pesante al mondo, con un incredibile peso di 5 tonnellate, lunga 10 metri e spinta da un motore V8 da 5,7 litri con 280 cavalli. Le ruote, provenienti da escavatori industriali, sono imponenti, con diametri che superano i 2 metri. La moto detiene anche il record come la pi&ugrave; alta, grazie a un manubrio di 5,10 metri. &nbsp; Il motociclista pi&ugrave; anziano del mondo  A 97 anni, Leslie Harris ha preso parte alla competizione motociclistica per il 43esimo Pukekohe Classic Motorcycle Festival ad Auckland, in Nuova Zelanda, diventando il "pilota pi&ugrave; anziano al mondo". Anche suo figlio maggiore Rod, di 64 anni e sua nipote Olivia, di 21 anni, hanno partecipato insieme a lui, dimostrando che la passione per le due ruote pu&ograve; unire diverse generazioni.       

Ecco alcuni Guinness World Record registrati in tutto il mondo da appassionati delle due ruote

Moto e record mondiali: 10 curiosità che sicuramente non sapete

        Spesso la moto diventa una passione cos&igrave; grande da essere parte integrante della vita di una persona. Cos&igrave; grande, da non separarsene mai. Come Lea Rieck, in arte Got2Go: Lea &egrave; una viaggiatrice in moto e posta tutte le sue avventure su YouTube. Al momento sta attraversando la costa orientale degli Stati Uniti, che la occuper&agrave; per tutta la seconda met&agrave; dell&rsquo;anno. Ma le sue imprese sono tante e ancora pi&ugrave; grandi. Documenta tutto su YouTube Per esempio, tra il 2016 e il 2017 ha fatto il giro del mondo, da sola, in moto, e su questa incredibile avventura ci ha pure scritto un libro. Questo viaggio, per&ograve;, non le &egrave; bastato: d&rsquo;altronde il pianeta &egrave; talmente vasto che pu&ograve; diventare impossibile vederlo tutto. E cos&igrave;, volta per volta, Lea compie dei tragitti pi&ugrave; brevi per colmare quei gap, andando a scoprire, in sella alla sua amata Yamaha T&eacute;n&eacute;r&eacute; 700, luoghi che nel viaggio precedente non aveva visitato. Perci&ograve;, in questi anni ha continuato a spostarsi e ha raccontato tutto sul suo canale YouTube. Come dicevamo, al momento &egrave; impegnata sulla costa orientale degli Stati Uniti, sta attraversando le bellissime Outer Banks della Carolina del Nord. E per farlo Lea &egrave; partita dalla Svizzera, dove vive, anche se &egrave; originaria della Germania. Dalla sua, la motociclista viaggiatrice ha anche un talento particolare per realizzare filmati: &egrave; infatti in grado di catturare scorci mozzafiato e poi saperli rendere in video. VESPA CON RIMORCHIO, DALL&rsquo;ARIZONA IL CAMPEGGIO MOBILE       

La motociclista ha fatto il giro del pianeta e ora &egrave; impegnata nella costa orientale degli Usa. Posta tutte le imprese sul suo canale YouTube

Lea Rieck, la viaggiatrice che gira il mondo su una Yamaha Ténéré 700

        Fare il giro del mondo in sella alla propria moto &egrave; un sogno che molti motociclisti tengono nel cassetto e che in pochi riescono a realizzare. Tuttavia, per Maurizio Pistore &ndash; grande appassionato di due ruote e amante dei viaggi &ndash; &egrave; qualcosa che va oltre il semplice sogno. Infatti, in partnership con Kawasaki, ha da poco annunciato il progetto &ldquo;All Around The World Two&rdquo;, ovvero un giro del mondo in solitaria in sella ad una Kawasaki Versys X-300 Adventure. Girano il mondo con un Honda SH300i e un sidecar: &egrave; Guinness dei Primati! 5 CONTENINENTI TUTTI IN SELLA Il percorso che affronter&agrave; Maurizio Pistore (presente nella foto in basso), con partenza prevista il prossimo luglio, preveder&agrave; diverse tappe &ndash; e ben 24 nuove nazioni da attraversare rispetto alla prima edizione -, con una prima parte di viaggio che verr&agrave; effettuata verso oriente, direzione Asia ed ex repubbliche sovietiche, per poi passare in Giappone. Nella seconda parte, invece, ci sar&agrave; il trasferimento verso gli Stati Uniti e nelle zone del Centro e Sud America. Poi ancora Australia, Africa - che sar&agrave; percorsa da Maurizio da sud a nord lungo tutta la costa occidentale - e il tanto atteso ritorno in Europa.  UNA VERSYS X-300 PER GIRARE IL MONDO Le 61 nazioni e gli oltre 100.000 km verranno percorsi dal Signor Maurizio in sella ad una Kawasaki Versys X-300 Adventure. Una moto che porta in dote un motore bicilindrico parallelo 4T raffreddato a liquido, con distribuzione DOHC e una potenza massima circa 40 cv. Ovviamente, accessoriata per affrontare l&rsquo;impervio itinerario da percorrere in circa 400 giorni. &ldquo;Appena abbiamo ricevuto la richiesta di Maurizio l&rsquo;abbiamo subito accolta con entusiasmo. Orgogliosi di accompagnarlo in questa sua avventura con la nostra Versys X-300 Adventure&rdquo; ha commentato il responsabile della direzione Marketing e Commerciale di Kawasaki Motors Europe N.V. Italian Branch Sergio Vicarelli. &ldquo;[&hellip;] Sono molto felice che Kawasaki mi abbia dato disponibilit&agrave; &ndash; ha aggiunto Maurizio Pistore - sono pronto e carico per ultimare i preparativi della partenza.&rdquo; E noi non possiamo che augurati in bocca al lupo, Maurizio! Viaggiare con la supersportiva: avventura o follia?       

Ben 61 nazioni e oltre 100.000 km in sella ad una moto: Maurizio Pistore ha da poco presentato il progetto &ldquo;All Around The World Two&rdquo; in partnership con la Casa motociclistica nipponica

Il giro del mondo in Kawasaki Versys X-300 Adventure

Spedite nel traffico, e capaci di raggiungere luoghi impervi;&nbsp;ma anche idonee a trasportare equipaggiamenti ingombranti e dispositivi complessi: per le forze dell&rsquo;ordine, le moto rappresentano da sempre uno strumento privilegiato per il controllo del territorio e la lotta alla criminalit&agrave;; e non &egrave; un caso, quindi, che i carabinieri le usino da oltre cent&rsquo;anni. Quella dei motociclisti, tra le specialit&agrave; dell&rsquo;Arma, la si pu&ograve; considerare quasi una &ldquo;professione nella professione&rdquo;. Un&rsquo;attivit&agrave;, che alle mansioni istituzionali di tutela dell&rsquo;ordine, somma il fascino di una vita su due ruote, con un diktat di base imprescindibile: occorre possedere capacit&agrave; e doti di controllo del mezzo fuori dal comune, per poter far fronte a situazioni estreme, complesse, e talvolta imprevedibili.&nbsp; Non un mestiere per tutti, quindi. Al fine di comprenderne al meglio ogni aspetto, e le modalit&agrave; di accesso, siamo stati ricevuti presso la caserma Podgora di Roma, dove &egrave; d&rsquo;istanza la sezione Carabinieri Motociclisti della Capitale. Un reparto inserito all&rsquo;interno del Nucleo Radiomobile comandato dal tenente colonnello Domenico Baldassarre, che ci ha guidati in questo affascinante viaggio, alla scoperta di un lavoro pericoloso, ma anche ricco di soddisfazioni.  ENTRARE NON &Egrave; SEMPLICE  La cosa che colpisce subito, camminando tra gli uomini del reparto (circa un centinaio, a Roma, tutti appassionati di moto anche fuori dall&#39;orario di lavoro) &egrave; il rapporto strettissimo con il mezzo assegnato. Oltre ad utilizzarlo in servizio, si occupano di mantenerlo pulito, in ordine e in perfetta efficienza. E non manca chi, alla sua fidata compagna di lavoro, finisce persino col dare un nome. Ma come si fa ad entrare in questo particolare mondo? Prima di tutto &egrave; necessario superare il concorso da carabiniere, dopodich&eacute; ci si abilita alla guida delle due ruote e si pu&ograve; accedere ad un&rsquo;interpellanza, presentando domanda per i reparti dell&rsquo;Arma che prevedono il servizio in moto: come ad esempio, la relativa sezione del Nucleo Radiomobile di Roma, o i nuclei radiomobili che si trovano in tutta Italia, nelle sedi di comando intermedio, o presso i comandi provinciali. &ldquo;Le richieste sono sempre molto numerose, soprattutto da parte del personale pi&ugrave; giovane - ci spiega il tenente colonnello Baldassarre - un tipo di attivit&agrave; bella e interessante, perch&eacute;, oltre ai compiti di polizia, si svolgono anche servizi di scorta d&rsquo;onore ai capi di stato, e servizi di rappresentanza in occasione di summit internazionali; oltre, naturalmente, a trascorrere gran parte della propria giornata in moto&rdquo;.    GUIDARE BENE NON &Egrave; SUFFICIENTE  Un lavoro, quindi, particolarmente appassionante e attrattivo, ma il colonnello precisa subito: &ldquo;attenzione, per&ograve;, occorre essere consapevoli anche delle innumerevoli difficolt&agrave; che lo accompagnano. Per utilizzare le due ruote in servizio, si devono possedere caratteristiche fisiche e psicologiche ben precise. Perch&eacute; svolgere attivit&agrave; di pronto intervento in moto, in citt&agrave; complesse come Roma, Milano o Napoli, non &egrave; uno scherzo. Non basta essere abili in sella. Abbiamo avuto casi di ragazzi, anche abilitati alla guida motociclistica, che una volta arrivati al reparto si sono resi conto, davanti alla realt&agrave; delle cose, di quanto fosse complicato il servizio: gestire, in situazioni operative o di emergenza, un mezzo che con gli equipaggiamenti (armi, giubbotto antiproiettile, abbigliamento tecnico e tutto il resto) supera i 300 chili, non &egrave; affatto semplice. Non si tratta di guidare la moto, ma di lavorare, con la moto. Basta immaginare quante sollecitazioni e&nbsp; stress psicologico comporti un inseguimento sulle strade trafficate di Roma; senza mai sapere, inoltre, chi ci si pu&ograve; trovare davanti. Non &egrave; una cosa per tutti&rdquo;.  Proprio per questo &egrave; fondamentale l&rsquo;attivit&agrave; di addestramento. Una volta accertata &ldquo;sulla carta&rdquo; l&#39;idoneit&agrave; psico-fisica attitudinale, si giunge al reparto, dove si partecipa ad appositi corsi addestrativi predisposti dal comandante. Una sorta di periodo di prova in cui avviene un&rsquo;ulteriore selezione. Innanzitutto, si verifica l&rsquo;abilit&agrave; nella gestione della moto attraverso esercizi di di guida, di equilibrio, di controllo dei pesi; poi vengono valutate anche capacit&agrave; di concentrazione e di reazione: bisogna dimostrare di essere in grado di far fronte anche a situazioni impreviste e imprevedibili. Al termine di questa fase, il comandante del reparto decide se assegnare o meno l&rsquo;idoneit&agrave; all&rsquo;aspirante carabiniere motociclista. Chi non supera il corso, rientra al reparto di appartenenza.  ECCELLENZA ITALIANA  &ldquo;I corsi - ci viene spiegato - si articolano in una fase teorica, che comprende elementi di viabilit&agrave;, di meccanica e di dinamica dei mezzo; e una sul campo, in cui le nozioni vengono messe in pratica. Una parte fondamentale riguarda le tecniche di gestione della moto al limite, quindi velocit&agrave; elevate e ostacoli improvvisi. Per questo tipo di addestramento si effettuano appositi esercizi in pista. Ne abbiamo di due tipologie: una dove si svolgono prove di equilibrio, slalom stretto, panic stop, passaggi tra i birilli; l&rsquo;altra dove si effettuano prove a velocit&agrave; elevate, simulando diversi scenari operativi, anche sul bagnato&rdquo;.&nbsp;  Durante la spiegazione veniamo incuriositi dalla figura dell&rsquo;istruttore, e scopriamo con piacere che quelli dei carabinieri motociclisti (non molti al momento, ma l&rsquo;Arma sta investendo per formarne di nuovi, anche in collaborazione con la FMI) rappresentano una piccola grande eccellenza italiana, molto apprezzata all&rsquo;estero. Non di rado, infatti, vengono appositamente richiesti dalle polizie straniere per specifiche attivit&agrave; didattiche e addestrative, anche in condizioni gravose. Uomini di elevata esperienza, passione, e sorprendenti capacit&agrave;.    COME SI SVOLGE IL SERVIZIO  Passiamo ora a capire come si svolge la &ldquo;giornata tipo&rdquo; in un reparto come quello del Nucleo Radiomobile di Roma. I turni sono sempre programmati in anticipo, quindi il carabiniere, per prima cosa, verifica l&rsquo;approntamento della moto: equipaggiamento, armi, apparati radio, tutto ci&ograve; che gli occorre. Una volta accertata l&rsquo;idoneit&agrave; del mezzo, dopo un breve briefing col comandante di squadra, si esce. I compiti vanno dal pattugliamento delle aree, secondo il piano di controllo del territorio, alle chiamate del 112, e ovviamente all&#39;azione di iniziativa, nel caso in cui si riscontrino reati. Il servizio ha una durata, di regola, di sei ore; ma capita, talvolta, di dover prolungare il turno, soprattutto in caso di scorte alle personalit&agrave;, o summit.  &ldquo;Il Nucleo Radiomobile di Roma - ci spiega il tenente colonnello Baldassarre - si occupa della scorta e della viabilit&agrave; del Presidente del Senato, con un&rsquo;aliquota dedicata; quindi sono sempre gli stessi militari a seguirlo ovunque, nei suoi spostamenti. Oltre a questo, per qualsiasi capo di stato in visita ufficiale in Italia, i carabinieri motociclisti svolgono funzione di scorta d&rsquo;onore (anche al Papa, quando va in visita ufficiale al Quirinale). Un genere di attivit&agrave; in cui nulla &egrave; lasciato al caso. Durante la scorta, si usa per lo pi&ugrave; una formazione a cuneo e l&rsquo;ufficiale si posiziona sempre nei pressi della portiera dell&rsquo;auto, dove si trova la personalit&agrave; scortata. Chi &egrave; davanti, invece, detta l&rsquo;andatura, secondo un calcolo preciso di velocit&agrave; e percorrenza, per coprire il tragitto prestabilito, nel tempo prestabilito, secondo quanto previsto dal cerimoniale. Un&rsquo;attivit&agrave; complessa, frutto di uno specifico addestramento&rdquo;.  PRENDERSI CURA DEI MEZZI  Tanti veicoli in organico, infine, necessitano di adeguata manutenzione, che viene effettuata direttamente nell&rsquo;officina del reparto. Un&rsquo;altra sfaccettatura delle professioni legate alle due ruote all&#39;interno dell&rsquo;Arma: i carabinieri &ldquo;meccanici&rdquo;, addetti alla cura dei mezzi, frequentano corsi di aggiornamento continui, anche presso le Case fornitrici, durante i quali imparano ad intervenire su ogni aspetto della moto.  &ldquo;Sono meccanici, ma anche motociclisti. Conoscono il mezzo, capiscono subito se qualcosa non va e sanno sempre come intervenire. Sono in grado di smontare completamente una moto, sistemarla, e rimontarla alla perfezione, in un attimo,&rdquo; conclude il colonnello Baldassare; che non cela una comprensibile, e pi&ugrave; che giustificata, nota d&rsquo;orgoglio per i suoi ragazzi. 

Tra le professioni legate al mondo delle due ruote, &egrave; tra quelle con maggiore fascino e attrattiva, ma richiede anche determinazione e abilit&agrave; specifiche. Siamo stati in un reparto di eccellenza della Capitale per scoprire come si diventa: carabinieri motociclisti

Carabinieri motociclisti: sacrificio e passione al servizio dei cittadini

Le Ducati 175 con cui Leopoldo Tartarini e Giorgio Monetti tra il 1957 e il 1958 compirono il giro del mondo in motocicletta hanno ottenuto la certificazione dell&rsquo;ASI &ndash; Automotoclub Storico Italiano come esemplari unici.

Il giro del mondo di Tartarini e Monetti - FOTO

        Cinque padiglioni, 180 espositori e 30.000 mq adibiti per i Live Show. Tutto &egrave; pronto per l'edizione numero 11 del MondoMotori Show il 30 e 31 marzo, un evento organizzato da Italian Exhibition Group (IEG) che coinvolge il mercato di appassionati e curiosi alle novit&agrave; del settore. IL QUARTIERE FIERISTICO DI VICENZA &egrave; la location per un fine settimana dedicato al mondo delle due e quattro ruote che si propone di coinvolgere non solo gli appassionati, ma anche i pi&ugrave; piccoli. Ci saranno, infatti, eventi collaterali per intrattenere tutta la famiglia come esibizioni di stuntman, drifting e freestyle. I cinque padiglioni, invece, diventano vetrine per tanti modelli, dai pi&ugrave; recenti usciti sul mercato fino ai vecchi bolidi del passato. MOTORBIKE SHOW, nella Hall 1, &egrave; il regno delle moto che si mostra in tutta la sua variet&agrave;. La scelta della due ruote cambia in base a necessit&agrave; e gusti e i tanti modelli ne sono un esempio. Per chi fosse interessato al settore abbigliamento e accessori, al padiglione saranno presenti le aziende specializzate con i propri prodotti. SPAZIO ALLE AUTO nelle Hall 2, 4, 7. Si parte con l'usato (Hall 2) e con la proposta selezionata dai concessionari del territorio. Ci saranno, poi, esperti per consigliare e informare su argomenti quali il passaggio di propriet&agrave; e la documentazione necessaria all'acquisto di una macchina usata. Il rally &egrave; di casa nella Hall 4: non solo scuderie, ma anche accessori e ricambi per i settori tuning, off-road e modellismo. Con 12.000 mq la Hall 7 &egrave; la pi&ugrave; grande esposizione di auto del Triveneto e all'interno ospita un ampio ventaglio di proposte, spaziando dall&rsquo;automobilismo mondiale fino alle utilitarie e alle dream-car. Focus nella Hall 6, invece, sull'elettrico. NON SOLO MOTORI perch&eacute; ci sar&agrave; anche la possibilit&agrave; di partecipare a molte attivit&agrave; come simulazioni e dimostrazioni di guida sicura in collaborazione con la Polizia Stradale.       

Il 30 e il 31 marzo, al Quartiere Fieristico, eventi e spettacoli accompagneranno la pi&ugrave; grande esposizione di auto e moto del Triveneto

MondoMotori Show, undicesima edizione a Vicenza

        Un viaggio intorno al mondo tutto in motocicletta. &Egrave; la grande avventura di Bostjan Skrlj, o semplicemente Bastien, enologo sloveno che in sella alla sua moto ha attraversato 41 Paesi diversi, dall&rsquo;Europa alle Americhe. Un ambizione, un sogno partito nel 2008, quando Bastien parte dalla Slovenia con la sua BMW GS 1200 Adventure. Capisce sin da subito di poter contare solo su s&eacute; stesso: cerca degli sponsor che possano finanziargli il progetto, non risponde nessuno; si fa avanti solo qualche azienda che gli fornisce accessori e pezzi di ricambio. Inizia il viaggio con un budget quotidiano di 5 dollari, la notte dorme sempre in tenda e alle eventuali riparazioni alla moto ci pensa da solo, ma la voglia, l&rsquo;intraprendenza, il desiderio di scoprire sono pi&ugrave; forti di tutto. Bastien &egrave; consapevole che per compiere imprese del genere bisogna essere preparati sulle usanze e le leggi dei Paesi che si vanno a visitare, come il divieto in Vietnam di circolare su ciclomotori superiori ai 250 cc, o le continue domande alla dogana durante il passaggio dalla Turchia alla Siria. Europa, Asia, Africa, poi arriva in Canada, nello Yukon. Vorrebbe dirigersi in Sudamerica, ma un suo amico lo convince a rimanere l&igrave; per un po&rsquo;. Diventer&agrave; casa sua: il massimo per un amante del freddo e delle temperature invernali come lui. Bastien infatti &egrave; abile a guidare la moto in qualsiasi condizione climatica, ma se proprio deve scegliere, predilige le temperature ghiacciate. Non sorprende che le sue mete preferite di sempre siano l&rsquo;Islanda, la Norvegia e la Svezia: posti ideali per guidare la sua amata endurona. Proprio come lo Yukon, il luogo suggestivo in cui vive ormai dal 2015 e da dove la sua storia continua a ispirare gli appassionati delle due ruote e delle grandi sfide.       

La grande avventura di un enologo sloveno che in sella alla sua BMW, dal 2008 al 2015, ha attraversato 41 Paesi diversi

Bastien, in giro per il mondo con una BMW GS

        Prima di partire per una vacanza all'estero, se l'intenzione &egrave; fare il viaggio in moto o in macchina, oppure noleggiare un mezzo una volta sul posto, meglio informarsi sulle regole stradali di quel preciso Paese. Andando a ficcare il naso tra i codici della strada di tutto il mondo si scoprono curiosit&agrave; e, in alcuni casi, veri e propri paradossi.&nbsp; IL GIAPPONE &egrave; conosciuto per la sua &ldquo;politeness&rdquo;, ovvero per l'educazione che contraddistingue i cittadini. Il codice della strada, qui, prevede una multa qualora, passando con il proprio veicolo sopra una pozzanghera, si schizzi un pedone. Un ammonimento che comprende anche una velocit&agrave; moderata in caso di pioggia o strada bagnata, soprattutto per la guida dei mezzi a due ruote. ANCHE LA RUSSIA opta per una politica stradale educata. Il codice della strada prevede una sanzione per le vetture sporche, ma non specifica i parametri di sporcizia. Il guidatore pu&ograve;, cos&igrave;, vedersi imposto un lavaggio forzato del veicolo.&nbsp; IN ALABAMA si arriva al paradosso: la legge vieta di guidare bendati. Partendo dal presupposto che questa regola sia osservata in tutto il mondo, perch&eacute; piuttosto scontata, stupisce che in questo stato degli USA il legislatore abbia ritenuto necessario inserirla all'interno del codice stradale. A CIPRO si tende a essere elastici, basta essere disposti a sborsare qualche soldo. &Eacute; infatti possibile viaggiare a senso unico per tutta l'isola pagando una sovrattassa.&nbsp; IN GERMANIA attenzione alla benzina. Ai pi&ugrave; sbadati potrebbe capitare di rimanere a secco in autostrada: in casi del genere &egrave; prevista una multa e, se il guidatore fosse recidivo, si pu&ograve; arrivare alla sospensione della patente.&nbsp;       

In moto o in macchina, avere a che fare con codici e abitudini di altri Paesi non &egrave; mai facile

Guidare all'estero: le regole stradali più bizzarre

Che la comunicazione oggigiorno&nbsp;abbia valicato confini impensabili fino ad alcuni anni fa &egrave; storia nota. Ci&ograve; non toglie, che il video-promo ideato dallo staff del presidente indonesiano Joko Widodo, in occasione della cerimonia di inaugurazione degli Asian Games 2018, riesca comunque a stupire, strappando sorrisi e applausi soprattutto a noi appassionati di moto.  GIACARTA,&nbsp;TRAFFICO&nbsp;IN TILT. Il corteo presidenziale, che deve raggiungere lo stadio per la cerimonia, non riesce a proseguire. A questo punto, ecco la soluzione, Joko Widodo scende dall&rsquo;auto, inforca una moto e dribbla le code tra salti, stoppies e passaggi stretti. Ovviamente - per esigenze istituzionali e di scena - il manubrio, ad un certo punto, passa magicamente nelle mani di un&rsquo;abile controfigura.  AL DI L&Agrave; DI TUTTO, di questo messaggio colpisce l&rsquo;atteggiamento aperto nei confronti delle due ruote, micidiale antidoto al traffico ma anche&nbsp;strumento ludico per eccellenza. Un grande spot per il motociclismo (e per la nota Casa che ha fornito le cavalcature di scena), che fa bene al motociclismo. Presidente Mattarella, cosa stiamo aspettando?   

In occasione della cerimonia di apertura degli Asian Games 2018, il Presidente Joko Widodo spiazza il mondo con un video a tutto gas

Il presidente indonesiano &lsquo;si scatena&rsquo; in moto sulle strade di Giacarta

Prosegue il viaggio intorno al mondo in sella alla Multistrada 1200 Enduro nei luoghi e sulle strade simbolo dei primi novant&rsquo;anni di storia Ducati. La fiaccola, partita da Borgo Panigale il 4 luglio scorso &egrave; giunta a Mosca con l&#39;indiano Vir Nakai, ha proseguito con il francese Laurent &ldquo;Lolo&rdquo; Cochet fino a Vladivostok, che l&rsquo;ha consegnata alla belga Jessica Leyne, l&#39;unica donna di Globetrotter 90 (leggi qui)  Adesso Jessica Leyne&nbsp;&egrave; arrivata a San Francisco ed ha consegnato al prossimo Globetrotter Eduardo Generali l&rsquo;ormai &ldquo;celebre&rdquo; testimone, creato dal Ducati Design Center e dotato di telecamera per condividere il diario di viaggio su globetrotter90.ducati.com    Un grande successo per Jessica Leyne, 27enne originaria delle Fiandre Occidentali, insegnante di matematica e web designer che nelle isole nipponiche ha vissuto un&#39;altra delle sue avventure di cui essere fiera. Gi&agrave; in passato durante i viaggi fra Norvegia e Romania, Slovacchia e Italia, gli ostacoli non l&rsquo;hanno fermata: n&eacute; la visiera congelata o il fango fino alla sella e neppure un polso fratturato. In Giappone si &egrave; trovata a dover affrontare anche il tifone Malakas che purtroppo, dopo aver dissestato il Sud della Cina, ha flagellato Taiwan e l&#39;arcipelago nipponico con raffiche di vento fino a 160 km/h provocando anche inondazioni. Ma Jessica, con la sua esile corporatura (&egrave; alta appena un metro e 62 centimetri), ha deciso coraggiosamente di continuare il suo viaggio in sella alla Multistrada 1200 Enduro ed &egrave; stata appena rallentata dal tifone nella sua attraversata del Sol Levante.  Jessica &egrave; partita da Tokio il 17 settembre e ha percorso le strade del monte Fuji, il vulcano che domina la metropoli da 35 milioni di abitanti. Poi verso Kiushu nel Sud del Giappone, dove si trova il museo di Hiroaki Iwashita, in cui &egrave; esposto l&rsquo;unico prototipo ancora esistente al mondo della Ducati Apollo: la prima maximoto progettata a Borgo Panigale da 1.257 cm3 e per la prima volta con due cilindri a elle di 90&deg;, da allora uno dei segni distintivi di Ducati. Jessica ha poi proseguito il viaggio fermandosi nel circuito di Motegi che rester&agrave; memorabile per Ducati. Nel 2007 il Twin Ring &egrave; stato teatro della grande vittoria in MotoGP per Ducati. Infatti, il pilota australiano Casey Stoner dopo ben 10 gare vinte in campionato con un semplice sesto posto ha ottenuto qui il titolo mondiale. Ma non solo, a vincere quella corsa fu l&rsquo;altra Desmosedici, guidata da Loris Capirossi, un ricordo indelebile per tutti gli appassionati. Dopo Motegi, Jessica &egrave; stata in un altro circuito pieno di gloria Ducati: lo Sportsland di Sugo. Qui Carl Fogarty nel 1998 vinse la gara decisiva per conquistare il suo terzo titolo mondiale Superbike, il settimo per Ducati, in un avvincente finale di stagione contro Aaron Slight. Del resto, fra il 1990 e il 1998 le rosse bicilindriche hanno dominato anche con Raymond Roche e Doug Polen.  Il viaggio di Jessica &egrave; stato pieno di emozioni, come lei stessa ha raccontato in diretta. Nell&#39;isola di Kinki ha visto le celebri &ldquo;Meotoiwa&rdquo;, ovvero le &ldquo;rocce moglie e marito&rdquo;, simbolo dell&#39;amore. Suggestivo il contrasto della modernissima Osaka con le foreste e le spiagge bianche incontrate nel suo percorso e con il tradizionale castello nel centrale distretto cittadino di Ch??-ku. &ldquo;Un bell&#39;esempio di come l&#39;antico possa vivere nel moderno&rdquo;, ha raccontato la Globetrotter. Una volta rientrata a Tokio, &ldquo;Jess&rdquo; ha attraversato il Pacifico arrivando a San Francisco per incontrare il 5 ottobre il brasiliano Eduardo Generali e consegnargli moto e testimone.  Ora Eduardo Generali &egrave; partito alla volta di Indianapolis: il brasiliano percorrer&agrave; 3.900 km in 13 giorni documentati in tempo reale grazie alla fiaccola Globetrotter.  Ha 28 anni, &egrave; istruttore di guida e fa la guida turistica. Viene da Itu, nello Stato di San Paolo e la passione per le due ruote gli &egrave; stata trasmessa dal padre. Percorrer&agrave; le strade degli Stati Uniti occidentali, dalla California all&rsquo;Indiana nel Midwest. Visiter&agrave; circuiti leggendari come Laguna Seca e percorsi avventurosi come Pikes Peak nelle montagne del Colorado, la celebre &ldquo;corsa verso le nuvole&rdquo; che Ducati ha vinto per tre volte consecutive dal 2011 al 2013.  Mancano ancora quattro tappe per raggiungere la meta dei 30.000 km dell&rsquo;avventura Globetrotter 90&deg;. 

La belga Jessica Leyne, unica donna del tour, ha portato la fiaccola dal Giappone negli USA ed &egrave; passata al brasiliano Eduardo Generali che percorrer&agrave; 3.900 chilometri in 13 giorni fino ad Indianapolis

Ducati Globetrotter 90&deg;: la fiaccola &egrave; negli USA

Il giro del mondo Ducati, partito a luglio da Borgo Panigale ha vissuto il suo primo scambio di fiaccola dopo 3.850 km in sella a una Multistrada 1200 Enduro: l&#39;indiano Vir Nakai, primo tedoforo selezionato tra gli oltre 3.000 ducatisti che hanno chiesto di partecipare all&#39;impresa, &egrave; arrivato a Mosca dove ha scambiato la moto e la fiaccola simbolo dell&#39;azienda emiliana con il francese Laurent Cochet. Quest&rsquo;ultimo &egrave; partito per un viaggio di 9.100 km in sella sempre alla stessa Multistrada, percorrendo l&#39;impegnativa Transiberiana sino a Vladivostock, dove ha incontrato il terzo Globetrotter. In totale sono sette i partecipanti alla sfida che prevede una percorrenza di 30.000 km, sempre alla guida della stessa moto.  &ldquo;A Vladivostock &egrave; finito il mio viaggio bellissimo&rdquo;, ha detto Cochet. &ldquo;Non riesco a smettere di zoomare sul GPS per vedere il viaggio completo che ho fatto e non riesco a crederci. 12.000 chilometri in 19 giorni, &egrave; enorme. Qui nessuno riesce a credere che io vengo da Mosca. E mi mancher&agrave; tutto questo che ho vissuto qui. La gente favolosa, le buche nell&rsquo;asfalto, le strade rettilinee lungo la Transiberiana, i paesaggi, a volte monotoni a volte incredibili, il modo di guidare.  &ldquo;Confesso che a volte ho abusato di fiducia nella Multistrada. La moto ha ora 21.441 chilometri in totale. A circa 14.000 chilometri, ho visto un messaggio sul cruscotto che diceva &laquo;olio service&raquo; il che significava che l&rsquo;olio doveva essere sostituito. Non ho potuto farlo perch&eacute; non c&#39;erano officine sulla mia strada. Ho trovato dell&rsquo;olio, ma di scarsa qualit&agrave; e ho deciso di continuare cos&igrave;. In totale pi&ugrave; 11.997 senza cambio dell&#39;olio! Ho aggiunto solo 200 ml di olio nel motore a met&agrave; strada. Ho registrato solo la tensione della catena posteriore e cambiato un pneumatico&rdquo;.  Tutto &egrave; pronto per la terza tappa: sono sette i partecipanti alla sfida che prevede una percorrenza di 30.000 km, sempre alla guida della medesima moto.  Giro del Mondo in Multistrada, la partenza 

A Vladivostock la seconda tappa del giro del mondo partito da Borgo Panigale in sella a una Multistrada 1200 Enduro

Giro del Mondo Ducati, da Mosca a Vladivostock

        E&rsquo; un indiano il primo dei sette motociclisti che si alterneranno alla guida della Multistrada 1200 Enduro per affrontare i 30.000 chilometri del viaggio intorno al mondo.  E solo poche ore dopo essere rientrata da Misano, la Community ducatista &egrave; pronta a vivere un altro significativo momento per celebrare la storica ricorrenza, proprio il 4 luglio,&nbsp;giorno in cui novant&rsquo;anni fa venne fondata l&rsquo;Azienda (1926/2016). Indossando una t-shirt rossa, dedicata ai novant&rsquo;anni di Borgo Panigale, tutti i dipendenti della Ducati hanno festeggiato con il simbolico taglio di una torta, per poi salutare la partenza del primo tedoforo di Globetrotter 90&deg;. Si tratta di un viaggio intorno al mondo per sette motociclisti, selezionati su oltre 3.000 domande di partecipazione e pronti ad alternarsi alla guida della Multistrada 1200 Enduro per percorrere i 30.000 chilometri di questo grande viaggio che ripercorrer&agrave; strade e luoghi dove sono state scritte le pagine pi&ugrave; importanti dei primi novant&rsquo;anni di storia Ducati. Il primo globetrotter &egrave; l&rsquo;indiano Vir Nakai, 37 anni, motociclista e viaggiatore di grande esperienza che ha ricevuto la torcia direttamente dall&rsquo;AD Claudio Domenicali, per poi partire da via Cavalieri Ducati in direzione Mosca dove, il prossimo 29 luglio, passer&agrave; il testimone al secondo dei sette viaggiatori. La torcia vuole essere anche il simbolo della passione Ducati, pronta ad attraversare i cinque continenti e portare un positivo ed entusiasta messaggio. Oggetto pregiato disegnato dal Design Center Ducati e realizzato in titanio con la tecnologia dell'additive manufacturing , la torcia &egrave; composta da due gusci che racchiudono una forma ispirata al traliccio Ducati. Al suo interno c&rsquo;&egrave; una fotocamera che raccoglier&agrave;&nbsp;le testimonianze e i ricordi del viaggio dei globetrotter. Quindi una torcia che vive il viaggio e lo riporter&agrave; a Borgo Panigale per metterlo a disposizione di tutti gli appassionati.&nbsp; A salutare la partenza del primo motociclista/tedoforo sono arrivati a Borgo Panigale ben 160 rappresentanti dei D.O.C - Desmo Owners Club, provenienti da 36 Nazioni. I D.O.C. si sono presentati in moto, arrivando direttamente da Misano Adriatico (RN) &ldquo;reduci&rdquo; dal grande raduno ducatista WDW2016 che si &egrave; svolto dall&rsquo;1 al 3 luglio. La partenza di Globetrotter 90&deg; rappresenta un momento fortemente simbolico per l&rsquo;Azienda, perch&eacute; in questo 4 luglio 2016 tutti i dipendenti di Borgo Panigale, i tantissimi D.O.C che sono la core Community della Ducati, e la partenza del globetrotter indiano hanno in s&eacute; la forza di identificare la storia, il presente e il futuro di questa Casa motociclistica, sempre pi&ugrave; proiettata verso importanti traguardi. Si pu&ograve; seguire l&rsquo;avventura sul sito ufficiale globetrotter90.ducati.com.       

Partito il primo dei 7 motociclisti che si alterneranno alla guida della Multistrada 1200 Enduro per un viaggio di trentamila chilometri

Giro del mondo per i 90 anni Ducati

Tartarini e Monetti raccontano la loro storia sulle origini della Scrambler in un bellissimo video

Scrambler: il mistero delle origini

Il viaggio: &egrave; per questo che amiamo la moto, per quel senso di libert&agrave; che ci accende dentro, il vento sul viso, un colpo all'acceleratore e tutto &egrave; raggiungibile anche se ci&ograve;&nbsp;che poi conta, in fondo, non &egrave; mai la meta.  Ma non si possono&nbsp;racchiudere queste sensazioni in una definizione, in un'unica emozione o in poche righe scritte su una pagina.  Il viaggio siamo noi quello che abbiamo da dire, da raccontare e condividere o semplicemente da ricordare.  &nbsp;  E' questo il concetto da cui parte Honda con&nbsp;suo bellissimo progetto #myjourney.  Un luogo virtuale dove &nbsp;descriversi attraverso la passione, dove mettere a nudo se stessi condividendo una delle esperienze pi&ugrave; incredibili che si possono vivere: il viaggio appunto.  L'idea prende spunto dall'avventura di Jon Hancock e sua moglie Christine, che hanno attraversato il mondo nella loro Honda Civic del 1987, da Bristol in Inghilterra a Suzuka in Giappone, il luogo dove &egrave; nata la Civic.  Honda vuole cos&igrave; celebrare la sua filosofia, creare mezzi che consentano alle persone di viaggiare come preferiscono: tema che sta alla base&nbsp;anche dello&nbsp;spirito del misterioso prototipo True Adventure (nome tra l'altro della serie di video dedicati ai viaggi che ha divulgato&nbsp;Honda ultimamente).  Giramondo, turisti, visitatori o esploratori che siate, da qualsiasi parte del mondo veniate o andiate, su #myjourney potrete trovare il vostro spazio per raccontare voi e&nbsp;la vostra esperienza o trarre ispirazione da quella degli altri, perch&egrave; come afferma&nbsp;Honda: "to dream &amp; never stop exploring is what makes us who we are" (sognare e non smettere mai di esplorare &egrave; quello che fa di noi ci&ograve; che siamo).  &nbsp;  Giulia Cassinelli  &nbsp;    [gallery ids="14816,14817"]  &nbsp;  &nbsp;

Un diario che raccoglie le esperienze e le avventure di viaggiatori da tutto il mondo, per condividere e raccontarsi

Honda #myjourney

E' il secondo episodio della serie True Adventure: Honda questa volta racconta il viaggio attraverso le esperienze dei motociclisti che ogni giorno vivono la loro avventura in ogni parte del mondo

True Adventure: Vivi Come Nessun Altro

Dopo 5 mesi e 17.000 km si &egrave; conclusa con successo la prima parte del viaggio di Mauro Dagna, che dall'Africa ora &egrave; giunto in Brasile

Vagabondo per il mondo (3a parte)

Prosegue il progetto Planet Explorer con una tappa nell&rsquo;altro emisfero. In sella a una Honda Crosstourer tra diamanti e missioni, tra animali selvaggi e natura incontaminata  &nbsp;  &nbsp;  &ldquo;Prego, mi segua nel nostro hotel&rdquo; mi dice in tono cortese uno dei poliziotti di frontiera. E dopo avermi sequestrato tutta l&rsquo;attrezzatura fotografica, il PC e i telefoni, mi ritrovo dentro una cella con 6 brande, una tiv&ugrave; a colori e un bagno. Coperta di lana e cuscino sono di serie, mentre per una tazza di te&rsquo; dovr&ograve; attendere poco pi&ugrave; di un&rsquo;ora. Cos&igrave; &egrave; iniziato Planet Explorer 2 South Africa, esattamente dietro le sbarre del detention centre dell&rsquo;aeroporto di Johannesburg, ancor prima di mettere piede nel Paese. Il grave reato per il quale vengo accusato &egrave; di non aver avuto due pagine libere del passaporto per mettere un timbro che sar&agrave; grande quanto un francobollo. Ma non importa, per legge hanno ragione e siccome la corruzione anche da questi parti dilaga come pure il razzismo verso i bianchi, &egrave; stata una buona scusa per tentare di estorcermi dei soldi. Alla fine giunge il secondino e mi dice &ldquo;&egrave; arrivata una telefonata da molto alto, o devi aver pregato bene il tuo Dio&hellip;&rdquo;. E dopo una giornata trascorsa fra uffici e cella, sono finalmente tornato un uomo libero.  Planet Explorer va avanti anzi, dopo il successo della prima edizione in Islanda abbiamo deciso di tornare in sella per riproporre un altro avvincente live-tour, la formula che anima questo viaggio. La meta prescelta &egrave; stata il Sud Africa, per ragioni pi&ugrave; umane e sociali, se vogliamo, piuttosto che paesaggistiche. E poi c&rsquo;&egrave; la moto: quest&rsquo;anno abbiamo puntato su una Honda Crosstourer perch&eacute; dopo averla provata in anteprima al lancio mondiale in Spagna ce ne eravamo subito innamorati. Docile, dotata di un motore generosissimo, ha un comfort che la rende subito padrona della strada nelle lunghe percorrenze. E per inaugurare al meglio la nostra partenza decidiamo di andare a trovare un italiano, che sta portando alto il buon nome dell&rsquo;Italia. Frank D&rsquo;Arrigo &egrave; il primogenito di una famiglia siciliana, il cui padre Jack, poverissimo, emigr&ograve; in questa terra lontana 57 anni fa. Adesso Jack si ritrova proprietario di una delle pi&ugrave; importanti aziende metallurgiche di Springs, mentre Frank possiede una miniera d&rsquo;ora e una di diamanti. Per girare sicuri nella sua villa ci vuole il satellitare: 2.600 m2 interni e una propriet&agrave; esterna sconfinata. Ferrari, yacht, due aerei privati e una cassaforte gremita di tante pietre luccicanti da comperarci una nazione intera! Soldi e potere per&ograve; non hanno cambiato la vita di Frank che resta legatissimo alla sua famiglia e ai suoi 4 figli, oltre a prodigarsi nel sociale sostenendo i bambini orfani di madre, vittime dell&rsquo;AIDS. La nostra Crosstourer &egrave; oramai pronta ad affrontare la sua prima vera tappa, una trasferta di poco pi&ugrave; di 400 km per giungere a Vivo, quasi ai confini del Botswana, per immergersi nel cuore dell&rsquo;Africa australe. Entrare nel Chinaka Lodge ti riporta indietro nel tempo, una enorme fetta di terra adibita a riserva privata, lontana da furibonde orde di turisti che scorrazzano su e gi&ugrave; alla frenetica caccia dei big five&hellip; Per legge nei parchi nazionali del Sud Africa non si entra con la moto ma, in una riserva privata, &egrave; una concessione che possono fare se accompagnati da una guida e scortati da un&rsquo;auto, ma solo contando sulla squisita gentilezza di Carmela D&rsquo;Arrigo, patron della riserva assieme al marito Federico, toscano di Massa e anch&rsquo;egli grande amante delle due ruote.  La Crosstourer, gommata da strada, fatica a muoversi nella finissima sabbia rossa che circonda il vasto areale del Chinaka. Ma &egrave; il traction-control di questa granturismo, che strizza l&rsquo;occhio all&rsquo;avventura, a fare la differenza, consentendoci di percorrere svariati chilometri all&rsquo;interno della propriet&agrave; finch&eacute; non dobbiamo arrenderci, ma solo per ragioni di sicurezza. Due enormi rinoceronti bianchi ci hanno avvistato da distanza, e dal momento che sono tra gli animali pi&ugrave; irascibili della savana &egrave; meglio salire sulla jeep, perch&eacute; calcolando che questo erbivoro da due tonnellate viaggia a 50 km/h in qualunque condizione, non avremmo scampo per tentare una eventuale fuga nel bush. La caccia di frodo &egrave; uno dei grandi mali di questo paese, nel solo 2012 sono stati uccisi quasi 500 di questi giganti il cui corno viene venduto al mercato nero per 65.000 dollari al chilo! Alle 10 del mattino la temperatura nella savana &egrave; gi&agrave; di 39 gradi e l&rsquo;abbigliamento da turismo che indossiamo non &egrave; certo l&rsquo;ideale per un escursione termica assolutamente imprevedibile. Planet Explorer inverte la sua marcia e dopo aver toccato una delle punte pi&ugrave; settentrionali del Sud Africa scende verso sud, verso la regione dello Mpumalanga dove le temperature precipitano rapidamente visto che iniziamo a salire in quota. Ad ottobre dicono che convenga viaggiare fino alle 3 del pomeriggio perch&eacute; il meteo pu&ograve; cambiare rapidamente. Manco a dirlo, nel primo pomeriggio il cielo comincia ad incupirsi e verso le 17 inizia a piovere. Non ricordo in vita mia di aver visto e di aver preso cos&igrave; tanta acqua. La Crosstourer non si &egrave; scomposta di un soffio: le coperture Bridgestone Battle Wing hanno garantito un ottimo drenaggio e il traction-control, una volta ancora, &egrave; stato provvidenziale. Questa area dello Mpumalanga &egrave; particolarmente bella, nonostante una fitta nebbia ci tolga il piacere di gustarne la sua vera essenza. Continuiamo a percorrere la Route 37 in direzione Hazyview, una cittadina che non ha un proprio centro ma che si &egrave; sviluppata grazie alla vicinanza al parco. La giornata di oggi sar&agrave; molto meno &ldquo;motociclistica&rdquo; delle precedenti, nelle quali abbiamo percorso una media di 430 chilometri al giorno, ma sar&agrave; anche meno dedita alla moto per il semplice fatto che nel parco Kruger non sono ammessi mezzi a due ruote per ragioni di sicurezza. Il Kruger National Park &egrave; uno dei grandi simboli del Sud Africa, e rappresenta comunque la maggior attrazione faunistica del paese. Elefanti, giraffe, zebre, leoni, leopardi, ghepardi, iene, rinoceronti, ippopotami, bufali, sono alcune fra le infinite specie di animali che ospitano questa fetta di savana. Il Drakensberg &egrave; una delle regioni pi&ugrave; attraenti del Sud Africa e Graksop ospita uno dei pi&ugrave; curiosi cittadini. La storia di Rod meriterebbe un libro... basta dire che ha vissuto i suoi ultimi 38 anni in Australia facendo di tutto e di peggio: fumando l&rsquo;impossibile e bevendo l&rsquo;inimmaginabile! Adesso &egrave; rientrato in patria e per niente al mondo si separerebbe dalle sue due Harley. Il Blyde River Canyon &egrave; uno dei grandi spettacoli naturali del Sud Africa, la perla del Drakensberg. Pinnacle, una sorprendente formazione rocciosa a forma di grattacielo, God Windows, la finestra di Dio e il Bourke&rsquo;s Luck Potholes, una serie di sculture rocciose di forma cilindrica, rappresentano un patrimonio geologico di immenso valore. Da Graksop dobbiamo percorrere circa 400 chilometri per giungere a Manzini, un villaggio di qualche migliaio di abitanti, situato pressappoco nel centro dello Swaziland. Ci eravamo gi&agrave; venuti una decina di anni fa e, fra tutte le storie che ho ascoltato nella mia umile vita, &egrave; stata quella che pi&ugrave; mi ha colpito. Padre Angelo Ciccone &egrave; un missionario ultraottantenne che ha saputo dare un senso autentico alla propria esistenza. Cinquanta anni fa salut&ograve; la sua famiglia e l&rsquo;Italia per abbracciare la fede di questo piccolo paese dove, in mezzo secolo di missione, ha salvato la vita a 2.500 bambini disabili che sarebbero finiti vittime della stregoneria e della magia nera. &Egrave; stato grazie al contatto di un&rsquo;agenzia di comunicazione di Viareggio, la EC di Elena Conti, che conosciamo Carlo Alberto Carrai, assessore al turismo di Camaiore ma, soprattutto, persona ben disposta ad aiutare, anche personalmente, il prossimo. &Egrave; grazie al suo intervento che 200 bambini hanno ritrovato il sorriso. Anche questo &egrave; Planet Explorer.  Non riusciamo a credere ai nostri occhi. Dopo due giorni di trasferta alle spalle, con 1.350 chilometri percorsi e tanta pioggia, rivediamo finalmente il sole! Da Porth Elisabeth il sole splende preannunciandoci che i 740 chilometri da percorrere oggi potrebbero essere un po&rsquo; meno duri e monotoni. La prima sosta avviene, e non a caso, dopo 250 chilometri dalla partenza e la ragione &egrave; uno dei punti pi&ugrave; pittoreschi e panoramici dell&rsquo;intero tratto. Siamo praticamente al capolinea della famosissima Garden Ruote: la strada per eccellenza di tutto il Sud Africa. Da Plettenberg Bay a Mossel Bay, fra spiagge pittoresche ci&ograve; che ritroviamo al suo interno, sia come vegetazione che come fauna, &egrave; davvero sorprendente. Nell&rsquo;entroterra abbiamo laghi e lagune, ma anche dolci rilievi collinari e montagne, oppure foreste, con interessantissimi percorsi di trekking, per chi adora fare un po&rsquo; di avventura a piedi. Uno stop sulla Garden Route per gustarsi un piatto tipico e poi via di fretta per completare i 740 chilometri di oggi che ci condurranno fino a Gansbaai, altra meta interessantissima di questo lungo costa. Conosciuta anche come &ldquo;Big 2 town&rdquo;, Gansbaai &egrave; la capitale mondiale del grande squalo bianco e della balena australe. Questa zona ricca di fascino, offre ai turisti numerose attivit&agrave; e attrazioni essendo a stretto contatto con una natura meravigliosa e un mare ricco di vita. Qui si possono osservare i &ldquo;marine big 5&rdquo;. E visto che siamo immersi nel pi&ugrave; importate dei paradisi marini, quello che ospita il pi&ugrave; temuto predatore, the great one, come lo chiamano da queste parti, la cosa che non pu&ograve; mancare, il &ldquo;must see&rdquo; del viaggio, &egrave; sicuramente un&rsquo;escursione in pieno oceano a caccia&hellip;dello squalo bianco! La White Shark Adventures (www.whitesharkadventures.co.za) &egrave; una delle migliori agenzie del Paese e l&rsquo;avvistamento del &ldquo;great one&rdquo; &egrave; garantito. Per chi ama un pizzico in pi&ugrave; di emozione, il cage-diving consente di calarsi in una gabbia e vivere un vis-&agrave;-vis con squaletti da 4 metri, per chi invece soffre di claustrofobia o non vuole calarsi indossando una muta, la visibilit&agrave; da bordo nave &egrave; comunque sempre buona!  Dopo un giorno di sosta, la carovana di Planet Explorer parte per la sua tappa finale. Dovremmo percorrere poco pi&ugrave; di 300 km, ma su uno dei pi&ugrave; piacevoli tratti di strada in assoluto. Siamo nel cuore del Western Cape, una regione splendida, con mille attrattive. Le strade sono scorrevolissime, l&rsquo;asfalto ha un ottimo grip e la nostra Crosstourer scivola via che &egrave; un piacere fra curve e pieghe al limite di gomma e pedana. Noi proseguiamo lungo la R43, attraversando Hermanus, anch&rsquo;essa famosa per il whale watching, per poi puntare dritti a quella che personalmente metto fra le 6 citt&agrave; pi&ugrave; belle e vivibili al mondo nella mia top list. Cape Town, o Citt&agrave; del Capo, &egrave; una destinazione che, pur presa singolarmente, pu&ograve; essere senza indugi la meta per un intero viaggio. Da soli o in compagnia. Si pu&ograve; fare e vedere di tutto a Cape Town, rifacendosi dal centro cittadino, dal City Bowl con i suoi musei, i Company&rsquo;s Gardens, ma anche per ammirare quella straordinaria architettura in stile dec&ograve; e vittoriano, davvero uno degli esempi pi&ugrave; raffinati al mondo. Controversa nell&rsquo;anima come tutto il Sud Africa, anche Citt&agrave; del Capo non sfugge a questa regola e il passaggio dalle elegantissime ville di Constantia, alle misere township di Crossroads, fa parte del suo DNA. Dall&rsquo;alto della Table Mountain si gode una vista e un panorama mozzafiato della baia e dell&rsquo;intera citt&agrave;, ma &egrave; avvistando quell&rsquo;isoletta piatta e lunga, Robben Island, che ci vengono in mente i 18 lunghissimi anni di prigionia di uno degli uomini pi&ugrave; carismatici del nostro millennio, colui che ha saputo riunificare popoli e genti di un&rsquo;intera nazione, bianchi e neri, sconfiggendo l&rsquo;apartheid: Nelson Mandela.  Con tanta nostalgia nel cuore per una sosta troppo breve, ripartiamo in direzione sud per goderci l&rsquo;ultimo tratto di strada, gli ultimi 40 km del nostro live-tour. E anche qui potremmo sprecare parole a descrivere quanto sia affascinante questa zona che prima costeggia il mare e poi si inerpica sulla montagna. Sospesi fra l&rsquo;eterea bellezza della scogliera di Good Hope e quella di Cape Point, il punto pi&ugrave; sud-occidentale del continente africano, si conclude cos&igrave;, dopo 4.000 km e dieci giorni di viaggio, Planet Explorer 2 South Africa. Un progetto iniziato con tanta fatica e incertezza, ma portato a termine con successo per due importanti missioni: il progetto &ldquo;Save a rhyno&rdquo; e la St. Joseph Mission di padre Ciccone. Un arrivederci al prossimo viaggio! 

Planet Explorer 2 - Sud Africa

Era il 1995 quando nacque il Chopper &amp; Custom Show, la fiera italiana del custom, che si &egrave; evoluta fino all&rsquo;attuale Motor Bike Expo. Ma le origini del fenomeno risalgono a molto prima: ecco un breve excursus storico delle tendenze principali  &nbsp;  &nbsp;  Come avete letto nel servizio precedente, il Motor Bike Expo di oggi si occupa di tutto l&rsquo;ambiente motociclistico, dal fuoristrada alla pista e dalle conferenze a tema ai prodotti editoriali, ma per molti l&rsquo;esibizione veronese &egrave; semplicemente ancora la fiera del custom e delle special. Questo non va inteso in senso riduttivo, al contrario, &egrave; la piattaforma di settore pi&ugrave; importante sul nostro territorio &ndash; in grado di catalizzare interesse e visitatori anche in un periodo buio come l&rsquo;attuale &ndash; a cui, in questo caso, tutto l&rsquo;ambiente motociclistico tradizionale fa da corollario. A Verona ci sono stati: bike show, contest, nomi di spicco, gallerie d&rsquo;arte e fotografiche ispirate sia alla Kustom Culture che all&rsquo;ambiente motociclistico e meccanico, esibizioni all&rsquo;esterno e varie conferenze a tema. Marchi di primaria importanza con l&rsquo;intera gamma 2013 e presentazioni di nuove moto, sia di serie &ndash; come la Hypermotard motorizzata Testastretta &ndash; sia quelle pi&ugrave; esclusive come le novit&agrave; di Headbangers o di Asso Special Bike. Parata di ospiti famosi, sia dall&rsquo;America che dall&rsquo;Europa, in alcuni casi presenti a promuovere solo i propri accessori senza special al seguito (sono quelle che i visitatori paganti si aspettano di vedere...), quando non solamente a vendere magliette con il proprio logo. Fantastica la PainTTless della tedesca Thunderbike. Motorizzata con uno Sportster Ironhead 1000 del 1984. Nel 2012 ha vinto a Sturgis il titolo mondiale costruttori AMD nella categoria Freestyle. Niente di pi&ugrave; meritato per un gioiello che ha richiesto otto mesi di dedizione e il cui valore &egrave; indicato in 150.000 Euro. Anche l&rsquo;Italia ha mostrato special e, soprattutto, costruttori in grado di competere ai vertici del contesto mondiale: Abnormal Cycles, Garage 65, Ironborne sono solo alcuni dei nomi che ci rappresentano al meglio nel panorama internazionale. Va detto che un buon numero delle pi&ugrave; impegnative special esposte le avevamo gi&agrave; viste, ma non mancavano realizzazioni nuove di ottimo livello. Come rovescio della medaglia erano presenti anche moto che sembravano quasi pubblicizzare la recessione, realizzate su basi povere, senza spesa e senza fantasia.    Analizzando le tendenze attuali, va premessa una considerazione: una moto con i manubri bassi e gli scarichi inclinati non diventa necessariamente una caf&eacute; racer, anche con il numero 59 o il logo dell&rsquo;Ace Cafe appiccicato da qualche parte, cos&igrave; come una monocilindrica, magari rigida, con le gomme tassellate non &egrave; proprio una concept bike... Custom oggi &egrave; un termine comune nell&rsquo;ambiente motociclistico e sta ad indicare quelle che un tempo erano additate come moto stile &ldquo;yankee&rdquo; o &ldquo;americaneggianti&rdquo;. Capisaldi di questo stile erano sopra ogni altra cosa le grosse Electra e le snelle Sportster della Harley-Davidson, ma l&rsquo;invasione di questo genere dilag&ograve; in Italia all&rsquo;inizio degli anni &rsquo;80, con l&rsquo;arrivo delle prime custom giapponesi plurifrazionate. Le Honda CB 650 e 750 furono tra le prime, seguirono poi le VF 750 e 1100, ma ben presto tutte le Case del Sol Levante, unitamente ad alcuni marchi italiani, si orientarono verso il bicilindrico a V, imitando la celebre Harley che con gli anni &rsquo;90 torn&ograve; ad essere pi&ugrave; che mai l&rsquo;incontrastata regina del settore. La leggenda vuole che le origini di questo fenomeno risalgano ai primi anni &rsquo;50, quando alcuni appassionati motociclisti iniziarono a sostituire la forcella Springer della loro H-D con altre di altre Case o di altre annate, che avevano una lunghezza superiore. Questo dava alla moto un aspetto pi&ugrave; aggressivo e imponente e ben presto trov&ograve; apprezzamenti tra una nutrita schiera di biker a stelle e strisce. Essendo nata negli USA, la tendenza riguardava principalmente le Harley-Davidson e la prima ad attecchire fu la tendenza bobber. Le moto venivano private dei grossi ed ingombranti parafanghi e di tutto il superfluo, con l&rsquo;intento di eliminare peso per avere un mezzo pi&ugrave; scattante rispetto al modello di serie. Con l&rsquo;arrivo degli anni &rsquo;60 i bobber cedettero il passo ai chopper che dapprima rappresentavano solo una mutazione del precedente contesto, usufruendo di una ruota anteriore pi&ugrave; alta e sottile e di un sissy-bar (lo schienale a cui legare il sacco a pelo). I chopper divennero col tempo sempre pi&ugrave; definiti ed estremi, assumendo per la fine del decennio connotati precisi, che prevedevano forcelle lunghissime con cannotti di sterzo dall&rsquo;angolo oltraggiosamente ampio, ruote anteriori striminzite e prive di freno. Inoltre, piccoli serbatoi spesso incastonati nel telaio accoppiati a selle a due piazze che salivano verso lo schienale. La ruota posteriore doveva assolutamente essere massiccia e gli scarichi vistosi e puntati verso l&rsquo;alto. La PanHead a stelle e strisce di Peter Fonda nel film Easy Rider del 1969 ne &egrave; un esempio perfetto. I primi anni &rsquo;70 ereditarono questa tendenza evolvendola a stato dell&rsquo;arte, influenzati anche dalla &ldquo;Flower Generation&rdquo; che port&ograve; con s&eacute; una notevole consistenza di colori psichedelici. L&rsquo;altezza degli schienali col tempo diminu&igrave; e anche selle e scarichi divennero meno vistosi e pi&ugrave; accattivanti, le forcelle rimanevano comunque lunghissime, il cromo usato in quantit&agrave; industriali e i dettagli curati in modo maniacale. Accanto ai chopper negli anni &rsquo;70 apparve anche un altro tipo di special denominata digger. Arlen Ness, un vero guru del settore, fu uno dei primi a realizzarne. Questa tipologia si distingueva per un telaio basso e allungato che dava un imponente interasse pur avvalendosi di una forcella corta, un lungo serbatoio a diamante (o comunque dal profilo squadrato) che sembrava montato a rovescio, manubrio pulley-bar che consentiva una guida arretrata e assenza di schienale. I chopper coinvolsero anche marchi d&rsquo;importazione come Triumph e BSA, e nel periodo in cui rappresentavano il nuovo ci furono anche diverse realizzazioni basate su Honda CB 750. Anche nei chopper per&ograve; il re incontrastato &egrave; stato ed &egrave; il marchio americano per eccellenza.    GLI ANNI &rsquo;80 videro l&rsquo;arrivo delle custom giapponesi a quattro cilindri, ma il fenomeno fu di breve durata. Le linee non erano all&rsquo;altezza (salvo pochi casi come l&rsquo;Honda VFC) e le potenze eccessive per la posizione di guida di cui disponevano e per il range che erano chiamate a coprire. Inoltre non disponevano del carisma tipico di un bicilindrico a V americano, cosa non di poco conto in un segmento che mette estetica e personalit&agrave; al di sopra di tutto. Cos&igrave; anche i giapponesi iniziarono a costruire custom bicilindriche, in alcuni casi anche valide, ma sempre con l&rsquo;handicap di essere delle copie &ldquo;al ribasso&rdquo; delle Harley. Peccato: quando non seguono un clich&eacute; i giapponesi sanno fare ottimi modelli, non solo nel settore supersport o off-road. Oltre che ad essersi cimentato con i pi&ugrave; disparati e fantasiosi tipi di custom, Arlen Ness negli anni &rsquo;90 ha anche creato e sviluppato lo stile low ride, le custom definite anche &ldquo;californian style&rdquo;. Hanno telai lunghi e forcelle corte come le digger, ma dispongono di forme sinuose e arrotondate, con parafanghi lunghi e avvolgenti e poca luce a terra. Dalla fine degli anni &rsquo;90 c&rsquo;&egrave; stata anche una svolta verso estetiche pi&ugrave; aggressive, con muscle bike che sembravano quasi streetfighter, manubri drag-bar e pneumatici da camion. Da l&igrave; in poi le tendenze si sono mescolate costantemente, dando vita a delle custom e special sempre pi&ugrave; articolate ed esclusive, impensabili solo qualche anno prima. Oggi non ci sono pi&ugrave; restrizioni o imposizioni di stile. La fantasia e le capacit&agrave; dei preparatori sono arrivate ai confini pi&ugrave; estremi. Ma non c&rsquo;&egrave; solo estetica e voglia di stupire. Oggi sono di gran moda le bagger: Super Tourer con borse e parabrezza, rifinite come opere d&rsquo;arte. Moto adatte a viaggiare con standard di comodit&agrave; ed esclusivit&agrave; superiori. Neppure le radici sono state per&ograve; dimenticate: chopper e bobber vecchio stile sono oggi pi&ugrave; presenti che mai, raggruppati sotto una scuola di pensiero denominata Old School, che si ispira agli anni &lsquo;60/70.

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